Sto lentamente recuperando tutte le tue storie (E ammetto di avere anche dei preferiti. Uno dei quali, è proprio il "buon" S’lolath). Che dire, ne adoro la freddezza calcolatrice, e la lucida intelligenza. Ma andiamo con ordine.
La storia si apre con uno spacco meraviglioso, non tanto sulla città quanto su una calzante e doverosa riflessione tattica. E ciò è perfettamente propedeutico alla spiegazione successiva, circa l'associazione dei vuoti, che ho trovato particolarmente calzante, stringata quanto basta. Non una parola superflua, non una inutile. Questo la rende particolarmente efficace nel suo intento di delineare una cornice dentro cui la storia si muove.
Un dettaglio che ho apprezzato tantissimo, la porta IN PIOMBO che si richiude. Come sono sicura tu sappia, in d&d 3.5, una sottile lastra di piombo da sola è sufficiente a bloccare molti incantesimi di divinazione. certo, non è da sola una protezione sufficiente, ma è un'ottima base di partenza, e infatti, il nostro "eroe" ha disposto tutta una serie di trappole, arcane e non, (E io mi aspetto che una sottile lastra di piombo sia stata infilata pure tra uno strato e l'altro delle pareti, tanto per star sicuri).
Poi, la descrizione del rituale, che ho trovato molto plausibile e anche molto poetico devo dire, e mi ha fatto sorridere il modo sempre più fantasioso che ha di scommettere con sé stesso per decidere il giorno in modo che sia imprevedibile persino per lui. Così come tutti i suoi abili trucchi per depistare coloro che possono decidere di spiarlo proprio quel giorno.
Poi, qui come in altre storie che lo riguardano, si sente bene la sua intelligenza: sia nel costruire collegamenti fasulli, sapendo che altrimenti, la sua curiosità potrebbe essere la causa stessa del suo fallimento, sia la sua lucidità davanti a quei primi ricordi. Ho anche apprezzato la sua lucidità, almeno all’inizio, sia per l'assassinio sia per il suo passato e i traumi ad esso legati. Si vede il suo essere "in controllo" nonostante le emozioni ritrovate, ma anche il sollievo di rendersi conto, almeno inizialmente, di essere "solo" leggermente diverso dalla persona che credeva, na differenza minima, spiazzante, certo, ma ancota (per lui controllabile). E poi...
Un sorriso dolce sul viso nero di una femmina. Una frase tanto semplice quanto dirompente, sia per il testo, sia per il font corsivo che la evidenzia ma non in modo sfacciato, come invece potrebbero farlo il sottolineato o il grassetto, sia per la perfetta impaginatura. Una frase che da sola, spacca. Ti giuro, che in quel momento, l'ho sentito pure io l'ansito trattenuto di S’lolath davanti a quel ricordo e alle emozioni che gli ha suscitato. Ed è bellissimo che prima vengano le emozioni, quasi tu volessi prima delinearla, come fossse un fantasma che man mano riprende la sua corporeità, fino a quel nome, Krystel.
Krystel che è una creatura quasi aliena per lui, che non riesce a incasellarla tra gli schemi cui è abituato, tanto che alla fine, si rende conto che non può paragonarla a nessun'altro abbia mai conosciuto prima. Krystel è Krystel, fine.
E Kore, come ho apprezzato cheper Krystel sia il nome l'ultima cosa a emergere, per Kore ho amato che quello fosse la prima cosa. Un nome che per S’lolath è come un secondo squarcio in quello che lui credeva essere il suo "io". E al sua esclamazione giunge perfetta. Kore, la nostra bambina. Oh, vith, ho una figlia.
Credimi, quel momento, così com'è, nella sua semplicità è tanto potente da non aver bisogno di altro. Si sentono i suoi sentimenti, tutti. L'incredulità, l'affetto, lo sconcerto davanti ai suoi sentimenti "molli". Ed e stato bellissimo vedergli, per un istante, perdere il suo perfetto autocontrollo. E infatti, dopo non riesce più ad andare avanti come prima: Dopo, i ricordi della sua vita in città sembrano solo un fastidio che lo distrae dai suoi ricordi con la sua famiglia.
E seppur con poche parole, il momento in cui ricorda l'addio che gli ha dato Kore (E io sarei davvero curiosa di leggerla quella fanfic, magari dal punto di vista di Kore porprio) è assolutamente perfetto. Come è bellissimo il suo sentirsi defraudato di un momento con sua figlia. Il momento di un addio.
E ho adorato anche l'empatia che ha provato per Tek, che ha salvato, che ha porato da Krystel, pur non riconoscendo con lui alcun legame affettivo. E la cosa è reciproca, e viene detta dallo stesso Tek in "White lies".
Davanti a tutte quelle emozioni fino ad ora sepolte, un attacco di panico direi che è la reazione più naturale anche nel drow più compassato. Ma di nuovo, l'intelligenza di S'loath salta fuori, con il messaggio che lui ha lasciato a sè stesso. E Yugho, il piccolo e carino scorpione abissale diventa qualcosa di più sinistro. Da un animale esotico raccattato senza ben sapere il motivo, a un monito per sè stesso, una possibilità di scegliere. Una possibilità di eradicare tutta quella massa ingarbigliata e incontrollabile di sentimenti. Sentimenti che, tuttavia, lui vuole continuare a provare. Perchè senza Krystel e il suo amore disinteressato, senza l'affetto delle sue figlie, senza il coraggio di Kore, anche una parte di lui morirebbe. E alla fine, lui sceglie una non-scelta. Un rimandare la scelta, "non stavolta" sperando che non giunga mai "stavolta". Un po' un parallelismo Interessante di come sono, dopotutto, gli stessi vuoti. (Recensione modificata il 17/03/2022 - 10:24 am) |