Prima classificata al contest “Eroi tragici nel mondo magico”
Premio per il migliore eroe tragico a Corinna, nel ruolo di Creonte.
Grammatica e stile: 10/10
La grammatica è impeccabile, ma di questo non sono affatto stupita. Per quanto riguarda lo stile devo farti i miei sentiti complimenti perché – pur mantenendo uno stile semplice, pulito, che ti contraddistingue – sei riuscita anche ad avvicinarti di più all’epoca di cui stai parlando, utilizzando un tono più aulico. Tu stessa l’hai definito un azzardo, però permettimi di dire che è un azzardo ben riuscito.
Voglio fare un’altra nota di merito alla suddivisione della storia, con i due paragrafi, uno di chiusura e uno di apertura, che sembrano proprio cantati dal coro in scena. Hai ripreso il concetto di “si narra”, ciò che si dice, che non è mai chiaro perché le fonti storiche non sono certe, e l’hai mostrato prima in una fase iniziale – prima di sapere come sono andate le cose – e in una fase finale, in cui oltre a ciò che si dice, c’è la contrapposizione su come sono andate le cose. Il tutto crea una circolarità anche a livello di stile, perché riprendi i toni, riproponi la grafica, riproponi anche l’uso dei trattini lunghi –.
È un lavoro proprio pulito.
IC dei personaggi: 5/5
Si può parlare di IC nei Fondatori? Per me sì. Perché le quattro case di Hogwarts prendono le loro caratteristiche base da queste quattro figure. Il punto forte di questa storia penso sia proprio questo, perché affidando a ogni fondatore un personaggio dell’Antigone, hai delineato alla perfezione i loro ruoli nella scuola e la morale che li affligge. Di Godric e Salazar si può dire poco, perché rimangono due figure di sfondo che si combattono mentre la vera guerra avviene tra le mura di Hogwarts, tra le due donne. Ma Godric difende Hogwarts come Eteocle e Salazar cerca di riconquistarla come Polinice, quindi già questa caratterizzazione a primo acchito risulta soddisfacente. Ma poi abbiamo le vere protagoniste: Tosca e poi Corinna. Chi meglio di Tosca poteva rappresentare la morale di Antigone?
Se Antigone non scende a patti con l’Altro, se non tiene conto dell’esistenza della Legge incarnata dal rigore di Creonte, perderà la propria vita. Antigone nel mito, come Tosca nella tua storia, preferisce sprofondare nella morte piuttosto che venire meno al voto del suo desiderio, che è desiderio “puro”, desiderio di veder sepolto il proprio fratello – perché sono tutti fratelli, non importa che Salazar sia il nemico, non importa che li abbia traditi, abbandonati. Lei lo perdona, e se Corinna non è pronta a perdonarlo, non può far altro che assecondare il suo desiderio puro, che diviene, a quel punto, desiderio di morte. Tosca, rassegnata, dopo aver lottato per l’amore a dispetto dell’odio, va verso la morte senza voltarsi indietro, senza neanche carpire le parole di Corinna. Perché Tosca è comprensiva, dolce, ma riguardo alla propria legge (la legge di sangue, la legge del cuore) è inflessibile tanto quanto Corinna.
La scelta di utilizzare Corinna per rappresentare Creonte è molto azzeccata e puntuale. L’ho trovata particolarmente IC in questo passaggio:
Era nata per la giustizia, per il rispetto della logica e del buonsenso, per essere quello che si diceva sempre che fossero gli uomini – corretti e imparziali. Salazar: nemico, Godric: amico. Era più facile plasmare i ricordi in dicotomia piuttosto che riannodare una vita intera intessuta in quattro nodi indissolubilmente intrecciati.
Corinna soffre tanto quanto Tosca per le sorti di quella che era una famiglia, di quei quattro amici (probabilmente all’inizio uniti) che avevano deciso di fondare una scuola. Però non può cedere alle passioni, a una morale “personale”, deve attenersi alle leggi della logica, del buonsenso, della conoscenza. È la preside perfetta per la scuola a cui è a capo, e non esce dal suo ruolo nemmeno nel dolore. Per me i parallelismi con il mito sono perfetti, azzeccati.
Attinenza al tema (tragicità, pathos) e uso del pacchetto: 15/15
Quello che ho apprezzato della tua storia e dei tuoi toni, è che sei riuscita a mostrarci il pathos anche con uno stile semplice e non troppo ridondante. Infatti, già se si prende la narrazione in sé, escludendo l’inizio e alla fine in corsivo, il racconto e i dialoghi trasudano di carica emotiva. Il confronto tra Tosca e Corinna, tra i tuoi Antigone e Creonte, è ricco di tensione. Questa tensione non è caratterizzata da gesti eclatanti, tra strepita, urla, capelli che vengono strappati, no: le due rimangono ricche di pathos anche nella loro fermezza, nella loro compostezza, nella rigidità dovuta dal contesto in cui si trovano e nell’epoca che stanno vivendo. Ma a rendere ancora più ricca e pregnante la flash sono l’inizio e la fine. Nella prima parte è carica la parte del combattimento, della guerra, dell’affronto e del confronto: sottolinei con le tue parole le spade (la spada di Godric, immagino) che trinciano le ossa e le parole, più affilate, che pugnalano i cuori. Queste due frasi secondo me sono concitate, preannunciano il dramma, ci affacciano sulla storia. Alla fine, invece c’è più rassegnazione, si sente il sapore dolce amaro della fine, c’è la grandezza dei grandi quattro e il mistero in cui sono annegate le fonti. Ma soprattutto c’è la morte, sovrana di queste righe finali: è proprio la morte di Corinna, inerente al canon, di crepacuore che conclude la flash in un tono estremamente solenne.
Ma il punto forte – riguardo a questo parametro – è l’utilizzo del pacchetto. Non solo hai dato ad ogni personaggio un volto della tragedia, non solo hai utilizzato la citazione (non obbligatoria) mettendola in bocca ai personaggi con una naturalità disarmante, ma sei riuscita a cogliere in modo mirato quello che ho catalogato come “carattere fondamentale”: dualismo tra la legge scritta (che porta a far rispettare le regole, per quanto esse siano dure da accettare) e la legge non scritta degli dei (che trova naturale che una sorella voglia rendere onore al proprio fratello).
Brava!
Originalità: 4.5/5
La componente originale la ritrovo nella struttura, nei due paragrafi che ho tanto decantato nei parametri precedenti e, soprattutto, nel vivere la situazione dal punto di vista di Creonte, di Corinna, della legge della città e NON quella degli dei. Questo è stato un punto assolutamente a favore per questo parametro, dato che di solito si tende a empatizzare e capire Antigone più che Creonte. Per noi moderni è facile essere dalla parte di Antigone, e perfino durante la Seconda guerra mondiale Antigone divenne simbolo della resistenza al nazismo. Antigone è vista come l’anticonformista, la nemica del totalitarismo, ribelle in nome della pietà, della verità, della giustizia. Creonte, dall’altra parte, non antepone rapporti di parentela a quelli di cittadinanza e quindi, nell’ottica in cui lo rivedi in Corinna, dai atto e spiegazione a quello che dai più è stato visto come una rigidità esagerata, crudele. Ci dai il suo perché, la sua spiegazione, il suo punto di vista – magari non condivisibile ma, tutto sommato, grazie a te e alla tua versione direi comprensibile.
In questo parametro, inoltre, analizzo anche se la chiave in cui il mito è stata rivisitata sia particolarmente originale o meno. La tua storia, come ho avuto modo di dire, centra tutte le sfumature del così discusso mito di Antigone. Ma, forse, la parte che è mancata per avere il massimo in questo parametro, è effettivamente la rivisitazione. I fondatori in questo contesto sono molto azzeccati, ma di fatto il mito di Euripide non conosce variazione.
Gradimento personale: 5/5
Non posso che metterti il massimo, perché ho amato questa storia in ogni suo aspetto!
Totale: 39.5/40
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