Credo che non riuscirò mai a scrivere una recensione che dica tutto quello che penso di questi capitoli, perché suscitano in me così tanti pensieri, emozioni, ragionamenti che è impossibile riuscire poi a organizzarli e tradurli in parole.
Però ci provo, a scriverti qualcosa di sensato.
So che non si parte dalla fine, ma io sono distrutta e incredula. Non so quale sarà il destino di Charlotte, ma leggendo quella conclusione, di lei così in pericolo e così a un passo dalla morte (a meno che non sia già morta e noi lettori ancora non lo sappiamo), mi sono resa conto che non ho mai davvero temuto per lei: forse perché so che è un personaggio cui tieni tanto, forse perché la considero un pilastro di questa trama, forse perché al pari di Hermione mi comunica forza, fatto è che credevo fosse al sicuro. E invece. Devo dire che quando riconosce Rookwood (che anche in un universo alternativo deve fare più danni di tutti gli altri Mangiamorte messi insieme) e la sua mente si annebbia ho intuito che fosse l'inizio della fine – ma ho temuto per George, non per lei, soprattutto in virtù del confronto che hanno in precedenza; mi sono detta ecco qui, addio anche a George. Invece George è stato lucido, lucidissimo, oramai soldato sin dentro le ossa, ed è riuscito a contenere i danni, a proteggere se stesso e lei, mentre sperava in un miracolo.
Lo scontro con i Mangiamorte, che almeno li vede vincitori nella misura in cui riescono a neutralizzare l'anziano mago, è stato un susseguirsi di paure e ansie. Hai descritto benissimo il loro terrore, il loro sentirsi per un istante sperduti all'idea di essersi imbarcati in una missione potenzialmente suicida: non hanno un piano, non uno che possa assicurare loro la vita, ma questo non è abbastanza per tornare indietro, in fondo ci sono in gioco troppe vite per credere che due non siano sacrificabili – ecco, questo non lo scrivi, ma si percepisce tra le righe, incastrato nelle loro riflessioni, e l'ho trovato un concetto spietato, ma ancora una volta estremamente realistico: in guerra è così, si valuta l'insieme, mai il singolo, e George e Charlotte hanno dovuto impararlo sul campo.
Ho amato tantissimo i ricordi di Charlotte, le sue emozioni implosive che l'hanno tenuta lontana dai luoghi del passato, quelli dove è stata felice con Fabian e Nat, quelli di quando la vita era tale sul serio e dinanzi a tutti loro c'era un futuro splendente. Sai quanto mi sia affezionata a questi irlandesi e leggere di Fabian è ogni volta un colpo al cuore, si è spenta una luce luminosissima assieme a lui e Charlotte, che neanche ci prova più, proprio non riesce a essere la stessa senza il suo più caro amico. Molto toccanti le riflessioni su Nat e sulla paura che perdere anche lui possa ridurla a mera vendetta – troppo dolore non è sopportabile, neanche da una guerriera come lei.
Una piccola parentesi la dedico anche al nostro Idiota del cuore, che non ha voluto rinunciare al suo due di picche definitivo. Credo abbia fatto bene a inserire quel momento tra loro e ad approfondire la natura dell'infatuazione di George. Dopo tanti scherzi, un momento di serietà e di confronto reale era doveroso, soprattutto nella situazione estrema in cui erano. Charlotte che tenta di consolarlo senza saper consolare è stata tenerissima (a modo suo, ovvio), è emerso chiaro e tondo quanto non voglia nessuno nella sua vita (non in quel senso) che non sia Nat, e che Nat sia ormai tutta la sua vita, la ragione per cui crede ancora in qualcosa – non oso immaginare la reazione di Nat se lei dovesse morire, temo che perdiamo anche lui.
Tornando indietro (perché questa è una recensione ordinatissima), io proprio non so che dire. Anche Michael. Ci ho sperato, ci ho sperato troppo, che almeno lui si salvasse, che la vedova O’Byrne riuscisse a fare uno dei suoi miracoli e salvarlo. Mi sono sbagliata anche qui. È stato un capitolo pregno di sofferenza: per Michael e Terry, per Katie, per Fleur, per Millicent – per tutti, sopravvissuti o meno che siano. Questo scontro ha devastato tutto e tutti, e li ha lasciati più vuoti di quanto già non fossero. Spero ancora che Fleur riesca a sopravvivere, che ci riesca anche Ernie, ma temo in una brutta sorpresa come quella di Michael (che mentre muore prega di curare Terry – e sì, a volte una bugia a fin di bene è necessaria e doverosa).
Ancora una volta Ryan ha avuto tutta la mia comprensione. Sai, credo a questo punto di poter dire che sia il mio personaggio preferito. È stremato, non ce la fa davvero più a intossicarsi di sangue e morte, ma va avanti lo stesso, perché è giusto così, lo deve ai caduti, a quei nomi che all'inizio fatica a ricordare e che poi non riesce più a scacciare dai ricordi. Il momento in cui prega per Terry, perché nel dubbio è meglio che almeno la sua anima sia in pace, è forse quello che mi ha commossa di più. Io non so come andrà questa storia, cosa ci aspetta nell'ultima parte, ma spero tanto che Ryan trovi un brandello di pace.
Apro una parentesi anche sulle riflessioni della vedova O’Byrne e sul suo patto con la Morte. Ho trovato di grande impatto le riflessioni che conduce sull'arte medimagica e la medicina in generale, sui limiti di entrambe quando è troppo tardi. Nei suoi pensieri c'è la sconfitta di chi sa che una guerra, comunque andrà, lascerà macerie che a volerle riparare sarà sempre troppo tardi.
E cito qui anche i momenti in cui dai notizia di caduti e feriti, con ciò che avrebbero potuto e dovuto essere e ciò che invece sono: anche in questi passaggi è emersa una volta ancora la tua maestra nel trattare la tematica di questa storia senza sconti, con un occhio attento e realistico.
In tutto questo dolore, però, è arrivato Roger Davies.
Credimi, il suo punto di vista è riuscito a farmi ridere. Il momento è tragico, troppo, e Fred e Nat in fondo sono giustamente preoccupati, perché quei due matti hanno agito di loro iniziativa e si sono esposti a più rischi di quanti non dovessero già correre, però. Come si può non sorridere dinanzi all'esasperazione di Roger? Che non solo vuole un meritato letto, non solo proprio non sopporta più le domande di quei due, non solo cita la possibilità che la propria vita sia breve con la noncuranza con cui si annuncia l'ora del tè, ma è anche a un passo dallo sbraitare perché è stato lasciato a casa – e cioè al sicuro – insieme a morti, feriti, infermieri e due piattole che lo costringono a ripetere sempre le stesse cose.
Meraviglioso, sul serio! È riuscito a stemperare una tensione assurda, nonostante sia lui stesso protagonista e preda di questa tensione.
Al di là di tutto questo, però (ormai avrai capito che o mi perdo in mille riflessioni o non sono contenta), in lui ho visto anche una freddezza che forse è rassegnazione, forse è abitudine, forse è apatia forzata, che mi ha fatta rabbrividire. Il piglio di Roger, i suoi pensieri così razionali e inquadrati, mostra ancora una volta un volto della guerra: abituarsi alla guerra stessa, ai suoi ritmi, ai suoi sacrifici, alle sue ingiustizie intollerabili. Forse ho visto troppo in lui, o magari non sono proprio riuscita a capire questo personaggio, ma è quello che mi ha trasmesso il suo punto di vista.
E ora Neville, il mio Neville lento, goffo, quasi babbano, che proprio non capisce di essere eccezionale.
Ho amato la sua introspezione, il modo in cui hai legato e passato e presente e come sia riuscita a incastrarli tra loro: riflessioni e azioni vanno di pari passo, si intrecciano, e noi vediamo chi è Neville oggi e quali tappe abbia percorso per diventarlo. Mi ha proprio emozionata!
Come ho avuto modo di dirti altrove, è stato quasi tragicomico leggere le riflessioni di Neville su Harry, perché se da un lato sono assolutamente perfette e coerenti, dall'altro a ogni elogio rivolto a Harry immaginavo te e la tua simpatia per il nostro Prescelto (ti ho immaginata scrivere tutta contrariata, borbottando ma guarda che mi tocca scrivere!). Però, insomma, la cosa importante è che la narrazione non tradisce affatto la tua reale opinione su Harry, anzi con Neville sei riuscita a mettere in evidenza quanto ancora pesi la perdita del simbolo della battaglia e quanto sia stato complesso mettere insieme la resistenza dopo la sua morte.
In questo blocco qui, però, oltre al mondo di Neville abbiamo anche una vittoria – finalmente –, sporca a sua volta di troppi sacrifici (Oliver T_T). Neville si dà coraggio, cerca di essere positivo, si dice che forze anche altrove le cose non sono andate male (ultimo ma non ultimo: il dettaglio degli Inferi è un tocco di classe!).
Non so cosa ti ho scritto, spero abbia almeno un po' di senso, ma so che avrò dimenticato la metà delle cose che avrei voluto dirti. Spero ti faccia comunque piacere trovare questo commento, mi rendo conto che i tuoi capitoli meriterebbero di meglio.
(Piccolissima annotazione: in un paio di punti hai scritto Fred e non George, purtroppo non ho segnato i punti, ma se non ricordo male i refusi sono nel pezzo che vede Charlotte e George confrontarsi sui sentimenti del secondo).
Concludo qui facendoti tantissimi complimenti, questa storia è veramente una perla.
A presto (spero)! |