Recensioni per
PRANALCOLICA (UN BICCHIERE, SOLO UN BICCHIERE)
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Premetto che il noir non è il mio genere. Nonostante questo, ho letto vorace tutta la storia per capire dove voleva arrivare. Perché tanta cupezza, si capiva, non era fine a se stessa.
Devo dire che i pensieri del pranoterapeuta sono incredibilmente realistici. Li immagino così nella testa di quegli uomini che commettono femminicidio, convinti di essere migliori degli altri uomini, di poter baciare una donna incosciente come se fosse un loro oggetto.
Il finale è inaspettato.
Si direbbe che la morale sia "nessuno è innocente"....

Nuovo recensore

Racconto decisamente noir, scritto bene, che mi ha trasportato all'istante nella storia. Non andrò mai da un pranoterapeuta!! 😆😳

Recensore Veterano

Carissima Dorabella,
intanto grazie.
La tua storia, molto noir, è scritta davvero benissimo. Ho molto apprezzato le variazioni di stile tra le tre parti e la leggerezza dell'attacco che poi si tramuta, nella seconda parte, in un crescendo di angoscia. L'incontro tra la protagonista e il pranoterapeuta scivola verso la tragedia come una pallina lasciata andare su un piano inclinato. Inarrestabile.
Ma mi ha fulminato la battuta finale: la banalità del male? Questa ragazza leggerina davvero baratterebbe un amico con un bel pezzo di "nera" da attaccare sul quaderno? Credo che sia questo il vero orrore.
Davvero complimenti, Dorabella, hai fatto un gran pezzo,
Settembre

Recensore Junior

Dove vive lo strappo alla regola? In via del tutto eccezionale.

Cara Dorabella, io la so fare, eh, un’entrata ad effetto.

E cos’è un luogo comune? Di fatto, quello che tu cerchi di sfatare.

Un interessante racconto a incastro, in cui le tre parti son collegate da un filo conduttore unico, che è quello dell’apparenza che inganna.
Rifrazione e gioco di specchi, intreccio, piacevolissimo attraverso quello che, debito dichiarato nell’introduzione, potremo chiamare ‘Il Teorema di Settembre’, di cronaca e fantasia; là dove la fantasia è lo sguardo disincantato, scanzonato, verso la realtà che supera l’immaginazione.

Ho colto – ma magari sbaglio – un messaggio sotto il velo del quasi splatter: la domanda di sottofondo, quella che chiede: “Cos’è una brava persona?”, ma seriamente. Perché a recitare la parte della brava persona, della persona innocua, son buoni tutti e non vuol dire esserlo davvero.

Chi scrive di horror e di omicidi non è capace di fare del male davvero.
Chi invece sembra accondiscendente, chi conosce qual è il tuo bene, chi si presenta con l’aura del benefattore… diffidare, sempre diffidare.
Decisamente gustosa la struttura: la prima persona singolare (e il cambio della prima persona singolare) conferisce movimento e ritmo al testo. L’effetto sorpresa, poi, è più che riuscito.

L’immaginazione del primo narratore, la ragazza che dice ‘io’, conferisce da un lato il distacco dai pensieri del secondo narratore (il pranoterapeuta, buono quello), dall’altro lato la naturale sensazione di essere nella sua testa e condividerne le frustrazioni che, nella parte iniziale, appaiono davvero condivisibili.

Intendo: sembra subito uno strano, quello, ma un po’ alla ciarlatano di paese, uno che vende l’acqua della giovinezza e poi va a spendersi tutto al pub; solo passo passo il lettore si rende conto che ha a che fare con un pazzo, e che non ci sono solo i pazzi buoni, divertenti, ci sono anche quelli pericolosi.

Resta tuttavia, la scrittura, leggera e ironica: un omicidio efferato è descritto dal punto di vista – autoindulgente – di un assassino goffo, che quasi non si rende conto lui stesso di essere crudo, di essere, via, diciamolo, un vero e proprio pezzo di mota.

L’estrema correttezza, in tutti i sensi, del linguaggio e del lessico fanno sì che lo scorrere degli eventi non sia disturbante quanto potrebbe. Un esempio su tutto, il fatto che vescica e intestini si svuotino nella morte è non trascurato ma alluso, fondendo così realismo ma anche una certa grazia.

“Un ciarlatano che la pensa sempre, e che la ama” dichiara, il nostro compiaciuto amico, mentendo. Ma mente a se stesso con una convinzione tale che siam quasi tentati di credergli. Quasi.

E la petulante, lamentosa Veronica è quasi una vittima predestinata. Quasi.

“Guarda cosa mi hai costretto a fare”. Eh, già. La colpa, per i sedicenti pranoterapeuti alcolisti, è sempre di qualcun altro, meglio se di qualcun’altra. Tutti incompresi, oppressi, frustrati e cattivi, i pranoterapeuti alcolisti che si possono incontrare nella vita, e la cosa più sana è evitarli come la nera peste; soprattutto se nasci ragazza tendente al masochismo, con un collo da lady Ligeia e che si cura con i fiori di Bach.

Fortuna che la Prima narratrice possiede un’altra scorza, quella della donna risolta, attorno alla quale magari ‘soffia lo Spirito’ (espressione mia, ma si capisce) ma che riesce a vedere, fra fantasia e pragmatismo, la vita da quello che è il lato giusto. E il lato giusto è quello della simpatia con gli altri, dell’indulgenza, ma prima di tutto della capacità di vivere la vita e al tempo stesso sognare la vita. Evitando i mostri che camminano fra noi, qualunque nome e qualunque titolo abbiano, assai meno poetici dei mostri di fantasia.

Lei sorride speranzosa.

E, ironia della sorte, di questa ‘rosa’ ignoriamo il nome.

Cara Dorabella, il racconto mi è piaciuto assai e sei andata a pescare in un laghetto che è mio e a giocare con balocchi che non ho mai abbandonato. E possiede l’ingrediente segreto che fa la differenza.

Omaggi devotissimi,

Sacrogral

Recensore Veterano

Carissima Dorabella,
che bello ritrovarti con una storia originale, tutta tua, con un genere completamente diverso da quello della  sezione dove pubblichi di solito. Mi è molto piaciuto questo tuo racconto un po' noir e a tinte forti: veramente particolare ed intrigante. L'ho letto tutto d'un fiato.
In quanto io stessa pendolare/vittima del sistema ferroviario italiano mi sono immedesimata immediatamente nei tuoi personaggi, specialmente nella protagonista che spera di tornare a casa presto e di farsi una doccia, per sciacquarsi di dosso l'afa e la calura della pianura. Dagli orari mi pare di aver riconosciuto la linea e con il famigerato 'Silvano', il terribile controllore del treno delle 19:00, penso di averci pure litigato in più di un'occasione. 
Dall'accattivante prologo si passa alla parte centrale del racconto, alla "storia nella storia", che in certi punti mi ha davvero disturbato, anche se non riuscivo a interrompere la lettura. 
Ho molto apprezzato la descrizione dell'aspetto, del look e dell'abbigliamento di Veronica, perché mi hanno aiutato ad inquadrarla e a delineare il suo carattere. È impossibile non empatizzate con lei e provare una certa tenerezza, mentre il pranoterapeuta e' a dir poco inquietante! A me piace sempre trovare il richiamo/ l'equivalente cinematografico e il pranoteraupeta mi ha ricordato il portinaio di "Bed time" di Balaguero.
Il finale/epilogo è semplicemente geniale e diabolico.
Confido di ritrovarti ancora in questa sezione con una storia tutta tua.
I miei più vivi apprezzamenti e buona serata.
Un forte abbraccio, S.