Ciao, allora, volevo leggere questa storia fin dal giorno in cui avevi detto d'averla pubblicata, ma poi tra la distrazione e le mille cose da fare (come al solito) non sono mai riuscita a prendermi un attimo di tempo per fermarmi a leggerla. Come tutte le cose scritte da te, serve calma e pace, roba rara da trovare a casa mia, e quindi finalmente eccomi qui. Il titolo mi attirava tantissimo, anche per questo ho scelto di leggere questa. Mi piacciono i bei titoli come questi, ho una specie di fissazione per titoli del genere e poi mi piace molto il fatto che abbia un senso con il contenuto della storia. I granelli di sabbia sono un po' ciò che fa da collante con la trama, Rey se li trova un po' dappertutto, anche addosso o in quella che ora è casa sua, anche se è un edificio materiale e niente di spirituale o emotivo. Si può dire che loro siano dei testimoni silenziosi del suo delirio. E qui devo passare necessariamente al punto caldo che mi preme di più.
Ora, io non ho letto tutte le tue storie in questa sezione, ma ne ho lette parecchie e a memoria, se sbaglio domando scusa, non mi pare che tu abbia mai utilizzato il punto di vista di Rey, e se l'hai fatto è stato per qualche breve passaggio sparso qua e là. Mi pare tu abbia usato Ben sino a questo momento per le tue storie. Il fatto che tu abbia deciso di cambiare punto di vista, o comunque di variare rispetto a tuo solito, mi piace molto anche perché la bravura di un autore si vede anche sulla lunga distanza. La varietà narrativa, la capacità di entrare dentro la mente di un personaggio rispetto a un altro, e di farlo con un altro ancora, e di farlo così bene soprattutto, diversificando anche lo stile, non è una cosa da tutti. Lo avevo, se ricordi, già notato nella storia sul castello errante di Howl. Anche quella mi era piaciuta parecchio, e stilisticamente avevo notato proprio questo: come riuscivi a cambiare il tuo stile dall'uno all'altra protagonista con una facilità disarmante. Da allora di strada ne hai fatta tantissima, sei cresciuta come autrice in maniera esponenziale e questa storia lo ha dimostrato. Il tuo approccio stilistico, e narrativo, con Ben è diverso rispetto a quello che hai avuto qui con Rey. Ben è più introspettivo di Rey, se dovessi usare un similitudine visiva direi che è un foglio di carta appallottolato e gettato per terra, che tende ad accartocciarsi su se stesso, e a struggersi perché è fatto in questo modo. Ben tende a pensieri contorti e oscuri, è più macchinoso nei ragionamenti che fa. Rey invece è profondamente diversa, il suo pensiero è più limpido, più libero dagli imbrogli intimisti. Esce la sua determinazione e la sua forza, fisica e mentale, la sua testardaggine (in senso positivo ovviamente), escono anche i suoi tormenti, ma in una maniera diversa. In una simile situazione, Ben si sarebbe tormentato su se stesso, avrebbe cercato dentro di sé il nodo che è sbagliato, che è mostruoso e si sarebbe dato la colpa. Rey invece soffre e basta, quello che è passato è passato. Magari dentro di sé, ma tu a quel punto non sei arrivata, si dà anche la colpa di quanto avrebbe potuto fare e non è riuscita a fare, ma qui lei non è concentrata su questo. Qui lei si concentra sulla realtà, è questo a tormentarla. Non ricerca dentro di sé la verità, ma la cerca fuori da se stessa. Lei è meno intimista di Ben, lei è più materiale, più tattile. Cerca nell'approccio all'esteriorità la propria verità, pur non essendo certa di averlo trovato, perché in questo la storia non ha un finale preciso (ma a questo ci arriverò più tardi), però il ragionamento è lì che conduce. E profondamente significativa in questo senso è la scena in cui cerca di toccare il fiore con le dita, un fiore che ha già osservato essere impossibile per il luogo in cui si trova. Rey vive un'esperienza, un viaggio diciamo. Il deserto, la sabbia, la sopravvivenza e il dolore. Soprattutto il dolore, che così come i granelli di sabbia del deserto sembra essere infinito. Un pozzo nero e senza fondo, una sofferenza eterna. Rey trova questo in questa sua nuova vita, dopo la morte di Ben. Pensa a ciò che è stato, al bacio fugace, pensa a quel che vorrebbe adesso ovvero una vita con lui qui e adesso. Anzi, vorrebbe tutto, come gli dice in quel dialogo che alla fine si rivela essere un sogno. Ma lo è davvero? Il finale dovrebbe essere interpretato in maniera positiva o negativa? A questo credo che una risposta sicura non ci sia, hai lasciato volutamente il finale aperto e non l'hai fatto per pigrizia, non l'hai fatto perché non sapevi bene cosa stavi facendo, lo hai fatto perché è così che doveva essere. Perché forse sei tu per prima a temere una risposta, sei tu per prima che non vuoi sapere, che hai paura di conoscere la verità. Stava sognando? Questo direi che è assodato, direi che la risposta è assolutamente sì. Ma, per citare qualcuno, non per questo è meno reale. Non perché si svolge dentro la testa di Rey, è meno vero che se Ben fosse lì davanti a lei con delle risposte, in carne e ossa. C'è un fiore a fare da collante con la realtà, Rey lo vede anche dopo il risveglio, ma il suo stato mentale, fortemente ottenebrato dal dolore che la pervade, non ci permette di sapere se è così per davvero. Se il fiore è davvero lì. Però qui succede qualcosa, un ulteriore passo in avanti verso un finale che alla fine non c'è. Ben potrà davvero ritornare? C'è una speranza? Io credo che la risposta sia insita nello spirito della saga, Star Wars è una saga che parla fortemente di speranza, soprattutto quando di speranza non ce n'è più. Quindi io interpreto il finale in maniera decisamente positiva. Ben troverà un modo, Rey ci proverà ancora più di lui. Ora è questo ciò di cui ha bisogno, nonostante tutto quanto le suggerisca che è una follia e qui viene fuori tutto il pragmatismo di questo personaggio. Sì, è determinata e forte, molto testarda, ma anche profondamente realista e logica. Lei è una donna molto attaccata alla razionalità, e ciò che le è successo in questo delirio onirico le suggerisce che è impossibile che sia vero, che è impossibile che lui ritorni veramente. Io però sono convinta che ci siano anche tanti aspetti che potranno convincerla a provarci, anche se sembra impossibile. Come dicevo, questa saga si fonda sul concetto di speranza.
Una storia stupefacente, come tutte le storie scritte da te. Profonda, introspettiva, ricca di tantissime sfumature legate al personaggio. A metà tra il mondo reale e quello onirico, con un passo dentro e uno fuori tra la follia e la logica come si presume possa essere Rey dopo un lutto del genere. Il realismo è sempre un punto importante, anche questa così come le altre tue che ho letto in questa sezione, sono impregnate di credibilità.
Hai fatto, come al solito, un ottimo lavoro.
Koa |