Recensioni per
Tragedia di una notte di fine estate
di Maqry

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/04/21, ore 18:41
Cap. 5:

Ed eccomi finalmente qui, a concludere questo viaggio intenso e doloroso.
Sei stata clemente – per i canoni di questa storia! –, ho temuto che Charlotte fosse una delle tante, troppe, tartarughe a non riuscire a raggiungere il mare. È la natura, lo lasci intendere bene, a essere spietata, soprattutto quando è in corso una guerra e ogni giorno può essere l'ultimo.
Mi è piaciuta tanto la digressione con cui hai aperto e chiuso il capitolo, sottolinea l'importanza di esserci quanto l'ineluttabilità del destino – e la necessità che vi siano sacrifici affinché si possa andare avanti: per le poche tartarughe che toccano l'acqua salata e che riusciranno a vivere.
Intense anche le riflessioni sul vivere e sopravvivere, e purtroppo a me i personaggi di questa storia sembrano tutti dei sopravvissuti che non possono fare altro che tentare di sopravvivere ancora – un altro giorno, un'altra ora, sempre troppo poco.
Mi chiedo dov'è rimasta incastrata Charlotte, quale magia ha rischiato di fagocitare la sua anima, ma temo appartenga alla schiera di quelle magie oscure di cui nessuno osa parlare e di cui è meglio sapere poco mentre si spera. Il suo limbo e la sua veglia hanno mostrato il lato più frangibile di Nat, che con la sua Lots a un passo dalla morte non sa più cosa sia l'autocontrollo – è solo dolore intorno e dentro. Ho amato conoscere le sue emozioni e riflessioni, perdermi nei suoi ricordi, e ho sofferto assieme a lui quando la mancanza di Fabian pulsa ancora più prepotente ed egoisticamente Nat si rifugia per un solo istante nell'illusione che George sia l'amico di tutta la vita – quello da cui Charlotte non deve ancora tornare; quella parte lì, quella dove la prega di restare con lui, mi ha distrutta.
Però.
Al di là del dolore e delle perdite, affiora una piccola speranza. Hanno vinto una battaglia, lo hanno fatto a un prezzo altissimo – Michael, Terry, Katie, per non parlare delle condizioni in cui versano tanti altri (la sorte di Madame Hoock è terribile) –, ma almeno hanno vinto, è servito a qualcosa, hanno rallentato i Mangiamorte e ora possono prepararsi a un'altra battaglia e sperare che sia quella risolutiva o che almeno di non li costringa a dire addio ad altri alleati e amici.
Uno sprazzo di speranza lo dà anche il momento che condividono Ron e Hermione, perché se le loro anime non sono ancora aride, se c'è ancora la voglia di stringersi e viversi, allora forse non sono spezzati del tutto, per questi sopravvissuti c'è ancora la possibilità di tornare a vivere.
La conclusione che chiama in causa Harry, seguita poi dal Tartaro, ricorda come tutto è iniziato, che questo spaccato di vita è solo una notte di fine estate: non è finita, ci saranno altre notti e altre battaglie, la strada per la vittoria è tutta in salita ed è piena zeppa di trappole.
Io spero davvero che scriverai ancora e ancora di questi personaggi, perché ho amato questo racconto e mi sono innamorata dei tuoi protagonisti – e degli irlandesi di Port, soprattutto –, anche se ho paura per il loro destino!
Grazie di aver pubblicato questa storia, è sicuramente tra le più belle e intense che abbia avuto il piacere di leggere su questo sito, e scusami se ancora una volta la recensione non sarà all'altezza del tuo capitolo.
Sei un'autrice bravissima e leggerti è sempre un'esperienza bellissima.
Un grande abbraccio!

Recensore Master
26/04/21, ore 19:22
Cap. 4:

Credo che non riuscirò mai a scrivere una recensione che dica tutto quello che penso di questi capitoli, perché suscitano in me così tanti pensieri, emozioni, ragionamenti che è impossibile riuscire poi a organizzarli e tradurli in parole.
Però ci provo, a scriverti qualcosa di sensato.

So che non si parte dalla fine, ma io sono distrutta e incredula. Non so quale sarà il destino di Charlotte, ma leggendo quella conclusione, di lei così in pericolo e così a un passo dalla morte (a meno che non sia già morta e noi lettori ancora non lo sappiamo), mi sono resa conto che non ho mai davvero temuto per lei: forse perché so che è un personaggio cui tieni tanto, forse perché la considero un pilastro di questa trama, forse perché al pari di Hermione mi comunica forza, fatto è che credevo fosse al sicuro. E invece. Devo dire che quando riconosce Rookwood (che anche in un universo alternativo deve fare più danni di tutti gli altri Mangiamorte messi insieme) e la sua mente si annebbia ho intuito che fosse l'inizio della fine – ma ho temuto per George, non per lei, soprattutto in virtù del confronto che hanno in precedenza; mi sono detta ecco qui, addio anche a George. Invece George è stato lucido, lucidissimo, oramai soldato sin dentro le ossa, ed è riuscito a contenere i danni, a proteggere se stesso e lei, mentre sperava in un miracolo.
Lo scontro con i Mangiamorte, che almeno li vede vincitori nella misura in cui riescono a neutralizzare l'anziano mago, è stato un susseguirsi di paure e ansie. Hai descritto benissimo il loro terrore, il loro sentirsi per un istante sperduti all'idea di essersi imbarcati in una missione potenzialmente suicida: non hanno un piano, non uno che possa assicurare loro la vita, ma questo non è abbastanza per tornare indietro, in fondo ci sono in gioco troppe vite per credere che due non siano sacrificabili – ecco, questo non lo scrivi, ma si percepisce tra le righe, incastrato nelle loro riflessioni, e l'ho trovato un concetto spietato, ma ancora una volta estremamente realistico: in guerra è così, si valuta l'insieme, mai il singolo, e George e Charlotte hanno dovuto impararlo sul campo.
Ho amato tantissimo i ricordi di Charlotte, le sue emozioni implosive che l'hanno tenuta lontana dai luoghi del passato, quelli dove è stata felice con Fabian e Nat, quelli di quando la vita era tale sul serio e dinanzi a tutti loro c'era un futuro splendente. Sai quanto mi sia affezionata a questi irlandesi e leggere di Fabian è ogni volta un colpo al cuore, si è spenta una luce luminosissima assieme a lui e Charlotte, che neanche ci prova più, proprio non riesce a essere la stessa senza il suo più caro amico. Molto toccanti le riflessioni su Nat e sulla paura che perdere anche lui possa ridurla a mera vendetta – troppo dolore non è sopportabile, neanche da una guerriera come lei.
Una piccola parentesi la dedico anche al nostro Idiota del cuore, che non ha voluto rinunciare al suo due di picche definitivo. Credo abbia fatto bene a inserire quel momento tra loro e ad approfondire la natura dell'infatuazione di George. Dopo tanti scherzi, un momento di serietà e di confronto reale era doveroso, soprattutto nella situazione estrema in cui erano. Charlotte che tenta di consolarlo senza saper consolare è stata tenerissima (a modo suo, ovvio), è emerso chiaro e tondo quanto non voglia nessuno nella sua vita (non in quel senso) che non sia Nat, e che Nat sia ormai tutta la sua vita, la ragione per cui crede ancora in qualcosa – non oso immaginare la reazione di Nat se lei dovesse morire, temo che perdiamo anche lui.

Tornando indietro (perché questa è una recensione ordinatissima), io proprio non so che dire. Anche Michael. Ci ho sperato, ci ho sperato troppo, che almeno lui si salvasse, che la vedova O’Byrne riuscisse a fare uno dei suoi miracoli e salvarlo. Mi sono sbagliata anche qui. È stato un capitolo pregno di sofferenza: per Michael e Terry, per Katie, per Fleur, per Millicent – per tutti, sopravvissuti o meno che siano. Questo scontro ha devastato tutto e tutti, e li ha lasciati più vuoti di quanto già non fossero. Spero ancora che Fleur riesca a sopravvivere, che ci riesca anche Ernie, ma temo in una brutta sorpresa come quella di Michael (che mentre muore prega di curare Terry – e sì, a volte una bugia a fin di bene è necessaria e doverosa).
Ancora una volta Ryan ha avuto tutta la mia comprensione. Sai, credo a questo punto di poter dire che sia il mio personaggio preferito. È stremato, non ce la fa davvero più a intossicarsi di sangue e morte, ma va avanti lo stesso, perché è giusto così, lo deve ai caduti, a quei nomi che all'inizio fatica a ricordare e che poi non riesce più a scacciare dai ricordi. Il momento in cui prega per Terry, perché nel dubbio è meglio che almeno la sua anima sia in pace, è forse quello che mi ha commossa di più. Io non so come andrà questa storia, cosa ci aspetta nell'ultima parte, ma spero tanto che Ryan trovi un brandello di pace.
Apro una parentesi anche sulle riflessioni della vedova O’Byrne e sul suo patto con la Morte. Ho trovato di grande impatto le riflessioni che conduce sull'arte medimagica e la medicina in generale, sui limiti di entrambe quando è troppo tardi. Nei suoi pensieri c'è la sconfitta di chi sa che una guerra, comunque andrà, lascerà macerie che a volerle riparare sarà sempre troppo tardi.
E cito qui anche i momenti in cui dai notizia di caduti e feriti, con ciò che avrebbero potuto e dovuto essere e ciò che invece sono: anche in questi passaggi è emersa una volta ancora la tua maestra nel trattare la tematica di questa storia senza sconti, con un occhio attento e realistico.

In tutto questo dolore, però, è arrivato Roger Davies.
Credimi, il suo punto di vista è riuscito a farmi ridere. Il momento è tragico, troppo, e Fred e Nat in fondo sono giustamente preoccupati, perché quei due matti hanno agito di loro iniziativa e si sono esposti a più rischi di quanti non dovessero già correre, però. Come si può non sorridere dinanzi all'esasperazione di Roger? Che non solo vuole un meritato letto, non solo proprio non sopporta più le domande di quei due, non solo cita la possibilità che la propria vita sia breve con la noncuranza con cui si annuncia l'ora del tè, ma è anche a un passo dallo sbraitare perché è stato lasciato a casa – e cioè al sicuro – insieme a morti, feriti, infermieri e due piattole che lo costringono a ripetere sempre le stesse cose.
Meraviglioso, sul serio! È riuscito a stemperare una tensione assurda, nonostante sia lui stesso protagonista e preda di questa tensione.
Al di là di tutto questo, però (ormai avrai capito che o mi perdo in mille riflessioni o non sono contenta), in lui ho visto anche una freddezza che forse è rassegnazione, forse è abitudine, forse è apatia forzata, che mi ha fatta rabbrividire. Il piglio di Roger, i suoi pensieri così razionali e inquadrati, mostra ancora una volta un volto della guerra: abituarsi alla guerra stessa, ai suoi ritmi, ai suoi sacrifici, alle sue ingiustizie intollerabili. Forse ho visto troppo in lui, o magari non sono proprio riuscita a capire questo personaggio, ma è quello che mi ha trasmesso il suo punto di vista.

E ora Neville, il mio Neville lento, goffo, quasi babbano, che proprio non capisce di essere eccezionale.
Ho amato la sua introspezione, il modo in cui hai legato e passato e presente e come sia riuscita a incastrarli tra loro: riflessioni e azioni vanno di pari passo, si intrecciano, e noi vediamo chi è Neville oggi e quali tappe abbia percorso per diventarlo. Mi ha proprio emozionata!
Come ho avuto modo di dirti altrove, è stato quasi tragicomico leggere le riflessioni di Neville su Harry, perché se da un lato sono assolutamente perfette e coerenti, dall'altro a ogni elogio rivolto a Harry immaginavo te e la tua simpatia per il nostro Prescelto (ti ho immaginata scrivere tutta contrariata, borbottando ma guarda che mi tocca scrivere!). Però, insomma, la cosa importante è che la narrazione non tradisce affatto la tua reale opinione su Harry, anzi con Neville sei riuscita a mettere in evidenza quanto ancora pesi la perdita del simbolo della battaglia e quanto sia stato complesso mettere insieme la resistenza dopo la sua morte.
In questo blocco qui, però, oltre al mondo di Neville abbiamo anche una vittoria – finalmente –, sporca a sua volta di troppi sacrifici (Oliver T_T). Neville si dà coraggio, cerca di essere positivo, si dice che forze anche altrove le cose non sono andate male (ultimo ma non ultimo: il dettaglio degli Inferi è un tocco di classe!).

Non so cosa ti ho scritto, spero abbia almeno un po' di senso, ma so che avrò dimenticato la metà delle cose che avrei voluto dirti. Spero ti faccia comunque piacere trovare questo commento, mi rendo conto che i tuoi capitoli meriterebbero di meglio.
(Piccolissima annotazione: in un paio di punti hai scritto Fred e non George, purtroppo non ho segnato i punti, ma se non ricordo male i refusi sono nel pezzo che vede Charlotte e George confrontarsi sui sentimenti del secondo).
Concludo qui facendoti tantissimi complimenti, questa storia è veramente una perla.
A presto (spero)!

Recensore Master
12/04/21, ore 12:40
Cap. 3:

Per quanto io possa rimandare a quando avrò la possibilità di scrivere una recensione come si deve, temo che quel momento non arriverà mai, quindi eccomi qui, decisa a concludere questa lettura meravigliosa, che potremmo tranquillamente stampare, rilegare e riporre in libreria.
Mi erano mancati molto i tuoi personaggi, e mi era mancata la tua abilità di narratrice. Riesci sempre a tessere splendidamente la tua fitta trama, caratterizzata da questo lento alternarsi tra azione e riflessione: momenti in cui i personaggi agiscono e si muovono nel presente a momenti in cui personaggi si abbandonano al loro passato – momenti, questi ultimi, in cui credo che in fondo vi sia il vero cuore della storia, quelli attraverso i quali ci dai una valanga di motivi per affezionarci a questi personaggi e sperare che riescano a vincere una battaglia dopo l'altra, sino ad arrivare integri alla fine della guerra.
Come sempre, amo molto la struttura di questi atti, che si dipana su fronti diversi, raccontando in contemporanea più eventi e dando così un ritmo particolarissimo al racconto: se da un lato, infatti, a primo impatto il ritmo appare lento – caratterizzato da queste pause riflessive in cui ripercorriamo il passato e le emozioni dei personaggi –, non appena ci si rende conto di cosa stia effettivamente accadendo nel presente del racconto, e di come si susseguano rapidi scontri e destini, il ritmo appare d'un tratto veloce, velocissimo, come se non vi fosse affatto tempo per riflettere né per godersi questi personaggi, legati a doppio filo alla morte. Non so se sia riuscita a spiegarmi, mi rendo conto che il mio discorso possa apparire confuso, però quello che cerco di dirti è che questo insieme mi piace tantissimo e fa sì che legga col fiato sospeso, dicendomi di non rilassarmi, perché il pericolo per questi personaggi è dietro l'angolo – sono in guerra.

Ma veniamo a noi, o almeno proviamoci.
Ho letto l'incipit di questo atto con una grande curiosità, mi sono chiesta perché questa finestra lontana dalla guerra. Ecco, avrei voluto seguitare a non capire, perché la conclusione è stata terribile. E sappi che ci ho sperato, in Terry, anche se non avevo alcun motivo per sperarci – gli indizi c'erano tutti per capire che non ce l'avesse fatta, ma io ho voluto empatizzare con Michael e ho sperato assieme a lui che la realtà fosse diversa da come appariva.
Ecco, partendo proprio da Dublino, sappi che sono a pezzi. Che qualcosa dovesse andare storto ho iniziato a pensarlo da quando sono apparsi i flashback, quando ci siamo immersi totalmente nell'amicizia istintiva e solida di Terry e Michael – mi sono detta non affezionarti troppo, ma non è servito a niente. Ho letteralmente vissuto i loro trascorsi, riso con loro e con le pretese di Terry di conoscere tutti i trucchi dell'amore. E poi ho tremato, quando Terry si è precipitato da Ryan – la cosa assurda è che se una parte di me sperava che andasse (sai che ero tanto preoccupata per Ryan, che merita una vita lunga e finalmente felice), un'altra parte di me urlava no, idioti, è una trappola, morirete anche voi. Credo di aver sentito il cuore di Michael creparsi, e sino a quando non sono andati via ho temuto che o fosse lui a morire o fossero entrambi. Non so che dire, sul serio, il fatto che abbiamo perso Terry è terribilmente verosimile e giusto nel contesto di questa trama – sin dalle primissime righe era chiaro che avresti messo in scena uno spaccato di vita senza sconti –, ma mi è dispiaciuto ugualmente tantissimo.
Sempre su Terry, ho amato la finestra su lui e Ryan – anche qui, posso versare qualche lacrima anche per sua sorella? –, perché non solo mostri ancora una volta che persona meravigliosa sia Ryan, ma anche perché hai mostrato quanto sia importante esserci nonostante tutto. Non hanno alcun motivo per seguitare a sperare, nessuno per farsi carico anche dei fardelli altrui – ognuno di loro ne ha già troppo di propri – e forse la scelta più semplice e istintiva sarebbe quella di chiudersi a riccio, fuggire o agire meccanici. Invece no, sarebbe sbagliato e rischierebbe di renderli aridi e deboli: Ryan lo sa, lo ha capito, e Terry lo comprende assieme e grazie a lui.
Collegandomi a questo discorso, bellissima anche la descrizione degli ambienti e di come sia difficile vivere e convivere, ma di come sia necessario adattarsi e di come questa guerra cruenta stia cambiando tutti. Non mi soffermo sui nomi delle nuove leve che è anche inutile memorizzare, perché è un dettaglio così crudo nel suo realismo che non ho nulla da dire rispetto a quanto hai narrato tu.

E ora arrivo all'altra battaglia, quella nei boschi, quella di Fleur.
Ammetto di aver poco o troppo da dire, quindi temo non riuscirò a dire niente, sulle scene che compongono questo momento, perché le ho amate più di quanto possa riuscire a spiegarti.
Credo che nel narrare la condizione di Fleur, il suo essere al confine tra la vita e la morte, tu abbia fatto sfoggio di tutte le tue capacità autoriali. È un passaggio bellissimo, sofferente, impattante, ricco di tensione – si ha voglia di capire cosa stia accadendo, ho empatizzato totalmente con Fleur e sono entrata in sintonia con le sue sensazioni, paure, confusioni.
Spero che riesca a sopravvivere e che il tatto non sia tutto ciò che le è rimasto, anche se sto cercando di non sperare troppo. L'urlo di Roger, quel è viva, l'ho sentito sulla pelle: credimi, ho visualizzato l'intera scena come se stessi guardando un film. Sei stata bravissima, non so davvero cosa dirti se non continuare a mettere in fila un complimento dopo l'altro.

Arrivando all'ultimo blocco, quello con la nostra Lottie (tra fetente e Idiota ho riso più di quanto mi aspettassi!), devo dire che ho apprezzato la scelta di aprirlo con uno scambio di battute più rilassato: ha stemperato un pochino la tensione e dato modo di trarre un piccolissimo sospiro di sollievo.
Devo dire che quello che ho apprezzato di più di questo blocco (a parte George-senza-speranze-né-decenza-Weasley che mi fa innervosire l'adorabile irlandese) sono state le riflessioni derivanti dalla presenza di Draco: quante buone azioni deve fare una persona per essere perdonata? Ecco, trovo sia un interrogativo insinuante e che apre a una riflessione che in guerra è di primaria importanza, e cioè la fiducia. Mi è piaciuto il realismo con cui hai condotto queste riflessioni, sia perché sono molto lucide sia perché Draco, pur essendo ormai nella schiera dei buoni, resta un emarginato: è partecipe senza essere incluso, perché il passato pesa come un macigno e perdonare e dimenticare è complicato – Hermione che scatta quando Draco nomina Harry mi ha fatto una tenerezza immensa: lei ci prova ad andare avanti, ma il dolore è troppo grande.
Tuttavia, il cuore di questo momento sono senza dubbio i ragionamenti messi in fila da Hermione e Charlotte e le loro deduzioni. Mi hai incantata con i riferimenti ai miti e con la costruzione di questa teoria così particolare, ma anche così credibile. Come Charlotte e George, credo anch'io che le ragazze abbiano capito cosa stia accadendo e perché i Mangiamorte li abbiano dirottati altrove, ma sono d'accordo con Hermione e Draco: non avrebbero dovuto lasciarli soli – e noi purtroppo già sappiamo che Kingsley non è riuscito a comunicare tempestivamente con Bill.

Insomma, non ho idea di cosa ti ho scritto e purtroppo non faccio in tempo a rileggere (quindi scusa eventuali refusi), ma spero emerga quanto trovi questo progetto meraviglioso e quanto sia in ansia per i personaggi.
Spero di leggere il seguito al più presto, ma nel mentre tanti, tantissimi complimenti. Questa storia è una delle più belle e mature che abbia avuto l'occasione di leggere sul sito.
Un abbraccio!

Recensore Master
27/01/21, ore 23:49
Cap. 5:

Eccomi qui.
In punta di piedi, perché davvero, arrivare in fondo a una storia così bella mi lascia un po' barcollante, e la paura di non saper dire abbastanza – o di dire troppo, o di non dire le cose nel modo giusto –è tanta, perché davvero questa storia meriterebbe un commento molto più srutturato.
Però esitare e rimandare non cambierebbe la sostanza di quello che riuscirei a dirti, quindi ora mi butto. Così, senza paracadute, senza aver provato a razionalizzare niente, senza appunti e senza schemi.
Quanta bellezza, in questa storia. Quanta, quanta bellezza! Nelle note espirmi alcune perplessità sul suo stile, e insomma, se è passato tanto tempo dalla prima stesura (a proposito, mi sveli il tuo segreto per non impazzire e pubblicare tutto subitissimo? T.T) credo sia anche normale avere una prospettiva diversa, soprattutto se nel frattempo hai lavorato e limato alcuni aspetti, ma da lettrice "esterna" posso dirti che, a mio parere, questa storia è scritta divinamente. E lo dico in tutta sincerità, perché di fare dei complimenti a caso non mi importa, ribadendo quello che ho già cercato di dirti nello scorso capitolo: questa storia è una delle cose più belle che io abbia letto sul sito, e ha una solidità, nella sua fluidità, che seriamente mi manda fuori di testa. Hai una padronanza della tua scrittura assolutamente incredibile, hai proprio una presa salda, che permette al lettore di immergersi completamente nel testo e di essere del tutto ammaliato dalle immagini bellissime che riesci a costruire. Qui torna quella sorta di struttura circolare che mi sembra di aver notato in tutti i capitoli, dove apri la narrazione con delle riflessioni apparentemente casuali e avulse dalla storia (ma narrate talmente bene che, davvero, per me avresti potuto continuare a parlarmi delle tartarughe per altre cinquanta pagine – tanto più che credo sia una delle immagini più struggenti e commoventi dell'universo, ma questo è un altro discorso), salvo poi entrare nel vivo della storia e trovare l'incastro perfetto per tutto, dando un senso preciso e struggente a ogni singola parola.
E il modo in cui qui hai tirato le fila di questa storia è davvero bellissimo: sappi che mi hai fatto stare in pena fino all'ultimo per Charlotte, perché in questa storia non hai mai fatto sconti a nessuno, sei stata in grado di raccontare la guerra con la crudeltà e il dolore che la contraddistingue, e davvero, per più di un attimo ho temuto che anche la tua Charlotte avrebbe dovuto ingrossare le fila di tutti quei cuccioli di tartaruga che la vita sacrifica affinché i suoi fratelli possano sopravvivere.
E l'attesa, la tensione e il dolore mi hanno straziata, perché sono descritti con una precisione e una forza emotiva uniche. Il monologo di Nathan è bellissimo, e straziante, e ha in sé tutta l'intimità e la complicità di due persone che davvero si conoscono troppo bene, e si amano tantissimo, e il suo punto di vista sulla perdita di Fabian fa un male terribile (così come il terrore, che lui presenta in maniera scherzosa, ma che in effetti ha una concretezza spaventosa, che il ricordo di Fabian possa essere un richiamo troppo forte per lei).
Sembra una cosa sciocca, ma l'atteggiamento di Hermione, che cerca di discutere con l'amica priva di sensi come farebbe se fosse cosciente, ragionando sul misterioso incantesimo e cercando una soluzione, mi ha commossa: mi ha commossa, perché è il segno tangibile di quanto lei sia arrivata a conoscere bene Charlotte, perché quella sfida implicita era davvero lo stimolo migliore che Hermione potesse offrire per convincere la ragazza a tornare da loro, e mi ha commossa perché mi è sembrato quasi un aggrapparsi alla vita, rifiutare in partenza di accettare che Charlotte potesse morire, e così in qualche modo ancorarla al mondo dei vivi.
E, davvero, forse vorrei (e dovrei) dire molto altro, ma temo davvero che le mie parole ora come ora potrebbero solamente sminuire l'impatto emotivo della tua storia, quindi mi limito, di nuovo, a farti i miei più sinceri complimenti.
Hai saputo dare vita a una storia complessa, estremamente matura, capace di affrontare tematiche difficili e dolorose con una lucidità unica. I tuoi personaggi (quelli originali, ma anche quelli a cui tu ridai voce, i personaggi secondari e i protagonisti che qui poni in un contesto tutto nuovo) sono straordinari, caratterizzati benissimo e mossi con una consapevolezza incredibile.
Insomma, ti ringrazio davvero di cuore per averci dato la possibilità di leggere una cosa così bella.
A presto!

Recensore Veterano
22/01/21, ore 00:43
Cap. 5:

Ciao.. la tua storia mi ha incuriosito molto.. sei davvero brava a scriverla e si vede tra le righe l'amore incredibile che provi a scrivere questa fic.
Andrò a leggere tutte le storie collegate ad questa così da dirti più nello specifico ncosa ne pensi.
Per ora bravissima

Recensore Master
02/12/20, ore 21:47
Cap. 4:

Ciao!
Sono qui con la mia solita premessa: ti chiedo scusa se questa non sarà (anzi, togliamo pure il se, perché purtroppo so che non lo sarà) la recensione che un capitolo del genere meriterebbe, ma il tempo come sempre ultimamente è quello che è. E le energie pure: non credo di avere proprio concentrazione e lucidità sufficiente a fare un’analisi come si deve di questo capitolo, e allora ti chiedo scusa, ma mi abbandono a un commento del tutto irrazionale, che nasce da quel posto da qualche parte vicino allo stomaco che tu sai sempre prendere e mettere a testa in giù, con le tue storie.
Nell’ultimo periodo ti ho letta soprattutto alle prese con testi più brevi, e li ho amati moltissimo, ma tornare a leggerti “sulle lunghe distanze” è stata un’esperienza assolutamente meravigliosa. Tu scrivi divinamente. Ecco, questo era proprio da mettere in chiaro, nero su bianco, possibilmente anche a caratteri cubitali. Da quando sono su EFP ho avuto modo di leggere molti bravi autori, e ne sono felice, ma poi arrivano quelle storie che sono proprio un’altra cosa, sono su tutt’altro livello e mettono completamente in discussione il concetto stesso di “sito di scrittura amatoriale”. Ecco, questa storia è decisamente una di queste, e ti assicuro che per me hai completamente travalicato il confine della fanfiction (non che di solito fanfiction sia per forza sinonimo di qualcosa di più leggero, o di più scadente, eh, spero di riuscire a spiegarmi). È che una storia come questa, per la complessità dei temi, per la bellezza della trama, per la perfetta gestione dei tanti personaggi e per lo stile (mannaggia, quali animali si devono sacrificare agli dei per rubare il segreto di questo stile?) è per me assolutamente paragonabile a un prodotto che di amatoriale ha giusto il supporto su cui lo posso leggere.
Davvero, hai una prosa che è una gioia per gli occhi e per la mente: sai sempre tenerti in perfetto equilibrio, mantenendo uno stile pulito, capace di accompagnare il lettore in una narrazione dal respiro tanto ampio, e dei giri di frase, delle immagini, un certo taglio particolare e del tutto originale di vedere le vicende che, davvero, io resto incantata. E, ti giuro, non sto esagerando: vorrei indicarti questi momenti uno a uno, ma davvero, sarebbe un lavoro troppo lungo per il poco tempo che ho a disposizione in questo momento, ma la tua stessa prosa è un mondo tutto suo, fatto di immagini e rimandi e costruzioni solidissime che mi lasciano sempre ammirata e tanto soddisfatta da rimettermi completamente in pace con la letteratura.
Insomma, questo per dirti che leggerei anche il resoconto di una spesa al supermercato, se scritta in questo modo.
Ma questa storia ha una prosa solidissima, ma lo stile non è l’unica cosa: i tuoi persoanggi sono qualcosa di stupendo. Sono reali e sono concreti, e il modo in cui riesci a dare spazio a ognuno di loro, a renderlo concreto, ad arrotolargli attorno tutta un’atmosfera specifica e concreta è assolutamente straordinaria. Le tue introspezioni sono fenomenali, e davveo, di nuovo mi ritrovo a maledire la mancanza di tempo e di energie che mi impedisce di soffermarmi su ogni singolo personaggio, perché tutti lo meriterebbero. Sappi che ho adorato il modo in cui ogni punto di vista è caratterizzato da una prospettiva assolutamente originale e specifica, pur senza mai perdere di vista la coesione e la coerenza di tutta la storia (cioè, tipo, io credo di avere una cotta per il tuo Davies, e come narra le cose lui, nessuno mai, davvero).
Ho amato tantissimo il modo in cui hai caratterizzato Neville, con le sue insicurezze che pian piano gli si scrollano di dosso, assieme al fango (che immagine splendida!), con la sua quasi idolatria per Harry, con la sua forza e la sua determinazione.
E le parti dedicate alla vedova O’Byrne, alla sua costante lotta con la morte, la sua concezione di medimagia sono stupende, le ho amate viscerlamente (lo so che sto passando da un concetto all’altro in maniera indegna, ma insomma, ci sto provando a fare un discorso sensato).
Charlotte che si sente addosso la colpa di tutto ciò che è accaduto alle persone che ama mi ha spezzata: non mi ha spezzato il cuore, ha proprio spezzato me: la sua caratterizzazione è stupenda, e in questo capitolo in particolare l’ho amata ancor più del solito. Così come ho amato George, e ogni loro interazione: davvero, credo che tu, nonostante la tematica generale della storia, abbia gestito benissimo i “problemi di cuore” di questi due, e ha perfettamente senso inserire proprio in questo momento una conversazione come la loro.
Infine (giuro, infine, perché mi sembra di aver scritto un papiro infinito dicendo solo sciocchezze senza senso): il finale.
Ma.
Cosa.
AIUTO.
Cioè, seriamente, hai spezzato quel poco che restava integro di me.
Santo cielo.
Non riesco davvero a trovare le parole, ma insomma, sappi che credo di avere il bisogno fisico di leggere l’ultimo capitolo di questa storia (e mi si spezza un po’ il cuore pensando che siamo già arrivati alla fine).

Complimenti, davvero complimenti (e perdona la follia di questa recensione).
A presto!

Recensore Master
22/09/20, ore 17:04
Cap. 1:

Recensione premio per "Il contest delle prime volte" 3/3
Non potevo che tornare da loro, dai tuoi irlandesi, per questa ultima recensione sia perché ne sentivo la mancanza e sia perché era da tempo che desideravo cominciare questa mini-long.
Partirò dalla struttura che hai scelto di darle, sei riuscita a sfruttare il principio di Agatha Christie in maniera magistrale Uno è un incidente, due una coincidenza, ma tre uno schema, e, lo ammetto, ho sofferto con Charlotte a ogni menzione di quanto fosse bella la giornata che si apprestava a incominciare.
L’idea che lei, così piccola, si sia sentita colpevole per la morte del fratellino me l’ha fatta amare un po’ di più, ma soprattutto comprendere meglio di quanto non abbia fatto al primo incontro con questa irlandese un po’ scorbutica, ma dal cuore grande, che ha perso davvero più di quanto chiunque dovrebbe riuscire sopportare in una sola vita. Nonostante la drammaticità del contesto, e delle perdite di Charlotte, non ho potuto non apprezzare i momenti leggeri che hai saputo far vivere alla tua protagonista e a coloro che la circondano: ho amato l’idea dei gemelli Sheridan, di Nat e di Fabian che si trovano insieme, sicuri che saranno migliori amici per sempre, e vanno a giocare a nascondino, in attesa di ricevere la lettera per Hogwarts e del futuro che li attende. Sai, non posso che convincermi che una delle ragioni per cui Charlotte sia così propensa a definire George L’Idiota sia da ricollegarsi alla mancanza viscerale che percepisce nei confronti di Connor che non c’è più e che non può più finire le sue frasi, come George e Fred fanno abitualmente.
Il secondo momento, dedicato all’ultima mattina con il suo papà, è stata come una stilettata al cuore: hai dipinto un quadro così vivido di quella mattina irlandese fresca, mi hai fatto percepire i piedi nudi sul pavimento freddo e l’ansia che è solita anticipare i momenti chiave della nostra vita; e Charlotte è stata presa alla sprovvista, ancora una volta — e non ha potuto dire nemmeno addio come si deve al suo papà, che rimarrà per sempre un ricordo legato alla spigola al forno e al mare irlandese.
La terza parte è quella che più temevo, fin dal momento che ho scoperto che Fabian non era sopravvissuto, perché è a questo punto che l’amicizia eterna tra Charlotte, Nat e Fabian si infrange per sempre e perché il fatto che sia, di nuovo, colpa dei Mannari rende tutto ancora più duro da sopportare per Charlotte, ma anche per Nat sicuramente. E il cuore si è spezzato un altro po’ all’idea di Nat che replica i gesti di Fabian e di Charlotte che si incolpa, di nuovo, per la morte di una persona a lei cara — anche se è chiaro che non avrebbe potuto prevederlo. Mi ha fatto molto piacere scoprire che proprio Draco stia dando una mano, immagino il peso che ora si sente addosso visto che è l’unico sopravvissuto degli otto coinvolti nella missione, che ha privato Charlotte anche di uno zio che sembrava invincibile e con ci ha litigato negli ultimi momenti.
Adesso, neanche a dirlo, temo per George e sono piuttosto convinta che valga lo stesso anche per Miss Sheridan, quindi spero di poter proseguire nella lettura quanto prima, perché questa storia mi ha coinvolto in maniera inesorabile, grazie al tuo stile come sempre coinvolgente e meraviglioso e al mondo irlandese in cui muovi i tuoi personaggi dannatamente credibili.
Un abbraccio e alla prossima,
Francy

Recensore Master
06/09/20, ore 13:37
Cap. 2:

Cara Maqri,
finalmente riesco a sfoltire la mia lista proseguendo questa storia meravigliosa. A me piacciono i racconti densi e i tuoi lo sono, ma solo così è possibile parteggiare per Charlotte e Nathan più che per i gemelli Weasley. Hai dato a questi personaggi (Dean compreso) una storia e una rotondità spettacolari, compresa la volontà di inserire così tanti elementi tipici dell’Irlanda e dei clan. Ecco allora che Nathan, sfigurato e innamorato, orfano di un padre leggendario e figlio amatissimo di un clan allargato che ha tentato, con tutte le sue forze, di sopperire a quella mancanza, spicca. Travolto dall’amore per l’amica e ora fidanzata Charlotte, in pericolo di vita come sempre accade durante una missione, si rilassa con Weasley. Mi è piaciuto il loro discorso: credo che tu abbia colto molto bene un aspetto della vita in trincea che i tuoi personaggi sono costretti a fare in questa meravigliosa distopia dove Harry è morto.

Hanno bisogno di deviare i pensieri. Di recuperare la serenità di Hogwarts parlando di ragazze, sfoggiando persino una maturità dovuta agli eventi e alla comunanza protratta negli stessi luoghi. I protagonisti della vicenda di Harry Potter, d’altro canto, pur essendo nominati pochissimo, hanno una forza e una potenza incredibili. Penso a Hermione, menzionata appena nelle questioni della passaporta e nella sigla del quartier generale, ma resa benissimo con la sua spiccata capacità organizzativa che spesso quasi rasenta la pedanteria; penso a Harry, citato all’inizio del capitolo nella scena del mantello ed evocato con un dolore innominabile. E a proposito della prima scena, mi piace come dai pensieri del singolo si giunga alla descrizione del carnevale e a quello che è un vero e proprio grido di libertà: uno dei passi più belli del capitolo è quello sugli ignavi babbani, che pur non comprendendo quale disgrazia si sia abbattuta sul mondo continuano, imperterriti, a festeggiare le loro ricorrenze per non permettere all’oscurità di prendersi tutto. Un elemento ricorrente di questa raccolta, invece, è il presentimento di morte che aleggia sempre.

Qui è nella canzone che ritorna e che Nathan si trova a rievocare, che sembra un cattivo presagio nei riguardi del destino della sua Lots. È un elemento che adoro – tutta la tua scrittura, del resto, è avvolgente e immersiva e regala nozioni e sensazioni tali che non mi stancherei mai di leggerti, anzi, giungo a fine capitolo senza rendermi conto di quanto o se è stato corposo. E tempo permettendo, spero di mettermi in pari con questa storia bellissima <3 già oggi. Ti mando un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
26/05/20, ore 11:26
Cap. 3:

Questa storia è un capolavoro, punto.
Volendo potremmo anche chiudere qui la recensione, perché tanto non credo di essere in grado di aggiungere qualche commento molto più sensato di questo, ma vedrò almeno di provarci, perché davvero ti meriteresti un'analisi un po' più seria e approfondita.
Quello che adoro di questa storia (o meglio, una delle tante cose che adoro, perché di certo non è l'unica) è che, pur trattandosi chiaramente di una storia unica, fluida e coerente, ogni capitolo è per davvero un capitolo, che scorre e si conclude in maniera autonoma e sensata. Mi piace tantissimo come ogni capitolo abbia quasi una struttura circolare, qualcosa che non lo rende solamente un susseguirsi di fatti che ad un certo punto si interrompono in attesa dell'aggiornamento successivo. La vicenda complessiva ha ovviamente bisogno di questa continuità, ma c'è una cura ben definita e specifica che rende ogni capitolo un vero e proprio universo, con le proprie regole e la propria autonomia... insomma, non so se sono riuscita a spiegarmi bene, ma è qualcosa che non credo di aver mai ritrovato in altre storie, ma mi piace da impazzire.
Aprire la storia con una scena apparentemente casuale, che serve a contestualizzare un elemento che verrà a dipanarsi solo in seguito, quasi fosse un filo del destino che si snoda piano in tutta la sua intrinseca tragicità è qualcosa di davvero meraviglioso.
Adoro, sempre, tutta l'attenzione che poni sui singoli dettagli, su quegli elementi che rendono la storia qualcosa di concreto, di estremamente reale, dandole una forza e un'ampiezza straordinarie.
I tuoi personaggi, poi, sono il vero cuore della storia: mi piace tantissimo il modo in cui riesci a costruire una storia basata su tanti punti di vista diversi, su un intreccio di vite che un po' si sfiorano, ma non necessariamente, e adoro come ognuno di questi personaggi, anche quelli che compaiono per poco, riesca ad avere il suo spazio, la sua dignità, la sua vita che riesce ad emergere in maniera tanto concreta: la tua capacità di introspezione è davvero straordinaria.
La parte dedicata a Terry, Michael e Ryan mi ha straziato il cuore (non è certo l'unica, ma questa in particolare mi ha colpito tantissimo): mi piace come tu abbia fatto emergere il carattere di Ryan attraverso le riflessioni altrui, attraverso la premura forse un po' burbera con cui si occupa di tutti i membri della sua squadra, con il tatto con cui affronta il lutto e il dolore... insomma, mi hai fatto prendere una mezza cotta XD. E poi mi hai straziato il cuore con quella maledizione che arriva sette minuti prima della mezzanotte. Ma a parte gli scherzi, davvero, questa storia è straordinaria, i tuoi protagonisti sono straordinari.
Il momento dedicato a Fleur è un piccolo capolavoro: la potenza espressiva e simbolica di quello scivolare nella morte e poi forse emergerne, i ricordi di un'infanzia e una primavera dorata, l'ultimo pensiero lucido dedicato agli occhi di Bill (che? Ma va, ti pare che io stia piangendo? Ma quando mai, è solo una tua impressione), e poi quell'aggrapparsi quasi disperato al tatto, all'erba sotto le dita. Inutile poi dire che adoro il tuo headcanon con Fleur ballerina, e adoro la precisione dei dettagli che, qui come altrove, riesci a inserire con tanta naturalezza (eh sì, le punte sono un sogno fino a quando non le indossi XD – sì, mi sto aggrappando a battute sciocche per cercare di mantenermi lucida, o qui altro che piangere!).
Hermione, Draco, Charlotte e l'Idiota sono stati un po' una boccata d'aria fresca, loro con tutto quel raffinatissimo e colto punzecchiarsi fatto di letteratura (come stronca un libro Charlotte, nessuno mai XD). E, lo ammetto, adoro, adoro moltissimo tutta la classicità che sostiene questo progetto, l'idea di riprendere il topos della catabasi come elemento strutturale calato perfettamente nel contesto (perché sì, hai saputo calarlo perfettamente nel contesto).
Sono a dir poco preoccupata, perché questo finale, che non può definirsi in altro modo se non tragico, mi ha lasciato con il fiato in gola, ma al tempo stesso non vedo l'ora di averne ancora, e ancora, e ancora.
Bravissima, davvero, e scusami se non sono riuscita a scriverti un commento che fosse anche solo un poco all'altezza della densità di questa tua storia.

Recensore Master
25/05/20, ore 17:01
Cap. 1:

Cara Maqri,
Avevo già incontrato i tuoi maghi gaelici, ma non immaginavo che facessero parte di questo bellissimo what if. Ho tantissime cose da dire e non ho ancora finito di lavorare, quindi spero di riuscire a farti una recensione all’altezza del testo. Questo enorme flusso di coscienza di Charlotte è bellissimo e si comprende perfettamente: è spezzato dalla consapevolezza che una frase tanto banale possa risolversi nel peggiore dei modi possibile e sia portatrice di sventure e il fatto che apra il capitolo apre molte possibilità. Potrebbe significare che anche in questi what if uno dei gemelli (azzardo l’Idiota) morrà, ma non solo. Mi è piaciuto come hai dipanato la sua esistenza: leggendo sia ha davvero l’illusione di trovarsi in Irlanda e si sente la fortissima impronta caratteristica di questi nuclei familiari così legati alle loro tradizioni. Questo è perché sai scrivere i personaggi e non li rendi piatti, ma perfettamente integrati nel contesto in cui vivono.

A questo proposito, mi è piaciuto molto il background di Charlotte. Un gemello perso è una mancanza terribile che inconsciamente credo riviva ogni volta davanti ai Weasley (come quando è infastidita dal fatto che uno termini le frasi dell’altro, cosa che faceva anche lei, ma non può più fare). La perdita del fratello in tal senso non è cliché, ma si inserisce nel clima di falsa tranquillità del mondo magico dopo la prima caduta di Voldemort. Alla stessa maniera è in linea con HP il fatto che tutti perdano qualcuno, come il padre e il migliore amico, perché la guerra che fu di Harry Potter non era personale, ma corale e corali devono essere le perdite. Il modo in cui ricordi e considerazioni si connettono gli uni agli altri è coinvolgente, lo scambio di battute finale, dove non vengono menzionati gli interlocutori ma si capisce perfettamente chi dice cosa, dà il giusto senso di dinamismo a un piano che si apre sotto i peggiori auspici. Stessa cosa dicasi di questo mondo distopico dove Voldemort ha vinto, sì, ma senza poter uccidere personalmente il proprio nemico.

Sicuramente questa cosa di non poterlo fare con le proprie mani ha generato una sorta di profonda insoddisfazione in Tom Riddle. Hermione ha un ruolo marginale nel capitolo, ma solo all’apparenza. Sebbene il punto di vista di Charlotte predomini, ella è presente nella sua laboriosità e tenacia. Il suo dormire accanto a Charlotte e accogliere i suoi terrori notturni con tatto, il parlare degli ultimi minuti di vita di Harry la rendono presente, sebbene non alla ribalta. Mi è piaciuto moltissimo anche il ruolo doppiogiochista di Malfoy – ho sempre pensato che meritasse un ruolo simile, che gli si confacesse particolarmente. Avrei ancora altre considerazioni da fare sulla sensazione di rimpianto e di nostalgia che attanagliano Charlotte al pensiero del fratellino scomparso, del padre che non ha visto morire, della madre invalida che lì per lì sembrava il problema peggiore (questa considerazione è di una potenza sconvolgente, perché ti costringe a vedere un problema grave come meno grave rispetto all’orribile presente). Insomma, sono felicissima di averla letta e commentata.
Un caro saluto e spero a prestissimo, non chiamare la postale per questa recensione XD
Shilyss

Recensore Master
20/04/20, ore 21:13
Cap. 1:

Sono approdato a questo storia perchè mi ha molto questo "E se...?" su cui essa si basa, rendendomi curioso di sapere come una tale possibilità poteva essere gestita sebbene io non sia un fan di Potter.
Complimenti per come scrivi, è stata una lettura veramente piacevole sopratutto perchè veloce come piace a me: i dettagli essenziali e il resto lo si lascia alla fantasia del lettore.
Carina l'idea che la sfortuna la perseguiti sotto forma di quell'innocente frase, che scandisce il tempo fra i vari tragici eventi della sua vita. Mi piacerebbe vedere cosa succederebbe se Voldemort dovesse dire quella frase in sua presenza... XD
Ottime descrizioni dei sentimenti dei vari personaggi, hai fatto intendere sempre ottimamente i loro umori e paure durante tutto il capitolo.
Posso dirmi curioso di scoprire come proseguirà.

Recensore Master
06/04/20, ore 19:06
Cap. 2:

Ciao, Maqry!

Mi sono presa un po' di tempo per leggere e rileggere questo capitolo. Questa storia è così fitta, così realistica, che io non credo di avere parole appropriate per recensirla. Però ci provo, è il minimo che possa fare.
Sono veramente felice di averti scoperta come autrice – forse te l'ho già detto, ma non importa, mi ripeto –, sia perché amo il tuo stile, sia perché mi intrigano le tematiche che proponi. Continuo a credere che il tuo progetto sia tutto eccetto che semplice: è complicato nella maniera più concreta possibile, cioè è complicato mettere insieme spaccati di vita di così distanti gli uni dagli altri, sviluppare un contesto fatto di ombre, fare i conti con i risvolti più dolorosi e meschini della guerra.
Se il primo atto mi era piaciuto, questo mi ha ammaliata. La struttura che hai dato al capitolo, suddividendolo in base al personaggio protagonista del punto di vista interno, l'ho trovata davvero riuscita e, a mio modesto parere, la più adatta al tuo progetto narrativo – ho poi apprezzato la linea di continuità dettata dalle canzoni, questi ritornelli al sapore di presagio e rifugio. È un capitolo corposo, ma arrivata alla fine avrei solo voluto saperne di più, conoscere già il seguito, scoprire se debba sul serio temere per la sorte di Ryan.
In più, è fantastico come tu sia riuscita a narrare una missione da tante angolazioni diverse, riuscendo tramite i vari punti di vista a farci conoscere anche di più i personaggi che popolano il tuo arco narrativo: la trama è andata avanti, eppure l'introspezione non è rimasta indietro. Fantastico!

Sono sicura che non riuscirò a commentare tutto ciò che vorrei, quindi provo ad andare con ordine e perdere per strada meno pezzi possibile.
Iniziando dal primo scorcio, dall'inizio della missione, non mi aspettavo di ritrovare Dean. È un personaggio che a pelle mi è sempre piaciuto ed è stato bello conoscerlo di più, scoprire i dettagli della sua caratterizzazione, andare oltre e sbirciare nel suo passato fatto di una vita babbana stravolta dalla magia. E mi è parso di verderlo, quando zaino in spalla ha abbandonato tutti e tutto per mettersi in salvo – e per mettere loro in salvo –, lasciandosi alle spalle un misero biglietto e il timore di non poter riabbracciare nessuno. Deve essere stato devastante, uno stato d'animo che emerge alla perfezione nella sua nostalgia, che sgombera tutto e pretende la scena quando arriva a Londra.
Credo possa immaginare quanto ami i rapporti did amicizia franterni, quindi capirai quanto abbia adorato ogni riferimento a Seamus e alla loro amicizia – nei libri la vediamo di sfuggita, eppure si impone per ciò che è: un legame fortissimo, che va oltre ogni tipo di differenza e distanza.
Non nego che tremo per lui, solo nelle fauci del nemico, mimetizzato certo, ma per quanto? Capisco perché sia toccata a lui questa sorte, e non al buon Justin o al "piccolo" Dennis, però sono preoccupata comunque, perché le capacità individuali non servono poi a molto se sei nella tana del serpente.
Il riferimento a Ginny è stato doloroso. Mi piacevano insieme, nonostante lei avesse sempre gli occhi gonfi e lui fosse tormentato dalla gelosia (e come dargli torto? Gareggiare col Prescelto non è certo semplice); mi davano l'idea di una coppia passionale, bene amalgamata, che avrebbe potuto essere felice – ma, ovviamente, c'era Harry.

E arriviamo a Dublino, a questo Ryan che vuole essere come il papà e non come il nonno, che tuttavia si ritrova a essere come tutti e anche più, a reggere sulle spalle ben più del peso di un cognome, ma quello di un'intera delegazione di maghi.
Gli voglio bene, credimi.
Gli voglio bene perché ho la sensazione che sia una persona profondamente tranquilla, che forse non avrebbe neanche fatto l'Auror per tutta la vita, che dentro di sé avrebbe voluto mettere su famiglia ed essere quel padre di cui da bambino non ha potuto godere.
Invece no.
C'è la guerra, fuori e dentro. Non c'è tempo né per le nenie del passato né per i progetti del futuro. Ecco, leggendo di Ryan mi ha colpita come un pugno nello stomaco il sottotesto – poi magari l'ho immaginato XD –, che sembra urlare fine. Tra tutti, è il personaggio che mi ha dato la sensazione di essere sicuro di non avere un futuro dinanzi a sé. Tutti traballano e tremano – Nathan sarà molto esplicito a riguardo con Fred –, ma Ryan sembra avere la morte appiccicata addosso. E non so se questo sia dovuto al timore che mi trascino dietro sin dal primo capitolo e dal presagio di Charlotte, o se effettivamente il personaggio abbia la Signora alle spalle – fatto è che la trappola c'è e che Bill e gli altri siano arrivati troppo tardi. Mi concedo il lusso di sperare, almeno sino al prossimo atto.
Ma soffermandomi un altro po' su Ryan, ho apprezzato tantissimo la riflessione che conduce su se stesso e sui ragazzi che lo circondano, sul coraggio, sulle possibilità di sopravvivenza, sull'essere un Auror e sul sacrificio. La sua presa di coscienza, quel capire di doversi sacrificare – perché sono le gerarchie, è così che funziona –, mi ha stretto il cuore.
Gli voglio bene, l'ho già detto?
Comunque andrà, resterà uno dei personaggi cui mi sono legata di più, nonostante il poco tempo per conoscerlo (lo so, gli sto già dicendo addio, è tutta colpa di Charlotte!).

Andiamo oltre, dai. Prima che pianga su un Ryan ancora vivo!
Beh, ogni apparizione di Fred Weasley mi rimanda al M'illumino d'immenso di ungarettiana memoria XD, sia pure con accenti meno metaforici, il mio è un illuminarmi nel vero senso della parola, perché Fred porta il sorriso sempre e ovunque – e i tuoi personaggi hanno davvero un disperato bisogno di Fred.
Mi rendo conto che ora sia la fangirl (!) a parlare, ma quando io e Fred ci incrociamo succede questo, anche se nel mentre il mondo va in pezzi.
Più seriamente, mi è piaciuto molto vederlo alle prese con Nathan – tra l'altro, il fatto che non ci fosse George ha contribuito a metterlo in luce nella sua singolarità e a permettere anche all'interlocutore di non sparire nelle battute serrate dei gemelli.
Ho trovato molto da lui il suo modo di sdrammatizzare, di parlare, di volere a tutti i costi impiegare il tempo. E ho amato la sua schiettezza quando la conversazione è virata su Charlotte e George – amo la schiettezza di Fred, è uno dei tratti che apprezzo di più! –; tuttavia, confesso che quel confronto mi ha trasmesso anche tanta tristezza, perché la pacatezza di Nathan è quasi innaturale, mostra in maniera brutale la condizione in cui versano questi ragazzi e quali siano le priorità – come sempre, riesci a essere estremamente coerente.

Concludo prima di annoiarti rinnovandoti i miei complimenti. E aggiungo anche, riprendendo il discorso sulla struttura, che ho trovato il finale perfetto, non solo perché si conclude al momento giusto (instillando la giusta curiosità per andare avanti con la lettura), ma anche perché tutti i pezzi si congiungono tramite Bill che recupera i ricordi trafugati dal trio di apertura e si mette in contatto col secondo terzetto – insomma, il capitolo ha il suo equilibrio e la sua coesione interna.
Sei bravissima, sul serio, e più che all'altezza di questo progetto.
Un abbraccio e a presto!

Rosmary



 

Recensore Master
04/04/20, ore 17:50
Cap. 2:

Ciao!
Innanzitutto, ti chiedo scusa per quanto inadeguata sarà questa recensione, ma il mio pc ha pensato bene di abbandonamri proprio ora che non posso portarlo da un tecnico, il resto della famiglia non ha intenzione di mollarmi l'accesso al computer fisso per più di dieci minuti, e col cellulare scrivere cose lunghe e di senso compiuto è complesso.
Però, io di qui dovevo passare, perché questa storia si sta rivleando davvero fenomenale.
Sai già quanto stia apprezzando tutto il progetto di questa serie, ma questa storia in particolare mi ha del tutto conquistato il cuore (o mi ha rapito, in stile Charlotte Troll-di-Montagna Sheridan): sei davvero stata bravissima a rendere ogni momento, con uno stile fluido e curatissimo, capace di picchi efficacissimi, di immagini originali e capaci di rendere al meglio il tutto, uno stile che è come una canzone e ti entra in testa senza lasciarti più.
A me tutta questa libertà di azione dei personaggi, che si prendono tutto lo spazio necessario per mettere in fila pensieri e ricordi, piace da impazzire: i tuoi personaggi, tutti, sono vividi e reali, e si presentano in maniera vibrante e irresistibile. Ho amato, davvero amato poter entrare nella loro testa e assistere a questo sfilare di ricordi e di dettagli, piccoli e grandi, che contribuiscono a renderli talmente umani e concreti che ogni nuovo paragrafo è talmente struggente che si ha quasi paura di andare avanti.
Davvero, credo che tu abbia fatto un lavoro a dir poco splendido nel presentare questa atmosfera opprimente e anogsciante, dove ogni passaggio sa di perdita e rimpianto, e dove anche i momenti più lieti sanno fare male, proprio per via del contrasto con la situazione attuale.
Ho anche apprezzato molto le tue descrizioni fisiche dei luoghi: la città, Londra, il caos delle strade, gli odori del porto, i paesaggi attorno a Port... davvero, hai la capacità di rendere tutto estremamente vivido e reale, quasi bastasse allungare una mano per sentire sulla pelle quel freddo innaturale causato dal proliferare dei Dissennatori.
Sto saltando di palo in frasca in maniera molto confusa, lo so e ti prego di scusarmi, ma ho amato, davvero amato moltissimo immergermi nell'infanzia di Dean, così ricca di tutti quei dettagli luminosi che in un certo senso sembrano tornare, e poi avere sempre più risonanza nella narrazione che facciamo di loro (le corse in bicicletta, la maglia della nazionale, l'inno della nostra squadra del cuore, uno zaino comprato per una scuola che non abbiamo mai frequentato ma che poi è servito a nascondere il necessario per fuggire e cercare di salvarsi la vita). A volte, presi come siamo dalla vicenda sicuramente tragica di Harry, ci dimentichiamo un po' di tutte le altre vite distrutte dalla guerra: io, a immaginare Dean appena diciottenne, che fugge per proteggere sé stesso e non abbraccia nessuno dei suoi cari, mi sento un po' male. E tutto questo dolore (e il dolore per il mantello di Harry, Harry che inevitabilmente fa tornare alla mente il profumo di fiori dei capelli di Ginny) arriva e fa male, fa terribilmente male, anche nella bellezza delle tue parole.

Ho amato molto poter entrare anche nella mente di Nat, lui col suo destino eroico che sembra scritto nel sangue, coi racconti delle vecchiette e con il suo strenuo difendere il ricordo del suo papà.
Lui con il suo amore per Charlotte, lui con queste idee rimaste in sospeso di abiti bianchi (e chissenefrega se sbattono) e di merluzzi (a proposito, questa dote è geniale)... davvero, so che ci sarebbe tanto, tanto altro da dire, ma ho paura di non riuscirci al meglio, ora come ora.

Insomma, sono comunque riuscita a scrivere tantissimo dicendo però ben poco.
Ti faccio però i miei complimenti, ancora e ancora, perché la tua scrittura è meravigliosa.
E nemmeno te lo dico con quanta angoscia mi abbia lasciato questo finale.

A presto!

Recensore Master
22/03/20, ore 13:49
Cap. 1:

Ciao, Maqry!

Ho letto questo capitolo in nottata e forse è stato un bene, perché mi ha permesso di racimolare un po' le idee prima di recensire.
In verità non so ancora bene cosa dire, temo sarà una recensione senza capo né coda, ma confido tu riesca in qualche modo a rintracciarvi un senso – tra un mio sproloquio e l'altro, s'intende!
Inizio dal punto forse meno rilevante, per la trama strettamente intesa e non per il valore della storia, dicendoti che ritrovare tra le tue righe la Poetica è stato un po' come essere stretta in un abbraccio. Non so quante volte abbia letto quel trattato, che ritorna a oltranza in ogni approccio alla letteratura, che sia lo studio di un autore o critica letteraria; ritrovarlo nelle riflessioni indirette di Charlotte è stata una sorpresa, sì, ma anche coerente in tutti quei riferimenti alla tragedia dallo schema rigido e pre-ordinato, dalle sue maschere fisse, dai suoi copioni recitati un'infinità di volte, che malgrado abbiano personaggi e scenari diversi non posso esimersi dal baratro finale.
C'è un presagio, in questo – "se uno è un incidente, due una coincidenza e tre uno schema, quattro cos’è?", che sia proprio ineluttabilità?
Saranno i quattro capitoli a seguire a dircelo, e non nego che avendo già letto il "sesto episodio" della serie, la vita per cui temo è quella di Ryan. Da un lato spero di sbagliarmi, dall'altro so che mi dispiacerà in ogni caso, chiunque sia a dover cedere il passo alla morte.

Sempre in tema di riferimenti dotti, dubito che lo stile di questa storia possa essere immediato. Tra termini in lingua irlandese, riferimenti biblici in lingua latina e riferimenti al mondo letterario, districarsi tra le tue parole non è semplice. Adoro questa ricercatezza, che in realtà credo sia molto naturale in te – da lettrice esterna percepisco queste nozioni come interiorizzate e quindi parte del tuo bagaglio personale –, ma mi porta a credere, e spero di non risultare presuntuosa nel dirlo, che questo racconto non sia per tutti. È una lettura che sembra avere più piani interpretativi, e io spero di riuscirne a cogliere almeno uno e a non riempirti di parole vuote – perché proprio non le merita questo progetto.
Mi piace tanto anche la sintassi intricata, che si aggroviglia su se stessa, che è specchio di una mente un po' rotta, persa in un viavai tra passato e presente, costantemente impegnata a non cedere la lucidà ai demoni – Charlotte non è Hermione, decisamente, e il suo punto di vista risulta meno lineare e diretto, sempre a un passo dal perdersi.

Arrivando alla trama di questo primo capitolo, dico già che sono molto curiosa di scoprire come procederà questo piano tanto rischioso. Inutile dirlo, sono certa che i gemelli abbiano ragione! E quando è adorabile Charlotte che etichetta George come Idiota? Trovo che quando ci sono Fred e George in giro, un idiota! non sia mai fuori luogo. Mi piace molto come hai caratterizzato i gemelli, mi piace questa patina da indicibili che pende sui loro metodi (e ricordando come spronano Smith a chiudere il becco ne L'Ordine della Fenice, direi che sia più che canon il fatto che abbiano metodi non ortodossi, figurarsi in un contesto come questo).
Passando a Charlotte, vera protagonista del capitolo, sono stata molto felice di conoscere più da vicino il suo passato, sia pure già accennato in altre storie. È devastante il dazio che la vita abbia chiesto a questa ragazza di soli venti anni, devastante il senso di colpa che si trascina su di sé da quando ne aveva solo cinque – tra l'altro, condivido la tua scelta di non mutare la sorte di Connor, a questo punto avrebbe creato uno squilibrio nella caratterizzazione stessa di Charlotte. Leggere delle varie perdite, dal gemello sino al migliore amico, è stato doloroso, ma anche necessario, perché mi ha permesso di entrare completamente nel mondo di questa irlandese col pessimo senso dell'umorismo.
Ho letteralmente amato la frase-ritornello che accompagna l'intero capitolo, quel bella giornata che è solo presagio di sventure, che la induce a tremare e ad addossarsi ogni volta una colpa diversa, perché capisce sempre dopo, troppo tardi. E la vera tragedia in questo è il fatto che Charlotte non sia in grado di affrancarsi da una colpa che di fatto non è tale.

Sono sicura di non aver toccato tanti punti importanti e mi dispiace, ma spero che nel complesso sia riuscita a farti capire quanto abbia apprezzato questo primo capitolo e quando sia già stata travolta dal tuo contesto narrativo.
Sei sempre bravissima e sono molto felice che a distanza di anni abbia ripreso a scrivere questa storia.
Un abbraccio e a presto!

Rosmary

Recensore Master
19/03/20, ore 15:46
Cap. 1:

*cerca di prendere un respiro profondo*
Ok, questa storia è un'assoluta meraviglia, ma quanto fa male.
Davvero, trovo molto difficile approcciarmi a una recensione seria, qui, perché una parte di me vorrebbe riuscire a essere razionale e cercare di mettere in ordine i pensieri per dirti quanto ho apprezzato la parte più "tecnica" della storia, ma la parte più emotiva di me riesce solo a tirare su col naso e a rischiare di far partire uno sclero che immagino non ti sarebbe per niente utile, quindi vedo di ricompormi.
Innanzitutto, sono felicissima che questa mini-long abbia finalmente trovato la sua strada e abbia visto la luce, perché merita davvero tantissimo. E sono molto felice che questa signorina irlandese abbia preteso attenzione, e si sia imposta con il suo flusso di coscienza ordinato: davvero, mi piace da impazzire il suo (che poi è tuo) modo di parlare, di presentare gli avvenimenti e dare una direzione, una narrazione a ciò che le è successo.
Lo stile è davvero invidiabile: curatissimo, piacevolissimo da leggere, sempre pronto a offrire delle immagini molto interessanti e, soprattutto, capace di creare tutte delle tensioni interne, dei rimandi che sanno quasi di fatalismo: fantastico, davvero. Cioè, ho amato moltissimo quello che hai raccontato, e ho amato ancora di più comelo hai raccontato, il che non è affatto scontato: è straordinario davvero come questo primo capitolo abbia tutta una sua coerenza interna, che lo rende molto più di un insieme di fatti che servono a raccontare una storia, rendendolo piuttosto un qualcosa che va oltre (non sto riuscendo a spiegarmi, spero tu lo possa intuire!).
E Charlotte... è un personaggio adorabile, proprio perché non lo è affatto. È ruvida e spigolosa (e ha tutti i motivi per esserlo), ha una voce sarcastica e cruda, e ha tutto un mondo da esplorare: sono felicissima, felicissima davvero che la signorina Sheridan sia riuscita a "rubare il microfono" alla Granger, perché per quanto ami moltissimo Hermione e il modo in cui tu le dai voce in questo universo, sentire Charlotte raccontare di sé in questo modo è impagabile.
Tutto il racconto è impregnato di un senso di tragedia imminente davvero angosciante: ho apprezzato moltissimo il modo in cui hai raccontato gli incubi di Charlotte, il suo essere prigioniera del suo letto, il rivivere costantemente ciò che ha provato... insomma, credo che raccontare della morte di Connor attraverso i suoi incubi sia stata una scelta narrativa particolarmente efficace (fin troppo, perché ho dovuto fare una lunga pausa, prima di essere abbastanza lucida per proseguire). È stata davvero un'esperienza tremenda, e tutto quel senso di colpa una persona sola (una bambina, perché Charlotte era una bambina) non dovrebbe provarlo mai. E, tra l'altro, questo ha reso ancor più incisivo il momento, che già ci avevi raccontato, in cui lei torna indietro a combattere i mannari di Greyback: terribile. Ed è ancor più terribile che lei debba perdere un altro pezzo di cuore per mano loro.
La frase che ritorna, e scandisce tutte le giornate che vedono crollare l'universo di Charlotte, fa così male che ora ho quasi paura di continuare a leggere: del resto, Fred è vivo, e tu hai detto che in questo universo vige una specie di "contrappasso" per cui i personaggi strappati dalla morte "perdono" qualcosa in cambio, e George... ah, non ci voglio nemmeno pensare.
Tra l'altro, per fare un po' il paio con l'Hermione che non si sente più un'assassina, che uccide e non ha bisogno di lavar via l'odore del sangue, qui troviamo i gemelli: è tremendo che siano passati così in fretta dall'inventare risate all'inventare morte. Ma è la guerra. Ed è ciò che mi piace di questo tuo universo narrativo: la guerra è trattata in maniera estremamente adulta e matura, senza mai nascondere le sue devastanti conseguenze (che, ahimé, vanno oltre, troppo oltre a una fila di bare).
È stato davvero bellissimo arrivare a conoscere un po' meglio Charlotte, con il suo black humor che è quasi un'arma per difendersi da una vita che ha iniziato a toglierle tutto troppo presto.
Credo ci siano ancora un sacco di cose che vorrei dirti, ma insomma, ti lascio andare, sperando di leggere presto il prossimo capitolo.