TERZA CLASSIFICATA: "Ricordi fragili" di Ile_W con 39,3/42 + Vincitrice del premio speciale Sulla Scena!
Titolo: 2/2
Il titolo mi piace. È semplice, accosta un sostantivo e un aggettivo, giusto per questa storia, per il suo stile.
Protagonisti della storia sono i ricordi di Ai, fragili perché dimenticati, confusi nel loro vago riaffiorare. Indefiniti. Dopo aver letto la storia, il titolo assume tutto un altro sapore.
Grammatica e Stile: 8,8/10 [4,3+4,5]
“La parte di oscurità che avvolge la tua vita non si limita alla gabbia trasparente all'interno dell'Organizzazione, ma [risale] a molto prima.”
Non hai specificato un verbo per l’avversativa, andando a istinto verrebbe da metterci quello della frase precedente, “si limita”, ma non avrebbe senso. Ho inserito ‘risale’ per suggerimento, ma naturalmente andrebbe bene qualsiasi verbo che abbia più o meno quel significato. (–0,1)
“Ti sei svegliata di colpo in quei corridoi[o] lugubri e spenti” (–0,1)
"Questa musica ... io l'ho già sentita". C’è uno spazio di troppo, non va lasciato dopo il sostantivo che precede i punti di sospensione. (–0,1)
“Sakè” Non tolgo nulla, ma ho notato che l’hai scritto con la maiuscola ben due volte. Non credo sia necessario, utilizzerei la minuscola.
“Abbassi lo sguardo, sentendoti [messa/posta/…] in difficoltà da quegli occhi blu” (–0,1)
“Shinichi rimane stupefatto e [sai] che avrebbe reagito a quel modo.” Dovrebbe essere “sapevi”; narri al presente, ma Ai sapeva che Shinichi avrebbe reagito così già nel pronunciare la domanda, e infatti la relativa ha il verbo al condizionale passato, che indica futuro rispetto al passato. (–0,3)
Sullo stile non mi dilungo: molto introspettivo, con la seconda persona che aggiunge un tocco in più, ti fa sentire davvero in sintonia con il personaggio.
In qualche punto avrei preferito una virgola per rendere il tutto più scorrevole (soprattutto prima di alcune “e”), ma è un gusto personale – che alcuni ritengono persino scorretto, quindi… non posso proprio biasimarti –, invece in un paio di frasi ho trovato avverbi che mi hanno un po’ stonato, mi sono sembrati “di troppo”.
Parlo, in particolare, di “senza neanche un motivo apparentemente serio in testa.” e “Il dottor Agasa getta un'occhiata nella tua direzione, quasi impacciato.” In quest’ultima in realtà il quasi non mi stona come suono, però non capisco in che senso Agasa sia “impacciato non del tutto”, diciamo.
In ultimo, la battuta di Conan – fondamentale, perché permette ad Ai di pronunciare la citazione come risposta – mi è sembrata non molto spontanea. “"Ora hai finalmente l'opportunità di poter scegliere ciò che vuoi, sei libera di vivere la tua vita".” Il segmento che ho segnalato in grassetto lo trovo ridondante; toglierei “poter”, già implicato nell’opportunità di scegliere.
Utilizzo Pacchetto: 5/5
Hai fatto buon uso di ogni elemento: l’oro che Ai associa inconsciamente a sua madre Helena, alla sua voce, ai suoi capelli. L’oro che la invade nell’ascoltare, riconoscere, la musica del carillon.
Il carillon che, appunto, hai inserito molto bene. Non solo assume un ruolo importante nel contesto della storia, risvegliando ricordi – seppur vaghi, appena accennati – da tempo sopiti in Ai, una cosa che mi è piaciuta moltissimo è che nel farlo ricalca il musical del tuo pacchetto: il carillon era l’unico legame di Anastasia con il suo passato, e qui ricopre la stessa funzione.
La citazione dalla canzone è inserita molto bene, mi è piaciuto che venga effettivamente pronunciata, rivolta da Ai a Conan.
Ed è bellissimo che riesca a zittirlo – anche solo momentaneamente –, una volta tanto.
IC: 10/10
La dinamica che hai ricreato recupera alla perfezione gli eventi della serie. Agasa e Conan che confabulano, senza metterne a parte Ai, che si accorge del fatto ma fa finta di niente; persino Agasa che un po’ esita, ma naturalmente non si oppone a Shinichi.
Ai non ricorda quasi nulla del suo passato, è piena di rimpianti e, inoltre, è spaventata da quel che potrebbe scoprire. Non vuole ricordare, non si sente pronta per sapere. La sua introspezione ti è riuscita molto bene.
Trovo molto IC la scelta di metterle in bocca le parole di Anya. Anche la scena conclusiva, in cui Conan – pur non capendo – accetta la sua decisione e cerca di darle sicurezza, è descritta molto bene.
Amo il loro legame, la cui forza è deducibile da scene indimenticabili come quella in cui Ai, da malata, al suo risveglio lo trova lì, a vegliare su di lei. Hanno un rapporto fortissimo, sebbene Shinichi abbia le idee piuttosto confuse su come fare per mantenere un rapporto sano. Sia con Ai sia con Ran, il suo ideale di “tenere al sicuro” le persone a cui tiene equivale a tenerle all’oscuro, come purtroppo – ma giustamente – traspare anche all’inizio di questa OS. Nonostante questa pessima abitudine, se serve lui c’è.
Trama: 9/10
Riprende da vicino la trama di Anastasia, con i ricordi mancanti dell’infanzia di Ai, ricordi che però lei comprende – al contrario di Anya – di non voler davvero recuperare, non ancora, almeno.
La scena in sé è abbastanza statica, il dinamismo è tutto concentrato nell’introspezione di Ai, che riflette, guidata dal carillon. Riflette e prende una decisione, trovando anche il coraggio per comunicarla al cocciuto detective.
Il tutto si svolge in modo abbastanza lineare, ma trovo il tema che hai messo al centro, la ricerca sulle origini di Ai, originale e ben svolto; come accennavo sopra, l’inserimento del carillon come punto di svolta l’ho molto apprezzato.
Gradimento personale: 4,5/5
La storia mi è piaciuta! Hai svolto molto bene l’introspezione di Ai, seguendola in ogni passaggio della sua consapevolezza. Ci vuole coraggio anche per rinunciare a qualcosa, e lei ha accettato – per ora – di rinunciare al passato. L’IC perfetto di tutti i personaggi non poteva che rendere piacevole la lettura, così come l’atmosfera molto da Anastasia; è, inoltre, la storia che più mi ha ricordato un musical! |