Recensioni per
Un Buco Nell'Anima
di Relie Diadamat

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/01/21, ore 10:29
Cap. 4:

Sono perfettamente d’accordo con te quando affermi, nelle Note finali, che l’immagine più significativa di Sh e del suo mondo sia quella in cui lo si vede suonare il violino ammirato da un John che ascolta quelle note come se fossero pura magia.
Per me, infatti, Sh ha usato quello strumento per esprimere ciò che, a parole, non gli riusciva. Ha dato voce sicuramente a sentimenti, emozioni e stati d’animo. Certamente, secondo me, ha anche “detto” a John che lo amava al di sopra di tutto. In questo capitolo, che tu definisci in modo ingiusto (“...il capitolo fa più schifo del solito...”), tu metti al centro il violino di Sh, che diventa personaggio, protagonista assoluto. La prima parte, quella dedicata al consulting, è arricchita da una connotazione d’ambiente che mi è piaciuta particolarmente. Infatti collochi uno Sh solo, anonimo, quasi sperduto nella solitudine che, ora, dopo aver conosciuto John, gli è diventata ostile. Hai rappresentato con sensibilità ed una convincente precisione ciò che colpisce l’animo del consulting, certamente non abituato a farsi travolgere emotivamente da un qualsiasi artista di strada. Ma le note dello strumento gli riportano quello a cui lui ha dovuto rinunciare per salvare la vita alle persone a lui più care. E gli viene in mente una scena al 221b molto significativa, in quell’atmosfera così rilassata ed intima di un normalissimo “dopo doccia” che assume, per me, tutti i significati e le implicazioni della Johnlock. Infatti ci hai messo quel “detto/non detto” che lascia sempre tutto in sospeso, anche se la frase di Sh la trovo ben costruita ed estremamente significativa “...«C'è una prima volta per tutto...E per tutti...”. Molto IC, comunque, questo suo dire e non dire allusivo, secondo me, non per arrogante saccenteria ma, sta parlando con John, quasi per pudore nei confronti di quella che, per lui, è l’ondata travolgente dei sentimenti.
Il suo ritratto si specchia in quello di John. Efficacissima quella frase “senza fronzoli” che tu poni all’inizio della parte dedicata a lui, in cui è chiaro il suo indice di gradimento nei confronti della musica classica. Molto IC, secondo me, questo flash sul fatto che John, di fronte ad un violino che suona melodie a lui prima assolutamente estranee, non ascolti per pura curiosità o perché ci sia costretto: suona l’uomo di cui lui è sicuramente innamorato, per cui cerca di coglierne i messaggi nascosti nelle note. E poi c’è la magia della musica che parla direttamente al suo cuore.
Altra frase che ho trovato molto espressiva perchè carica del doppio significato a proposito del silenzio assordante di quel violino, è quella in cui scrivi che “...Adesso la musica era finita...”. Con il (finto) suicidio di Sh, davvero, per John, il mondo si è zittito dolorosamente, tutto è finito.
Ed il capitolo si chiude con un altro passaggio sul tipo di vita che, ora, senza Sh, John è costretto a subire. Una vita di m...a, la sua, senza chi lo ha salvato dal suo “male di vivere”. Ripeto, tu non giudichi bene questo capitolo, a me, invece, non è solo piaciuto, mi ha pure coinvolto emotivamente per la forza espressiva e la sensibilità che vi ho trovato. Brava.

Recensore Master
12/12/20, ore 09:37
Cap. 4:

Ciao, mi spiace per essere in ritardo, ma trovare la pace per sedersi e lasciare una recensione, di recente sembra diventato non dico impossibile, ma quasi. Ci tenevo tantissimo ad andare avanti, visto che le storie precedenti mi erano piaciute molto, ma soprattutto perché qui c'è la musica a fare da legante tra John e Sherlock. Non è più soltanto la sofferenza che entrambi provano, e che ha sfumature diverse, ma che sempre sofferenza è, no, ora c'è dell'altro. E c'è questo ricordo legato a un violino che s'insinua nelle mente di uno Sherlock che passeggia per una qualunque città d'Europa, non è davvero importante il sapere quale sia, basta soltanto che sia un violino e una ragazza che lo suona, e allora ecco che tutto gli torna alla mente. Non credo che certi ricordi se ne siano mai andati via dal suo cervello, ma si sa che ci sono delle priorità di tanto in tanto e quella di Sherlock ora è smantellare la rete di Moriarty. Però qui si concede un momento per tornare indietro con la memoria a un momento che sembra banale della loro vita insieme. Di certo uno dei tanti che hanno condiviso nel corso del tempo. Suonare davanti a una finestra ed è interessante come la percezione di uno stesso momento, cambi a seconda di chi è il protagonista. Sherlock da una parte, che sperva che John gli fosse alle spalle e volesse abbracciarlo (ecco, questo forse è stato il primo pensiero a fondo slash di questa storia) e che s'innervosisce perché non capisce bene che cosa voglia John da lui, è come se non riuscisse bene a dedurlo. Mentre John dall'altra parte che resta affascinato da Sherlock e da una musica che fino a quel momento non aveva mai apprezzato, ma che ora invece si trova a piacere. Tanto che corre fuori dalla doccia in tutta fretta per poter meglio ascoltare Sherlock suonare un brano, magari neppure sa il titolo, ma non importa. Ecco, questo mi è piaciuto molto. Come lo stesso ricordo viene interpretato in maniere diverse. Mi colpisce sempre tanto la rabbia di John, in questa raccolta ne prova tantissima. Al punto che se nei sogni delle storie passate voleva picchiare Sherlock, qui invece vorrebbe spaccargli il violino. Lo stesso strumento che in passato tanto aveva amato, forse tanto quanto aveva amato lui, ora diventa come il simbolo di un qualcuno che non c'è più. Uno che ha amato tanto e che gli è stato portato via. Ecco, credo che la cosa più difficile da accettare per John sia il fatto che Sherlock si sia suicidato. Io sono convinta che John sia abbastanza intelligente da sapere che era tutta una montatura e dentro di sé, a livello inconscio magari, sono sicura che lo sapesse molto bene. Ma il dolore lo ha reso diciamo ottuso e gli ha offuscato la verità. E quindi soffre non solo per aver perso il proprio punto di riferimento, ma per non aver fatto niente per evitare che accadesse. Penso che la rabbia di John sia principalemente rivolta contro se stesso, solo che non è ancora arrivato il momento di accettarlo così come di accettare che amava Sherlock, e che in effetti lo ama ancora.

Ma comunque, sì questa storia è una sofferenza continua. Dentro di me spero che le cose si risolvano per questi due e che questi due anni passino in fretta, così che possano stare di nuovo insieme (anche perché il percorso poi quello è), ma intanto ti faccio i complimenti per quello che hai scritto.
Alla prossima!
Koa