Sono sempre felice quando mi imbatto in queste storie particolari.
Hetalia si presta spesso e volentieri a narrazioni leggere e divertenti, ma apprezzo molto quando gli autori decidono di prendersi tra le mani il suo carico più pesante e tragico; dopotutto, è la storia delle nazioni. Se da un lato ci divertiamo a romanzare su alleanze, patti, goffi stereotipi e aneddoti assurdi, non possiamo dimenticare che tutto questo è stato anche costruito sulla guerra, sul terrore, sulla miseria umana.
Ci dai uno scorcio breve, ma intenso e crudo, del resoconto di guerra di una Germania in battaglia. Lo stile mi ricorda le cronache belliche di Malaparte: quella narrazione cinica, crudele nei dettagli, a tratti colma di amara ironia, ma con quell'umanità di fondo che denuncia tutta la pietà per i suoi protagonisti, privi ormai di redenzione ma meritevoli di essere almeno riconosciuti nel dramma in cui sono stati involontari, tragici figuranti. Ludwig soffre -la Germania soffre-, coi suoi giovani e i suoi innocenti; e al contempo, va avanti, perché è il compito gravoso di chi deve dare l'esempio. Iconica, in questo senso, il rimando alla figura di Rommel: la profonda fiducia che i suoi uomini nutrivano verso di lui, e la sua sconfitta clamorosa proprio perché si assentò nelle ore più critiche. Ludwig, invece, non può permettersi di assentarsi, soprattutto ora che le sorti della guerra stanno cambiando a loro sfavore. La Germania resiste, mutilata e stoica, sul fronte degli Afrikakorps, in marcia verso il miraggio dietro cui si cela una disfatta a cui è consapevole di andare incontro. Quella "strada per El Alamein", almeno per me, assume anche il significato emblematico del disastro che si profila nell'orizzonte ondulato del deserto.
Un massacro a cui Ludwig sarà costretto a prendere parte, nell'ora più buia della sua storia.
La mia unica perplessità sta nella scelta di censurare il termine Wehrmacht. Abbiamo appena letto di umani sciolti e carbonizzati all'interno di un carro armato in fiamme, il nome dell'esercito del reich non è una cosa peggiore da leggere. Ogni parola, proprio perché terribile, ha il suo peso, e censurarla lo sottovaluterebbe.
Ma al di là di questo, mi è piaciuta davvero molto questa narrazione. La ricercatezza dei dettagli, l'accuratezza storica, il punto di vista di Ludwig -disilluso, amareggiato da un realismo che non ha il cuore di condividere coi suoi uomini- sono tutti elementi che danno forma e tinte dolorosamente vivide a una tragedia condivisa da tutte le nazioni coinvolte.
Complimenti davvero. |