Cara Npc,
Questa è una di quelle storie in cui mi immergo per riemergere frastornata e soddisfatta. In questa shot hai messo in campo tantissimi argomenti che mi piacciono e li hai espressi bene. Il protagonista è Tazandil, il figlio del dovere “che non ha fantasia per sospettare che il padre non sia un buon capo.” Già questo modo di presentare il personaggio mi piace immensamente. È giovane e vorrebbe, come tutti, l’amore di chi non lo ama. Non si rende conto di avere una madre che è un’elfa straordinaria, ma stravede per questo padre che rinfocola la sua gelosia in nome di un amore perduto e del suo simulacro, interpretato dal figlio maggiore. E il modo in cui racconti le vicende complicate del capoclan degli Arnavel mi è piaciuto moltissimo, perché l’hai fatto con una prosa molto diretta, spiegando un intrico semplice solo all’apparenza in modo perfetto, chiaro, senza ombre.
Il capoclan è una figura meschina nel suo dolore, che rimpiange a ogni sospiro la prima moglie defunta e sposa la propria amica del cuore più per dovere che per altro, tanto che questa unione, pur generando Tazandil, non si risolve nemmeno in un’amicizia affettuosa. Una volta che Lekherya partorisce il proprio figlio, anzi, il matrimonio cessa di fatto di esistere per essere solo una mera formalità. Questo capo irraggiungibile che vive nel passato è il cruccio di entrambi i suoi figli, ma prima di parlare di Elashor e di quanto, oltre a non essere un buon capo, non è neanche un buon padre, voglio fare una considerazione.
Questa tua storia è recente rispetto alle altre, ma cronologicamente si pone molto prima, è quasi un mito fondante: e trovare in una storia ambientata in epoche antiche due fratelli e un padre che è quasi un fantasma egli stesso mi fa venire in mente altri miti fondanti, primo tra tutti quello tra Romolo e Remo. Il fatto che Elashor sia così distante mi fa anche pensare a quanto lui appaia buio e lacrimoso e, al contrario, la sua seconda moglie spicchi e luccichi. È lei che mantiene un dialogo con Fisdril, figlio non del suo ventre ma del suo cuore, è lei che parla col giovane elfo appena tornato per spiegargli cosa prova il fratellastro ed è sempre lei ad accollarsi la sofferenza di un matrimonio politico e di facciata con un amico per il bene della comunità, perché Elashor altrimenti non ce la fa. Lei è il perno e lei la madre, che, infatti, i due fratelli si contendono. Certo, l’immagine di Lady Aelrie, complice anche il nome, affascina chi legge con il suo destino infelice e il sospetto che si tratti dell’anima gemella del capoclan, ma Lekherya ha assolutamente tutta la mia simpatica.
E ora veniamo ai due fratelli. Adoro questo tipo di rapporti perché sono complicati. Tazandil si sente da sempre defraudato dell’affetto del padre dal figlio dell’amore, dal vincente e brillante Fisdril, ma è solo conoscendolo che scopre come entrambi soffrano delle stesse mancanze. È un dialogo non facile, il loro, dato che Fisdril si è dovuto/voluto allontanare per non vedere quella che considera la propria vera madre ignorarlo a favore di un neonato figlio del suo ventre e Tazandil sa di essere nato per una mera ragione matematica, perché è meglio avere due eredi che uno, la casata ne trarrà beneficio. Si vive male in tutti e due i modi, però. A essere simulacro di una donna morta e a essere una pedina in una scacchiera che vale comunque meno del primogenito. Ciò che emerge è che Elashor probabilmente non ama nessun membro della sua famiglia: è distante da tutti e vicino solo al ricordo di una donna fantasma. È indicativo ciò che dice Fisdril, a tale proposito: “mi ama per non odiarmi.” Questo concetto mi ha fatto tornare in mente un personaggio dei Buddenbrook, il figlio di un primo matrimonio d’amore che, avendo la stessa colpa di Fisdril, veniva però odiato in eterno dal padre che lo riterrà per tutta la vita responsabile della morte della madre.
Il rapporto tra Fisdril e Tazandil avrebbe potuto creparsi per sempre dopo l’inizio burrascoso, ma dando una svolta a quella che è, in genere, la vulgata in tal senso, hai creato un punto d’incontro e un dialogo molto bello e a cuore aperto dove il maggiore mostra la saggezza e la schiettezza necessarie per conquistare il fratello più ombroso. E lo ribadisco, il risultato mi è piaciuto tanto, l’ho trovato intenso e trascinante. Ti faccio i miei più sentiti complimenti e ti ringrazio per questa bellissima lettura. A presto,
Shilyss |