Recensioni per
Bianca Come Il Latte
di Alicat_Barbix

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
27/10/18, ore 19:44

Ciao, allora... non ho abbandonato assolutamente l'altra storia, anzi. Vado avanti prestissimo, ma oggi giravo nel profilo e ho immediatamente notato questa storia. Già me la ricordavo un pochino, il titolo mi aveva lasciato un'ottima impressione, ma avevo deciso di non leggerla perché l'argomento mi era sembrato bello tosto. Non ricordo di preciso cosa mi dissi all'epoca, ma dato che mi conosco devo aver pensato che avrei aspettato d'essere nel giusto mood emotivo. Oggi, dato che sto leggendo anche altro di vostro (leggerò prestissimo anche la OS con il maggiore Sholto, già me la sono salvata), ho deciso di darle un'occhiata e così dopo aver iniziato a leggerla non mi sono più fermata.

Definirla angosciante sarebbe forse limitativo. Lo dico nel senso buono del termine, ovviamente. Io credo che, laddove una storia tratti tematiche come quelle che voi avete trattato qui, mi pare anche ovvio che il suo scopo sia lo scatenare determinati sentimenti. Sarei una sociopatica se gioissi nel vedere Rosie morire in questo modo, per quanto sia un personaggio fittizio, ecco. Quindi sì, ho provato molta angoscia e anche pena e non soltanto per come hai trattato il tema delicatissimo della morte di una bambina per quello che si ipotizza essere un tumore (il dettaglio della bambina senza capelli non mi è sfuggito), ma ne ho provata tantissima anche per Sherlock e John. John in special modo è il protagonista dell'intera storia, tutti i fatti drammatici che accadono, ruotano attorno a lui. La morte di Rosie viene descritta, parlandoci delle sue reazioni. Del suo non esser stato lì fino all'ultimo, del modo in cui poi reagisce a una perdita del genere (la seconda drammatica della sua vita, terza se si considera anche la finta morte di Sherlock). E successivamente anche alla maniera in cui Sherlock si prende cura di lui. Insomma, è John al centro della scena. Un John annientato e completamente distrutto, al punto che sembra quasi non provare alcun tipo di emozione o sentimento. La maniera in cui si veste, in modo meccanico, lascia intuire tutto quello che sta provando in quel momento. Agisce come fosse un automa e questo lascia annientati anche coloro che leggono (almeno io l'ho provato tantissimo).

Il rapporto tra Sherlock e John è l'altro punto delicatissimo che hai appena sfiorato. Nelle tue parole si intuisce l'amore sconfinato di Sherlock per John, oltre che per Rosie. Si capisce il suo dolore, ma si vede il suo voler rimanere forte comunque e il volerlo fare per John. Abbiamo davanti uno Sherlock che fa cose che non gli abbiamo mai visto fare per nessuno, come portare del cibo regolarmente e addirittura imboccarlo, forzandolo a mangiare qualcosa. Sherlock quasi non parla in questa storia, dice poche parole ma è straordinaria lo stesso la sua vicinanza a John. Come rispetta i suoi silenzi, i suoi tempi. Sa che non è necessario forzarlo, né parlare, John lo farà quando si sentirà di farlo. E infatti così succede. Non si dicono molto, forse non serve neanche parlare in un momento del genere. Però mi è piaciuto molto il modo che hanno avuto di cercarsi. Alla fine, John dà addio non solo a Mary e alla figlia, ma anche a Sherlock stesso e all'amore che prova per lui. Dico che una frase del genere ci sta, perché è stata detta in un momento simile nel quale credo nessuno che c'è passato possa capire per davvero. Io però ho visto comunque un grande amore, si tengono per mano e John si appoggia completamente a Sherlock, tanto che non ritiene nemmeno necessario mostrarsi forte. Si lascia semplicemente andare, senza trattenersi. La loro intimità viene fuori anche da questo, e a me piace pensare (ma perché sono un'inguaribile ottimista) che un giorno riusciranno a trovare un po' di felicità.

Insomma, io non leggo quasi mai storie del genere e di solito non le commento. Qui ho voluto fare un'eccezione, perché indipendentemente dall'angoscia, dalla tristezza che ti mette addosso, è una storia stupenda e scritta benissimo. Sono contenta d'averla letta.
Koa

Recensore Master
19/07/18, ore 19:54

Intensa, struggente, realistica purtroppo. Mi ha colpito, infatti, quell'invocazione con cui Rosie chiede aiuto ("..Ho paura...ho tanta paura...") anche perché mi ha richiamato quel particolare stato d'animo di impotenza e di tristissimo presagio in cui mi sono trovata quando ho assistito un familiare in procinto di lasciarmi per una grave malattia.
Parli di vita e di morte, dunque, in modo verosimile, con immagini coinvolgenti che scavano dentro il cuore.
Certo che il tocco di novità, qui, è un'inaspettata morte di Rosie: non ricordo, almeno tra quelle ff che ho letto io, di aver mai trovato la devastante circostanza cui fai riferimento.
Dunque una proposta narrativa allettante, anche se le circostanze sono cupe.
La figura di Sh, che tu hai rappresentato in modo così preciso, mi ha affascinato particolarmente, e ciò non dipende dalla mia “sherlockite” acuta: quando m’imbatto in caricature del mio consulting, preferisco prendere il largo e non dire quello che penso anche perché rispetto la libertà di scrittura e d’interpretazione ma mi riservo la facoltà di non recensire ciò che stride con quello che è la caratterizzazione IC dei personaggi e soprattutto di Holmes. Ovviamente, quando si tratta di lui, il lavoro è molto complesso perché la sua personalità è difficilmente inquadrabile in tipologie umane precise.
In più, qui, la sfida di rappresentarlo decentemente è resa più ardua dalle circostanze tragiche in cui lo fai agire.
Innanzitutto, e soprattutto, direi, lui deve relazionarsi con il John crepuscolare e criptico della quarta Stagione, che si porta ancora dentro la rabbia terribile per non essere stato fatto partecipe del progetto riguardante il finto suicido di Sh e ha dovuto superarne, inconsapevole di tutto, il vuoto tremendo e sconvolgente. Inoltre è un John che soffre ancora della gelosia suscitatagli dalla comparsa teatrale di Irene Adler sulla loro strada e per la morte tragica di Mary.
Come se non bastasse, ora, poni questo Watson di fronte al lutto più straziante per un padre e cioè alla malattia inesorabile della figlia oltretutto in tenera età.
Ecco, Sh, in questa tua storia, ha davanti tutto questo, concentrato e stratificato nella persona che sicuramente ama più di ogni altra cosa.
Il POV di John, attraverso il quale ci fai partecipare all’atmosfera struggente di ciò che succede, rende ancora più “tridimensionale” e gigantesca la figura di Sh, che ha perso, ormai da tempo, la sua guerra personale contro i sentimenti e le loro conseguenze sull’animo e sul comportamento umani (“….s’innalza maestosamente…”).
Il “caring is not an advantage”, ormai, è uno sbiadito ricordo.
Con gli occhi di John, riusciamo a cogliere e ad assaporare l’attenzione struggente di cui Sh circonda il suo “conduttore di luce” e la piccola, sfortunata Rosie.
Ed è una nuova “umanità, pura e limpida, scintillante” che permette al consulting di stare vicino, nel modo giusto, al padre straziato e, addirittura, di accompagnare la bambina sulla soglia del grande “passaggio”, infondendole l’energia per fugare la paura ed il buio.
Un momento molto forte e commovente la morte di Rosie, che tu hai espresso con immediatezza e tanto sentimento. L’incitamento di Sh a stringere le mani sue e di John e di non perdere il contatto visivo mi ha davvero sconvolto.
Il finale è amaro e non solo per la morte della bambina. Infatti siamo consapevoli che Watson è in un panorama esistenziale desolante che gli toglie anche la forza di pensare al consulting in un modo diverso da una semplice amicizia.
Ma non perdo la speranza: confido nella capacità di amare e nella luce che emana lo Sh che hai dipinto qui. Secondo me sarà capace di trovare la via giusta per arrivare al cuore devastato di John.
Complimenti sinceri, brava.