Recensioni per
Urla e polaroid
di fumoemiele

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
26/10/19, ore 12:55

Ciao, eccomi qui per lo scambio di recensione.
A quanto ho capito la storia è ispirata al quadro "L'Urlo" di Edward Much, trovo la cosa molto interessante e originale, anche a me piacerebbe prima o poi scrivere un pezzo ispirato a un'opera d'arte!
La storia, come nel tuo stile, è un crescendo di disagio personale e sociale, e come atmosfera mi ha ricordato il film "Joker" che va tanto di moda oggi (a scanso di equivoci, non l'ho visto e non credo lo vedrò, ma ne ho sentito talmente parlare che sono riuscita a farmene un'idea credo corretta. Spero tu non ti offenda per il paragone).
Ci troviamo infatti in una metropoli alienante, dove regnano la solitudine e il disagio. Il protagonista ha appena perso il lavoro ed è disperato, oltre al fatto che evidentemente è un alcolizzato e dipendente dal gioco che sta pian piano perdendo il senso della realtà. E' uno scrittore fallito che deve trovare una nuova strada, ma ovviamente anche a causa dei suoi problemi non riesce a venire fuori dalla sua situazione problematica; pensa di avere avuto una buona idea il giorno in cui da una rigattiera compra una vecchia polaroid e decide di darsi alla fotografia, la cosa potrebbe anche funzionare visto il revival degli anni '80 che sta avvenendo negli ultimi anni, ma qualcosa non funziona a dovere (come prevedibile visto i problemi del protagonista).... 
Nel complesso mi è piaciuto perchè ha un ritmo coinvolgente in un crescendo di tensione e di follia visot che lo spettatore capisce bene quali sono i problemi del protagonista e per quale motivo in realtà lui agisca in quel modo e la spirale in cui sta precipitando.
Ciao e alla prossima!

Recensore Junior
20/10/19, ore 17:14

Terza Posizione (al contest "Una Macchia di Storia"): Urla e Polaroid - fumoemiele


Grammatica: 3 su 3

Allora, grammaticamente parlando non ho notato errori né di battitura, né di distrazione o altro, non ho nessun commento da fare riguardo questo canone di valutazione perché trovo tu abbia fatto un eccellente lavoro nel curare l'aspetto grammaticale della storia. E' raro per me trovare una storia senza errori grammaticali, complimenti.

Qualità della trama: 2 su 4

La trama l'ho trovata piuttosto basica, ruota tutto attorno a questo personaggio che vuole trovare un nuovo lavoro e si butta sulla fotografia trovando questa Polaroid, per poi finire in questa spirale di eventi inquietanti. E' ben sviluppata, certo, ma qualche informazione in più su di lui o su altri aspetti della sua vita non l'avrei disprezzata.
Questo è un appunto che non ha gravato sul punteggio, ma la Polaroid non è descritta in toto e lui spende per questa una somma piuttosto considerevole (300 dollari) che per un oggetto messo male è una grande somma di denaro nonostante certo sia vintage e con un'importanza storica:

È usata e un po’ messa male, ma funziona.”

Non posso sapere che tipo di Polaroid sia o di che anno ma in genere il costo è minore.


Stile e lessico: 3,5 su 5

Mi piace che il protagonista si rivolga direttamente al lettore in alcuni casi, è un fatto che non capita spesso nella storia, ma lo trovo positivo perché lo rende più godibile. Ci sono alcune ripetizioni, per esempio quando dalla Polaroid fuoriesce la foto si usa spesso il verbo “vomitare”, all'inizio si ripete spesso la parola “alcool” per far intendere e mettere in risalto il fatto che lui beve quasi continuamente.
Il lessico è piuttosto semplice, ma capisco che sia una scelta voluta dato il personaggio, il suo modo di fare e il suo modo di esprimersi, ho capito il bisogno di far rientrare il lessico nel suo tipico stile.
Leggendo la storia ho capito che ci trovavamo ai giorni nostri solo quando è stato citato “Instagram”, perché non viene mai direttamente specificato o fatto intendere, pensavo ci trovassimo nei primi anni 2000 o alla fine degli anni 90'.
Tendenzialmente non amo uno stile così crudo e diretto, sono stata indecisa sui punti da assegnare per questa categoria proprio per questo, ma come scritto anche sopra, penso che lo stile sia dettato dal personaggio, di conseguenza non posso assegnarti un punteggio minore di quello scritto.

Originalità nell’inserimento del quadro: 4,5 su 5

Ancora complimenti per l'originalità stavolta, l'uso del quadro in questo modo l'ho trovato del tutto originale e ben studiato.
Si comprende già verso metà testo che il tutto è una specie di discesa nell'oblio per il protagonista che raggiungerà l'apice con lo scatto dell' “Urlo” di Munch ma è comunque un'idea brillante per inserire quest'opera nella storia. 

Fusione tra trama e quadro: 2 su 3

L'intera operazione di inclusione dell'opera è ben riuscita e di conseguenza anche la fusione fra questa e la trama.
La fine non è chiara, è un finale aperto che non fa intendere ciò che accade dopo l'ultimo scatto, diciamo che non viene spiegato nemmeno se il protagonista immagina di vedere l'”Urlo” sotto gli effetti dell'alcool o se realmente appare ogni volta un qualcosa di sempre più agghiacciante sulla pellicola. 

Gradimento personale: 4 su 8

La storia mi è piaciuta, ovviamente l'ho riletta diverse volte e la rileggerei con piacere, ma secondo il mio gradimento personale ha dei punti non soddisfatti a pieno, come dicevo nel criterio “qualità della trama”, avrei gradito più informazioni sul personaggio, ma anche sulla macchina (Polaroid) e su tutto ciò che ruota attorno a questi eventi. Può essere stata una scelta da parte tua, ma ho trovato la vicenda nebulosa a tratti perché avrei appunto gradito più dettagli. 
Come scritto anche sopra uno stile così cupo/crudo non è nelle mie corde anche se ne comprendo l'uso per il protagonista, ma dato che questo criterio è incentrato sul mio gradimento personale vorrei citare questo fatto.
Non credo inoltre che il genere horror sia adatto per indicare questa storia, non che non accada qualcosa di macabro o ambiguo, ma leggendolo non lo attribuirei a questo, anche se ciò per me non ha gravato sulla valutazione finale.
Un ultimo appunto, non penso che il rating arancione sia adatto a questa storia, infatti questo tratta tematiche più violente e forti di quelle descritte, penso che un rating giallo invece sia perfetto.

Punti extra: 2 su 

L'inclusione della condizione è riuscita, è chiaro che la storia si svolge nell'arco di una giornata e ciò rispetta la condizione a pieno.

Nuovo recensore
23/09/19, ore 23:34

ECCOMI QUI, finally ce l'ho fatta – niente appuntamento con Trevor che mi ero imposta come penitenza, lol.
Questa recensione sarà un po' diversa rispetto alle altre perché, da grande amante dell'Arte e sopravvissuta a due anni di superiori (quarta e quinta) con una prof che se ti dava sei era come prendere dieci e lode in ingegneria meccanica [?], sono preparata sull'argomento, o meglio, penso di aver trovato una mia personale interpretazione di questo scritto.
Quindi sarà una recensione molto particolare, credo.
Innanzitutto lo stile è perfetto come sempre e il pacchetto che hai scelto l'ho semplicemente adorato, senza contare che l'hai sviluppato benissimo.
L'idea del verme che esce dalla polaroid è un indizio importante, secondo me: L'urlo rappresenta la deformazione dell'essere umano in quanto chi urla in quel quadro distorce – appunto deforma – sia se stesso che il paesaggio circostante.
Ma non solo questo, bensì l'uomo stesso perde questa connotazione, diventando una creatura più serpentiforme, bianca e priva di capelli, esattamente come quel verme bianco che è uscito dalla polaroid, il quale era, sempre secondo me, il preludio a ciò che stava per accadere a fine giornata.
Poi ancora, il paesaggio stesso è un chiaro richiamo alla distorsione del mondo intorno al protagonista: nel momento in cui l'ultima foto si stava sviluppando, del sangue cremisi gli ha imbrattato le dita, lo stesso colore usato per lo sfondo del quadro.
Senza contare che, verso le battute finali, dice espressamente:

“Fu allora che sentii il dolore del mondo pesarmi addosso, l’eco di un urlo lontano, distante, eppure intenso tanto da spaccarmi i timpani. Sentii il tutto e il nulla, la monotonia, il caos e la solitudine, tutti in unico scatto”.

Ecco, questo è riconducibile, sempre secondo me – ci tengo a specificarlo ogni volta perché magari ho scritto delle ciofeche colossali –, all'analisi stessa del quadro.
Dato che rappresenta appieno la crisi di fine Ottocento, dove le condizioni di vita erano migliorate, ma al contempo vi è una distruzione di ciò che sono stati il passato e i vecchi valori, soprattutto con la scoperta della Psiche da parte di Freud.
In sostanza, l'uomo non sa più cosa è, perde la sua essenza e si sente molto più simile alle macchine (cosa dovuta anche alla Rivoluzione Industriale, ma non vorrei sbagliarmi).
Quindi, ricollegando i pezzi di questo delirio che non ha né capo né coda, ciò che ho percepito io leggendo questa OS è che il protagonista dimentica i vecchi valori passati, anche se erano falsi – ovvero il voler terminare a tutti i costi il romanzo, anche se ad un certo punto afferma di essersi reso conto di non aver mai provato una vera e propria passione per la scrittura – e il fatto che si senta più simile ad una macchina in questo mondo distorto ricco di squilibrio è riconducibile alla polaroid stessa, visto che resta comunque un oggetto meccanico e quindi, anche se alla lontana, è comunque una macchina – inteso ovviamente come macchinario.
Insomma, ciò che ho percepito io, leggendo questa storia che finisce dritta tra le preferite perché sì, è la rivisitazione del quadro in chiave moderna.
Ho ritrovato gli elementi storici che gli hanno dato vita nei giorni nostri, così come i sentimenti del protagonista che si incastrano perfettamente col soggetto del quadro stesso.
L'aver perso la retta via, l'essersi dimenticato chi fosse, il non ricordare chi è stato in un'altra vita, ovvero prima di perdere il lavoro… boh, mi sono emozionata tantissimo, davvero – senza contare che la mia prof di Arte dovrebbe essere proud di me, che ancora ricordo tutti gli appunti che ci aveva fatto prendere a riguardo (parlava a manetta quella donna, era impossibile starle dietro, infatti registravo sempre le lezioni, lol)

Credo che questa recensione sia una cosa decisamente strana, se ti fa storcere il naso dimmelo che rimedierò, perché ammetto di essermi lasciata andare e di essermi concentrata troppo su un senso puramente soggettivo, quindi è anche probabile che ciò che ho scritto siano solo baggianate.
Ad ogni modo, è stata una bellissima lettura, davvero.
Tantissimi complimenti e alla prossima!

Harriet;

Recensore Veterano
23/09/19, ore 16:11

Attenzione, attenzione!
Questa non è una recensione ma spionaggio industriale, ebbene sì, ci incontriamo di nuovo fumoemiele, stavolta da avversari in un contest a quanto pare.
Bene, ora che ho dato sfogo al mio lato demenziale inizio a recensire:

la storia è scritta veramente bene e, sinceramente, mi ha dato l'impressione che Bukowski e Stephen King abbiano partorito questo tipo di racconto seduti al tavolo di un pub. Il protagonista è praticamente Henry Chinaski che passa per una delle vecchie raccolte di racconti del Re. Mi ha ricordato un pochino un vecchio film horror che si chiama Shutter (e madonna quanto mi fece cagare addosso all'epoca).
Brava, brava! Mi è piaciuto molto come sei arrivata al quadro che ti è stato assegnato!

A presto.

Recensore Master
22/09/19, ore 11:33

Ciao (:
Non avevo mai letto nulla di tuo, ma dopo questa penso proprio che tornerò a farti visita!
Che posso dirti se non che ho adorato ogni singolo dettaglio?
Il protagonista è un personaggio incredibilmente verosimile. Un uomo con il vizio dell'alcool che sogna di diventare scrittore (ci vedo molto King, o sbaglio?) e di riscattarsi davanti ai suoi compari di bevute che non credono affatto in lui.
Il sostituire il sogno della scrittura con quello della fotografia, sperando di riuscire a guadagnarsi da vivere in tal modo. Del resto sono entrambe due tipi di arte usati per comunicare qualcosa, il primo con le parole e il secondo con le immagini. E il tuo protagonista si ritiene un artista incompreso, quindi non può che pensare di aver trovato la sua strada.
Peccato che la sua macchina fotografica non sia concorde con lui.
E qui non posso che farti i complimenti, il modo in cui hai descritto ogni singolo scatto che porta ad una deformazione del volto del protagonista mi ha dato i brividi.

Davvero un testo pieno di "immagini" impressionanti, dal sapore agrodolce che mi hanno fatto adorare l'intero testo, accompagnate da uno stile scorrevole e coinvolgendo, mai noioso, che mi ha spinta a divorare parola dopo parola ogni singola riga fino a giungere alla conclusione, affatto banale.
Ammetto che mi sarebbe piaciuto sapere il perché di una cosa simile, ma mi tengo le mie ipotesi (sogno dovuto alla serata balorda? Oggetto sovrannaturale nel quale dimora un demone? Maledizione?) e ti rinnovo i complimenti!

Alla prissima
karter

Recensore Master
17/09/19, ore 17:23

Una one-shot a dir poco stupenda!
E forse potrei sembrare monotono o ripetitivo, poichè ho definito tutte le tue one-shot tali, ma sul serio, non posso farci niente!
Tra tutte le autrici di EFP sei colei che più si avvicina allo stile di scrittura di King, il mio autore preferito, quindi puoi ben capire che il tuo modo di scrivere ( non solo per la tipologia, ma anche per i temi trattati ) si è ormai guadagnato un angolo personale del mio cuore di lettore.
Detto questo, ho amato alla follia ogni singolo dettaglio di questa storia, con citazione volute o meno a Duman Key e ( per l'appunto ) Polaroid e i suddetti film di genere, in cui a farla da padrone è una macchina fotografica assassina.
Anche se, visto il finale, penso che sarebbe riduttivo indicare questa particolare macchina foto grafica come tale, la faccenda è molto più complessa. Certo, non viene specificato, ma io sono dell'idea che ( in piena tradizione Coujuring ) sia un oggetto attraverso il quale un demone o uno spirito maligno è in grado di operare nel mondo reale, plagiando la mente del detentore fino alla follia ( rappresentata sotto forma dell'Urlo di Munch, uno dei miei quadri preferiti in assoluto ).
Ci avrò azzeccato, almeno un pochino?
Detto questo, la storia è stata un continuo crescente di tensione, con un protagonista perfettamente delineato nei pensieri e nella personalità, molto realistico e attuale. Per giunta, il fatto che sia un aspirante scrittore penso sia un altro riferimento al tipo di protagonista preferito da King ;)

Recensore Master
16/09/19, ore 16:02

Ciao tesoro, eccomi finalmente <3
ahahaha comincio così, perchè questa OS mi ha fatto ridere e allo stesso tempo contrarre lo stomaco perda dell'ansia! Come solo tu riesci a fare, per altro! 
Trovo la storia davvero originalissima, riesci sempre a rendere i tuoi personaggi verosimili e reali, ognuno con un suo trascorso e un suo presente. Qui abbiamo un tizio delirante d'alcol che trova una maledetta polaroid che gli distorce il viso, sia su pellicola sia nella realtà, fino a trasformarlo in un urlo! Dico davvero, hai una fantasia fuori dal comune, e mi piace come riesci sempre a rendere ogni prompt horror o pseudo tale. 
Mi è piaciuto tutto il percorso di questo povero Cristo, che parte come un alcolista e cerca un modo per riscattarsi, soprattutto per cantargliele ai tizi maledetti del bar. Tenta qualsiasi modo e alla fine quale modo migliore per sostituire la scrittura con la fotografia? Essa non è arte allo stesso modo, che parla per immagini piuttosto che parole? Forse un'arte più facile? Chissà, io ho sempre preferito la scrittura... ma tornando al tizio, mi piace questa voglia di riscatto, questo desiderio di spiccare e diventare qualcun altro, questo bisogno di staccarsi da qualcosa che si era per diventare qualcosa di nuovo. 
E in questo caso direi che l'obiettivo è più che raggiunto xD non so quale interpretazione dare, sono indecisa fra un delirio del tizio dettato dal troppo alcol - e che in realtà ha immaginato o sognato tutto, o qualcosa di sovrannaturale alla King e alla X-files con oggetti misteriosi che diventano strumenti di morte/tortura. Entrambe le opzioni mi piacciono! 
E devo farti i miei complimenti come sempre, perchè l'ho amata <3
A presto
Alice

Recensore Master
15/09/19, ore 20:21

Eccomi per lo scambio del giardino di EFP.
Devo dirlo questa storia calza a pennello con l'immagine che fa da contorno alla storia.
Ho apprezzato moltissimo sia le descrizioni sia i pensieri sempre più folli del nostro protagonista che, ad ogni foto, affossa sempre più nel suo oblio in un modo più che raccapricciante.
Il finale comunque è proprio degno dei tuoi non c'e che dire inquietante al punto giusto ed è per questo che mi piace così tanto come scrivi.
Che poi poveraccio c'ha speso 200 dollari sto qua un rimborso?
Ciaoo a presto.

Recensore Master
15/09/19, ore 18:29

Mi piace il finale in sospeso...credo che sia perfettamente in linea con l'intera storia. Tra l'altro raccontata benissimo nell'arco temporale di una sola giornata. Un uomo (e qui abbiamo un protagonista maschile, una volta tanto) preda di ansie ed angoscie, vittima dell'alcol e dei suoi fallimenti che sembrano fregargli davvero poco. Vuole una riscossa, tornare alla ribalta, crearsi un'alternativa lavorativa e cerca il lampo di genio.
Quanto questa trovata gli sia costata se ne accorgerà solo in seguito. In questa one shot non abbiamo killer, assassini o psicopatici vari. Abbiamo qualcosa di più antico e profondo, qualcosa contro cui combattere è molto difficile. Le nostre paure, le nostre insicurezze o demoni interiori si palesano facendoci pesare l'inutilità delle nostre vite. Siamo alla mercé dei nostri istinti, dei nostri bisogni...delle nostre dipendenze. L'alcol in questo caso offusca ed annebbia la mente. Sarà vero o solo frutto della sua mente alterata? Questo è il vero mistero della trama in sé. Questo oggetto inanimato, vecchio e logoro che sembra risucchiarti l'anima ad ogni scatto. Ogni click porta via una parte di te, insieme alla sanità mentale che va a farsi friggere. E più questo macchina Infernale (un po' come Christine) vomita fuori i suoi assurdi scatti più il protagonista non riesce a smettere di auto scattarsi delle foto. Vorrebbe che tutto tornasse alla normalità, vorrebbe rivedere se stesso come si ricordava un tempo. Ma il profilo è cambiato...non è più lo stesso, lo spauracchio di ciò che era adesso compare. E l'urlo di chi ha perso tutto ormai riecheggia in quel tramonto oscuro e senza fine.
Mi piace questa storia (vabbè, le tue mi piacciono tutte quindi che lo dico a fare) mi piace l'argomento che hai trattato, mi piace che riesci ad incutere tensione e paura anche con storie all'apparenza del tutto normali. Hai fatto ancora una volta un ottimo lavoro che apprezzo tantissimo. In perfetto stile King direi, brava davvero. Ti saluto per adesso, in attesa di un aggiornamento delle tue long, a presto.

Recensore Master
15/09/19, ore 16:07

Ciao, cara!
Questa one-shot ha attirata la mia attenzione.
Il protagonista della tua storia, mi pare molto insicuro e non sa quello che vuole realmente nella vita a parte ubriacarsi.
Voleva fare lo scrittore, ma alla fine si è reso conto che probabilmente quella non era la sua vera passione, ma quando vede quella polaroid forse qualcosa cambia.
Io ho pensato che quella vecchia macchina fotografica possa mostrare chi si è realmente oppure è semplicemente una macchina fotografica maledetta come accade spesso per i vecchi oggetti.
Io ti faccio tantissimi complimenti perché le tue storie sono sempre originali e con personaggi sempre molto affascinanti anche se inquietanti.
Alla prossima <3

Recensore Master
15/09/19, ore 13:38

Ma ciao **
Intanto ti rassicuro dicendo che secondo me la sezione "horror" va più che bene. Seconda cosa, sono contentissima, perché mentre leggevo questa storia mi hai ricordato tantissimo la capacità di Edgar Allan Poe di creare racconti misteriosi che ti sconvolgono e affascinano (lo sto leggendo per adesso, quindi mi è venuto subito in mente). Ho apprezzato la scelta del non dare una spiegazione, secondo me così è più bello e rimane il mistero che può portarci a formulare teorie e interpretazioni. Perché quest'uomo vede se stesso in modo diverso nelle fotografie? E' la Polaroid ad essere effettivamente maledetta, o semplicemente cattura la sua vera essenza? Mi ha molto affascinata, perchè sembrava quasi che le foto ritraessero più il suo aspetto interiore che esteriore, poiché questo personaggio sembra quasi del tutto arreso alla vita stessa, affoga nell'alcol i suoi dispiaceri, praticamente è "spento". Ora capisco perché l'ultima foto mi ricordava L'urlo di Munch, perché effettivamente era quello che dovevi usare in questo contest, è stata suggestiva come cosa, con questo riflesso distorto nell'acqua. Ho avuto l'hype fino alla fine e ne sono rimasta davvero affascinata, forse una delle OS che più ho amato. Complimenti davvero <3

Nao

Recensore Master
15/09/19, ore 11:15

Ciao cara, eccomi qui per lo scambio libero. Come promesso ho scelto questa storia. Che dire? Hai caratterizzato il protagonista in maniera eccellente, si capisce che è una persona frustrata, che non apprezza la sua vita che aveva un sogno ma che non ha potuto seguirlo. Tuttavia quando vede una vecchia polaroid inizia di nuovo a credere in se stesso. Ma questo nuovo lavoro non è facile e sprofonda di nuovo nella disperazione. Che poi alla fine hai descritto in maniera super eccellente L'urlo, anzi direi che la storia richiama perfettamente lo stato d'animo di chi urla, secondo me.
A presto.

Recensore Master
15/09/19, ore 10:49

Mi dispiace che non fornisci una spiegazione, ben fai a mettere le note a fine storia che motivano certe scelte, ma questo perché sono il gemera di persona che odia una conclusione senza le dovute spiegazioni.
Direi che quello che succede al protagonista è qualche trip mentale da paura, mentre posso dire di aver trovato angosciante la parte della larva. Ho anch'io una vecchia polaroid, all'idea di una simile scena la butterei via visto il mio odio per gli insetti.
Detto questo la storia è scritta bene e per tutto il tempo c'è una costante ma leggera sensazione d'ansia che tiene il lettore sul chi vive.
Ma credo che questo sia anche dovuto che conoscendoti mi aspettavo contenuti molto più forti...insomma, la classica bastardata dell'autore verso il protagonista. Cmq l'ho letto con piacere.

Recensore Master
15/09/19, ore 10:24

Effettivamente questa storia è un tantino leggera, rispetto ai tuoi standard. Però è bella lo stesso. Abbiamo un individuo leggermente pieno di sè (il tipo di persona che, appena lo conosci, ti fa venire voglia di strangolarlo e defecare sulla sua tomba), con delle velleità artistiche e un rapporto forse un pò troppo intimo con gli alcolici (immagino che il suo miglior amico sia Jack Daniels). Un bel giorno, il nostro acquista una vecchia polaroid. E qui inizia il delirio (a proposito, ti sei per caso ispirata a un vecchio racconto di Stephen King, "Il fotocane"?). Perchè invece di foto normali, viene fuori della roba che farebbe cagare addosso Dario Argento. Il resto è un viaggio nella follia che mi ha fatto venire voglia di conoscere il tuo spacciatore...scherzi a parte, ottimo lavoro.

Alla prossima!

Recensore Junior
14/09/19, ore 16:01

Eccomi qui.
Premetto (o meglio... ripeto) di essere soltanto l'organizzatrice del contest in questione NON la sua giudice (copito che ricade su elli2998), pertanto questo commento sarà un COMUNE COMMENTO in quanto la mia opinione non avrà il minimo peso sugli esiti del contest. L'unica cosa che posso dirti riguardo al contest è che NON sei fuori traccia.

Allora, ho veramente apprezzato l'originalità del testo, lo hai fatto sposare al bando in maniera innovativa e del tutto inaspettata. In certi punti mi ha fatto sorridere questo protagonista scorbutico e, direi, abbastanza bipolare. Complimenti anche per il finale.