Recensione premio
Le descrizioni dell'inizio, il suo smarrimento mentale e il suo continuo estraniarsi dal mondo circostante mi hanno ricordato Tyler Durden di Fight Club.
Anche lui ha avuto problemi con il suo capo esattamente come il protagonista.
Magnifico il modo che hai di inserire i ricordi lugrubi dell'uomo come se fossero flussi di pensieri sensati e naturali.
All'inizio pensavo che la scatolina in bagno fossero le pillole non prese e che quindi il tutto fosse solo frutto di allucinazioni e confusione dovuti all'interruzione della cura che probabilmente stava facendo invece alla fine scopriamo che è la scatola dei "regali".
I classici souvenir del serial killer. Le fedi nuziali dei traditori.
Il finale alla Norman Bates è stato scioccante e inaspettato. Quell'ossessione materna, quel continuo vivere in simbosio ai bisogni della madre che palesemente non è più in vita ma che comunque abita in lui. Legati forse da quel desiderio di morte del padre fin da piccolo.
Lui vive per rendere giustizia a sua madre e punisce gli uomini in rivalsa di tutte le donne tradite e, per associazione, fare giustizia all'unica donna che ha mai avuto. |