In questo capitolo l'uso della seconda persona riguarda Sh e, attraverso tale tecnica, riesci a farci entrare al 221b che Rosie, con la sua presenza, ha colorato di tinte luminose ed accoglienti.
Indimenticabile quell'immagine di Mycroft che dorme placidamente seduto vicino alla bambina: hai dato vita ad un legame, tra i due, impensabile ma realistico perché i bambini sanno percepire ciò che non si vede e che è nascosto da maschere ed il maggiore dei fratelli Holmes dentro ha sicuramente molto da dare e da accogliere. Ne è evidente prova il rapporto controverso che abbiamo visto nelle Serie BBC, in cui, comunque, Sh è sempre stato al ecntro dei suoi pensieri.
Ora tu lo descrivi praticamente plagiato, in senso buono, ovviamente, dall’affetto e dalla freschezza di Rosie che ha intuito la sua umanità nascosta.
Bello quel contrasto tra l’immagine solita di “Mister Inghilterra” e quell’uomo ormai sfinito che dorme, ciondolando il capo, vicino al lettino di una bambina.
Ma poi, lasci l’immagine di tenerezza per immergerti nell’atmosfera più canonica di Baker Street e cioè nel rapporto tormentoso ma unico tra Sh e John.
Ora sono sposati ma la sicurezza del loro stare insieme ha mille sfumature di sensibilità troppo esposta, di affetti profondi e, perché no, di gelosia, da parte di John, per il ruolo fondamentale che Mycroft ha assunto nei confronti di Rosie (“…devo chiamare Mycroft Holmes perché mia figlia sta male se non lo vede…”).
Tutto si svolge su una trama di sentimenti, di emozioni, di leggeri tocchi ironici che riguardano soprattutto la singolare “condanna” che Watson ha nel vedere sua figlia così legata all’uomo che gli è sempre risultato indigesto.
Ma, a risolvere tutto, ci pensa uno Sh nuovo, aperto alla voce del cuore, che sa come rassicurare il marito.
Bella storia, originale e coinvolgente, che scorre leggera e rassicurante come la risata di un bambino. Brava.
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