Recensioni per
Det ille veniam facile, cui venia est opus
di Gaia Bessie

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/03/21, ore 15:50

TERZA CLASSIFICATA AL CONTEST "Animali fantastici e come trovare l'ispirazione"
Det ille veniam facile, cui venia est opus (BessieB)

Titolo: 1/2
Mi dispiace assegnare un punteggio tanto basso, ma più di un aspetto del tuo titolo non mi ha convinta.
Un primo punto è la scelta del latino, ma ha influito in minima parte; posso intuire che il contesto medievale e un diadema che dà intelligenza ben si sposino con Seneca e il latino, ma è comunque una scelta che (insieme alla lunghezza) non mi convince del tutto.
Il vero motivo per cui ho abbassato tanto, tuttavia, è proprio il significato del titolo in sé. “Conceda di buon grado il perdono, colui a cui il perdono è necessario”. Non so se sia un mio limite, ma ho faticato molto a comprendere quale fosse il nesso con la storia (tolto quello molto generico del “perdono”).
Il diadema parla di perdono, sì, e parla della difficoltà del concederlo. Ma il bisogno di perdono dov’è? In Helena? In Corinna che insegna come il perdono sia l’unica arma contro l’insensatezza nel mondo? Dopo essermici interrogata molto a lungo, credo di aver capito quale fosse il nesso che volevi intendere, ma francamente l’ho trovato fin troppo implicito (non sono nemmeno del tutto certa di aver ragione). Ragionando sulla citazione del tuo pacchetto, ho ipotizzato che a “necessitare” il perdono “per poter essere libero” sia proprio il diadema (il che ha senso, dato che è il protagonista); eppure rileggendo la flash trovo che questo non sia tanto deducibile, non senza aver presente la citazione del tuo pacchetto che non appare direttamente né nel testo né nel paratesto.
M’avevate insegnato che forse perdonare è la cosa più difficile al mondo, ma è anche l’unica arma che ci rimane contro l’insensatezza nel mondo. E io, Corinna, mia unica padrona, vi giuro che ho tentato.
Ma sento ancora il peso di quelle unghia rosicchiate che mi sfiorano l’ametista che m’adorna, la vostra pietra preferita, e allora non mi sento libero come voi avevate predetto: sono ancora incatenato a un albero, che è solamente l’ennesimo in una foresta infinita, e vi sono incatenato come lo sono alla vostra assenza.
Io libero, di voi e per voi, non lo sarò mai.”
Corinna dice che il perdono è l’unica arma contro l’insensatezza, ma non lo collega direttamente alla libertà; dopo, il diadema dice che lei aveva predetto che lui sarebbe stato libero, ma è la prima volta che menzioni questo concetto nella flash (nel paragrafo iniziale gli dice che sarebbe stato al sicuro, ma non “libero”). È un collegamento che trovo conoscendo il pacchetto, ma credo che tu abbia così collegato a mente le due citazioni [quella assegnata e quella di Seneca] da non renderti conto che per un lettore ignaro questo nesso possa non essere tanto chiaro, anzi.
 
Grammatica: 7/7
Non ho trovato errori grammaticali, brava!
 
Stile: 2,5/3
“m’ha ripromesso vendetta” ripromettere significa prefiggersi, o in alternativa promettere di nuovo. Non credo che qualcuno possa ripromettere (per la prima volta) qualcosa a qualcun altro, quindi lo considero un errore semantico.
“nocche squarciate e ferite dal gelo” ho trovato “squarciate” decisamente iperbolico in questo contesto. Magari era un’esagerazione voluta, però non posso dire che mi abbia convinta.
La punteggiatura è utilizzata bene, c’è un unico uso che non mi ha convinta:
“Corinna, mia signora e padrona, da voi non tornerò mai più: ma perseguiterò vostra figlia finché qualcuno non sarà abbastanza intelligente da distruggermi.”
Non credo che si possano utilizzare i due punti per introdurre un’avversativa. La scelta più corretta credo sarebbe una virgola, al massimo per dare un’idea di uno stacco più netto avrei utilizzato il punto e virgola o i trattini, ma i due punti li ritengo proprio scorretti perché ciò che segue non è una specifica o una conseguenza.
Il lessico utilizzato è, con le sole eccezioni riportate qui sopra, adeguato al contesto e all’insolito protagonista, il diadema di Corinna Corvonero. Hai attinto da un registro alto e l’hai fatto bene, senza peraltro compromettere la scorrevolezza del testo.
 
IC: 10/10
Hai fatto un buon lavoro animando un oggetto, e non uno qualsiasi ma il diadema di Corinna Corvonero. Ho apprezzato in particolare i vari riferimenti alle sue gemme nel corso del suo dialogo interiore (“in ogni mia gemma, v’avevo già perdonata”). È lui che ci racconti, passando dal suo rimanere ferito alla sua solitudine, all’amarezza per la protezione non mantenuta, arrivando alla vendetta. Non ho del tutto chiaro in che senso perseguiterà Helena (la perseguiterà il suo ricordo, mi viene da pensare, ma questo probabilmente continuerebbe a perseguitarla anche se qualcuno lo distruggesse), ma ho trovato interessante questa sua umanizzazione.
L’unico altro personaggio di cui possiamo intravedere la caratterizzazione, sempre attraverso il diadema, è Corinna; Helena e Voldemort sono evocati attraverso loro azioni canoniche (con la sfumatura della promessa di vendetta per Voldemort), non ho nulla da ridire.
La caratterizzazione complessiva di Corinna mi ha convinta. Ne sappiamo molto poco, ma il fatto che nonostante il tradimento di sua figlia desideri rivederla in punto di morte credo si sposi bene con la tematica del perdono.
“M’avevate insegnato che forse perdonare è la cosa più difficile al mondo, ma è anche l’unica arma che ci rimane contro l’insensatezza nel mondo.”
Sono stata molto indecisa se sottrarre qualcosa (poco) perché mi è sembrato che il perdono predominasse un po’ troppo nel ritratto di Corinna, che immagino comunque molto legata a doti più spiccatamente Corvonero come intelligenza e sete di conoscenza (mentre nella frase qui sopra definisce proprio il perdono come unica arma contro l’insensatezza) e questo mi ha un po’ stonato, però alla fine ho deciso che di Corinna Corvonero nel canon viene detto troppo poco per contestare la tua interpretazione personale del personaggio, tanto più vista la prospettiva particolare in cui è raccontata in questa storia.
 
Pacchetto: 2/3
Hai utilizzato nella storia tutti gli elementi del pacchetto, anche la citazione (“È difficile perdonare, ma se non lo facciamo non saremo davvero liberi.”) sebbene in modo indiretto.
Per quanto riguarda la protezione, è presente sullo sfondo; la storia si apre con il ricordo di Corinna che afferma la sua intenzione di proteggere il diadema, si chiude con Voldemort che promette al diadema la protezione che gli è venuta a mancare perché Corinna ha fallito in questo. Non la trovo tuttavia predominante, soprattutto considerando che un altro sentimento si impone sulla flash prendendosi spazio nel titolo e nelle riflessioni centrali della storia: il perdono. L’elemento è sicuramente presente, ma ha un’importanza limitata.
L’oggetto era un arma a scelta; tu hai deciso di utilizzarlo in maniera astratta, definendo arma prima la conoscenza (che nel presente del racconto non lo è più) e poi il perdono, “unica arma” contro l’insensatezza del mondo. Un uso interessante, ma non molto presente ai fini della storia; la parola “arma” viene più che altro citata, non si insiste sul concetto.
La citazione è invece ben sfruttata, nonostante sia riadattata e tu ci abbia giocato interpretandola quasi all’opposto: è difficile perdonare (e questa difficoltà viene ribadita nel testo), ma se non lo facciamo non saremo davvero liberi – e infatti il medaglione non perdona, non Helena, e non è libero. La citazione in un certo senso si è impadronita di tutta la flash, imponendole proprio il tema del perdono.
 
Gradimento: 4/5
Una flash originale e ben scritta; mi è piaciuta, e infatti il voto come puoi vedere è alto, solo non mi ha conquistata del tutto.
 
Totale: 26,5/30

Recensore Junior
13/01/21, ore 22:59

Ciao sono Silvia e partecipo allo stesso contest.
Che dirti? Mi hai fatto stringere il cuore per un diadema! Hai scritto veramente bene  e il racconto mi ha molto coinvolta: come se a parlare fosse una persona in carne ossa e non un oggetto inanimato. 
Mi hai davvero sorpresa!

Recensore Veterano
21/12/20, ore 14:33

Per rispondere al dubbio che esprimi nella premessa, penso proprio tu sia riuscita a scrivere una storia molto più che valida!
Ciao :) sto leggendo tutte le storie partecipanti al contest di Lita (purtroppo sono arrivata tardi per poter partecipare anch'io) e mi stupisco di come la tua abbia ricevuto finora una sola recensione.
Esattamente come dici, sono convinta anch'io che personificare un oggetto sia estremamente difficile; anni fa scrissi una drabble che aveva come protagonista l'Hogwarts Express ma non c'è assolutissimamente alcun paragone con ciò che hai scritto tu!
Ho capito subito che si trattava del diadema di Corvonero, ma mi ha piacevolmente stupita il modo così fine e greve con cui il gioiello si è rivolto nei confronti dell'unica padrona che abbia mai riconosciuto. E' una cosa alla quale, prima di ora, non avevo mai pensato... ma effettivamente, riflettendoci, è molto più che probabile che gli oggetti magici in un mondo magico provino una sorta di sentimenti/emozioni proprio grazie alla magia che li ha creati e di cui sono "contenitori" (basti pensare alla Spada di Godric che accorre in aiuto dei coraggiosi Grifondoro che ne hanno bisogno, oppure alla pietra filosofale che si è palesata a Harry poiché quest'ultimo voleva sinceramente trovarla ma non utilizzarla); quindi, stando al discorso, tutti i pensieri e i sentimenti provati dal diadema e da te egregiamente descritti ci stanno in pieno!
Complimenti, gran bella flash, mi è piaciuta tantissimo!

Recensore Master
01/12/20, ore 17:32

Come ho scritto su Facebook sono passata da qui e io mantengo sempre le promesse, ma al di là del mio senso di responsabilità ho adocchiato da subito questa storia che apprezzo davvero. Innanzitutto adoro i tuoi scritti, questo già lo sai credo ma soprattutto la cura che metti nel crearli, dietro c’è il mondo intero. Inoltre la tua scelta dei personaggi non è mai banale o scontata, questa storia ne è la prova insomma chi potrebbe mai scrivere una storia sul diadema così bene? Solo tu! Nelle righe che hai sapientemente scritto si avverte il tormento velato che custodisce questo oggetto che alla fine vedrà la sua stessa distruzione. È stata un’arma a doppio taglio, ricolma di saggezza ma che creerà solo distruzione e sarà usata malamente. Brava Gaia! Onorata di aver avuto la possibilità di leggere una storia valida come la tua e di partecipare allo stesso contest. Un abbraccio