Arrivo anch’io a lasciarti qualche osservazione, la tua drabble mi stava richiamando dall’elenco lungo delle “Storie da recensire”.
L’impressione più palpabile, rispetto ad altre, della prima lettura è stata quella di una grande tristezza.
Vediamo un John incapace di vivere alla luce del giorno il suo amore per Sh e, di quest’ultimo, cogliamo la grande sofferenza nell’accontentarsi di un loro essere davvero insieme solo mascherati dal buio della notte.
In poche parole, hai espresso parecchie cose che ci sono rimaste impigliate nel cuore dopo il caos della S4: innanzitutto uno Sh molto cambiato rispetto alle prime due, mitiche Stagioni, offuscato quasi da un velo di profonda malinconia e consapevolezza che un’era irripetibile è decisamente finita. Finita come la possibilità di esprimere alla luce del sole il loro legame unico che non può sicuramente essere ridotto, almeno a mio avviso, ad una, sia pur grande, amicizia. Come non dimenticheremo quel John così aspro e duro nel far pagare a Sh la bugia drammatica della sua finta morte.
Non so se tu abbia voluto davvero ambientare questo tuo gioiellino nel dopo S4 ma, visto che la bellezza di una drabble è anche lasciar libero il campo a più di un’interpretazione da parte di noi lettori, io l’ho vista così, sullo sfondo di un 221b dopo tutto quello che il ciclone Eurus ha distrutto o portato alla luce. Mary è morta, a Baker Street l’appartamento che, per me, era diventato una seconda casa, rimane Sh, ferito da scelte molto impegnative e da tutto quello che la vita gli ha rovesciato addosso.
Ovvio che l’unica cosa, a parte il suo lavoro, che è rimasta viva, anzi, sempre più inestinguibile, è l’amore esclusivo per Watson.
E tu lo esprimi intensamente con quel “resta”, ripetuto con struggimento e desiderio che la notte diventi il “per sempre” di una vita in due, finalmente alla luce del sole.
È Sh, che racchiude in quella fugace parola, la struggente richiesta di poter amare liberamente e di essere amato, senza più malintesi o fraintendimenti. Offre così a John il suo ordine, il suo fantastico cervello, la sua ferrea logica con la quale interpretare il mondo. Tutto ciò che fa parte di lui, senza il suo “conduttore di luce”, non ha più senso di esistere.
Nel tuo pezzo, John lascia un senso di tristezza per la sua incapacità di accettare, alla luce del sole, quello che sono loro due davvero. In quella rapida successione di sette verbi, da “sospira” a “ritorna”, hai raffigurato l’inquieta ricerca in cui egli si trova disorientato ed impossibilitato a dare un senso ai suoi desideri ed alle sue passioni.
Chiaro è che il suo grande amore è Sh ma, il viverlo così vigliaccamente, lo trasforma in un fantasma egoista che prende ciò che vuole e sparisce per non farsi scoprire dall’arrivo del giorno.
Con il carattere che mi ritrovo, sinceramente, al posto di Holmes avrei già fatto cambiare la serratura della porta…Ma, a parte le facili battute, mi ritrovo ad auspicare che, finalmente, un giorno John troverà il coraggio di essere se stesso.
Vedi come la tua piccola storia ha suscitato tante riflessioni. Vuol dire che è “giusta”, nel pieno rispetto delle potenzialità insite nelle caratteristiche IC dei protagonisti, soprattutto considerando un ipotetico, ed auspicato, post S4. |