Bennina ç.ç
Io non lo so se questa è una songfic o no, ma davvero non mi interessa: è una OS bellissima che, anche se non lo sapevo, non vedevo l'ora di leggere.
Mi piace tantissimo la gestione speculare dei racconti. Trovo che sia sempre un grande espediente per poter analizzare una coppia - di amici, di amanti, di familiari, di colleghi, e via dicendo - e per poter affrontare il rapporto che ne esce fuori da due punti di vista diversi, ma ugualmente validi. Questa OS non è stata da meno: Crowley e Aziraphale sono due personaggi diversi che meritano entrambi di essere esplorati perché forniscono ognuno un'interpretazione differente dalla loro storia, che però trova un punto d'incontro nel legame che si va consolidando nei millenni e che supera le asperità dei caratteri, fino a oltreppasare del tutto le fazioni e le ideologie da cui angelo e demone prendono le mosse.
Iniziare subito con Crowley che riflette sugli occhi di Aziraphale - sul guardare attraverso il suo sguardo - mi ha dato immediatamente delle emozioni forti. Ho sempre percepito la questione "occhi" faticosa per Crowley, che nasconde i suoi, come a voler celare al mondo la sua condizione di angelo caduto, di cui non va fiero nonostante il rifiuto della propaganda del Paradiso. Vederlo cercare risposte con gli occhi di Aziraphale ha confermato questa mia visione e allo stesso tempo ha nobilitato la presenza dell'angelo come qualcosa di davvero essenziale per il demone. Di solito si tende a vedere Crowley come colui che porta Aziraphale a cambiare prospettiva e ad adottare un punto di vista differente da quello originario, più critico, ma non ci si deve dimenticare dell'impulsività con cui spesso e volentieri Aziraphale agisce e che necessariamente deve portare Crowley a mettere in discussione quello che sa non solo sull'amico nello specifico, ma anche sul mondo in generale: se Aziraphale è capace di un'azione come quella di donare la propria spada ad Adamo ed Eva in barba a qualsiasi punizione, allora qualcosa di diverso è possibile e venire dal Paradiso non basta per essere assimilati a una qualche categoria morale. Aziraphale riscrive le convinzioni di Crowley senza nemmeno rendersene conto e allo stesso modo diventa indispensabile per il demone, che si sente perso, privo di sogni quando lui non c'è.
Aziraphale non dà certo spazio a riflessioni meno devastanti. Innanzitutto, mi ha fatto piacere trovare come frase introduttiva al suo paragrafo un accenno al suo linguaggio d'amore: trascorrere del tempo di qualità con la persona che ama. Ogni cosa, dalla più insignificante alla più importante, è più bella per lui se condivisa con Crowley. Fatta da solo può sì dargli gioia, ma non è la stessa cosa, e per me questo è stato davvero significativo: trovo che tu abbia colto benissimo e con poche parole un aspetto caratterizzante del personaggio e ce lo hai restituito con molta naturalezza. Con altrettanta fluidità lo hai unito ad un altro punto importante per lo sviluppo dell'angelo: sul muro dell'Eden si mostra compassionevole come la sua schiera non riesce ad essere perché scorge in Crowley qualcosa che non gli quadra, che glielo fa associare agli animali più teneri e non a quelli più insidiosi di cui pure ha la forma. E per quanto Aziraphale cerchi di negarlo a sé stesso ancor prima che agli altri, Crowley diventa via via sempre più importante per lui, tanto quanto vale il contrario, anche se nessuno dei due ne è veramente consapevole. Tutti e due hanno l'impressione di aver ricevuto tantissimo dall'altra persona, senza però aver dato niente in cambio, cosa che non è vera ma che comunque impedisce loro di prendere coscienza della situazione e di agire prima dei momenti tragici che seguono e, in generale, della fine della serie a cui fai accenno. "Crowley gli ha fatto a sua insaputa comprendere la differenza che c’è tra vivere ed esistere, e Aziraphale ora non saprebbe tornare indietro, nemmeno volendolo.". Mi sono venuti gli occhi lucidi. ç.ç
Ripercorrere il momento dell'incendio della libreria mi ha fatto malino, devo dire, soprattutto nei termini del paragone con una seconda caduta che sembra - che è - più asfissiante della prima. Così come è asfissiante per Aziraphale il pensiero di non rivedere mai più Crowley - che riprende anche la minaccia di fronte ai cavalieri dell'apocalisse, "or I'll never talk to you again". Però finalmente il momento passa e loro sono insieme, a farsi le loro promesse a parole (più o meno, ovviamente, perché restano pur sempre degli scemi con problemi di comunicazione, ma ci accontentiamo), con i gesti, con i fatti; a dichiararsi a vicenda di essere l'uno il mondo dell'altro. Ed è bellissimo, semplice e straordinario allo stesso tempo.
Dal punto di vista stilistico, ho apprezzato le frasi ripetute nei primi paragrafi per dare quel senso di storia a specchio di cui dicevo prima. Danno un ritmo e sottolineano somilgianze e differenze in modo incisivo e ricordando sempre a chi legge di essere di fronte a due facce della stessa medaglia, che meriterebbero proprio di superare le difficoltà e stare insieme - come effettivamente accade, per fortuna. Per il resto, la OS scorre liscia, senza intoppi e con molta cura. Un piacere da leggere! E da ascoltare: non sentivo "Piccola anima" da molto ed è stato bello ritrovarla, anche disseminata nella storia!
Concludo ringraziandoti per aver scritto questa storia e per averla condivisa. E' stata una bellissima sorpresa trovarla e leggerla è stato ancora più bello.
Un abbraccio!
Menade Danzante
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