Seconda classificata al contest "Raccontami una fiaba II edizione"
Grammatica: 10/10
Mi complimento con te per la cura che hai messo nella stesura di questa storia. In 17 pagine non ho trovato nemmeno un refuso, il testo è pulito, complimenti! L'unico errore è in questa frase (dato che è l'unico e per tutto il testo hai dimostrato un'ottima padronanza dell'italiano, sono più propensa a credere che si tratti di un errore di distrazione).
"Cautamente, lanciando un debole Confundus, costrinse la ragazza a inoltrarsi nel fitto bosco finché non cadde inciampando su una radice sporgente, ferendosi alla caviglia, rotolò di qualche metro lungo un morbido pendio fino al letto di un rigagnolo asciutto.": dovresti correggere con "e rotolò". Scrivere "virgola + 'rotolò di qualche metro' + punto" senza una congiunzione significa introdurre una frase principale indipendente, cioè una frase di senso compiuto slegata dalle altre. In questo caso è però evidente che la frase in questione sia legata a "finché non cadde", dato che descrive gli effetti conseguenti all'azione dell'essere caduti.
Stile: 9/10
Lo stile di cui ti sei servita è denso e sensoriale. È denso il lessico, è densa la punteggiatura, è denso il ritmo della narrazione, è denso l'intreccio della narrazione. Fai un ampio uso di frasi lunghe e coordinate per asindeto, il lessico è vario, studiato, e le descrizioni estremamente dettagliate. Non ti ho dato il massimo perché questa sua densità di fondo è una lama a doppio taglio che inficia la comprensione della storia stessa. Per cominciare il testo è diviso in macro-blocchi in cui non si va mai a capo, un tipo d'impaginazione che appesantisce la lettura e fa perdere concentrazione, in più i periodi che costruisci sono quasi tutti molto lunghi e dettagliati: unendo le due cose ne consegue che l'effetto finale genera confusione. Anche la scelta di collocare i flashback alla fine della storia disorienta, descrivere prima la morte di un personaggio e poi mostrarcelo nuovamente in azione nel passato è una scelta azzardata. In un primo momento ho pensato che Merope si fosse risvegliata in una sorta di Aldilà senza essersene nemmeno resa conto, e che stesse rivivendo il proprio passato a mo' di personale Paradiso; il dubbio mi rimane tutt'ora, per quanto adorerei questa scelta non posso fare a meno di notare che il testo risulti poco chiaro.
A volte tendi a rallentare eccessivamente la lettura con la punteggiatura. "Da oltre la siepe, giunse l’eco della voce soave di una bella ragazza che stava civettando, camminando a braccetto, sotto l’ombra protettiva dei faggi, assieme all’affascinante Tom Riddle; mentre ignari la oltrepassavano, digrignò i denti, rosa dalla gelosia."
Dal mio punto di vista si potrebbero eliminare alcune virgole per rendere la lettura meno singhiozzante e più fluida. Nell'esempio che cito secondo me se togliessi quella dopo 'siepe' e quella dopo 'faggi' la frase suonerebbe meglio. Coi dialoghi invece mi hai suscitato la sensazione inversa, cioè un che di frettolosità.
"Delle corde presero vita dal nulla e, come serpenti, avvolsero in spire i corpi recalcitranti dei due avventori. — Appena in tempo, — disse sollevato mentre allungava il braccio verso la ragazza ancora stesa a terra, — tu devi essere Merope, — sussultò lievemente alla vista di quel corpo macilento, trattenendo a stento una smorfia disgustata, — sono venuto più in fretta che ho potuto, — le sorrise triste, a mo’ di scusa. — Non è stato facile convincere i miei superiori, il messaggio che hai spedito non era molto chiaro. — In sottofondo le voci dei due disgraziati si sovrapponevano tra loro."
Con uno stile così denso, caratterizzato da periodi lunghi e numerose virgole, l'uso di dialoghi che si susseguono uno dietro l'altro senza mai andare a capo tra una descrizione e l'altra mette al lettore una certa fretta. In questo caso credo sarebbe meglio andare a capo con "In sottofondo..." per dare maggiore respiro, dato che la frase è slegata dalle altre. Inoltre spezzare un singolo dialogo in quattro parti, secondo lo schema "dialogo + descrizione, dialogo + descrizione, dialogo + descrizione + dialogo" rende a sua volta la lettura ulteriormente singhiozzante, effetto che creano già le tante virgole che si susseguono per tutto il testo. Ho notato che per tutta la OS tendi a usare questa impaginazione, dividendo il testo in macro-blocchi in cui dialoghi e descrizioni s'accavvallano e andare a capo è un tabù: dal mio punto di vista l'armonia interna del testo ne risente, la lettura risulta un tantino caotica e si tende a perdere il filo del discorso, specie durante le parti dialogate. In diversi punti ho dovuto rileggere tutto due volte perché avevo perso la concentrazione, e ti assicuro che ero molto presa dalla trama! Per rendere meglio l'idea, mi è sembrato di avere di fronte un cassetto zeppo di oggetti impilati strettamente l'uno sopra l'altro in uno stesso punto, anziché distribuiti in modo uniforme su tutta la sua superficie. Non sono critiche volte a dirti che scrivi male, anzi, il tuo stile è davvero pregevole e proprio per questo ti consiglio di limarlo per renderlo ancora più accattivante. La tua storia è interessante, sarebbe un peccato privarsi di una fetta di lettori per una questione legata all'impaginazione!
In ultimo, "La porta alle sue spalle cigolò piano e il giovane Tom Riddle scivolò al suo interno, stampata sul viso la noia": un "la noia stampata sul viso" suonerebbe decisamente meglio, ai miei occhi e alle mie orecchie l'inversione soggetto/verbo risulta davvero sgradevole. Per il resto, come ti ho già anticipato, ho apprezzato il tuo stile. Lo reputo sensoriale perché è estremamente attento a richiamare l'attenzione su suoni, profumi, colori, sapori, ambiente. Tutto ciò che circonda Merope si apre a ventaglio di fronte al lettore, in questa storia tu gli permetti di percepire vividamente cosa prova la protagonista e di vedere altrettanto nitidamente cosa la circonda. Riesci ad essere così ricca di dettagli senza risultare prolissa - l'effetto dispersivo del tuo testo è dovuto infatti a un'impaginazione in blocco e a un ampio uso di virgole, non a un'incapacità descrittiva. Utilizzi metafore pregnanti e sai dare spessore tanto a stati d'animo e gesti dei personaggi quanto ad ambienti circostanti. Ad esempio con "fuori brillavano due sole candele i cui cerchi di luce accarezzavano morbidamente i tessuti alle pareti accendendoli di rosso sangue; parevano respirare." riesci a rendere pulsante l'immagine che descrivi. "Con morboso interesse guardò la bella ragazza perdere lentamente conoscenza e afflosciarsi delicatamente su se stessa, composta, quasi avesse un pubblico a cui offrirsi": qui ad esempio non mostri solo la cattiveria di Merope in due parole, ma in modo indiretto anche la grazia innata di Cecilia, che persino nell'afflosciarsi non si scompone, "quasi avesse un pubblico a cui offrirsi."
Nonostante l'impostazione a blocco sei riuscita a mantenere vivo il mio interesse durante la lettura e renderla piacevole con descrizioni efficaci e una cura estrema per i dettagli. Il tuo stile è pieno, evocativo, ricco di sfumature. Se lo limassi un po' secondo me risalterebbe ancora di più!
Titolo e introduzione: 4.5/10
Al titolo ho assegnato 2.5, all'introduzione 2.
Penso che entrambi non rendano giustizia alla storia. Il primo è banale, fuorviante, a mio parere dirotta l'immaginazione verso un tipo di storie molto superficiali e infantili, cosa che non riflette assolutamente la tua bellissima storia. Merope maledice Cecilia, Merope è maledetta da Salazar, Tom è maledetto da Merope, Voldemort bambino è maledetto da sua madre: potrei continuare così all'infinito, a dimostrazione del fatto che il collegamento tra significato del titolo e storia è forte, però resta il fatto che preso in sé il titolo non è in grado di rievocare tutte queste sfumature, è davvero troppo generico. L'introduzione va di pari passo, è molto scarna e altrettanto banale, ci dice troppo poco, non stuzzica la curiosità del lettore - un vero peccato, perché basterebbe estrapolare un pezzo qualsiasi del testo della storia per accendere l'interesse. La tua storia è zeppa di vivide descrizioni, è originale, ha un intreccio studiato nei minimi dettagli, dà un respiro nuovo alla coppia senza uscire esageratamente dai cardini del canon: perché non metterla in risalto? "E se Merope fosse diversa da come l’abbiamo sempre immaginata? Da come ce l’hanno sempre raffigurata?Merope sa che è nata per esaudire il proprio Desiderio e ha tutta l’intenzione di portare a termine i suoi propositi: a qualsiasi costo, con qualsiasi mezzo." spegne tutto quello che colora il tuo testo, lo mette in ombra sino a spegnerlo. Io stessa non avrei cliccato sul link della tua storia se non avessi dovuto valutarla per il contest - e al solo pensiero mi viene voglia di mangiarmi le mani, perché merita davvero tanto. Spero che tu prenda in considerazione il mio consiglio, sono convinta che così attireresti più lettori.
Caratterizzazione personaggi: 13/15
Mi hai davvero sorpresa con questa storia perché è sempre difficile leggere una Merope/Tom Sr/Cecilia diversa dalle solite. Della Merope che descrivi non tralasci nulla: ci permetti d'entrare letteralmente nella sua testa, di capire le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi gesti. Ho adorato questa Merope che agisce come un serpente, "preda di una gioia furiosa" di fronte alla propria vittoria, per citarti, che "mentre il padre cadeva addormentato in preda ai fumi dell’alcol e il fratello raggiungeva il villaggio Babbano per seminare terrore, la ragazza riuniva davanti a sé diverse erbe raccolte lungo i fossi per combinarle in vari decotti e unguenti, che poi aggiungeva in piccole dosi ai miseri piatti che presentava in tavola, con la speranza che i suoi aguzzini morissero avvelenati." La tua Merope è tridimensionale, respira attraverso il testo, è una calcolatrice, è crudele, ed è capace di covare "un amore fanciullesco" che però è all'opposto anche "fatto di rimpianto miscelato a un bisogno viscerale", un bisogno talmente viscerale da non farle battere ciglio nemmeno quando vede il suo Tom avvinghiato a un'altra ragazza. Merope non si scompone neanche in quella circostanza, quasi fosse lei ad essere stata stregata al suo posto, e continua in modo sconcertante ad adorarlo, a pretenderlo, immune persino alla stessa gelosia vorace che tanto le aveva fatto odiare Cecilia per averlo avuto prima di lei. Merope ci appare quindi sia vittoriosa, ma anche vinta, vittima di un amore malato che le offusca la mente e le fa perdere la ragione, e in questo ho rintracciato più che mai la Merope dipinta nei libri. La tua Merope è inquietante, si fa detestare, ma al tempo stesso sa incatenare il lettore a sé con una personalità stratificata, tramite descrizioni che permettono al lettore persino d'immedesimarsi in lei.
"Deliziata, assaporò il fruscio leggero della stoffa compiuto a ogni movimento, la dolce carezza del tessuto sul piccolo seno: si sentì libera e potente. Per anni aveva domato il proprio Desiderio, l’aveva nascosto nelle viscere del cuore, seppellito sotto strati di lividi, soffocato dagli abusi, ma ora, tutto quello, stava per finire!"
Qui ad esempio si sentono tutto il livore e il senso di rivalsa che l'animano. Le cose che ho senz'altro apprezzato di più riguardano due aspetti del tutto inediti: il fatto che Merope in realtà finga di essere Maganò e che Tom non sia un amante devoto nei confronti di Cecilia sono aspetti nuovi che tu hai saputo inserire in modo ben congeniato nella storia, dando alla coppia un respiro diverso dal solito. Davvero brava! Mi è dispiaciuto abbassare il punteggio, ma purtroppo ci sono due cose che non mi hanno convinta. In alcuni momenti hai dato a Merope una scaltrezza e una grazia singolari - al ballo la descrivi addirittura capace di strisciare silenziosamente tra la folla come una biscia, cosa che mi pare eccessiva. L'hai trasformata da ragazzina goffa e maldestra in una sorta di temibile regina intrisa di veleno capace di raggirare chiunque al proprio volere. L'essere "sicura di sé, crudele, calcolatrice", per citare la mia indicazione, non implica un'inevitabile muta da bruco a farfalla, per intenderci, ed è un'immagine che non si addice alla vera Merope. L'altro aspetto che non mi convince è l'odio che lei nutre per il figlio. Nel canon sappiamo che ha insistito tanto per farlo chiamare come suo padre: se l'avesse odiato, se davvero non gli fosse importato nulla di lui, non credo avrebbe impiegato le sue ultime forze per esprimere quel desiderio. Per il resto rinnovo i miei complimenti, inutile dire che con Tom Sr hai fatto un lavoro magistrale. Meschino, superficiale, arrogante, ma innegabilmente affascinante agli occhi di Merope. Anche coi personaggi secondari sei stata superba. Hai delineato figure a tutto tondo che si sono rivelati estremamente realistiche. Se non fosse per quelle pecche di cui ti ho parlato il risultato sarebbe davvero eccellente!
Utilizzo fiaba: 15/5
Non avrei potuto chiedere di meglio di quanto hai creato in questa storia. Non solo sei riuscita a integrare gli elementi fiabeschi all'universo potteriano senza snaturare uno dei due, ma sei stata anche capace di rendere il tutto verosimile, originale, intrigante. L'idea di rievocare Salazar tramite la pietra della Resurrezione è geniale, bizzarra e rischiosa, ma davvero geniale - e lasciami dire che nella scelta della fata madrina mi hai davvero stupita! Giuro, se fossi una persona estranea alla tua storia mi verrebbe voglia di darci un'occhiata soltanto leggendo questo appunto, proprio per vedere come hai fatto a integrare Salazar alla vicenda. La fata madrina del tuo racconto è decisamente ambivalente, è sia aiutante che carnefice della tua Cenerentola, dato che l'aiuta col desiderio di vederla morire, ritenendola un'erede indegna della propria stirpe. In questo, così come nella scelta di rovesciare i ruoli di Merope e Cecilia, rispettivamente da Cenerentola a sorellastra e viceversa, sei stata incredibilmente originale. Hai saputo rivisitare la fiaba in modo tutto tuo, dando allo stile stesso il sapore di un'epoca passata che ben si adatta sia alla generazione dei personaggi potteriani che a un mondo lontano, da fiaba. Alla fine nella scelta di presentare a chiusa della storia il flashback del ballo ci ho visto un intento d'esprimere il personale "e vissero felici e contenti" di Merope col suo arrogante principe. La storia di Cenerentola si chiude mostrandoci una ragazzina ormai non più vestita di stracci e infelice, ma una principessa vittoriosa, fianco a fianco del suo principe. Non so se effettivamente i flashback servano a dire al lettore che Merope, dopo la morte, è finita in un'Aldilà che le permette di rivivere il proprio trionfo. Fatto sta che ce la mostri per l'ultima volta quand'è prigioniera del ricordo di quel ballo, il giorno in cui è riuscita a stregare Tom e a portarselo via, in un'immagine speculare rispetto a quella della fiaba. Mi piace questo rovesciamento di fondo: la scarpetta è un anello maledetto, l'amore del principe per Cecilia è fasullo, i veri cattivi sono Cenerentola e la fata madrina - persino la madre di Merope in veste di un'altra fata madrina, che in punto di morte dovrebbe suscitare compassione, si trasforma in un personaggio negativo regalando alla figlia una pozione maledetta. Avevo voglia di leggere qualcosa di diverso dal solito, un esperimento capace di rivelasi intrigante e originale, e devo dire che in questo mi hai decisamente accontentata al massimo!
Gradimento personale: 9/10
La tua storia mi è piaciuta tanto, è ricca di dettagli perfettamente studiati che contribuiscono a renderla convincente e appassionante. Hai sperimentato con pozioni, ingredienti, incantesimi, conferendo al racconto un tocco del tutto personale. Anche se a mio avviso hai calcato un po' troppo la mano con Merope, sei riuscita a rappresentarne una molto simile a quella che volevo vedere in scena. L'intreccio, per quanto complesso, è davvero avvincente e crea notevole suspense. Non ti ho dato il massimo per le ragioni elencate in precedenza, ma sappi che sei comunque riuscita a regalarmi una lettura indimenticabile!
Totale: 60.5 + 3 bonus = 63.5/73 |