Carissima, buonasera e piacere di conoscerti. Ogni tanto mi piace andare a zonzo per i contest, e su "Esercizi di stile" ho trovato questo capolavoro davvero in grado di toccare il cuore. Specie se si tratta di un cuore gattaro come il mio, che vivo con quattro felini provenienti da varie oasi, di cui due adottati già anziani (14 anni) e malati (FIV). Immagina quanto ho potuto apprezzare la tua storia, davvero toccante e triste, con un finale che il lettore non si aspetta ma che rispecchia la vera realtà del mondo dei volontari. Chi è volontario lo sa: si è tutti i giorni sulla breccia per cercare di salvare queste creature, e spesso l'aiuto, sempre generoso, arriva troppo tardi come nel caso di Gatto. Spesso tutto ciò che si riesce a donare a questi poveri randagi è di poter morire in pace, al caldo, coccolati. Diciamo che è un po' con questo spirito che ho adottato i miei due vecchietti, anche se sotto sotto spero che calore e amore possano realizzare un piccolo miracolo e riuscire a conservarmeli per i prossimi quattrocento anni.
Venendo alla storia, ho apprezzato il modo in cui hai costruito le sequenze narrative da varie angolazioni: la storia è vista dal punto di vista di Gatto, da quello dei suoi umani, e da quello di Dio che l'accoglie alla fine tra le sue braccia (e questo mi è piaciuto davvero tantissimo). Gatto non è il felino umanizzato dei cartoni animati, ma osserva e ragiona proprio come un micio vero, che alcune cose riesce a spiegarsele e altre no. E' davvero straziante l'inizio, il modo in cui cerca di attirare l'attenzione degli umani di passaggio, la donna dal volto gentile ma indifferente, il passante col cappello. Oscilla tra felicità e sbigottimento quando si ritrova suo malgrado catturato da Darlene e i suoi amici, portato dal veterinario e poi a casa, coccolato. Poi il buio, proprio quando le cose si mettono per il meglio, proprio quando è giunto il momento di dire addio al freddo, alla solitudine, alle notti d'inverno trascorse senza riparo né cibo. Che ingiustizia, viene da dire. Anzi, questo è proprio il colmo dell'ingiustizia perché i randagi non dovrebbero proprio esistere, ogni animale dovrebbe avere quel caminetto acceso, o almeno quel tappetino tiepido su cui riposare.
Poi c'è il punto di vista dei ragazzi che trovano il micio e non tirano dritto, rinunciano alla loro uscita serale per prendersene cura, portarlo dal veterinario, vedere cosa si può fare. La dottoressa avverte che tutto è appeso a un filo, ma la speranza c'è sempre, chi possiede animali lo sa, non può che essere così. E il micino vola sul ponte (non so se conosci questa leggenda) mentre la sua umana lì per lì non se ne accorge. Il gattino si abbandona al calore, alle carezze, alle coccole. Vive in pochi istanti tutta la tenerezza che non ha ricevuto durante tutta una vita di stenti, fatica, indifferenza. E' uno smacco per chi l'ha accolto e sperato, trovando impossibile aver vissuto fino a quel momento senza di lui. Ci sono anime che si conoscono da sempre, e il loro incontro è un semplice ritrovarsi. Ma oltre allo smacco ci sarà anche per Darlene - forse - la consolazione di essere riuscita a dare ugualmente, perché micio non è morto in strada, al freddo, qualcosa ha ricevuto, anche in extremis, e quel qualcosa l'ha ricevuto da lei.
L'ultima parte è quella che rassicura con quella potenza che solo l'invisibile, solo la fede possiede. Ci sono cose infatti che il ragionamento non può spiegare, limiti oltre i quali l'intelligenza è costretta a fermarsi e si apre la soglia dell'incomprensibile. Qui bisogna solamente abbandonarsi, proprio come ha fatto Gatto, e allora tutto riacquista un senso, gli eventi si ricompongono formando quel prezioso intreccio che sulla terra appare semplicemente ingarbugliato.
Gatto continua a riposare tra altre braccia, e pensarlo così rassicura e rasserena. "Io mi limito ad osservare e ad accogliere la vita dei miei figli", dice il Padre, ed è bello pensare che oltre agli umani siano figli a pieno titolo anche gli animali, e che neppure l'ultimo dei randagi venga dimenticato.
Una bella storia, che custodirò tra le mie preferite perché è un gioiellino pieno di verità: a volte, è vero, si arriva troppo tardi, ma chi può dire che è tardi? Fino all'ultimo istante di vita non è mai troppo tardi, in realtà. Grazie per aver scritto questa storia: la consiglierò caldamente a chiunque provi amore per i gatti, questi tenerissimi buffoni di pelo. |