Ma perché la gente non si fa i fattarelli sua???? Bella sarà libera di fare quello che le pare e piace, se Eddy la fa sentire donna, amata e la rispetta va bene, io ho adorato Renèe, lei ha saputo tenere testa a quella massa di gente bifolca, sia Eddy che Bella si amano, sono l'uno la cura del altra, questi sono i pezzi che più mi hanno colpito:Annodando un asciugamano ai fianchi, andai al lavandino per lavarmi i denti. In piedi, con lo spazzolino a mezz’aria, colsi la mia immagine nello specchio. Nel riflesso c’era un uomo che quasi non riconoscevo.
Lo guardai mentre alzava una mano e si toccava la guancia. La sensazione della mia stessa mano sulla guancia che si muoveva sulla mascella mi sembrava aliena, in qualche modo. Sapevo che ero io, solo, sembravo diverso, adesso. C’era qualcosa nella mia faccia che non riconoscevo.
Un uomo dovrebbe conoscere la sua faccia, e credo che non avrei dovuto essere così tranquillo su questo fatto. Forse era perché mi sentivo così bene dopo tanto tempo. E forse era un bene guardarmi negli occhi e non vedere il costante promemoria di tutto il dolore che aveva costruito come un muro intorno a me stesso.
Sorrisi, e l’uomo nello specchio mi scoccò un sorriso. Realizzando che stavo lì a sorridermi nello specchio, capii che stavo diventando più matto di uno scoiattolo.
Pensai a Bella, a tutte le cose che erano successe tra noi ieri e stamattina. Conclusi che se stavo per diventare matto, ne valeva la pena. Erano passati quasi sei mesi da quando per la prima volta l’avevo aiutata in quel parcheggio gelato. Ogni giorno che passava, l’attrazione verso di lei era più forte. Questa notte aveva cambiato le cose irrevocabilmente, per noi, e ne ero felice. Volevo che fosse mia in tanti altri modi. Questo è il secondo pezzo:
Cantavo a squarciagola, anche quando ero ferma agli stop, fregandomene di chi mi sentiva o vedeva. Ero felice, e non mi fregava una beata fava di chi lo vedesse. Volevo andare incontro a tutte quelle persone che mi avevano guardato con pietà e mostrare loro il succhiotto che il mio cowboy mi aveva lasciato l’altra notte. Più di tutto, volevo che Jake vedesse il mio sguardo, volevo che vedesse quanto ero felice.
Quando aprii la porta del mio appartamento, Shadow era al suo solito posto e miagolò disapprovante.
“Oh Shad. Sono anni che non ti faccio più aspettare tutta la notte. La mamma è felice!”
Lasciai la borsa sul divano e mi fiondai in bagno. Passando una mano tra i capelli mi resi conto che erano tutti annodati e decisi di farmi una doccia. Mi spogliai e continuai a cantare sotto l’acqua. Guardai dove mi aveva colpito il caffè. Non era più rosso, e non mi faceva nemmeno male.
Uscita dalla doccia, stavo finendo di asciugarmi i capelli quando il mio cellulare suonò.
La voce di mia madre mi cinguettò all’orecchio quando risposi. “Ciao, raggio di sole. Come stai?”
“Alla grande, mamma. E tu?”
“Sto bene. Bambina, avrei bisogno di un favore. Tuo padre ha da fare alla stazione di polizia ed è tornato al lavoro. Potresti venire tu con me, stasera? Ci sarebbe una cosa sociale, e sai che non mi piace andare da sola.”
Mi morsi il labbro e pensai come potevo sfilarmi. La “cosa sociale” di norma era con quelle orrende vecchie signore con cui mia madre giocava a carte. Erano così maligne con le persone che odiavo averle intorno. Ma era una cosa che non facevo da tempo, magari non era più così male.
“Va bene. Ma me ne devi una.”
Quando passai a prendere mamma, lei mi studiò mentre saliva sul camioncino.
“Sembri diversa. Hai fatto qualcosa ai capelli?”
Sorrisi. “No. Diversa come?” Sperai di non arrossire.
“Non lo so, bambina. Sembri più felice. Quel ragazzo ti tratta bene?”
Mi voltai brevemente a guardarla, e vidi che sorrideva leggermente. “Sì, mamma. Di certo.”
Si passò una mano sul vestito. “Be’, era ora che qualcuno lo facesse. Sono contenta per te.”
Sorrisi e mi misi sul naso gli occhiali da sole. “Anch’io, mamma.”
Arrivati, entrai a fianco di mia madre nella sala parrocchiale. L’odore familiare di pasti alla buona, fumo di sigaretta e profumo da donne anziane colpì le mie narici.
“Bella, c’è il tavolo del Bunco. Ho visto Mrs.Stanley. Vieni, prendi una sedia.”
Bunco.
Io sospirai e mi attaccai in faccia un sorriso. Ma non appena ci avvicinammo al tavolo, la conversazione si interruppe all’improvviso, e ogni donna al tavolo sembrò congelarsi, come se fossero state sorprese a fare qualcosa che non dovevano fare.
Una sensazione orribile mi attraversò, e mi chiesi se non stessero parlando di me.
La moglie del Reverendo Webster si alzò e venne incontro a mia madre. “Renee! Sono così contenta che ti unisci a noi. E hai portato Bella con te. Che bello.”
Stava cercando di essere genuina, ma vedevo qualcosa nei suoi occhi che non si abbinava a quel falso sorriso tutto denti che ci scoccava mentre ci sedevamo al tavolo. L’imbarazzo mi strinse le budella, e mi chiesi se non stessi diventando una paranoica.
“È molto tempo che non ti fai vedere, Bella.” Una delle altre donne al tavolo si rivolse a me, e io le sorrisi.
“Salve, Mrs.Cope.”
Le altre donne rimasero silenziose. Il gioco cominciò. La conversazione alla fine riprese, mantenendosi sul leggero. Provai a rilassarmi, ma continuava a girarmi in testa l’idea fastidiosa che prima stessero parlando di me.
Alcune di loro bevevano vino, ma dato che io dovevo riportare a casa mia mamma, declinai, e presi un bicchiere di limonata.
Cambiammo gioco, e cominciammo a Gin Rummy. Stavo studiando le carte che avevo in mano quando Mrs.Green cinguettò dall’altra parte del tavolo.
“Allora, Bella. Ho sentito che non lavori più al negozio di McCarthy.”
“No, madam. Ha dovuto lasciarmi andare.”
“Dove lavori, adesso?”
Ci fu un certo movimento nella stanza, in tutti gli altri tavoli. Alcune donne si irrigidirono, qualcuna si allungò un po’ verso di noi, qualcun'altra trovò stranamente interessante un po’ di lanugine sulla tovaglia.
“Lavoro per Edward Cullen, al suo ranch.” Come queste parole lasciarono le mie labbra, tornò quell’orribile sensazione nelle budella. Sospettai che non me lo chiedesse precisamente perché interessata al mio benessere.
Mrs.Green guardò le sue carte e ne piazzò una coperta sul tavolo. I suoi occhi incontrarono di nuovo i miei e un sorriso di saccarina si allargò sul suo viso.
“Che meraviglia! Non è stupendo essere pagati per qualcosa che ami fare?”
Mi sentii arrossire e strinsi i denti. La mia mente correva per capire se quello che aveva detto implicasse quello che pensavo. Ci fu un momento di disagio al tavolo, e sentii mia madre mormorare qualcosa sottovoce.
“Norma, come sta tua figlia? Ha già scelto la data del matrimonio con Max?”
La faccia di Mrs.Green cadde leggermente e questa strinse le labbra mentre sistemava le carte che aveva in mano. “Sì, certo. Hanno scelto una data a novembre.”
Mia madre sorrise. “Non è meraviglioso? Te lo giuro, questo è il più lungo fidanzamento di sempre. Avranno il bambino prima del matrimonio? Ho sentito dire che i vestiti da sposa premaman sono difficili da trovare.”
Mrs.Green mise giù altre carte. “Il bambino nascerà a metà settembre.”
Io studiai le mie carte, cercando di non sghignazzare mentre mia madre dava battaglia. Presi un sorso di limonata e tirai fuori una scala di quadri, mettendola sul tavolo.
“Che bellezza! Sarai nonna per la seconda volta, e proprio in tempo per il matrimonio!” Mamma mise giù le carte e fece un gran sorriso a tutto il tavolo. “Gin, signore.” Questo è il terzo:Sono appena rientrata dopo una serata con curiosi e giudicanti.”
“Con che?”
Scossi la testa. “Lascia perdere. Che mi racconti?”
“Ho una certa voglia di begli occhi bruni e labbra dolci. Pensavo che potrei venire dalle tue parti.”
Sentii le farfalle nello stomaco mentre la sua voce prendeva quel tono sexy.
“Penso che potrei avere quello che stai cercando. Sicuro che per te non sia troppo tardi?”
“Non è mai troppo tardi se si tratta di te, cara.”
Trenta minuti dopo, Edward era sulla porta, una borsa di carta marrone sotto il braccio.
“Ho portato il gelato.”
Mettendo la mano sulla fronte in un gesto drammatico, sospirai, “Mio eroe!” Sbattei le ciglia mentre lui sorrideva e si toglieva il cappello. Chiusi la porta dietro di lui e lo guidai verso la cucina.
Mentre mi allungavo per prendere due coppe nel pensile, sentii che appoggiava il gelato sul tavolo. Ogni nervo del mio corpo era in allerta. Era dietro di me, lo sentivo, e aspettavo il momento in cui le sue mani sarebbero state su di me.
Mi spostò i capelli dal collo e mi baciò sotto l’orecchio. Rabbrividii. Volevo le sue mani su di me, dappertutto. Sospirai il suo nome sentendo la sua mano sotto la blusa.
“Ho pensato a te tutto il giorno. Ho pensato a questo. Proprio qui.” La sua mano si mosse verso l’alto e strinse il mio seno da sopra il reggiseno. Io emisi un gemito e mi morsi il labbro.
“E questo piccolo verso che hai appena fatto, anche quello mi è riecheggiato in testa tutto il giorno.”
Non volevo che mi stuzzicasse, non stasera. La notte scorsa era stato dolce e lento. Stasera, lo volevo in un altro modo.
“Edward, è meglio che non cominci qualcosa che non puoi finire.”
Spinsi il fondoschiena contro di lui, stuzzicandolo.
“È una sfida, madam?”
“Puoi scommetterci la tua bella fibbia lucida, cow boy.”
L’altra sua mano si spostò sotto la mia maglia e mi strinse il seno mentre si spingeva contro di me. Premuta tra Edward e il bancone, potevo sentire ogni centimetro di lui. Lo guardai da sopra la spalla. I suoi occhi erano scuri, affamati. La sua mascella aveva un’ombra di barba.
“Ti voglio,” sussurrai. Mi spinsi di nuovo contro di lui, e lui mi incontrò a metà strada.
“Ho bisogno di te.” La mia voce era per metà un gemito, per metà un sussurro rauco.
Lui avvicinò il viso e appena prima che le labbra si toccassero, parlò. “Cara, ti mostrerò volere e avere bisogno.”
Una delle sue mani scivolò giù dal mio seno, sulle costole, fino al fianco. Era lento, dolorosamente lento e io cercai di essere paziente. Continuavamo a premerci uno contro l’altro, avanti e indietro, quella sua fibbia che mi si piantava nella schiena, e amavo la sensazione, ma avevo bisogno di più attrito. Lo sentii alzarmi la gonna e poi la sua mano callosa sulla pelle della mia coscia.
Le sue labbra mi toccavano appena, e mentre le sue dita scansavano di lato le mie mutandine, mi baciò, duro. Dondolavamo avanti e indietro e le sue dita accarezzavano la mia carne umida. Strofinò più forte, e io gemetti quando trovò quel nodo gonfio e sensibile.
La sua altra mano strizzava il mio seno mentre le sue dita erano su di me. Edward continuava a premersi contro di me, facendomi impazzire. Sapeva che volevo di più, ma si trattenne. La sua lingua spingeva al ritmo dei nostri corpi. Sentivo il mio orgasmo formarsi, il ventre stringersi, la tensione salire e alla fine le mie dita si strinsero forte sul bancone, le gambe tremanti, mentre il mio corpo cominciava a liberarsi.
La sua bocca mi lasciò, ansimavo. Le gambe mi tremavano, cercavo di restare in piedi.
Edward mi baciò il collo e le sue labbra si trascinarono fino al mio orecchio. “Questo era volere. Ora ti mostrerò avere bisogno.”
I miei nervi erano in fiamme per la promessa della sua voce. Il sangue mi correva veloce nelle vene e il cuore mi pulsava nelle orecchie.
Mi voltai e ci afferrammo. Mani che strappavano via i vestiti, spostando, tirando, nel tentativo frenetico di sentire pelle su pelle.
Ci spostavamo verso il corridoio, urtai contro il muro mentre mi baciava duro, e le sue dita cercavano di raggiungere la mia schiena. Sentii che mi sganciava il reggiseno. Non mi resi conto che mi aveva tolto la blusa, ero troppo presa. Anche la sua maglietta non c’era più e mugolai sentendo la peluria del suo petto sui miei capezzoli.
Lo guidai verso la mia stanza da letto, mentre cercavo di sganciare la sua cintura. Aprii la porta della stanza da letto ed entrai con lui. Guardai le sue lunghe dita muoversi sulla fibbia della sua cintura, aprendola. I suoi jeans si aprirono e i miei occhi corsero alla peluria che dal suo stomaco scompariva dentro i pantaloni. Aprii la gonna e sentii la stoffa scendermi alle caviglie mentre lui si toglieva gli stivali e li buttava di lato. Drizzandosi, si avvicinò, e io arretrai. Appena prima che cadessi sul letto dietro di me, Edward mi fermò. Mi prese alla vita, stringendo i miei fianchi, e poi afferrò le mie mutandine. Me le tirò giù così in fretta che non ebbi il tempo di respirare. Persi l’equilibrio e atterrai sul letto.
Tutta l’aria lasciò i miei polmoni mentre cadevo sul letto. Inalai forte mentre lui sgusciava fuori dai suoi jeans e alla fine dai boxer. L’eccitazione vibrava nell’aria e io non avevo più voglia di scherzare.
Lui mi fissò per un momento, e io provai a non guardarlo mentre si avvicinava, tutto muscoli orgogliosamente tonici. Il mio cuore fece le fusa nel petto, la mia consapevolezza di lui e la sua eccitazione raggiunsero un picco febbrile. La mia pelle formicolava, aprii le gambe e lui mise le mani di lato a me.
Mi leccai le labbra. “Ho bisogno di te, adesso. Dentro.”
I suoi occhi fiammeggiarono alle mie parole e le sue labbra reclamarono di nuovo le mie. Sentii che entrava lentamente dentro di me, appena dentro e poi si fermava.
“Oh mio DIO, Edward, smettila di stuzzicarmi!”
Ero affamata, adesso, avevo proprio bisogno di lui.
“Ti prego, Edward!”
Lui spinse con durezza, riempiendomi completamente, e io gemetti. Il suo mugolio mi riempiva le orecchie mentre si ritraeva quasi del tutto prima di affondare di nuovo in profondità. Non potevo fare a meno di gridare a ogni spinta, mentre pompava sempre più veloce.
Le mie mani andarono al suo collo, ai suoi capelli, tirando. Mi sentivo ferina, avevo bisogno di lui più forte, più profondo, e forse lo dissi ad alta voce, non ne sono sicura. Graffiavo le sue spalle mentre andava sempre più veloce, il suo pube che strofinava contro il mio. Continuò a spingere i suoi fianchi, e io non ne avevo mai abbastanza.
Raggiunsi un picco febbrile che attraversò come una spirale il mio corpo, un picco che non avevo mai provato nella mia vita.
“Edward!” Ero quasi spaventata.
“Lasciati andare, Bella. Ti prendo io, tesoro.” La sua voce di velluto vibrò nel mio orecchio e gridai mentre la spirale si contorceva, stringendosi, prima di esplodere in un milione di pezzi. Sentii Edward che si muoveva sopra di me, dentro di me, e chiusi gli occhi mentre anche lui veniva, il suo gemito soddisfatto nel mio orecchio.
Collassò sopra di me. Ansimavamo tutti e due, i corpi rilassati, e Edward mi strinse attorno le braccia e rotolammo insieme.
Rimanemmo lì per un bel po’, crogiolandoci.
La mia mente vagava, e pensai a quell’orrenda Mrs.Green, chiedendomi se nessuno l’avesse fatta mai sentire come Edward faceva sentire me.
Edward mi baciò le labbra. Aprii gli occhi e vidi che mi sorrideva, gli occhi socchiusi.
“Questo, cara, era avere bisogno. Fammi sapere se hai bisogno che te lo mostri di nuovo.”
Io arrossii. Sorridendo a mia volta, passai la mano sulla sua guancia. “Probabilmente mi servirà che mi rinfreschi la memoria di tanto in tanto, cow boy.”
“Sarà un piacere, tesoro.”
Quelle parole, le sentii di nuovo crescere dentro di me, ma mi trattenni. Le dissi piano nella mia testa, provandole.
Ti amo. Prima o poi quelle parole sia Bella che Eddy se le diranno in faccia. Un bacione grandissimo ciao *____* |