Non è semplice esprimere con sufficiente esattezza l'incommensurabile pregio di questa storia, la quale travalica una rigida definizione per lambire i bordi del poema e del teatro, stante l'assoluta perfezione della scelta lessicale, la vivida forza espressiva delle immagini che hai reso. L'utilizzo della seconda persona, lungi dal costituire un'intromissione "indebita" nella materia fluida della vicenda, è, invero, una modalità raffinata con cui il pensiero di Remus s'allontana dal suo corpo, guadagnandone in soggettività lucida e autocritica. La figura di Lily resta volutamente sullo sfondo, vuoi per non alterare l'equilibrio compositivo, vuoi per rafforzare il concetto di distanziamento autoimposto di Remus, quasi a rappresentare i suoi sforzi nel porla sempre più ai margini. Il dissidio fra desiderio e razionalità, fra pretesa di soddisfacimento delle proprie tonalità ferine e tentativo di domarla a tutti i costi restituiscono una percezione trasparente dell'interiorità frammentata di Remus, i cui pezzi, solo se esplorati complessivamente (come da te fatto) riescono a renderne la cifra più autentica. Infine, magistrale il lavoro profuso per la ricerca della citazione iniziale e del fiore, il cui simbolismo conferisce alla storia un sapore un po' mitologico, da indagine sulle origini.