Ciao, arrivo all'ultimo, ma eccomi finalmente per lo scambio dell'ABC.
Allora, sono fuori allenamento, quindi perdonami se la recensione sarà un po' confusa, cercherò di procedere con ordine.
Ho scelto questa storia perché non conoscendo il fandom su cui scrivi abitualmente - avrò visto sì e no solo le prime puntate e qualcuna saltuaria qua e là, può sembrarti strano, ma a parte la storia dei miei due personaggi preferiti della mia infanzia, il resto per me è oscuro - era l'unica su cui potesi puntare. Comunque il titolo mi ha attratto molto, e considerando titolo e incipit della storia trovo che il richiamo alla storia del Re Mida sia più che azzeccato. Altra cosa, il fatto che tu l'abbia intitolata "ballata": da un lato l'ho trovato perfetta, perché il componimento è una vera e propria danza che ruota attorno al personaggio di Atlas, e Cesare, nonostante ne sia il narratore, è talmente coinvolto e affascinato e concentrato su Atlas che ne tesse ogni mossa, ogni reazione, ogni sfumatura di oro; dall'altra parte, proprio per dare un'affinità anche stilistica con l'idea di ballata, sarebbe stato carino se avessi scandito la struttura della storia da una specie di "ritornello". Dico questo perché in un certo senso la prima parte di questa storia ne ha uno: è quel descrivere l'oro, prima come un sole che risplende, che amplifica ogni altra luce facendola sua, dopo descrivendo il modo in cui quell'oro si fa arma e illusione e spavento, una luce che acceca, che atterrisce. L'oro scandisce la prima metà della storia, non so se riesco a spiegarmi, e secondo me avrebbe reso tantissimo se avesse scandito anche l'ultima parte.
Tolto questo particolare del tutto personale, trovo che il titolo sia molto bello, perché racchiude sia il senso di questo componimento che vuole ruotare attorno alla figura di Atlas, attraverso gli occhi del suo amico, sia per questa associazione del "Mida Bugiardo", un chiaro riferimento all'oro e a questo immenso potere illusorio che possiede Atlas, un potere che, proprio come capita al Re Mida, confonde e si rivolta contro persino il suo stesso possessore.
Grammaticalmente ho trovato solo un refuso (sorione -> sornione). Sul finale della storia, poi, ho notato questo:
"Beh, che ci sarebbe di male? Tu sei l'unico che non mi guarda come se fossi strano." Riprese, spostando ancora lo sguardo "Per tutti gli altri, o sono forte o sono un mostro. -> fossi strano" riprese, spostando ancora lo sguardo. "Per tutti gli altri... (il punto va messo fuori, e il verbo dicendi va sempre in minuscolo.
Il tuo stile è molto piacevole: lo trovo molto scorrevole, chiaro, con un lessico vario, mai monotono, con l'aggiunta di alcuni termini che mi hanno colpito per la loro particolarità (arrogarsi "non lo conoscevo, e io adoro imparare nuovi vocaboli attraverso le mie letture) e alcune espressioni che all'inizio mi hanno confuso, perché non appartengono al mio modo di esprimermi (scemo di guerra, per esempio) e che ho capito dopo essere propri del mondo che hai creato, e li ho trovati molto caratterizzanti anche a livello linguistico dei personaggi. Ti devo fare i complimenti per il modo in cui hai saputo usare la prima persona narrante, che io di solito evito perché non credo di saper usare e perché la trovo molto limitante. Mentre tu, forse proprio perché il personaggio/narratore ha un'anima così devota e attenta verso l'altro, sei riuscita benissimo a dare ampio spazio anche alla controparte; anzi è proprio la prima persona che ti permette di esaltare e mostrare Atlas in tutte le sue fragilità, facendomi assaporare non solo la sua personalità e le sue emozioni, ma avvolgendolo nelle emozioni e nelle percezioni di un amico. Mi hai mostrato lui e allo stesso tempo mi hai mostrato il modo in cui il narratore/Cesare lo percepisce; inoltre sei stata bravissima a dare spazio anche al modo in cui gli altri, in maniera molto più limitata, lo vedono. Ho potuto conoscere Atlas da un punti di vista privilegiato, imparando a conoscerlo davvero in poche righe.
Ma prima di passare, un ultimo complimento volevo fartelo per il modo in cui descrivi le reazioni dei personaggi, per la prosa scorrevole e molto "visiva" che io personalmente preferisco sempre; infine dai ampio spazio alle reazioni ed espressione dei personaggi, altra cosa che mi piace moltissimo.
Credo che se devo trovare una pecca a questa storia è il poco spazio che ti prendi per spiegare bene le regole di questo mondo. In effetti, la parte finale mi ha sciolto qualche dubbio, e credo che se fossi io più invischiata nel genere streghe e maghi avrei capito di più, ma mi sfugge qualcosa: Cesare e Atlas cosa sono esattamente? Entrambi stregoni? Cesare dovrebbe essere per metà umano, e a quanto ho capito era il figlio dell'autista della famiglia di Atlas. Quindi ha comunque dei suoi propri poteri, giusto? o è il Contratto a trasferirgliene alcuni? E il Contratto a cosa serve, a legare due stregoni tra loro? Oppure a creare un rapporto di padrone-guardia del corpo?
La parte più "tecnica" della trama mi è rimasta in parte un po' oscura, ma per il resto ho davvero apprezzato l'amicizia che lega Atlas e Cesare, il modo in cui Atlas dovrebbe essere colui che protegge, eppure alla fine è Cesare quello che si prende cura dell'altro, e questo mi ha fatto percepire un rapporto che, al di là del talento magico, si sviluppa alla pari, seppure Cesare si senta inferiore, Atlas ha un'anima pura, e credo che parte di quell'ora che emana sia proprio della sua caratteristica di vedere davvero l'anima di una persona, non come la vedono gli altri.
Mi ha sorpreso scoprire che Atlas era una femmina, e unendo questo dettaglio a tutto il resto, ho trovato questa storia molto significativa, perché va oltre la sua natura di storia soprannaturale. Dietro a questo potere illusorio io ho visto il disagio di una persona che non trova il proprio posto nel mondo, che riluce, eppure non viene mai vista per come è veramente; ho visto le fragilità di un'anima che vorrebbe fuggire in un altro mondo, in un mondo illusorio, immaginato, e che il suo appiglio è il suo migliore amico.
Ho molto apprezzato entrambi i personaggi. Atlas ha una doppia personalità: quella che ama risplendere e ama essere al centro dell'attenzione, un po' vanitosa, quella solitaria e indipendente che vuole fare tutto da sola, quella ironica, quella adulatrice, affabile, quella che tutti ammirano e invidiano (vedi Ferraris, che sembra aver preso come un'offesa il Contratto tra i due protagonisti... si è visto sfuggire il migliore Contratto, ci credo!); e poi c'è la personalità spaventata, la personalità ferita, quella spaurita, quella respinta, quella che paga ogni giorno il prezzo dei suoi poteri, del suo talento, e quella che paga la scelta di essere forte e padrone della sua vita. I miei due pezzi preferiti sono l'incipit - mi è piaciuto moltissimo come hai aperto questa storia, dove hai fatto capire come Atlas, comunque, paga il prezzo di essere in bella vista, perché quando tutti ti vedono nessuno può fare a meno di giudicarti e farsi un'idea (sbagliata) di te - e la parte in cui si risveglia dall'illusione che tenta di prenderlo per sempre, il modo come hai descritto l'appiglio ai cinque sensi.
Da parte di entrambi ho visto una reciproca devozione, ma comunque questo tratto spicca, proprio grazie alla prima persona, su Cesare, i cui occhi e la cui mente vagano sempre attorno ad Atlas. Cesare è un tipo impulsivo, lo è quando stringe il Contratto, lo è quando vorrebbe colpire Ferraris, è un tipo che affronta la propria mediocrità quasi con una rassegnata accettazione, della serie "accetta i tuoi limiti, e i tuoi nemici non possono usarli contro di te", ma ha anche un tipo di cuore, un'anima pura anche lui, che vede al di là delle apparenze. Lui la vita non ha smesso di guardarla con gli occhi meravigliati, e così guarda anche Atlas.
Mi è piaciuto molto il loro rapporto di reciproco soccorso: Atlas salva Cesare dal suo essere pessimista/fatalista, dal suo accettare le definizioni degli altri e non riconoscere i suoi pregi; Cesare salva Atlas dai suoi demoni, dalle ferite che il mondo gli infligge e assieme portano il peso di questi poteri belli ma terribili.
Spero che questa recensione abbia un po' di senso. La storia, in conclusione, mi è piaciuta, mi sono piaciuti molto i tuoi personaggi ed è stato un piacere leggere della loro amicizia.
A presto! |