Ciao, dunque dunque... come ben sai aspettavo di leggere questa storia fin da quando mi dicesti che ti eri ispirata a una delle tante cavolate che dico su Facebook. L'aspettavo perché io sono una persona molto ma molto curiosa e l'idea di averti ispirata mi rendeva, oltre che curiosa, anche molto orgogliosa. Come ben sai io sono felice quando riesco a ispirare qualcuno, con un prompt ma anche senza prompt. E poi in questo caso penso tu abbia fatto una specie di miracolo.
Premetto subito una cosa, non mi sono fatta idee particolari su quel che avresti scritto (cerco di non farmene mai prima di leggere qualcosa), ma di sicuro non mi aspettavo niente del genere. Ma il "miracolo" non è questo quanto il fatto che spesso mi sono ritrovata con la voglia di leggere una storia in cui Mike Stamford per una ragione o per l'altra non incontrava John quel giorno al parco. Avevo già letto qualcosa di simile in passato, in cui le strade di John e Sherlock si separavano durante A study in Pink per poi ritrovarsi insieme in futuro, ma mai niente del genere. E credimi che ho urlato nel momento in cui ho capito che avevi scritto qualcosa che io stessa avrei voluto leggere già da tempo. Sono doppiamente felice che tu ce l'abbia fatta insomma.
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai riadattato A study in pink. L'episodio lo si sente scorrere durante tutto l'arco della storia, ma in un modo diverso. I dialoghi non sono tutti nell'ordine che conosciamo e i fatti prendono una strada differente, ma non troppo. Perché alla fine il risultato è sempre quello ovvero John e Sherlock che vivono insieme a Baker Street. Il tutto succede in un modo differente e queste differenze rendono il loro rapporto leggermente diverso e ora spiegherò in che senso lo intendo. Prima di tutto lasciami dire che ho amato il modo in cui hai gestito John. Lui è il perno della storia e nella mia testa mi sono figurata le brevi flash incentrate sul suo rapporto con Harriet vedendole come una sorta di prequel di questa. La sua solitudine, il suo non riuscire a riadattarsi alla vita da civile e il rendersi pienamente conto che il suo problema non è uno stress post traumatico, ma il fatto che i campi di battaglia gli manchino. Qui se ne rende conto da solo, arrivando ad ammetterlo. Anche nell'episodio io credo che già lo sapesse ma a fare da reminder c'è Mycroft con il suo implacabile modo di dire le cose, che non lascia mai spazio a obiezioni di sorta. Anche là John lo sapeva, sapeva ciò che provava verso la vita da civile e quel che avrebbe desiderato ma stentava ad ammetterlo. Qui il non incontrare Mike lo porta a una serie di ragionamenti che arrivano a fargli confessare esattamente questo. Il blog stenta a partire, quando John prende il taxi e incontra Sherlock sono passati due giorni dal ritrovamento del cadavere della signora in rosa. Due giorni in cui Sherlock ha fatto scelte diverse riguardo le indagini, in cui si è ritrovato non propriamente accettato da Anderson e Donovan (sempre loro eh... va beh, sorvoliamo sulla loro "simpatia" che è meglio) e in cui proprio John ha provato a far partire questo blog, ma senza avere davvero niente da scrivere. Sembra molto insoddisfatto da se stesso. E a questo punto succede qualcosa. Si incontrano per caso e forse perché questo Dio della Johnlock esiste davvero e magari ha proprio l'aspetto di Mike Stamford, che se non c'è sarà per una ragione! Mi piace il modo in cui si scoprono, piano piano. Sempre più interessati a questo uomo a cui siedono accanto e col quale dividono un taxi. La conversazione a tratti sembra surreale, ma considerato che sono John e Sherlock ovvero persone che ridono sulle scene di un crimine, è tutto perfettamente nella norma. La sensazione che si ha è quella che due persone molto sole si siano finalmente trovate. Fra loro è scattato qualcosa ed è successo in quel modo che vediamo anche nell'episodio. Ovvero con Sherlock che deduce tutta la vita attuale di John e che John che non lo insulta, ma che al contrario lo trova fantastico. Tutto come ci aspettavamo e come in effetti succede. Quel che c'è di diverso è il loro volersi a vicenda. Nella serie c'è Mike che fa da tramite e la sua presenza, il suo muto invito a vivere insieme suona un po' come una legittimazione. Come se entrambi si sentissero più a loro agio a dire di sì perché c'è Mike Stamford, conoscente/amico in comune, che li ha presentati e se lo ha fatto ci sarà un motivo, insomma! Qui John e Sherlock non hanno nulla in comune, se non una passione per l'avventura e le stranezze, oltre che una certa affinità istintiva (perché di quella ce n'hanno da vendere). E quando si trovano si scelgono, anche se non c'è alcun tramite fra loro. La loro decisione di trovarsi e di andare a vivere insieme non è legittimata dalla conoscenza di nessuno, lo decidono perché lo vogliono e questo a mio avviso cambia leggermente i presupposti su cui basare il loro rapporto. Una mutazione impercettibile, ma che nel tempo potrebbe avere un proprio peso e questo mi è piaciuto tantissimo.
Sono davvero felice che tu l'abbia scritta.
Koa |