Recensioni per
Hogwarts ti manca? No, di solito mi prende in pieno!
di fri rapace

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Amo vedere storie legate ad Hogwarts Mystery.
Ottime le spiegazioni sulle motivizioni di Tonks.
Hai dipinto bene il personaggio di Merula.
Spassosa la disavventura sulla scopa delle due studentesse.
L'atterraggio sulla testa, fa molto cartone animato.
Chissà se la parentela con Bellatrix e Sirius ha influito negativamente sul tentativo di Tonks di diventare Auror. Gli amici di Tonks non l'avrebbero giudicata diversamente però in base a esse.
Merula ha gli occhi viola.
Capisco perché la futura signora Lupin non apprezzi la Pince.
Ottimo il cameo di Penny e il riferimento a Beatrice.
Hai scavato benissimo nella psiche della nostra Metarfomagus preferita. 
Gran brava professerossa la Sprite. Nella saga emerge poco purtroppo.
Ottima one-shot, però forse ci sarebbe stata una comparsa di Tulip. Credo fosse la migliore amica di Tonks e probabile futura dipendente da Zonko.
Sai, quasi quasi scrivo qualcosa di simile.
A presto e complimenti. 
Farkas.


 

Recensore Master

Seconda classificata al contest Non è tempo per noi

Stile e lessico: 11/15
Partendo dal punto di vista grammaticale, inglobato in questo parametro, la storia è decisamente pulita, non ci sono sviste importanti né ricorrenti. Ti segnalo le poche presenti cosicché possa rivederle (in grassetto le sviste):

Tassorosso e Serpeverde, disporti in due file ordinate in attesa: “disposti”, refuso.

averli corti dovrebbe compensare la goffaggine.”: il punto fermo è da inserire all’esterno delle virgolette, perché chiude l’intero periodo, non solo la frase racchiusa tra virgolette. In più, le virgolette doppie in questo caso vanno sostituite con la virgoletta singola che hai utilizzato nel testo per segnalare i pensieri del personaggio.

Era allora che aveva provato per la prima volta l'impulso di difendere le persone come suo padre: “era stato” anziché “era”, perché l’intera espressione si riferisce a un momento che rappresenta il passato del racconto.

Io non ho proprio testa in questo momento per rifletterci seriamente...”: tra le due parole in grassetto credo ti sia sfuggito l’articolo “la”.

muoveva i tentacoli in maniera iptonica: “ipnotica”, refuso.

Mmmh,” fece lei: le grafie corrette di questa onomatopea sono “mhmm”, “mm” o “mmh”.

doveva sentirsi realmente come loro... precipitò, pensando di essere l'unica: “Precipitò” con l’iniziale maiuscola e non minuscola perché in questo caso, a seguito dei puntini di sospensione, inizia una nuova frase segnalata dal verbo forte “precipitò”. I puntini di sospensione sono seguiti dall’iniziale minuscola quando, al contrario, ciò che segue è parte integrante della stessa frase.

in due file ordinate in attesa delle istruzioni di Madama Bumb. L'insegnante li studiò col suo sguardo giallo: a seguito del punto fermo si passa dalla descrizione introduttiva del contesto alla descrizione delle azioni che di lì in avanti si svolgono; il passaggio è segnalato dal tempo verbale che passa dall’imperfetto al passato remoto. Per tale ragione, a seguito di quel punto fermo è più corretto andare a capo.

Arrivando allo stile, è decisamente descrittivo, adatto al genere della storia, che alterna tra la commedia e l’introspezione. Ricco di parti dialogate, pensieri diretti e indiretti (questi ultimi espressi attraverso il discorso indiretto libero) e di parti descrittive, è uno stile dinamico, ma nel complesso coerente a se stesso. La scelta di utilizzare il tempo passato e la terza persona narrante è più che indovinata, essendo la combinazione tipica di questo tipo di struttura stilistica.
È poi uno stile diretto, che dice ciò che dice: non ci sono sotto-testi né sfumature prodotte dall’uso di figure retoriche. Il che non è un difetto, è anzi un tratto coerente al tipo di struttura scelta, tutta votata a raccontare nel senso più immediato e tipico del termine.
Il testo si articola poi in due momenti separati tra loro dagli asterischi divisori, ma nessuno dei due è slegato dall’altro né per ritmo né per stile. La tecnica della separazione visiva è difatti qui utilizzata al solo scopo di fare un passo in avanti spazio-temporale nella narrazione: la scena cambia come in una sequenza filmica, scelta più che buona nel contesto della struttura stilistica della tua storia, perché ti ha permesso di andare avanti senza doverti dilungare in descrizioni che in questa cornice narrativa sarebbero apparse superflue.
Il “problema” più diffuso, a mio parere, dal punto di vista stilistico è la poca chiarezza di alcune espressioni o descrizioni, in linea di massima causata da un’organizzazione sintattica meno efficace o da una ricchezza tale di particolari da penalizzare l’immediatezza del significato.
Partendo dalla questione dei tanti particolari, è il caso della descrizione iniziale del volo disastroso di Tonks, che trascina Merula con sé. La dovizia di particolari è tale da confondere un po’ il lettore sovraccaricato di informazioni, il che rende meno immediata l’immagine descritta. Questo rappresenta un problema anche perché questa scena è presente nella prima parte della storia: un lettore che non focalizza bene le immagini descritte potrebbe non essere invogliato a proseguire nella lettura, un vero peccato.
Quanto al resto, ti riporto di seguito le espressioni a mio avviso meno efficaci:

Cercò di focalizzare l'attenzione sul tepore del sole sulla schiena: era un bel giorno per morire, dopotutto. Trasalì. Il suo primo pensiero rivolto proprio a quello da cui si sforzava di allontanare la mente! : l’espressione “Il suo […] mente!” manca in scorrevolezza a causa sia dell’assenza di verbo reggente dinanzi a “rivolto” (come “era stato”), sia della perifrasi che indica il timore di morire. In “a quello da cui si sforzava di allontanare la mente” abbiamo in sequenza due pronomi, un riflessivo e un infinito retto da preposizione, è insomma una frase abbastanza articolata. Il mio consiglio è di semplificare, guadagnando in scorrevolezza, anche perché questo sembra essere un discorso indiretto libero, quindi più semplice è e più è coerente. Quanto a “Trasalì”, invece, trovo che il punto fermo che lo segue sia una pausa troppo forte considerando che la frase seguente è il motivo per cui il personaggio “trasalì”; in questo caso, suggerirei i due punti.

Concentrarsi non era il suo forte e Madama Bumb non l'aiutava, dato che ricordava loro che rischiavano d'ammazzarsi ogni volta che apriva bocca. Il concetto veniva ribadito almeno venticinque volte a lezione: questa espressione spiega e completa la precedente. In questo caso, dato che siamo a inizio storia, credo che il concetto sia espresso in maniera un po’ ridondante e che avresti potuto dedicargli meno parole al fine di rendere più immediata la parte introduttiva del racconto.

facendo sembrare l'esercizio vergognosamente semplice.// Arrivata con una vertiginosa: siccome qui stai descrivendo il volo di Merula, è più indicato non andare a capo dopo “semplice”, perché il punto e capo nel contesto di una descrizione segnala un cambio di scena, mentre in questo caso la scena è la stessa. Dal punto di vista sintattico, infatti, ci troviamo in presenza di un periodo unico, il cui soggetto è sempre “La ragazza di Serpeverde”.

fluttuando accanto a Tonks. Ismelda indicò Tonks con: qui c’è il problema inverso rispetto al punto precedente. Il soggetto cambia, la descrizione finisce, ma non c’è il punto e a capo. In questo caso, poi, viene introdotto per la prima volta un personaggio – Ismelda – che il lettore non sa dove collocare, quindi sarebbe stato utile, oltre al punto e a capo, anche un piccola introduzione per il personaggio – da intendersi anche come una minima specifica del tipo: Ismelda, che fluttuava a poca distanza dalle due compagne di corso, indicò Tonks con un gesto della mano: “Val la pena averla intorno, quella,” disse, “eccetera”. In questo modo comunichi che si tratta di una studentessa, dove si trova e con il “disse” aumenti la coesione dell’intero periodo. È solo un esempio, ovviamente!

che trascinò con sé nella picchiata con scopa, sguardo omicida, capelli ispidi e tutto: le frasi in grassetto sono frasi nominali e quindi poco coerenti dal punto di vista sintattico alla tua struttura stilistica, sempre molto lineare e coordinata. Inoltre, “e tutto” è poco efficace se non siamo in presenza di un discorso diretto, indiretto libero o di pensieri, perché è un modo di esprimere i concetti colloquiale.

paurosamente nel tentativo di liberarsi. Tonks provò a invertire la rotta: a seguito di “liberarsi” dovrebbe esserci il punto e a capo, perché lì termina il discorso diretto di Merula e la descrizione che lo riguarda, mentre con “Tonks” inizia un nuovo periodo. È una scelta che fai in tutta la storia quella di andare a capo non appena concludi il discorso diretto di un personaggio, quindi credo che qui ti sia semplicemente sfuggito.

Scostò la sedia dalla scrivania dell'insegnante e si sedette per terra: in questo caso il problema è la poca chiarezza, perché a una prima lettura non è chiaro che il personaggio caschi per sbadataggine, sembra anzi che Tonks scosti la sedia con l’intenzione di sedersi a terra e non su quella. Credo che a trarre in inganno sia il verbo “sedere” non accompagnato da termini che facciano intuire l’errore, ad esempio “e sbadatamente si sedette per terra”.

Era quello che le riusciva meglio, dopotutto, l'allegria incrinata da un vago timore. Se avesse fatto la scelta più facile, lavorare per Zonko, e tra dieci anni si fosse trovata a domandarsi: è tutto qui?: questa è la frase conclusiva del racconto, quindi dovrebbe avere un forte impatto sul lettore. A mio avviso, però, ci sono due fattori che la indeboliscono. Il primo è la frase “l’allegria incrinata da un vago timore” che è una circostanziale inserita come coordinata; così com’è, l’intera frase sembra dire “ciò che riesce meglio a Tonks è l’allegria incrinata da un vago timore”, ma non avrebbe senso a livello di significato, quindi scarto questa interpretazione; per esprimere ciò che credo tu intenda, ossia che l’allegria di Tonks, al pensiero che “era quello che le riusciva meglio”, viene incrinata da un vago timore, è necessario inserire la circostanziale come tale (ad esempio facendola precedere dalla lineetta anziché dalla virgola) oppure organizzare l’espressione in maniera diversa. Il secondo è legato all’ipotetica che inizia con “Se”: concludere un racconto con un’ipotetica è un azzardo interessante, nel tuo caso l’ipotetica è una riflessione concatenata alle precedenti, di conseguenza rimarcare questa concatenazione con una congiunzione iniziale, “E se”, avrebbe potuto “saldare” l’intero periodo e renderlo più efficace. In alternativa, avresti potuto scegliere di marcarla, mettendola quindi visivamente in una situazione di privilegio, inserendola dopo un punto e capo, omettendo i due punti e chiudendo “è tutto qui” tra virgolette (sempre per una questione di coesione).
Passando al lessico, trovo che sia stata molto brava! È un lessico che oscilla tra l’uso medio e il colloquiale – quest’ultimo nei discorsi diretti e indiretti liberi –, restando coerente a se stesso lungo l’intera storia. Inoltre, ho trovato davvero lodevole che i tuoi personaggi parlino in maniera coerente alla loro età. Il registro linguistico di Tonks è quello di un’adolescente, quindi diretto e semplice. Il lieve slittamento di registro che si registra lungo l’intera storia comunica in maniera efficace il passaggio dal discorso indiretto al discorso indiretto libero, quando a essere protagonisti sono in realtà i pensieri e le riflessioni della protagonista. Ho solo tre minuzie da segnalarti:

morte splatter: a meno che Ismelda non sia babbana di nascita (anche a metà!), credo che il termine sia un po’ fuori contesto, essendo legato soprattutto al lessico cinematografico – passato poi in un secondo momento all’ambito artistico più largamente inteso.
e erbacce: manca la d eufonica; ho notato che l’hai gestita con coerenza lungo l’intero testo (assente tra vocali contigue diverse, presente tra vocali contigue uguali), quindi credo sia un refuso.
lezione di volo: idem come sopra, segnali “Volo” come materia sempre con l’iniziale maiuscola, ti è semplicemente sfuggita.

Concludendo, quindi, stile e lessico di questa storia sono decisamente buoni, come sempre riesci a gestire bene la narrazione. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 11/15 è legato alle situazioni meno efficaci messe in evidenza, che temo penalizzino l’immediatezza e la scorrevolezza del testo in quei punti, e alle sviste in ambito grammaticale. Spero di essere riuscita a spiegarti al meglio le mie perplessità.

Titolo: 5/5
Il titolo è molto originale. Si tratta di una frase estrapolata da un libro e adattata, vero, ma ciò non toglie che la tua idea di sceglierla e adattarla alla storia manchi di originalità. Inoltre, è in linea sia con il personaggio di Tonks (una battuta, quella del titolo, che non fatico a immaginare sua) che con l’atmosfera quasi tragicomica del racconto, che strappando un sorriso mostra i fantasmi dell’adolescente protagonista. È un titolo, in più, che oltre a richiamare l’atmosfera della storia, ne richiama anche lo stile – incalzante, colloquiale, diretto – e, in ultimo, l’ambientazione. A tutto questo aggiungo che trovo sia un titolo che possa incuriosire e quindi attrarre lettori, di certo si distingue e identifica la tua storia tra tutte le altre, il che è più che positivo. Non ho proprio nessun appunto da fare in questo parametro, titolo perfetto! 5/5.

Sviluppo del tema del contest: 7/10
Sono stata un po’ indecisa sul punteggio da assegnarti in questo parametro. Alla fine ho optato per 7/10 perché il tema del contest c’è, è tutto nell’inadeguatezza vissuta da Tonks, ma manca il fattore assolutizzante che riesca a universalizzare questa esperienza di vita descritta – molto votata al particolare del tuo personaggio e non in grado di fare il passo in avanti: le riflessioni di Tonks sono così “sue” che è difficile dissociarle dal personaggio per trarne concetti assolutizzanti. Ad ogni modo, dato che era oggettivamente difficile sviluppare questo aspetto del tema, non ho ritenuto che dovesse pesare troppo sul punteggio.
Ma parliamo dei pregi! Non è tempo per noi, e di certo non lo è per Tonks, ingabbiata nelle sue paure, incertezze e insicurezze. Ingabbiata in una goffaggine su cui lei fa autoironia, ma che in fondo le fa percepire un sopito senso di inadeguatezza. Ingabbiata da un’ascendenza che non avrebbe voluto, i Black razzisti, quella zia che non ha il coraggio di nominare. Ingabbiata nella sensazione di non essere all’altezza delle proprie ambizioni. Ingabbiata, in ultimo, in riflessioni che la spingono a emergere e a lottare per ciò in cui vuole, ma che si scontrano rovinosamente contro delle insicurezze ancora troppo forti, contro una maschera così ben costruita che lei stessa fa fatica a mettere via. Da questo punto di vista, l’unico aspetto penalizzante per il tema del contest è lo spazio abbondante che il genere “commedia” ruba a quello “introspettivo”, nella prima parte della storia il tema del contest è poco rintracciabile.
In conclusione, comunque, sicuramente non è tempo per il tuo personaggio, non ancora, di conseguenza sei stata sicuramente all’altezza della sfida. 7/10!

Trama (struttura, sviluppo, coerenza): 8.5/10
La trama della tua storia ha una struttura salda e lineare: si svolge tutto nell’arco di pochi giorni, la protagonista si reca alle lezioni giornaliere e poi, il fatidico martedì, all’orientamento professionale. In questo arco di tempo incontra persone, agisce, riflette su se stessa. Una trama tutto sommato semplice, un vero e proprio spaccato di vita, ma in grado di regalarci un istante della vita adolescenziale di Tonks, ricreando a meraviglia l’atmosfera della sua Hogwarts e mettendo in scena gli stati d’animo di un’adolescente alle prese con le incertezze del futuro. Lo sviluppo cronologico degli eventi aiuta il lettore a seguire senza problemi l’evolversi della vicenda, seguendo da spettatore non pagante la protagonista nelle varie fasi – più o meno critiche! - delle sue giornate scolastiche.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8.5/10 è legato a due fattori.
Il primo è l’avvicendarsi di personaggi all’interno della trama: come spiegherò meglio nel parametro successivo, l’elevato numero di personaggi originali poco approfonditi (ossia quelli presi in prestito dal gioco) ha fatto sì che in alcuni punti la trama risultasse un po’ confusa, sia perché il lettore non ha modo di conoscere chi siano questi personaggi presenti o chiamati in causa, sia perché non conosce quali rapporti intercorrano tra questi ultimi e la protagonista. Il risultato è che alcune sfumature della trama, che probabilmente erano affidate alle incursioni del personaggi, sono rimaste purtroppo inespresse.
Il secondo, decisamente meno importante, è riferito al momento in cui Tonks scopre che ci sono i colloqui di orientamento professionale. Potrà sembrare una sciocchezza, ma il fatto che in quel punto non sia chiaro dove si trovi il personaggio e con chi interagisca rende l’intera scena un po’ confusa. In un primo momento, complici le botti della Sala Comune che si scostano, sembrerebbe che la protagonista sia entrata in Sala Comune, ma poi subentra Oliver, un Grifondoro [errore mio: è un Tassorosso], quindi la protagonista è ancora all’esterno, nei corridoi delle cucine, che sembrano piuttosto affollati. Un attimo dopo “Tonks salutò il gruppetto e si avvicinò soprappensiero al centro del locale, non aveva nessuna intenzione di rovinarsi la giornata preoccupandosi per i G.U.F.O.” e non è chiaro cosa sia il “locale”, da quanto segue immagino sia la Sala Comune (visto il riferimento alla bacheca e a Penny – ma il lettore deve appunto ricordare che Penny è Tassorosso, così come che Oliver è Grifondoro [sempre errore mio], e qui ci ricolleghiamo al punto precedente). La scena è insomma un po’ confusa, e il fatto che i personaggi citati non siano noti a tutti rende ancora più difficile focalizzarla e capire dove si trovi Tonks e con chi stia interagendo – peccato che si tratti di un momento cruciale, perché qui Tonks scopre di dover fare il colloquio e si apre quindi la seconda fase della storia.
A parte questi due dettagli (il secondo dei quali ho ritenuto di doverlo segnalare qui e non in Stile perché lo considero un fattore legato alla contestualizzazione della storia e quindi alla struttura della trama), come già detto, la trama è pensata e sviluppata bene, quindi il punteggio alto è più che meritato!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Questa è quella che si usa dire una storia piena di personaggi, un piccolo spaccato di mondo. La protagonista indiscussa, Tonks, è tutto fuorché sola, la vediamo anzi quasi sempre relazionarsi con un altro personaggio.
Partendo proprio da Tonks, come sempre hai saputo caratterizzarla più che bene. Non c’è ombra di incertezza quando scrivi di lei, è un personaggio che conosci benissimo e che sai come gestire, questo sia quando devi farla agire, sia quando ne affronti l’introspezione. In questo caso, abbiamo una Tonks inedita per i lettori della saga: quindicenne e alle prese con la scuola, i compagni e un futuro ancora da costruire. Le sue insicurezze relative al sogno nel cassetto, la sua sbadataggine e la sua autoironia sono tuttavia familiari, sia perché perfettamente in linea con la controparte originale, sia perché coerenti a un’adolescente che è tutto fuorché perfetta e che di conseguenza teme di non essere adatta a un’ambizione come quella di diventare Auror. Molto coerenti al personaggio, a riguardo, sono anche le motivazioni che la inducono a dubitare di se stessa: da un lato una presunta incapacità legata a pasticci e bassi voti, dall’altro “il sangue”, il ramo marcio della famiglia che teme possa compromettere tutto – la persona giusta con la zia sbagliata, potremmo dire. La tua protagonista evolve dal semplice al complesso lungo l’arco della narrazione: la sbadataggine che la caratterizza all’inizio diviene motivo di riflessione nella parte centrale e svela insicurezze in quella conclusiva – ecco allora che l’autoironia è un meccanismo di difesa, mentre l’estroversione cela in realtà il timore di mostrare una parte di sé (la famiglia della madre). Il colloquio con la Sprite è rivelatore, ma lo è ancora di più la reticenza che Tonks mostra in conclusione, quando asseconda gli amici che credono stia scherzando, cedendo ancora una volta all’insicurezza – seppure ben camuffata. È un ritratto, il tuo, molto coerente al personaggio che conosciamo, non si fa fatica a credere che sia stata questa l’esperienza a Hogwarts di quell’Auror pasticciona, ironica e tanto coraggiosa, che durante gli ultimi anni a Hogwarts ha vinto le proprie remore e imboccato la strada che l’avrebbe resa un’Auror – non che lavorare da Zonko fosse una cattiva idea! L’ho sempre vista molto affine a Fred e George, questo nuovo dettaglio della sua biografia rafforza ancora di più la mia idea.
Passando agli altri personaggi e soffermandomi dapprima su quelli che conosciamo dalla saga, sia Gazza che gli insegnanti presenti o citati dai personaggi risultano ben caratterizzati nelle loro piccole comparse: così come la la Bumb è autoritaria e secca nell’esprimersi quanto nei libri, allo stesso modo la Sprite è attenta a capire cosa si celi dietro la facciata di combinaguai. Molto carino e convincente il riferimento alla Pince (e credibile l’idea che Tonks detesti frequentare la biblioteca a causa dei brutti modi della bibliotecaria!), così come quelli a Piton. Gazza, nella sua breve apparizione, è proprio quello cui siamo abituati: scontroso, insensibile e pieno di livore nei confronti degli studenti, non stupisce che sia lui ad alludere a Bellatrix per ferire Tonks.
Arrivando, in ultimo, ai personaggi che compaiono in Hogwarts Mystery e che io valuto come se fossero personaggi originali, arriviamo anche a quella che a mio avviso è la nota dolente della storia dal punto di vista delle caratterizzazioni. Come ho scritto all’inizio, questa è una storia piena di personaggi e noi vediamo la protagonista muoversi tra l’uno e l’altro. I personaggi presi in prestito dal videogioco sono qui solo accennati, nessuno di loro è approfondito e nessuno di loro riesce a spiccare tra gli altri. La stessa Merula, che rispetto agli altri studenti ha un ruolo privilegiato, ha una caratterizzazione sbiadita, sembra anzi la solita “villain” dei teen drama che eccelle in tutto rispetto alla protagonista e ha un pessimo carattere (alle volte, non sempre, fa da sfondo una situazione familiare difficile, come è nel caso di Merula). Dovendola valutare come OC, non posso che rintracciare una pecca in questa caratterizzazione poco approfondita e un po’ stereotipata (anche se immagino ti sia attenuta al personaggio per come viene presentato nel videogioco). Tutti gli altri personaggi, dalla brillante Penny al buon Oliver sono, mi spiace dirlo, interscambiabili. Un lettore che non conosce il videogioco, e quindi non sa chi siano, viene “assalito” da nomi di sconosciuti che restano tali. L’idea credo sia stata sia quella di mettere Tonks a confronto con un personaggio che evocasse i suoi timori (Merula), sia di mostrarla nella quotidianità scolastica, ma senza che questi personaggi riescano a muoversi in maniera autonoma e abbiano – come nel caso di Merula – una caratterizzazione convincente, l’idea stessa ne esce indebolita e si ha solo un caos di personaggi, di cui alla fine si fatica a ricordare anche i nomi. È stata la gestione degli OC ad abbassare il punteggio, che resta comunque alto sia per le buone caratterizzazioni dei personaggi estrapolati dalla saga che per l’ottima caratterizzazione della protagonista.
La media dei pro e dei contro emersi mi ha convinta ad assegnarti 7/10 in questo parametro. In ogni caso, come sempre e come ho anche già detto, la tua Tonks è splendida!

Totale: 38.5/50

Recensore Junior

Tonks è in assoluto la mia personaggia preferita della saga, ti ringrazio di aver dedicato a lei una ff!