Ho continuato a pensare a questa storia per davvero un sacco di tempo, e ieri sera ho iniziato a rileggerla. Tipo all'una di notte. E mi sono fermata perché mi stava facendo diventare troppo triste, però - il bello delle storie è che devono trasmettere emozioni. Forse si dovrebbe rileggere tutto almeno due volte, perché si trovano o si pensano cose che la prima volta ci sono sfuggite, ma il problema è che vado sempre di fretta nella speranza di vedere, sentire, leggere il più possibile.
Ho sempre ritenuto che una casa dica tantissimo del proprietario. Essere invitati in casa di qualcuno può sembrare normale, ma può essere anche una specie di rituale, di passaggio nella relazione. Quindi l'idea delle case che rispecchiano i sentimenti dei proprietari è proprio bella. E allo stesso tempo il fatto che esista un Curacase, o che il comune debba fare in modo che tutte le case siano a posto mi sembra terribile, perché il dolore non diventa più privato ma pubblico. Hanno detto a Osamu che deve smettere di essere in lutto per il fratello. E alla fine è Shouyou con una casa ingrigita e Osamu che gli dice che va bene e che è normale sentirsi tristi. Mi è piaciuto tantissimo l'intreccio di Atsumu, Osamu e Shouyou. Da estranei diventano quasi inseparabile, nonostante Atsumu non compaia mai insieme a loro due - lo dice anche lui, che non c'era mai stato. Diventano inseparabili grazie a un segreto, perché Shouyou sa come è morto Atsumu ma Osamu non sa che lui sa. I segreti a volte uniscono invece di dividere, e alla fine Osamu è Shouyou sono diventati uniti grazie al loro dolore condiviso per Atsumu.
E nonostante tutta la trama, i rapporti con i caratteri dei personaggi sono rimasti intatti! Shouyou aiuta - anche nel manga non fa altro che aiutare tutti a capire cosa vogliono dalla vita, dalla pallavolo, da loro stessi. C'è una ragione per cui Atsumu, Hoshiumi e Kageyama aspettano tutto quel tempo. Ma lo fa senza saperlo, mentre nella storia lo sa senza infierire, senza volersi imporre sul dolore di Osamu. Ad un certo punto dice di non essere uno psicologo, ed ha ragione. Non si comporta neanche da amico, perché all'inizio non sono amici. Effettivamente non ti saprei dire da cosa si comporta, però è la scelta giusta. Qualunque essa sia.
Poi c'è il rapporto tra Osamu e Atsumu - stare lontani l'uno dall'altro, nel manga, porta alla competizione di chi sarà più felice, in cui Atsumu vuole dimostrare a Osamu che sarà il migliore e forse con una punta di cattiveria vorrebbe fargli rimpiangere di aver lasciato la pallavolo. (Solo un puntino, quel sentimento di rivalsa fraterna che non va mai via del tutto.)
Nella storia sono separati per sempre, e non ci può essere rivalsa sui morti. Non c'è niente. E ritorno al discorso iniziale in cui ho davvero apprezzato come alla fine da tutta questa storia Osamu se ne esca da solo. Ovviamente la presenza di Shouyou aiuta, ma è un percorso che si deve fare da soli.
La penultima scena, in cui entrambi sono con Atsumu a mare in momenti diversi, riassume tutto il senso. Dicono addio - viene specificato, non sarà mai un addio definitivo - singolarmente, perché in realtà non tutto il dolore deve essere condiviso.
Un altro elemento che sottolinea come questa storia sia un viaggio, è il mare. Sono sempre vissuta vicino al mare, mi piace nuotare dove l'acqua è profonda, e non ho mai visto il mare come terrificante e inesorabile. Sta là e nessuno lo può muovere. Però capisco il pensiero e la paura. Shouyou guarda sempre il mare per schiarirsi le idee, Osamu e Atsumu non ne sopportano nemmeno l'idea. Il mare dà e il mare prende. Il mare ha tolto Atsumu a Osamu e l'ha dato a Shouyou, ha dato Osamu a Shouyou si è ripreso Atsumu. Come un gioco. Anche molto poetico a dir la verità, quindi doppi complimenti, perché è stato davvero bello accorgersene. (Mi ha fatto venire in mente un episodio che racconta sempre mia madre. Quando era piccola in estate, di domenica, si era messa a giocare sul bagnasciuga prima di andare a messa, e uno zoccolo di legno le era scivolato in acqua. Due - forse tre - estati dopo lo aveva ritrovato sulla spiaggia vicina. È proprio vero che il mare prende e dà, però non tutti ci pensano spesso.)
Ovviamente per quanto riguarda il modo in cui è scritta, è sempre bellissima come ogni altra tua storia. È piena - quasi satura - di similitudini e metafore, assolutamente non la rendono pesante o noiosa, anzi, aumentano e impreziosiscono tutti quei sentimenti che altrimenti sembrerebbero banali. Come la casa come sembra un gatto morto sulla strada, la cucina come soffiare sulle proprie dita in inverno, la paura come le farfalle impazzite nello stomaco. O ancora come sei riuscita a descrivere risposte umane in ogni situazione: la gelosia di Atsumu, il bisogno di essere toccato di Osamu, il sentirsi in colpa per essere felice (la scena della camicia, il mettere e togliere e mettere di nuovo), cucinare per qualcuno.
Bellissima storia!! ❤️ |