Recensioni per
Anche I Mostri Possono Amare
di Manto

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
15/09/19, ore 10:07

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Titolo poetico e misterioso insieme, perfetto per accendere la curiosità del lettore. Inoltre mi piace davvero moltissimo la citazione a cui si ispira, e la trovo – così come il titolo – assolutamente perfetta per questa storia.



Caratterizzazione dei personaggi:
La Natasha di questa storia è quella dei tempi che nei film ci sono preclusi, salvo qualche breve flash, ma non per questo risulta meno verosimile.

Ho molto apprezzato infatti come tu sia riuscita a mescolare forza e fragilità in un unico, dettagliato dipinto, che ci mostra vividamente luci e ombre di questo personaggio così enigmatico.

Della Stanza Rossa – e del passato di Natasha in generale – sappiamo ben poco, ma quanto basta per poter capire facilmente quanta profonda solitudine deve aver provato all’interno di quelle mura. E, soprattutto, quando spessa e resistente debba essere stata la sua corazza – forgiata giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento – per riuscire ad andare avanti senza collassare su se stessa.

Una corazza che, tuttavia, quegli oggetti apparentemente banali – e per certi versi lo sono davvero, ma non per lei – riescono a scalfire. Allora e solo allora riusciamo ad intravedere la vera Natasha, quella forte ma anche molto, molto fragile che in quel mondo freddo nel corpo e nell’anima anela più di tutto un po’ di calore umano.

Davvero molto azzeccato, secondo me, il passaggio in cui sottolinei che Natasha tiene quegli oggetti vicini per tentare di perdonarsi: è un concetto che ritroviamo anche nei film, quello del pentimento per tutto il male che è stata costretta a compiere, e sono convinta che nonostante cercasse di rinunciare all’umanità per poter sopravvivere una parte di sé abbia invece continuato a stringersi ad essa con tutte le sue forze per non diventare completamente un mostro.

Infine, mi è piaciuto moltissimo come la descrivi aggrapparsi a quegli oggetti, tanto più stretta quanto più la Stanza Rossa serra i suoi artigli su di lei: sono la sua ancora di salvezza, la luce in fondo a quel tunnel di desolazione in cui continua a sopravvivere – perché la sua non si può chiamare vita, non davvero.

Sono il biglietto per un futuro migliore, dove “pace” e “speranza” non saranno più solo parole vuote.



Stile e trama:
Lo stile di questa storia è lento e costante, con periodi piuttosto corposi composti però prevalentemente da coordinate per asindeto, che consentono di non perdere mai il filo del discorso e quindi non interrompono in nessun caso la fluidità della lettura.

Tutta la trama ruota attorno a questi misteriosi oggetti: sono loro i veri protagonisti della storia, ed è su di loro che si concentra fin da subito l’attenzione del lettore.

Ho molto apprezzato, a proposito di questi oggetti, il contrasto che si crea tra la loro apparente banalità e l’importanza che in realtà rivestono: la parte razionale di Natasha e del lettore è assolutamente certa nel definirli “anonimi” e “improbabili”… eppure, pur essendone consapevoli, c’è fin da subito un sottotesto nascosto, un qualcosa che si intravede quasi sottopelle e spinge a guardare meglio, più a fondo.

Proprio come Natasha, siamo quindi portati pian piano a rivalutare la nostra opinione su questi oggetti misteriosi, e col progredire della storia comprendiamo sempre di più il loro reale valore… valore che diventa sempre più forte ed evidente a mano a mano che la Stanza Rossa chiude i suoi artigli attorno a Natasha.

Ho trovato appropriato anche che, col progredire della storia e degli allenamenti di Nat, ci sia un graduale aumento non solo dell’importanza attribuita a questi oggetti, ma anche proprio concretamente nel loro numero. Sembra quasi come se chiunque sia dall’altra parte di questo filo invisibile in qualche modo riesca a capire il disperato bisogno di umanità di Natasha, e inconsciamente faccia di tutto per aiutarla.

L’elenco apparentemente casuale di questi oggetti è secondo me molto verosimile, – a posteriori, conoscendo l’identità di chi li ha persi – soprattutto per quanto riguarda gli occhiali che sono un po’ la cosa più caratteristica di Bruce.
Tuttavia quel “fiore rosso” finale, nonostante sia estremamente poetico, non mi ha convinta particolarmente perché – a differenza di tutti gli altri oggetti citati – mi sembra forzato pensare che questo personaggio misterioso abbia perso per l’appunto un unico fiore rosso… mi viene da chiedermi perché mai proprio quel fiore o quel colore, e che cosa mai avrebbe dovuto farci.

A parte questo dettaglio tecnico, però, la scena finale è davvero molto bella e suggestiva: ho adorato il contrasto tra la disperazione di Natasha qualche attimo prima della sconfitta e la speranza che si accende all’improvviso al contatto con i petali di quel fiore.

“Lenitivo come un bacio o una carezza”, lo definisci, e questo confortevole calore traspare in tutta la sua potenza attraverso queste ultime righe, lasciando il lettore con la promessa che questa oscurità non durerà per sempre.



Gradimento personale:
Natasha è un personaggio che personalmente apprezzo moltissimo, e mi è piaciuto davvero tanto leggere questo excursus sul suo passato e sui suoi sentimenti in proposito, mescolandoli con quella nota romantica che mitiga i toni malinconici del suo percorso decisamente travagliato.



A presto!
rhys89

Recensore Master
29/11/18, ore 11:49

Toc toc!
Ciao Manto! ^^

Quando mi sono accorta che avevi scritto di Avengers ho subito messo la storia tra quelle che dovevo assolutamente recensire e ora, complice un momento di breve quanto apparente calma, eccomi qui. Il tema del soulmate in questo periodo mi sta piacendo moltissimo e Natasha è un personaggio di cui leggo davvero molto, molto volentieri. Mi è piaciuto il modo in cui si crea un legame tra gli oggetti che la connettono alla sua anima gemella e lei stessa.

La connessione non è solamente nei confronti di Bruce, un personaggio di non facile trattazione, ma anche con una parte di se stessa – quella umana e femminile – che la stanza rossa vuole annichilire e tenta di piegare. Gli oggetti sono una possibile rivincita, uno scoglio nel mare, una luce nel buio, appunto. Il titolo mi è piaciuto moltissimo così come la scelta del titolo che hai dato al capitolo. Davvero intense e profonde sono anche alcune frasi che hai usato: trovo siano intense, evocative e poetiche. Tra tutte, ti segnalo questa:
E nelle notti intessute d’insonnia e illusioni le tue braccia stringono quei tesori, appigliandosi alle tracce d’umanità…

Bella, bellissima davvero. A presto per le altre ^^
Un caro saluto,
Shilyss