“Ma non abbastanza” di Lady.Palma - seconda classificata
Grammatica e ortografia: 9.05/10
“quanto a lei non era brutta o stupida”: ci vorrebbe una virgola dopo “lei” (-0.10)
“Come quella volta al secondo anno che si era messa”: “al secondo anno” andrebbe meglio come inciso, quindi tra due virgole (-0.10)
“oppure al quinto quando”: ci vorrebbe una virgola dopo “quinto” (-0.10)
“Andromeda poi […] quando l’aveva beccata a baciare […]”: questa frase suona strana, perché il soggetto del verbo è Dolores, non Andromeda, ma tu non l’hai esplicitato. Di conseguenza, ci voleva la forma passiva. (-0.25)
“Nessun ammiratore però”: ci vuole la virgola prima del “però” (-0.10)
“Senza esitazioni mormorò un Oblivion,”: ci vuole la virgola dopo “esitazioni” (-0.10)
“per tirmore”: “per timore”, è un errore di battitura, quindi non ho tolto punti
“in risposta ridacchiando appena”: ci vorrebbe una virgola, dopo “in risposta” (-0.10)
“quell’unica farse”: “frase”, è un errore di battitura, quindi non ho tolto punti
“dietro accasciata pingue e disperata”: ci vuole una virgola dopo “dietro” e anche una dopo “accasciata” (-0.10)
Stile: 10/10
Parto subito col dire che lo stile di questa storia mi è piaciuto moltissimo! È scorrevole, ma senza essere eccessivamente semplice. Non ci sono metafore troppo ardite o una scrittura troppo criptica, ma sinceramente preferisco così: mi piace che lo stile da te usato si addica molto alla storia che stai narrando. Vado matta per la simmetria e quindi ho adorato la costruzione del personaggio di Dolores attraverso le relazioni fondamentali della sua vita; in particolare, l’alternanza di “alti” e “bassi” per ognuna di esse e il modo in cui ce le presenti.
Sei stata bravissima ad alternare frasi più descrittive e altre più incalzanti, in corrispondenza dei pensieri della protagonista (e preferisco di gran lunga una terza persona gestita in questo modo, ad una prima persona, quindi chapeau!) e hai anche saputo adattare il registro in modo che fosse abbastanza colloquiale da sembrare direttamente uscito dalla bocca di Dolores, soprattutto nel suo modo di appellare coloro che la circondano, dalle sue compagne di dormitorio, ai colleghi al Ministero, per non parlare di Nati Babbani & co.
C’è anche una certa urgenza che pervade i pensieri della protagonista, che è poi la smania di potere, anche quando questa sostiene di avere tempo e pazienza. In più, ho adorato i commenti “alla Dolores” che pervadono il testo. Te ne cito solo un paio: “(“Vigilanza costante” era stata una bella frase da scriverci sopra, comunque, anche se quel mogano per la lapide era opinabile)” e “Che poi, faceva tanta differenza, in mezzo a tutte quelle sue mutilazioni, tagliargli anche un po’ di memoria?” O anche il pezzo in cui si ostina a considerare Lucius un gentiluomo e a pensare che il mondo vada al contrario quando la sbattono in galera per i suoi crimini.
Bellissime anche le frasi che toccano direttamente la citazione, che viene ripresa più volte all’interno del testo e rielaborata con frasi francamente stupende – “Perché l’amicizia e l’amore erano tutte vane stelle che dovevano spegnersi per far fiorire i suoi veri desideri. Forse neri, avrebbe detto qualcuno, ma intanto lei li dipingeva di rosa” ad esempio, è un vero e proprio capolavoro.
Dei tre momenti del testo, quello di mezzo, che la descrive con Alastor è senza dubbio il migliore, anche dal punto di vista stilistico. Quel paragrafo che spiega le motivazioni di Dolores, le giustificazioni della loro relazione mi è piaciuto da pazzi (in generale, mi piacciono le immagini semplici, ma evocative e lo show, don’t tell).
Ottimo lavoro!
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 14/15
La tua Dolores mi ha stupita! Si vede che è un personaggio che ami molto (mentre a me sta altamente sulle balls) e quindi l’hai trattata con più introspezione di quanto il personaggio originale non sembri avere. È decisamente meno irritante e grottesca dell’originale, ma questo non è un punto a tuo sfavore; sono chiare anche le sue tendenze razziste, il fatto che consideri Nati Babbani e Mezzosangue inferiori punto e basta. Ho trovato anche decisamente interessante il fatto che sia in un certo senso “nata così”, perché era sicuramente già problematica da piccola, non c’è stato nessun evento scatenante a renderla così com’è, cosa che posso accettare in realtà.
Quello che mi ha fatto storcere un po’ il naso, invece, è che la Umbridge originale è più sadica di così. È come se tu l’avessi addolcita un po’, non so se mi spiego, le atrocità che compie le compie quasi perché le sente come un dovere (viene anche detto, nel caso del processo alla madre e al fratello), o comunque ne prende molto le distanze, le guarda da fuori con un certo “matter of fact-ness”, che è in realtà coerentissimo con la versione di sé che Dolores vuole sempre presentare al mondo, anche nei libri (l’attenzione alle regole, alla procedura, il “lo faccio per il vostro bene”). Dato, però, che questa storia è introspettiva, manca un po’ il piacere che evidentemente lei prova a infierire su chi è sotto di lei, non c’è compiacimento della propria crudeltà, tranne forse nella frase del medaglione. Avrei forse preferito un marciume più nero (e anche magari una certa insicurezza di Dolores, un momento in cui vacilla, in cui cerca di giustificare la propria cattiveria anche a se stessa, ripetendosi come fa poi nella storia che sta solo facendo il proprio dovere). È anche molto meno invidiosa di come me la immagino io, ma questa è ovviamente la mia idea. Per il resto, la cattiveria che ci presenti è perfettamente in linea con il personaggio della Rowling, questo suo individualismo e la completa noncuranza dei sentimenti altrui, delle vite che potrebbero essere rovinate dalle sue azioni. Ci siamo!
Per quanto riguarda, invece, il finale – le lacrime mi sembrano un po’ OOC. Non molto, eh, anzi diciamo che sto proprio andando a cercare il pelo nell’uovo, ma sinceramente trovo il cambiamento che avviene in lei un po’ troppo repentino. In generale, come spiegherò anche dopo, la parte un po’ più debole del testo è proprio il finale, che avrei preferito un po’ più approfondito, un po’ più introspettivo, e che viene invece liquidato in poche frasi. Ce la vedo molto di più a piangere per la sconfitta in sé, per il fatto di essere completamente impotente, quando lei sa di aver ragione e invece le viene tolto tutto, per lo sconcerto, per l’ingiustizia (sempre dal suo malato punto di vista), per la frustrazione, ma non mi pare che le sia mai importato qualcosa dell’essere sola. Secondo me quelle lacrime sono accettabili (e scelgo di interpretarle così, alla luce della frase di Andromeda) come segno dell’inutilità di tutto quello che ha fatto, come realizzazione di una vita che non è ammontata a nulla, alla fine (ma sarebbe stato più di impatto esplicitarlo, allora).
Carino il personaggio di Andromeda, mi è piaciuta molto la sua integrità e anche la sua rabbia, sul finale, l’ho trovata estremamente IC.
Utilizzo del pacchetto: 8.5/10
Per quanto riguarda l’uso della citazione (“Stelle, spegnetevi! Non rivelate il nero fondo dei miei desideri”), è perfetto. Non solo è apertamente citata nel testo, ma è anche sviscerata e analizzata a più riprese e l’opera in sé influenza direttamente la vita di Dolores (e si capiscono molte, molte cose, perché quale genitore sano di mente darebbe mai il Macbeth come storia della buonanotte ai suoi giovini pargoli?). Mi piacciono moltissimo le frasi che le costruisci attorno. La frase originale è una presa di distanza, quasi a voler scacciare l’orrore del gesto che sta per essere compiuto. Qui non viene interpretata in questo senso, ma riesci comunque a intrecciare stupende immagini intorno ad essa, e soprattutto mi piace il fatto che la frase non venga capita apposta fino alla fine, dove invece Dolores si rende conto di cosa volesse dire davvero, pur avendola avuta davanti tutta la vita.
Anche il divieto è stato rispettato: Dolores è un’emerita stronza, ne combina di ogni e tradisce ogni sentimento positivo, ogni relazione umana della sua vita. Alcune delle cose che fa (ad esempio, modificare la memoria a qualcun altro senza il suo consenso, privandolo effettivamente di una parte di sé, per non parlare del trattamento riservato al suo stesso sangue) sono veramente infime. Ottimo!
L’unica cosa che non mi è piaciuta è stata la mancanza di evoluzione del personaggio. Io ho chiesto una discesa nel baratro, ma la tua Dolly non cambia molto all’interno della trama, nasce tonda e non muore quadrata, come si suol dire. Di conseguenza, la portata della sua cattiveria non aumenta mai, la gravità è semplicemente correlata alle possibilità che ha sottomano in quel momento. L’altra cosa che manca e che invece doveva esserci è l’ossessione, la passione bruciante, il pensiero totalizzante che la rende serva del potere e basta. Qui si vede chiaramente che è quello che la tua protagonista desidera più di ogni altra cosa, mi è piaciuto tantissimo quel paragrafo in cui sostiene di aver rinunciato a tutto il resto (amore, amicizia, etc.), per inseguire la sua ambizione, ma avrei voluto qualche scena in più col medaglione, con cui lei per carattere andava sicuramente molto d’accordo. Mi sarebbe piaciuta un’enfasi maggiore sulla tossicità del rapporto più alla pari della sua vita, quello con l’anima di Voldemort, che mi sembra l’unico momento di vera perdita della lucidità, il suo punto più basso.
Gradimento personale: 9/10
La storia, come avrai capito, mi è davvero piaciuta! Mi hai fatto leggere con piacere del personaggio da me più odiato in questa saga, non so come tu abbia fatto. Mi è piaciuto moltissimo come tu abbia curato la storia, come si snoda attraverso i tre momenti, come le relazioni della vita di Dolores l’abbiano lasciata sempre un po’ indifferente (e a questo proposito, dov’è Cornelius?! Perché non è citato?) e come sia stata sempre concentrata su una cosa. Accetto il fatto che non siano davvero spiegate le origini del male, ma la cosa che ti rimprovero di più è il fatto di non aver spiegato questa frase: “Perché era la frase preferita di sua madre, la colpevole suprema del fatto che ora lei non aveva nessuna stella e tutto attorno a lei era nero. Colpa sua, se aveva speso una vita a dover essere qualcuno, colpa sua se essere mediocre non le era mai parsa un’opzione).” Ma, ma, ma! Qui c’era veramente del materiale interessante, perché non è stato approfondito a dovere? Ellen ci viene presentata come una madre che si dispiace davanti alla figlia che si ritrova, non viene fatto accenno al fatto che potrebbe essere anche un po’ colpa sua e a questo punto mi chiedo perché! L’altra cosa che non mi entusiasma è il finale un po’ troppo veloce, come già detto prima. Mi sarebbe piaciuto che rimanessi un po’ di più su quell’ultima scena. Insomma, se possibile, i tasti dolenti di questa storia sono le cose che non hai detto –avrei voluto vedere qualcosa di più, un approfondimento psicologico ancora maggiore su un personaggio che tu hai già rivoltato come un calzino e di cui hai esposto i pensieri più intimi e le ambizioni più selvagge. Avrei voluto, insomma, che la storia fosse un po’ più lunga, anche se ne apprezzo particolarmente la simmetria (anche la disposizione grafica, curatissima – a me queste cose mandano in un brodo di giuggiole!)
Per il resto, tutto perfetto. Andromeda e Alastor sono due povere vittime, che alla fine sono stati coinvolti e feriti dalla scalata al potere della protagonista, esattamente come doveva essere. Anche la breve comparsa di Bellatrix, molto IC peraltro, mi è piaciuta particolarmente, perché è come se si riconoscessero a vicenda per come sono fatte – è una contrapposizione a cui non avevo sinceramente mai pensato, ma che mi piace molto (e fornisce dei mezzi pratici per la scalata al potere di Dolly, che non avviene, quindi, solo per suo merito e nonostante il suo caratteraccio). Il titolo e la sua ripresa lungo il testo sono un altro punto a favore. Complimenti – e adesso la smetto seriamente, perché penso che la mia recensione sia diventata più lunga della storia in sé; vedi quanto sei brava?!
Totale: 50.55/55 |