Carissima Light!
Ma con che osceno ritardo passo a recensire questo capitolo? Nonostante siamo all’ora di pranzo, ho ancora qualche minuto per cercare di lasciarti una recensione il più possibile esaustiva di questo capitolo che ho atteso tantissimo. Steve, come sempre, vanta una caratterizzazione ineccepibile. Il suo passato serve a rielaborare un presente amarissimo e il ruolo di Nat, che diventa confidente e grillo parlante senza per questo perdere il suo aplomb da russa, è stato gestito in maniera egregia. Il capitano appare incredibilmente umano, ma anche fisso nel suo passato fatto di schieramenti e ideali più facili da abbracciare. Mi pare sempre sia molto netta, per Rogers, la differenza tra giusto e sbagliato, non contemplando quella ridda di sfumature che invece altri personaggi come l’inclassificabile Loki ♥ rappresentano. A tal proposito, l’accenno del rapporto tra Thor e Bruce mi è molto piaciuto. Thor è un comandante, un guerriero che aveva un’arma che credeva funzionasse e questa s’è inceppata, con il risultato drammatico che l’unico membro superstite della famiglia del dio, l’astuto Loki ♥, è morto. Bruce diventa il catalizzatore di un’ira che forse non è del tutto oggettiva, ma che consente al re di un popolo che nella migliore delle ipotesi è stato falciato a metà di sfogare parte del suo dolore e del suo senso di sconfitta. Quando si ha poco o nulla da perdere, la caduta in caso di sconfitta (perdona la ripetizione) è più lieve rispetto a chi ha ancora qualcosa. Questa tua rielaborazione o headcanon, insomma, mi piace proprio tantissimo.
I riferimenti a Civil War sono d’obbligo quando parliamo di Tony e Steve e li hai resi molto bene, intersecandoli anche con le storie precedenti. Mi piace che Steve, pur ragionevole, debba essere pesantemente incalzato da Nat affinché cerchi un punto d’incontro con Tony.
La scena in cui Cap ascolta Tony e Rhodes è molto ben gestita perché realistica anche negli scorci di conversazione presi da Rogers e in quel riferimento all’infanzia trascorsa con Bucky.
Nello scorso capitolo e in generale, Tony Stark appare come un uomo orgoglioso, tronfio e sicuro di sé. Vederlo con Rhodes in una versione più intima e amicale, osservare i leciti dubbi che si appigliano alla sola possibilità vista da Dottor Strange, è qualcosa che mi ha toccata particolarmente. Non mi spendo più sull’IC di Tony perché è semplicemente perfetto, più Tony di Tony stesso: il suo mostrare un legittimo dubbio e la necessità di crederci sono state descritte con una cura e un’attenzione che arrivano e colpiscono. L’eroe si mette a nudo, confessa di non crederci abbastanza, ma di doverlo fare. Questo è l’eroe. Uno che sa che può fallire.
La parte finale del capitolo l’ho letta col fiato sospeso. Sentire Tony che ammette che anche Rogers ha ragione e la descrizione “asettica e priva d’ironia” della Siberia e il parallelismo tra la ferita inferta da Rogers e le schegge che hanno determinato la nascita di Iron Man sono un tocco magistrale che fa vedere come è possibile scrivere del MCU mantenendo una coerenza narrativa e mescolando canone filmico, fumettistico, personale e chi più ne ha più ne metta.
Sono rimasta straziata dall’amarezza giusta di Tony, di quel “mi ha ucciso” e quel suo voler negare di voler fare l’eroe, ammettendo che non si può né si deve sempre fare la cosa giusta perché siamo terribilmente umani – e Stark, tra i supereroi, è quello più umano di tutti. Alla perdita del mito (Steve, in fondo, era ammirato da Howard), c’è anche la perdita per la donna che Tony voleva sposare e il ragazzo che voleva intendere come una sorta di parte migliore di se stesso e possibile riscatto. E Steve ascolta tutto. Il dolore è immane da entrambe le parti ed è aggravato dal fatto che, come dicevo, non esiste una zona bianca e una nera, eppure ora il Capitano ha un’arma a suo vantaggio. La userà? Uno dei capitoli più belli di sempre, sappilo.
Complimenti vivissimi,
Tua fedele lettrice sempre sempre anche quando faccio tardi,
Shilyss/Cla’ (Recensione modificata il 23/03/2019 - 02:13 pm) |