«Giocavamo a creare ponti» scrivi, e io qui ho visto loro e mi sono chiesta se fossi io a vederli o fossi tu ad averci riportato in un'estate di scoperte.
Mi è parsa di essere tornata in quella parentesi che è tra un per sempre e un mai, destinata a ripetersi all'infinito perché è questo che sono Homer e Ole, un infinito fatto di respiri loro, che se appartengono all'uno appartengono anche all'altro.
È molto bello che tu sia tornata a pubblicare in questa sezione, anche perché sai quanto ami le tue poesie che sanno di prosa e quanto apprezzi la sperimentazione stilistica dettata da questo tipo di ispirazione – le barriere franano tutte, proprio come i confini che Ole e Homer distruggono giorno dopo giorno, perché «separarci continuava a non venirci naturale» e non lo sarà mai per loro due, che proprio non ci riescono a separarsi e in fondo neanche lo vogliono. Perché dovrebbero volerlo? Separarsi non è nel loro destino, questa è ormai una certezza della loro storia fatta di chilometri di distanza e di lettere spedite e di riscoperte continue.
Ho amato ritrovare in queste righe tutte le suggestioni di quell'estate che citavo in apertura, ma anche un lessico che mi ha ricordata le poesie di Rhopalocera - Sursum Corda, raccolta che per me rientra tra le cose più belle che tu abbia scritto su questi personaggi – e tu scrivi solo cose belle su Homer e Ole!
Mi spiace non riuscire a lasciarti una recensione all'altezza del tuo componimento, ma sia pure col mio solito ritardo (un giorno riuscirò a essere tempestiva, ma sai che ti leggo sempre!) volevo scriverti qualcosa, perché è una poesia bellissima e mi ha tanto emozionata.
Un abbraccio! |