So che c'è un'altra tua storia che mi aspetta (in realtà sono tantissime, ma vabbè, prima o poi le recupero tutte, promesso), ma questa mi ha straziata un po' tanto.
L'ho letta ieri, ma non ho avuto la forza di lasciarti subito un commento, in realtà neanche ora so cosa dirti, temo sarà una recensione breve e sconclusionata, perdonami.
È che tocca dei temi cui sono particolarmente sensibile e dai quali tendo a prendere le distanze – il male di zia Petunia, ecco, per me è una parola-tabù, faccio fatica persino a pensarla. Ciò nonostante, e cioè nonostante la voglia istintiva di chiudere il racconto e fingere di non averlo mai letto, mi ha colpita tantissimo e quindi devo a lui e a te qualche parola.
La forza di questo racconto, la sua forza e la mia reazione emotiva, è il suo essere calato nella nostra realtà, non in quella della saga, che qui fa da sfondo, è quasi pretesto per dare vita a un episodio tanto realistico da far male.
Non c'è una famiglia perfetta né personaggi perfetti, ci sono famiglie e personaggi che sulle spalle hanno errori, anni di silenzio, non detti che alla fine sono pesanti come e più di macigni. Non ho mai pensato a come potesse vivere Harry la morte di sua zia, che come sottolinei è l'unico legame che ha con la madre, la donna che nonostante tutto l'ha cresciuto, ma credo che la tua versione sia quanto di più verosimile possa esserci.
Harry è visibilmente provato, addolorato anche, ed è impacciato lì accanto al letto della zia: non sa cosa dirle, cosa fare, ma ha saputo di doverci essere – toccante il dettaglio di Dudley che non ha mai messo in dubbio la sua presenza. Zia Petunia, di contro, appare quella che è sempre stata, con i suoi spigoli mai smussati, ma provata e consapevole di non aver più nulla da recriminare a nessuno, che non c'è più tempo per odiare il mondo che le ha portato via la sorella, che forse a quel nipote deve alcune parole, deve qualche ricordo, deve una spiegazione.
Il dialogo che hai messo in piedi, ivi compresi la gestualità e i silenzi che lo accompagnano, è fortissimo dal punto di vista emotivo e mi ha emozionata (mi hai fatta piangere, mannaggia a te, e io non piango mai leggendo – mi sa che sto diventando troppo emotiva!), perché ho sentito su di me la disperazione di entrambi per tutto il tempo sprecato, ma soprattutto per delle vite che avrebbero dovuto essere diverse.
Mi piace sempre tanto quando ti soffermi sull'emotività di Petunia e sulle sue motivazioni, ormai reputo canon il rapporto che tu descrivi tra le tue sorelle. Qui ho inaspettatamente concordato con lei quando ha parlato della gioventù di Lily strappata via.
Dovrei citarti tutte le frasi del racconto se volessi dirti quale mi ha colpita di più, ma sappi che quel “Se tu sei qui, vuol dire che sto proprio per morire” è stato crudele, ma a farmi capitolare del tutto è stata l'ultima battuta di Petunia: “Harry, per piacere, non dimenticare mai il compleanno di Dudley. Sei l’unico fratello che ha” – non aggiungo altro, ma solo che anch'io credo che i due cugini in qualche modo ci siano stati l'uno per l'altro, in fondo sono l'unica famiglia che entrambi hanno.
Un altro aspetto che mi ha colpita è lo stile, l'ho trovato diverso da tuo solito perché mi è parso che abbia voluto rifarti alla struttura narrativa della saga, con queste descrizioni di cose e persone molto precise, che sembra raccontare una storia di cui il lettore non possiede le coordinate.
Potrei e dovrei concludere con i complimenti, dicendoti che sei bravissima eccetera, invece no.
No.
Concludo come ti meriti: mannaggia a te.
(E comunque mi hai straziata, l'hai capito, vero?)
(Ti abbraccio lo stesso ❤️) |