Ohilà, buongiorno! Ormai sto diventando una persecuzione;)
Ad ogni modo, inizio col dire che io ho un rapporto complesso sia col fandom di Frozen che con l'Helsa: il film mi è sempre sembrato incredibilmente sopravvalutato, e con dei buchi di trama grossi come il gran Canyon, la ship l'ho sviscerata in qualche storia perché, pur non sopportando Elsa, adoravo Hans perché mi piacciono i personaggi camaleontici che sembrano una cosa e poi si rivelano essere tutt'altra, e inoltre ero nel periodo buio ed oscuro dei miei sedici anni in cui le coppie disfunzionali erano il mio pane quotidiano e tentavo d'imitare Stephen King infilando parentesi dappertutto.
Esaurite le lungaggini, passo a commentare la storia vera e propria: parto per l'ennesima volta coi complimenti allo stile, perché wow! la giudico la cosa più bella che tu abbia scritto fino ad ora, è raffinata, macabra, incisiva nella sua brevità, ho adorato l'uso insistente dei colori che serve a definire i personaggi (Hans che è rosso per l'ambizione, una creatura di fuoco velenoso, Elsa che è bianca come la neve che le sgorga dalle mani e le congela il cuore), Anna che passa da squalo a delfino quando la sua bontà d'animo prevale sul senso di vendetta, praticamente ogni cosa. Riuscire a dire così tanto con così poche parole è tutto tranne che facile, ma qui ogni cosa è stata calibrata, ogni elemento messo lì con un senso e mi è piaciuto davvero tanto.
Seconda cosa: complimenti per l'originalità con cui hai sfruttato un prompt che era effettivamente insulso. Voglio dire, come costruisci una storia d'amore a partire da una scatola? Eppure tu ci sei riuscita. L'idea del cuore di Hans chiuso in uno scrigno, oltre che deliziosamente macabra, è anche particolarmente adatta al personaggio: Hans è un uomo senza cuore, un uomo divorato dall'ambizione capace di chiudere a morire in una stanza a morire una ragazza a cui ha giurato amore, capace di mentire e indossare la maschera azzurra del principe senza un battito di ciglia, senza un rimorso- ha senso che la parte di lui che può battere e provare sentimenti venga rinchiusa lontano da lui, in uno scrigno nero come la sua mente ( non so se il senso fosse quello, ma facciamo finta che sia così). "Non l'ho mai usato" dice ad Olaf nella seconda drabble, e sappiamo che è così, perché altrimenti non avrebbe potuto mentire, manipolare e ingannare con tale machiavellica freddezza.
"E preferisci regalarlo a Elsa, invece di imparare a farlo? Doveva essere proprio difettoso"; ora, io odio Olaf come poche cose in vita mia, l'avrei voluto disciolto in una pozza già da quando apre la bocca e comincia a blaterare sull'estate, ma qui mi è piaciuto moltissimo come la sua innocenza infantile sia in grado di andare al centro della questione, di vedere Hans aldilà delle sue mille maschere.
La terza drabble è bella perché cattura il personaggio di Anna, perché mette in mostra la sua forza interiore che la porta a fermarsi un passo prima di una vendetta inutile che l'avrebbe resa tale e quale all'oggetto del suo odio. "Io sono nato per essere Re" è la frase più da Hans dell'intera raccolta, e ho adorato la definizione del suo rapporto con Elsa come una battaglia senza vincitori.
Ancora complimenti e alla prossima!
Catcher |