Recensioni per
Baratro
di BlueBell9

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/06/23, ore 14:29
Cap. 1:

Ciao,
Questa era una di quelle storie che avevo addocchiato da tempo e che ho riletto periodicamente, senza decidermi a mettere giù due righe. Eppure vorrei provare a mettere nero su bianco quanto questa storia sia potente. Quindi preparati al pippone perché io e la sintesi siamo su due mondi opposti. Sono pensieri un po' randomici, che sembrano passare di palo in frasca, ma nella mia testa hanno senso.
Parto dall'intrecciarsi di presente e flashback, che ci permettono di vedere il ragazzo oltre il Mangiamorte, che secondo me contribuisce moltissimo a rendere ancora più spaventoso essere lì', in quel sotterraneo. Personalmente sono molto affascinata dai momenti in cui i personaggi ancora sono "innocenti" e poi scelgono di seguire Voldemort. Immagino che ognuno abbia un "motivo", chi banalmente per poter dare sfogo al suo desiderio di sangue, chi per rincorrere la gloria e chi, forse più di quanti pensiano, per paura. ( E poi ci sono i sociopatici).
E' terrificante il modo in cui Evan usa la tortura, così elegante e opposto alla forza bruta di Fenrir : tovo molto appropriato costringere Benjy ad uccidere per salvare sua figlia. Perché come lui ha detto è vero che i membri dell'Ordine uccidono, ma solo "i mostri"... c'è persino qualcosa di poetico in questa scelta ( ok, non chiamate per il tso).
Mi soffermo brevemente su Benjy, di cui avevo scordato completamente l'esistenza  per farti i miei complimenti :sia lui che Evan in fondo è come se fossero dei personaggi originali, visto quanto poco ne sappiamo, eppure sono perfettamente inquadrati nel canon. Hanno un passato che influenza il presente, dei ricordi, delle vite i cui peccati si trovano ora a scontare.
"Abisso" è un nome perfetto, sia per le profondità del male che ci "costringi" a guardare, che perché a volte non c'è modo di tornare indietro. Non può tornare indietro Evan dopo la sua infanzia e dopo il primo omicidio ( che ho trovato inserito in maniera perfetta), ma neanche Benjy dopo che sua moglie è stata uccisa in maniera atroce e lui stesso si è trasformato in un assassino.
Ho trovato poi molto credibile anche il rapporto con Sirius e la decisione di chiamarlo per nome solo nei suoi pensieri, così come il ragionamento che segue.
Colpo di genio il fatto che Evan, che conosce l'animo umano e, soprattutto, la paura, capisca che sia Minus il traditore, mentre per Benjy rimane più plausibile Sirius, solo per il fatto di essere nato Black. ( razzismo ne abbiamo anche tra i buoni????).
Seppur in una storia così cupa ho ritrovato la tua ironia elegante e credo sia stata dosata perfettamente, proprio per rendere ancora più terrificante quello che sta accadendo. Molto bello anche il rapporto con Emmeline, il che mi porta ad avere in tbr di più di questa coppia ( ho già sbirciato nel tuo profilo ovviamente e sono molto felice per una volta di arrivare in ritardo).
Ormai sai che sono logorroica... prometto solennemente di (provare a) essere più sintetica la prossima volta!
Insomma... Chapeau!
Alla prossima,
Flo

Recensore Master
16/05/23, ore 14:23
Cap. 1:

Ciao, BlueBell!
Ho partecipato anch'io allo stesso contest ed ero curiosa di leggere la tua storia, purtroppo il tempo è sempre tiranno e quindi ora ho approfittato dell'iniziativa di lettura sul forum per recuperarla. Questa flashfic è stato il mio "qualcosa di blu", e posso dire subito che in quanto a dolore e dramma non si risparmia affatto.
Non leggo spesso sulla Old Generation e in ogni caso questi sono personaggi minori, quindi è stato interessante scoprirne le tue caratterizzazioni. Evan e Benjy sono senza dubbio i protagonisti, ma anche Dolohov e Travers risultano ben distinguibili, pur comparendo di meno.
Ho trovato molto coinvolgente seguire l'evoluzione del giovane Evan tramite i flashback, evidenziati anche tramite l'impaginazione con il corsivo e l'allineamento a destra nella pagina. Nel presente della storia Evan è già un Mangiamorte, un assassino, un torturatore, ma la genesi del male è da ricercare in quel ragazzino e nel suo rapporto non sano con il padre e poi con lo zio preso come figura adulta di riferimento. Il primo omicidio, in particolare, segna un punto di non ritorno e non poteva mancare il racconto di quel momento: le riflessioni sulla Traccia del Ministero, i pensieri conflittuali e infine la formula dell'Avada Kedavra. Gli episodi della sua iniziazione allo stile di vita di un Mangiamorte sono stati i miei preferiti, ma non ti nascondo che mi sarebbe piaciuto sapere di più anche sul suo rapporto con Emme, che risulta meno indagato in questa storia eppure ha grande potenziale, proprio nella contrapposizione con tutte le altre relazioni "guaste" della sua vita.
Mi è piaciuto molto inoltre come i flashback si susseguano costituendo dei parallelismi con Benjy, come per esempio il primo omicidio di Evan si associ alla prima volta che Benjy non uccide per difesa, per necessità, costretto dalla crudeltà dell'alto e per amore della figlia.
È un gioco molto crudele, quello a cui Evan costringe Benjy, ma ha tutto il fascino del male, quello che apprezzo in un antagonista in una storia. È sempre più inquietante quando un carnefice è serio e non cerca solo il sangue per il gusto del sangue (come farebbe Fenrir).
Voglio citare anche la piccola Annie, mi ha fatto tanta tenerezza, le vittime innocenti sono sempre le più impattanti, e nessuno merita di ritrovarsi nel "gioco" di una guerra a cui non ha mai contribuito. Ma questa è la guerra, in effetti.
Ho apprezzato davvero la lettura, e complimenti per esserti messa alla prova con un tema non facile.
Alla prossima!
Legar

Recensore Master
06/05/23, ore 09:20
Cap. 1:

Ciao! Inizio a recensire questa storia per l'iniziativa di lettura di Bellaluna (ne ho da parte anche un'altra, passerò anche da quella molto presto), ma intanto mi fermo a lasciarti un commento più o meno sensato.

Anzitutto, complimenti! Questa storia è tragica, profondamente drammatica, dura e anche violenta. Sebbene non ci siano descrizioni grafiche, è sufficiente percepire la tensione che si dipana attorno alla figura di Rosier, perché diventi anche un filino inquietante. Complimenti perché questo è un genere secondo me molto difficile da scrivere, provo sempre molta ammirazione per chi riesce a dipanare storie del genere riuscendo anche a fare un buon lavoro. E tu l'hai fatto senza dubbio. Questi non sono personaggi su cui leggo di solito, nonostante io riesca a collocarli all'interno della saga, eppure sei comunque riuscita a catturare il mio interesse. Non posso parlare di IC, perché sappiamo davvero molto poco su di loro e sono praticamente come dei personaggi originali, ma la caratterizzazione mi sembra convincente con quello che è il loro ruolo di Mangiamorte. Soprattutto la figura principale che è quella di Rosier, che si sviluppa su due piani narrativi, il presente in cui tortura membri dell'ordine alla ricerca di informazioni su dove si nascondono i Potter e nei ricordi del passato in cui ci viene mostrato il momento in cui il piccolo Evan inizia a cambiare per colpa (mi sento di definirla tale) di suo zio. Ho trovato interessante il fatto che Evan incolpi il padre per le sue mancanze, per essere stato un mostro, cosa che non dubito sia vera, ma difenda suo zio a spada tratta. Uno zio che mi sento di dire si sia comportato in una maniera ben peggiore, facendolo diventare uno dei Mangiamorte più spietati. Pensare che all'inizio, quando non avevo idea di dove volessi andare a parare, ero felice che quel bambino spaventato avesse qualcuno a cui appoggiarsi, una persona che lo avrebbe aiutato a non avere più paura, a diventare più forte. Quanto mi sbagliavo... Questo dettaglio, le percezioni del protagonista in merito a suo padre e a suo zio, sottolineano molto bene il tipo di rapporto, che definirei senza dubbio tossico e malato, che il piccolo Rosier ha maturato con suo zio. Un rapporto che finisce irrimediabilmente con il cambiarlo in peggio, al punto che le persone che gli stanno attorno se ne rendono conto, dalla sua amica fino a suo padre che però se ne accorge nel momento peggiore.

Questa è senza ombra di dubbio una storia inquietante, non una lettura leggera. Il carattere che hai dato ai personaggi, la loro cattiveria è a tratti devastante. La facilità con cui uccidono, come parlano di morte e assassini, come se fosse una cosa che è giusta da fare, piacevole quasi. Li rende molto più spietati dei Mangiamorte di cui leggiamo nei libri, o almeno questa è stata la mia percezione, magari è pure sbagliata. La parte ambientata nel presente si sviluppa attorno a una tortura, alla cattura di un membro dell'ordine che è stato tradito da una spia. Mi è dispiaciuto per Fenwick, non soltanto si rende conto che morirà presto, ma viene a sapere che sua moglie è già morta e sua figlia è là davanti ai suoi occhi che rischia di morire per causa sua. La tortura psicologica che Rosier mette in atto per farlo parlare è molto sottile, ben più spietata di un arto mozzato (per dirla in maniera brutale). Intuisce che Fenwick è quel genere di persona che si farebbe ammazzare piuttosto che parlare e quindi calca la mano su ciò che sa lo farà cedere, ovvero l'amore verso le persone che ama. Una figlia in questo caso, che finisce nelle mani peggiori. In questo senso il genere drammatico è stato pienamente centrato. Mi è molto piaciuto il fatto che tu abbia usato dei personaggi che nei libri vengono soltanto menzionati per parlare poi in fin dei conti di un tema che è fondamentale nella saga, ovvero Voldemort che cerca i Potter. Sappiamo poi come è andata a finire, sappiamo chi era il custode segreto, chi era la spia del Signore Oscuro. Ma questi personaggi non sanno ancora niente, si rendono solo conto che i Potter hanno un custode segreto e che questo deve essere qualcuno tra Minus e Lupin, in questo senso trovo il ragionamento fatto a riguardo molto intelligente e acuto. Il fatto che tu abbia mostrato la storia che già conosciamo da un altro punto di vista l'ho trovato molto interessante, sottolinea anche quanto infelice sia stata la scelta di usare Minus come custode segreto e non Silente. Se avessero usato Silente le cose sarebbero andate in modo molto diverso, Rosier in questo senso ha ragione da vendere.

Per quanto riguarda lo stile, ora come ora non ricordo se ho letto altro di tuo in passato, però posso dirti che questa storia mi è piaciuta anche per come è scritta ovvero molto bene. Lo stile è molto fluido, la lettura scorre, nonostante i temi che tratti siano molto pesanti e quasi difficili da affrontare anche con la lettura, per chi come me non c'è abituato almeno. Però lo stile aiuta, l'ho trovato molto narrativo. Aiuta a collocare i personaggi in un determinato contesto, ti soffermi sui loro sentimenti, ci fai capire quello che provano, ciò che pensano, perché agiscono in una determinata maniera, ma mai questo risulta pesante. Secondo me hai fatto un ottimo lavoro, e parlo complessivamente. Ripeto, non è un genere e non sono personaggi che leggo di solito, ma sei riuscita a rendere le loro vicende interessanti. Complimenti!
Koa

Recensore Veterano
28/04/21, ore 14:10
Cap. 1:

Cara Eli,
torno dopo un secolo a lasciare recensioni, ragion per cui mi perdonerai se sarò un po' arrugginita.
Un po' per il Contest, un po' per i personaggi "nuovi" con cui ti sei confrontata questa storia la puntavo da un po' e mi hai stupita infinitamente!
Quando penso a te, al tuo stile di scrittura, mi vengono in mente Trickster o Battlefield, che sono su toni diversi.
Nonostante tutto, penso tu abbia mantenuto alcuni tuoi tratti caratteristici, quelle cose per cui potrei riconoscerti anche da anonima: la prima è quella piccola "anticipazione" prima del titolo e poi quell'alternanza di scene, di piani temporali tra passato e presente, che trovo d'impatto nella storia.
Quanto ai personaggi, mi ha conquistato la scelta di non svelare sin dall'inizio chi fosse il protagonista e di chi si stesse parlando ma quando ho capito che era Evan Rosier sono rimasta estasiata.
Il lavoro che hai fatto nel delineare il suo background e nel far capire com'è che arriva ad essere l'uomo (il torturatore) che è mi ha tenuta con il fiato sospeso tutto il tempo.
Mentre leggevo la tua storia mi è successa una cosa particolare, ho odiato profondamente Evan per quello che stava facendo a Benji ma ho provato anche un'infinita compassione per il ragazzino che era stato e il "mostro" in cui è stato trasformato.
Dall'altro lato, c'è Benji che crolla con una semplicità disarmante davanti a quell'uomo tutto d'un pezzo, glaciale e chirurgico nella sua tortura e la tecnica del "per piegare un uomo non serve per forza utilizzare la violenza. Basta capire come ragiona, a cosa tiene".
Mi è piaciuto molto come hai incastrato il riferimento a Minus e Sirius e, soprattutto, la spiegazione data al buco narrativo relativo a Minus, il che è un dilemma che ha sempre fatto arrovellare anche me.
Quanto al legame con Emme, ti dirò che è stato il vero "plot twist" della storia per me, che dà ancora spazio al ragazzino che Evan era "prima" e non mi ha ricordato la storia Lily/Piton, anzi! Mi affascina capire (il che significa "scrivi un'altra storia su Evan ed Emmeline") la ragione per cui lei sceglie di stare con un Mangiamorte, nonostante tutto, ovvero come questo legame, riesca a resistere al tempo.
Eli, credo che ci siano altre mille cose che ho tralasciato ma, davvero, ho avuto un blocco particolare nell'ultimo periodo con EFP e sono contenta di essere tornata e di essere riuscita a scriverti qualche parola che, spero, non faccia troppo pena.
Ti mando un abbraccio,
Fede

Recensore Master
19/04/21, ore 18:04
Cap. 1:

Ciao Blue, passo a pubblicare il giudizio che hai ricevuto nel contest. Complimenti ancora!
Sev


Secondo posto
BlueBell9/_BlueBell – Baratro
29/30




Specchietto
Autore EFP BlueBell9
Nickname sul Forum EFP: _BlueBell
Link alla storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3972989
Titolo: “Baratro”
Tema controverso scelto: tortura fisica e mentale, annientamento psicologico.
Totale: 29/30


Grammatica: 4,20/5

Mentre leggevo la tua storia, Babbano mi ha sentito imprecare ripetutamente perché hai scritto una storia che mi è piaciuta un casino, come vedrai nelle altre voci di giudizio, ma hai commesso degli errori e devo segnalarteli.

Il primo errore è lessicale e per questo ti ho tolto – 0,10. In questa frase hai usato il verbo sbagliato: “Gli scorreva nelle vene, potente e ammagliante, accarezzandogli la mente con una serie di promesse.” – 0,10 La definizione di ammagliare nel dizionario è riunire tra loro le maglie di un lavoro fatto a maglia. Ammagliare è anche legare qualcosa con corda o fil di ferro incrociati a forma di rete: a. una balla. Immagino che tu intendessi “ammaliante” nel senso di affascinante.

Per il secondo errore mi piange il cuore perché è veramente sciocco: hai sbagliato a impostare il discorso diretto. Tra le virgolette caporali e l’inizio del discorso diretto non ci vuole lo spazio. Ho consultato le convenzioni editoriali delle principali case editrici per verificare il mio assunto e mi spiace tantissimo doverti togliere – 0,50. Ho tolto 1 punto a Inikos che ha usato il simbolo sbagliato e lo spazio, quindi mi sembra giusto valorizzare il fatto che pur essendoci lo spazio tu hai usato il simbolo corretto. Ti lascio le convenzioni editoriali delle varie case editrici come riferimento.

(http://www.oblique.it/images/formazione/dispense/punteggiatura_dialoghi_scheda.pdf )

“dopo aver appena finito di tortura un uomo” Credo che sia “torturare” – 0,10

« Gli ha torturati » sottolineò lui. Gli sta per “a lui”, per loro si usa “li ha torturati”. Riporto dal sito dell’Accademia della Crusca: Dunque, gli e li hanno funzioni ben diverse: gli ha funzione di oggetto indiretto maschile singolare (equivalente alla forma tonica ‘a lui’), li ha quella di oggetto diretto maschile plurale (equivalente al pronome loro tonico).(https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/lo-gli-li-loro-un-sistema-pronominale-non-facile-da-usare/) – 0,10



Stile: 4,8/5

Se usi l’articolo sotto-intendi la Maledizione Cruciatus, quindi è la Cruciatus non “il Cruciatus” – 0,10

“il Mangiamorte appella la sedia con un incantesimo Non Verbale.” Questo è l’unico uso delle maiuscole un po’ strano che mi ha fatto storcere il naso. Sono andata a controllare sul web e non verbale è sempre scritto in minuscolo, anche in inglese. Come riferimento ti porto l’articolo di wizardingworld https://www.wizardingworld.com/features/the-hardest-wizarding-world-spells

Il tuo stile è semplice ed estremamente narrativo. L’introspezione dei personaggi filtra attraverso l’alternarsi di passato e presente, di ricordi e tempo della narrazione, di pov della vittima e del carnefice. Ho apprezzato il modo furbo in cui hai alternato i piani, così da farci capire e conoscere sempre un po’ di più i personaggi, la loro evoluzione. Ne parlerò più avanti nella gestione dei personaggi, qui mi limito ad affrontare lo stile.

Ho apprezzato molto il modo in cui hai fatto emergere il contesto in cui i personaggi si muovevano e ci hai mostrato i loro pensieri e il loro ambiente. I rapporti, le gerarchie, la situazione personale viene mostrata al lettore che si trova nel sotterraneo con Benjy Fenwick e proprio come lui osserva i Mangiamorte parlare tra loro. Ciò ci permette di avere un’introspezione sulla vittima, sulle scelte che è chiamato a fare, sui suoi ricordi e la paura che prova. Al tempo stesso, i ricordi di Rosier ci aprono un varco sul passato del Mangiamorte, sulle sue scelte e sul percorso che l’ha portato a trovarsi davanti Fenwick. Tutto semplicemente attraverso gesti e dialoghi. Sono i sorrisi smorzati, il comportamento pacato di Rosier, la freddezza con cui si approccia alla tortura di Fenwick, il gioco che inventa per farlo parlare che rivelano più di ogni giudizio che può avere Fenwick.

Personalmente non amo l’alternanza dell’allineamento tra destra e sinistra, capisco il senso, per avvertire il lettore che quello è un altro blocco, ma ritengo che il corsivo sia già sufficiente. Penso anche che affatichi un po’ la lettura, ma non ti penalizzo per una scelta di impaginazione che è rimessa a te. Ne avrei tenuto conto se avessi utilizzato il criterio del gradimento personale, ma volendo epurare i giudizi dalle mie opinioni personali, mi limito a segnalarti solo che la scelta affatica un po’ la lettura.



Gestione del tema: 10/10

Sono stata combattuta sul voto da darti, devo confessarlo. Ho riletto la tua storia più volte perché nelle prime volte avevo la sensazione che il tema non fosse pienamente centrato. Ci hai mostrato come si tortura un uomo, come lo si spezza e si assiste al suo annientamento, al punto che arriva a uccidere ben due persone in conseguenza delle sue bugie, si assiste al venir meno della sua fedeltà e della fiducia nell’Ordine quando realizza che nessuno andrà a cercarlo. Però tutto lo spazio che hai dato a Rosier sembrava togliere spazio al tema principale, ma poi, quando mi sono soffermata a riflettere sul rapporto tra Evan e il padre e la figura dello zio, ho realizzato e mi sono detta che era geniale, semplicemente geniale.

Hai usato la tortura di Fenwick, un padre, per mostrarci un’altra tortura, di un altro padre, quello di Evan. Lui stesso è arrivato a torturare il padre ma questo non è altro che l’esito di un percorso di manipolazione mentale e di annientamento di un ragazzo da parte dello zio. Le paure di Evan sono state esaminate e le sue ferite sono state cicatrizzate, omicidio dopo omicidio, fino a renderlo un’altra persona. Il padre se n’è accorto e chissà quando ha realizzato che gli avevano messo in casa il proprio assassino, chissà che cosa ha fatto il padre di Evan, in che modo ha deluso le aspettative per andare incontro a una simile punizione: la trasformazione del figlio nel proprio omicida.

L’annientamento è doppio, quindi, vittima e carnefice non sono uguali, perché Evan ha sempre avuto una scelta, mentre Fenwick no, ma comunque entrambi si sono trovati in un percorso con un solo esito possibile e questa cosa mi è piaciuta un sacco.



Gestione dei personaggi: 10/10

Tu non hai idea di quante volte abbia esclamato “Ma che figo Rosier” mentre leggevo la tua storia. Avevo una voglia matta di leggere una storia con un Mangiamorte come protagonista e sono contenta che almeno una concorrente mi abbia accontentata!

Parto da Fenwick, però, cercando di essere oggettiva. Allora, come ho già detto anche a dirkfelpy, io adoro quando un autore prende un personaggio minore (anzi, marginale) e lo caratterizza al punto da farmelo sentire vivo. Di Fenwick sappiamo solo due cose in croce e tu gli hai dato una backstory, papà di Anne, marito di Mary, membro dell’Ordine della Fenice, non troppo “famoso” ma che comunque da il suo contributo alla causa portata avanti da Silente. Questi dettagli emergono nel corso della storia, dal dialogo con Rosier, da colpi di scena che ci portano a vivere il dramma di quest’uomo e ad assistere alla sua caduta e alla sua umanità. Nessuno vorrebbe essere costretto a dover scegliere tra l’obbedienza, la fedeltà alla causa e la sopravvivenza della propria figlia. Nessuno vorrebbe essere costretto a dover scegliere tra far vivere la propria figlia o un altro prigioniero. La scelta è scontata, il sangue, l’amore vincono sempre e sono più forti di ogni principio. Assistiamo al modo in cui lui viene spezzato, certezza dopo certezza, fino a crollare e confessare tutto. Sappiamo che di lui non troveranno altro che pezzettini, e non c’è modo di sperare che per la piccola Anne vi sia una sorte migliore.

Passo a Rosier, adesso, che per me è il vero protagonista della storia, il carnefice che è diverso dagli altri. Non urla, non minaccia, sta serio, sarcastico, è spiritoso e non si scompone davanti le provocazioni di Fenwick. Sa come suscitare la paura e controllarla. Man mano che i pov con i suoi ricordi si susseguono, scopriamo del rapporto conflittuale con il padre, del ruolo che ha lo zio nella sua scelta di diventare un Mangiamorte e dell’addestramento, del modo in cui ha addormentato la coscienza e rinunciato a Emme, finita sull’altro lato della barricata in quella guerra.

Non lo sapremo mai, ma non ho potuto fare a meno di domandarmi se la debolezza di cui accusava il padre non fosse altro che il desiderio paterno di tenerlo lontano dalla guerra, di proteggerlo e che nel non saperlo guidare in un mondo che cambiava non abbia finito per consegnarlo al mentore sbagliato. Mi ha colpito il pensiero che suo padre fosse stato l’unico ad accorgersi del cambiamento di Evan, perché non ho potuto fare a meno di paragonare il rapporto conflittuale di Evan con quello di Barty e di Severus con i rispettivi padri.

Nel caso di Barty, il rapporto conflittuale è dentro Barty, rimane latente ed esplode perché lui non si sente visto. Nel caso di Evan il rapporto conflittuale è palese, Evan si sente considerato un debole, considera un debole suo padre perché ha paura dei suoi superiori e forse lo minacciano sui figli, ma è un pensiero che rimane latente nella storia, che realizza il lettore mentre Rosier parla e dice che lui non ha figli e allora diventa chiaro che non può o non vuole comprenderne la posizione.

Il conflitto di Severus con il padre lo porta a cercare un riscatto tra i Mangiamorte, così come Evan, che preferisce la misteriosa figura dello zio (senza nome) a quella del padre. Il mentore che lo guida e gli insegna a dominare la paura e metterla al suo servizio. A differenza di Piton che finirà per riscattarsi per amore, Evan non fa questo passo, forse non ha il tempo di realizzare perché la morte interrompe ogni possibile arco di trasformazione. Anzi, di Evan sappiamo che gli incontri sono spontanei e basati sul reciproco accordo di tenere fuori la guerra. Sappiamo che c’è un Avery ad attenderlo e che è uno dei loro con cui Travers tenta di provocarlo, ma il sollievo sul volto di Evan ci dice che Avery non è niente, è solo sollevato perché nel mirino c’è il nome sbagliato, non c’è quello di Emmeline.

Spendo due parole anche per Travers e Dolohov di cui mi è piaciuta molto la rappresentazione e la caratterizzazione. Soprattutto quella di Travers, più viscido, rispetto a Dolohov che è più… ehm… emotivo, si diverte con le Cruciatus e si esalta al ricordo di missioni passate, quella dei Prewett in particolare. Travers, invece, ricorda quella dei McKinnon e mi piace il suo modo di provocare, insinuare, dialogare sia con Dolohov che con Rosier.



Totale: 29/30

Recensore Master
16/04/21, ore 20:25
Cap. 1:

Ciao!
Come ho già avuto modo di dirti, ho trovato questa storia molto interessante: Evan è un personaggio di cui viene detto pochissimo, ma quel poco ha fatto sì che lo notassi e che iniziassi a ragionare su di lui, motivo per cui ho aperto la tua storia non appena l'ho visto tra i personaggi.
Devo dire che mi ha colpita in positivo la struttura del racconto e la scelta stilistica di non dare un nome al personaggio che apre la storia: abbiamo uno zio, un padre e un ragazzino, non c'è altro – e sebbene sia possibile intuire almeno lo schieramento di questi personaggi, mettere insieme i tasselli è impossibile sino a quando Evan non fa il suo ingresso in scena, rivendicando il ruolo di protagonista e informandoci che quel ragazzino lì, quello che si confronta con la paura, altri non è che uno dei Mangiamorte più potenti e spietati al servizio di Voldemort. Questo ha gettato da subito una nuova luce sull'intera vicenda: sapevo di dover cercare un Mangiamorte, ma mi chiedevo se dovessi cercarne uno umano debole per i canoni di Voldemort – o se dovessi dar credito a quello zio senza nome che preannuncia al nipote un futuro di odio e rabbia.
Sempre sulla struttura, mi è piaciuta tanto l'idea – quasi cinematografica, oserei dire, perché dà l'idea di un'anteprima – di questo antefatto anteposto al titolo, che proprio in virtù di questa sua collocazione in me ha evocato più un preludio che un prologo vero e proprio. Tuttavia, dato il contenuto del flashback di apertura e il titolo scelto, Baratro, ho trovato che la scelta non fosse un mero vezzo stilistico, ma avesse una sua ragion d'essere, perché è proprio a seguito di quel confronto zio-nipote che ha inizio la discesa nel baratro di Evan, quella da cui non riuscirà mai più a risalire, né da solo né grazie al legame con Emmaline; quindi, ecco, ho apprezzato tanto la tua scelta, trovo sia stata funzionale a catapultare il lettore nell'atmosfera del racconto (già di mio amo gli incipit in media res), sia a focalizzare il fulcro del dramma vissuto dal tuo protagonista: il baratro, appunto.
Sempre sulla parte introduttiva, ho apprezzato anche la citazione scelta, che così come il titolo e l'antefatto pone l'accento sullo stato d'animo protagonista di questo racconto, il motivo che spinge Evan a subire questa contorta metamorfosi che lo condurrà a divenire lui stesso paura.
Arrivando alla trama, credo tu abbia fatto una buona scelta quando hai scelto di narrare un unico episodio e lasciare alla biografia di Evan modo di srotolarsi attraverso i ricordi del passato: così facendo hai reso il testo dinamico e legato benissimo azione-reazione, cioè quello che ha formato Evan e le conseguenze di questa contorta formazione.
Se devo trovare una piccolissima pecca, trovo che questa scelta sia stata vincente da questo punto di vista, mentre da un altro lato ha un po' penalizzato la caratterizzazione a tutto tondo del personaggio, soprattutto per quanto riguarda le persone che sono gravitate intorno a lui e hanno inciso sulla sua evoluzione: almeno nel mio caso, non sono riuscita a cogliere totalmente la profondità del legame con Emme (né come sia arrivata lei a patti con se stessa) e perché suo padre agisse in quel modo, chi fossero lui e lo zio di Evan per Voldemort. Mi rendo conto che queste siano soprattutto curiosità di una lettrice molto curiosa (!), perché comunque nello spazio del racconto chi deve emergere lo fa, e cioè il tuo protagonista, però ho sottolineato questi aspetti perché trovo sia anche un modo per dirti che a mio parere hai materiale per scrivere ancora di questi personaggi!
Arrivando alle relazioni messe in campo nel presente, lasciami dire che ho trovato credibili e veramente ben fatti nella loro ferocia le parole pronunciate dai Mangiamorte e il loro modo di agire e ragionare.
Evan è spietato e immagino non sia stato semplice scrivere di lui e mostrare la sua crudeltà. Ed è più pericoloso degli altri, lo metti bene in evidenza, perché ragiona e sfrutta i sentimenti per ottenere ciò che vuole. Ti dirò che ancora oggi non sono sicura di avere un'idea che mi convinca del periodo che vede Peter tradire l'Ordine e poi consegnare i Potter a Voldemort, ma trovo che la tua ricostruzione funzioni e giustifichi il fatto che malgrado la spia Voldemort non troverà subito Lily e James.
Ho provato una pena infinita per Benjy e l'ho visto spezzarsi quando è stato costretto da Evan (l'ho già detto che è crudele?) a essere lui stesso l'artefice della morte di altri innocenti. In un certo senso, nel baratro crolla anche lui, e Evan lo comprende e quasi gli dà consigli – gli stessi, amari, che un tempo sono stati dati a lui. Sono stata felice che almeno la piccola Annie sia stata risparmiata, anche se non credo sia abbastanza per credere che per l'anima di Evan ci sia ancora speranza. Emme dice che il mondo non lo conosce, ma io a fine lettura ho pensato che quella sia la favola che lei ha dovuto raccontarsi per incontrarlo in terra neutra. Forse c'è ancora qualcosa di quel bambino spaventato in lui, ma in un certo senso ha fatto di tutto per zittirlo.
Insomma, è una storia amara, complessa e senza sconti. Complimenti davvero per aver affrontato una tematica tanto complicata, sei stata molto brava (e scusa se questa recensione dice la metà delle cose che dovrebbe, ma ci tenevo a passare).
In bocca al lupo per il contest, un abbraccio!