Recensioni per
Non per un dio ma nemmeno per gioco
di D a k o t a

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
24/04/21, ore 16:13

Ciao cara!
Sapevo che c'era qualcuno che scriveva in questo fandom (avevo già recensito una tua os 😊 ), ma quando avevo visto che c'erano tanti spoiler ho aspettato di aver visto anche la terza stagione prima di passare.
Mi piace Bell, trovo che il suo personaggio sia complesso al punto giusto e vedo anch'io delle buone cose in lui, così ho scelto di leggere questa tua Os, oggi. (fra l'altro penso anch'io che con la dottoressa Voss stia benissimo <3!)
Mi piace molto come lo hai descritto, l'ho rivisto in tutte le tue descrizioni (e anche la questione dell'idealismo, e il rassegnarsi con l'età, l'ho trovato molto ic).
Purtroppo non conosco la canzone di De Andrè, ma rimedierò, perché mi piacciono molto i testi delle sue canzoni.
Cosa dire? Peccato solo che sia finita qui. Ma è un missing moment veramente scritto bene e ben interpretato. L'ho ritrovato nel canon della serie. Molto introspettivo e azzeccatissimo!
Complimenti!
💜

Recensore Master
21/06/20, ore 13:21

Ciao, cara!
Eccomi qui per lo scambio e scusami se ci ho messo così tanto, ma è stata una settimana abbastanza impegnativa, ma ora ci sono. 
Dato che ho recensito quasi tutto delle ultime storie scritte sono passata leggendo un racconto di un fandom che come sai non conosco, quindi il mio parere sarà come al solito un commento abbastanza distaccato dalla serie tv a cui ti stai riferendo. 
Parto dicendoti che ho adorato la citazione iniziale di De André e che come affermi tu stessa, ho trovato perfetta per il tipo di personaggio che ci hai presentato, ovvero di Randolph Bell che qui appare essere entrambe le facce della stessa medaglia. E ho apprezzato tanto la sua caratterizzazione, perché l'ho trovata molto umana, con i suoi dubbi, le sue insicurezze ma anche certezze interiori che tu hai saputo trasmettere bene con la tua scrittura che sai, quanto mi piace personalmente. 
Ci presenti un'analisi particolarmente filosofica che ci porta a riflettere sull'etica e sulla razionalità, il modo in cui hai sfruttato il personaggio di Randolph in questo senso, è stato interessante. 
Non conosco i personaggi originali della serie tv, ma da quello che ho potuto leggere mi pare di capire che Conrad ha una visione totalmente diversa rispetto al suo collega, tanto che appare essere quello "buono" rispetto a un Randolph che sembra essere un medico che si è adeguato a un sistema sanitario che ha delle grosse lacune. Però alla fine dimostra comunque di avere un qualcosa che lo collega al cuore, e il risultato di ciò è sicuramente Kit. L'ultima parte è stata molto bella, leggendo le tue note finale precisi che non hai fatto grosse modifiche dalla scena ripresa, ma ho trovato comunque che tu abbia risaltato bene un personaggio così particolare. Credo che aggiungerò The Resident nelle serie da recuperare, grazie! E ti faccio i soliti complimenti che tu sai, alla prossima!

Shakana

Recensore Master
09/04/20, ore 20:30

Buongiorno, carissima!
Letta anche questa one-shot, non conosco il fandom ma questo il più delle volte non è un limite, per me. Poi nel tuo caso si tratta sempre di one-shot molto introspettive e drammatiche, per cui posso leggerle concentrandomi sul lato emotivo (anche se non sempre ciò è consigliato per i deboli di cuore, visto che trascini in un concentrato angstissimo ahah).
Parliamo dall’inizio: bellissima, poetica e elegante la citazione di De Andrè, che dà anche il titolo alla one-shot.
Si sposa a meraviglia con il personaggio da te descritto, o almeno per come l’ho percepito e interpretato io.
Poi… ca**o se sei stata bravissima a descrivere ciò che la medicina e quel lavoro ha costituito per Randolph (scusami, di solito non uso espressioni così colorite ma qui ci voleva), scrivi divinamente, soprattutto a partire dal passaggio in cui si dice come la medicina è diventata tutta la sua vita ma come l’ha sempre fatto sentire come se gli mancasse qualcosa, e come trova l’idealismo di Conrad così giovanile e ingenuo, e che l’idealismo si perde invecchiando, perché adattarsi/arrendersi al sistema aiuta ad arrivare al domani. Davvero, tutto stupendo, mi verrebbe da citare ogni singola parola, però una frase la devo citare per forza, “rubata” a De Andrè, ovvero “aveva tradito il bambino per l’uomo”, è inserita ad arte.
Molto toccante il riferimento a quella “nostalgia” che non l’ha mai abbandonato.
Ma anche quando specifica che, pur avendolo sentito pulsare fra le dita un muscolo cardiaco, il cuore rimane un mistero, per lui.
Stupenda anche la descrizione di Kit, che ha ancora “quell’attrito negli occhi”, ma lui è un uomo di scienza e non crede in magie e scintille ma in pulsazioni nervose e istinti psichici… Ma ecco, alla fine, che quest’uomo che guarda tutto con disincanto trova il suo pezzo mancante.
Davvero, sei stata superlativa, questi pipponi filosofici/psicologici quando sono scritti così bene mi fanno girare la testa, quindi bravissima, complimenti, continua così e yes, mi hai anche fatto venire voglia di guardare questo telefilm, tra poco finirò Alias (ora si capiscono tante cose riguardo i generi che prediligo nelle mie storie? Ahahaahahahah) e ho bisogno di un degno sostituto.
Grazie,
Un bacio,
Karen.

Recensore Master
03/04/20, ore 11:30

Cara Dakota!
Mi ero messa in pari con le tue storie recenti e adesso ho di nuovo una piccola scorta da leggere! Anzitutto, ho amato che tu abbia scelto per questa shot la canzone di De André perché “Non al denaro, non all’amore né al cielo” è il mio album preferito insieme a “storia di un impiegato.” Anche per quanto concerne il tema trovo sia d’attualità; Bell si è adattato al sistema smarrendo quella passione “da trincea” che caratterizza ancora Conrad.

A farlo a mio parere è stata sia la maggiore età che ha spento l’entusiasmo, stritolando Randolph nelle maglie della burocrazia soprattutto in un sistema controverso come quello statunitense, dove la medicina è un business, sia il carattere più mansueto rispetto al giovane medico. A questo proposito mi vengono in mente certe scene di un altro telefilm dove si evidenzia la necessità di pagare gli ospedali, Shameless, ma non divaghiamo. Uno dei punti che dal punto di vista introspettivo hai colto con più forza riguarda le critiche che vengono mosse a Bell: ci rimane male non per la critica in sé, ma perché toccano effettivamente un punto debole. La maldicenza sfiora la verità e, così facendo, Bell si sente smascherato e in colpa per qualcosa che lui sa essere vera, a dispetto di una passione giovanile che c’era.

Ho apprezzato che tu abbia ripreso i dialoghi con Kit e, più in generale, che abbia voluto affrontare il tema di una professione che è una vocazione, ma che è legata, come dice anche la canzone di Faber, alla necessità di un guadagno molto più nella nostra epoca contemporanea che in passato, dove ad avere accesso agli studi di medicina erano persone comunque in grado di permettersi costosi studi e quindi di fame non sarebbero morti mai. Allo stesso modo, ritrovare il tuo stile pulito, elegante e coinvolgente è stato un enorme piacere. Un abbraccio e a presto,
Shilyss