Recensioni per
Golgota notturno
di Black Beauty
Bellissima drabble! |
ciao Blacky :) |
Ciao 😊 |
Valutazione del contest Sfida alle 100 parole – V edizione (vincitrice del Premio Prompt)
Passando allo stile, hai associato un’impostazione di base tutto sommato semplice (il tempo presente e la terza persona) a una struttura complessa, articolata in paragrafi isolati, frasi brevi e il ricorso alla punteggiatura per giostrare il ritmo del testo. Partendo proprio dalla punteggiatura, la scelta di avvalerti della lineetta in tre occasioni è risultata indovinata, perché la tecnica è riuscita a porre in evidenza sia le parole in corsivo (“anticipazione”, “sfogati”, “spezzato”), dense di significato, che gli incisivi seguenti o precedenti – separando le prime dai secondi con questo trattino lungo che in un testo narrativo assume le sembianze di una pausa utile a registrare una specificazione. Inoltre, è anche una tecnica che ti ha consentito di snellire periodi altrimenti più complessi (e in tema di drabble riuscire a risparmiare parole è sempre un vantaggio!). Sempre in relazione alla punteggiatura, il ricorso all’asindeto ha accelerato il ritmo del periodo più lungo della drabble, acuendo al tempo stesso la sensazione di ansia crescente legata all’idea che niente possa impedire la trasformazione di Remus; anche in questo caso, quindi, la gestione dei segni d’interpunzione si rivela ottima e in grado di decidere il ritmo del testo. Le frasi brevi unite ai vari paragrafi separati gli uniti dagli altri tramite l’interlinea marcata restituiscono un testo che si articola in frammenti, ognuno dei quali è una finestra sui momenti che compongono la notte di dolore del protagonista. Convincenti anche i corsivi, che riescono ad evidenziare le espressioni più significative, costringendo il lettore a riflettere su ognuna di quelle; inoltre, ho notato che mettendo in sequenza le espressioni in corsivo si ripercorre l’intera notte (non so se la cosa sia stata voluta o si tratti di un caso). Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 9.5/10 è legato a due scelte stilistiche che, a mio avviso, risultano meno efficaci rispetto alle altre. Te le riporto:
Titolo: 5/5 “Golgota notturno” è uno di quei titoli che difficilmente dimentichi, che restano impressi e che sono irrimediabilmente legati al racconto per cui sono nati. È un titolo che attira l’attenzione, che riesce a distinguersi, non essendo una comune combinazione di parole. È, ancora, un titolo che richiama l’atmosfera del tuo racconto, che riesce ad anticipare i toni cupi e angosciosi del testo, tutto il dolore del tuo protagonista – associato al personaggio, poi, grazie all’aggettivo “notturno” è anche ipotizzabile quale sia la tematica affrontata –, tutti fattori che contribuiscono ad attrarre l’attenzione di un pubblico di lettori interessato al contenuto della tua storia, un pregio non indifferente. Anche stilisticamente trovo che richiami il testo, perché siamo in presenza di scelte lessicali specifiche ed evocative, le stesse che ritroviamo anche tra le righe della drabble. Menzione a parte per la scelta di “Golgota”, che è noto come luogo di sofferenza e dunque evocativo in tal senso – inoltre, l’ho trovata una scelta singolare e a suo modo “coraggiosa”, perché ti servi di un’immagine legata alla religione in un contesto “profano”. Concludendo, non ho nessun appunto da fare su questo titolo, 5/5! Utilizzo del prompt: 10/10 Ho riletto più volte la tua storia, indecisa sul punteggio da assegnarle in questo parametro. Alla fine, ho capito che la mia difficoltà era dovuta al fatto che non c’è nulla da dire su questa drabble se non che resta quel che resta. Ti è toccato in sorte uno dei prompt più complessi (non che ve ne fossero di semplici, ma alcuni erano oggettivamente più problematici), perché “Resta quel che resta” è un’espressione vuota, tutta da riempire. Non è un concetto né un’affermazione né un oggetto né un’indicazione. È appunto un’espressione da riempire di significato, da rendere viva e significativa all’interno di una cornice narrativa – e tu ci sei riuscita. Sei riuscita a contestualizzare il “Resta quel che resta”, che diventa un grido di dolore e rassegnazione, la conclusione cui si giunge colmi di angoscia, che trasuda tristezza e irreversibilità, che fa sprofondare il lettore in quel baratro di impotente tristezza costruito sulla consapevolezza di un protagonista irrimediabilmente perduto e condannato. Un “resta quel che resta” che è prompt della narrazione sin dal principio, quando la triste rassegnazione aleggia già sul testo (“Al tramonto, il mondo si tinge di rosso e il bimbo trema di paura”), e che si snoda poi di parola in parola, sino a palesarsi nel finale. Non ho proprio nessun appunto da farti in questo parametro né credo che questo prompt potesse essere sviluppato meglio di così. Bravissima! 10/10. Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10 L’unico personaggio della tua storia è Remus, ma siccome la drabble si conclude con l’immagine di due genitori inorriditi, inizierò da loro, dalla loro pressante comparsa. Hope e Lyall entrano nella narrazione quando la trasformazione è oramai compiuta e regredita, e gridano e inorridiscono e soccombono sotto al peso dell’irreversibilità della condizione del figlio. In pochissime parole, il loro dolore e la loro impotenza sono comunicati efficacemente. Passando a Remus, abbiamo qui un Remus bambino, alle prese con la scoperta del mostro, dell’altro sé che lo tormenterà tutta la vita. Non è presente una caratterizzazione in senso stretto – il tuo personaggio non si muove nello spazio del racconto né evolve – e non posso parlare di IC, perché il Remus bambino è un personaggio che non abbiamo mai conosciuto. Tuttavia, in questo spaccato di vita che abbraccia una sola notte, sei riuscita a catturare e a imprimere tra le righe lo strazio della trasformazione in lupo mannaro e tutta la dannazione di Remus, già consapevole di essere “lui e l’altro”. Il bambino ha paura, trema e freme per qualcosa di terribile che sta per accadere. La creatura della notte, rabbiosa, si scaglia sull’unico essere vivente presente in quella stanza: se stesso. Al risveglio, il bambino è spezzato, un aggettivo che lascia intuire quanto la pace del corpo – finalmente libero dalle sembianze di lupo mannaro – non corrisponda a una pace della mente e dell’anima, che sono invischiate in immagini di terrore, che sono “spezzate” dalla consapevolezza che “l’altro” non andrà mai via. Hai descritto un missing moments estremamente realistico, che cattura il dramma della trasformazione senza eccedere, ma allo stesso tempo senza fare sconti a nessuno, né al protagonista né ai lettori. Trovo che sia una caratterizzazione decisamente riuscita. Anche qui, 10/10! Totale: 44.5/45 |
Ciao! |
Ciao! |