PRIMO CLASSIFICATO
Thors – L’inganno Millenario
Grammatica e stile:
A parte qualche refuso, soprattutto nella parte finale, non ho incontrato particolari lacune a livello grammaticale. Come sempre, errori del genere in testi con un’elevata mole di parole non li considero; sono osservazioni nel caso tu voglia un giorno revisionare. Lo stile è come sempre molto fluido, la storia si fa leggere senza particolari problemi e non ci sono descrizioni troppo lunghe. L’uso del lessico inoltre arricchisce l’immersione in quello che, di fatto, è un mondo fantasy a stampo medievalistico.
Ammetto che gli ambienti stavolta mi hanno molto colpito ed anzi avrei apprezzato se ti fossi fermato a descriverli con maggiore ricchezza.
Obbiettivamente non ho molto da dire in questo specchietto.
Caratterizzazione dei personaggi:
Rispetto alla Dama del vento i personaggi hanno trovato più spazio. Anzi, in realtà svolgono tutti un ruolo da comprimari, come pezzi di un puzzle senza i quali non si sarebbe giunti al risultato completo.
Tareen è uno studioso, dotato di fascino questo è certo, ma l’intelletto da solo non basta. Oltre alla mancanza di capacità combattive, ci sono altri due elementi che l’hanno descritto appieno: il fatto che avrebbe potuto letteralmente morire nel suo perpetuo disordine e nel digiuno, se Hana non avesse iniziato a prendere in mano la situazione; secondo, l’assoluta impotenza di fronte alla scelta di Melekeet, il quale per garantirsi un seggio tra i consiglieri dell’Imperatore non si era fatto problemi a scavalcarlo.
Il protagonista è un personaggio, per quanto intelligente, che non può farcela da solo. È mosso dalla passione e dal buon cuore, nonostante all’inizio lui si ripeta che non è così. A volte perde di vista ciò che lo circonda quando s’immerge nel proprio lavoro e per quanto si dimostri favorevole alla rivoluzione non è la futura voglia di governare a spronarlo. Semmai la volontà di lasciar emergere la verità a prescindere da tutto e lottare per preservare la conoscenza della storia contro chiunque osi oscurarla.
Il personaggio di Hana è quello che forse gioca meno un fattore decisivo nella trama, ma è l’unico di cui si possa registrare una concreta evoluzione. Da giovane sacerdotessa impaurita, acquista confidenza e coraggio, finanche a non battere ciglio quando Tareen le alza la voce addosso, e a seguirlo nell’impresa forse più pericolosa della storia, contro le stesse creature da cui, all’inizio, aveva cercato di fuggire infischiandosene del disonore.
Namya è un personaggio fortemente limitato dalla maledizione che le impedisce di agire nel modo che vorrebbe. Nel complesso è ben strutturato. Dobbiamo considerarla come una donna che soffre, come tutte le Onirjn, ma che non può esternare ciò che prova. Ha conosciuto per tutta la vita abusi e sofferenze, non ha mai potuto svilupparsi adeguatamente nella sfera emotiva. Nonostante abbia trent’anni, ci sono alcune situazioni in cui dimostra una timidezza che solo Yumé riesce a forzare. Inoltre trovo sensato che ha voluto lasciare le dipendenze dell’Imperatore, ma che comunque ha sentito il bisogno, in parte forzato e in parte voluto, di aggrapparsi a un’altra figura che diventerà il centro del suo mondo. L’amore quasi istantaneo che prova per Tareen potrebbe essere interpretato in molti modi, tra cui l’inconscio bisogno di asservirsi; dopotutto, ha passato la sua esistenza a sottostare a un padrone e risulta difficile evadere da questo schema. Ovviamente c’entra anche il fatto che lui è diverso, e la gentilezza, per una donna che ha conosciuto solo soprusi, non può che generare attrattiva. Insomma, ho trovato una certa logica in lei, come nelle Onirjn in generale; anche la precedente Imperatrice (non parlo di Shereena, ma quella che vediamo nel flashback di Namya da bambina), che mi ha dato l’impressione di assecondare le regole del “gioco”, invece di considerarsi una semplice vittima.
Samana infine è il personaggio meno inquadrabile ed è giusto che sia così. Rimane il dubbio sul fatto se stia provocando Tareen al solo scopo di manipolarlo, di essere veramente attratta da lui, magari per la sua intelligenza, o forse una mistura di queste e altre ipotesi. Effettivamente potrebbe essere una donna ambiziosa che mira a rovesciare gli Attlan per insediarsi al potere, oppure una rivoluzionaria che fa tutto questo in nome della libertà. Rimane una figura grigia, attraente. E che Tareen possa essere a poco a poco caduto nella tela del ragno, nonostante sia apparso un tipo giudizioso, non è affatto impensabile. L’amore per Namya ha attenuato l’effetto che Samana ha su di lui, ma stiamo comunque parlando di un’attrazione tutt’ora potente e capace di offuscare il senno.
Mi è piaciuto non essere riuscito a inquadrarla esattamente; pensare che, nonostante ci siano donne-guerriere in grado di evocare le fiamme, sia proprio Samana il fuoco con cui il protagonista stia giocando. Sicuramente lei e Namya sono i personaggi che trovo meglio resi.
Quanto a Yumé, lei è senza dubbio la leva che ha mosso l’intero intreccio. Nata da un esperimento con i morti, questo spirito si è legato così intimamente a Tareen da essersene innamorata. Lo aiuta nelle spedizione, consente a lui e Namya di avvicinarsi e così avere un legame fisico con lo studioso. Da un certo punto di vista, è lei che incoraggia Hana a crescere e diventare più matura. Insomma, è il collante che lega insieme le vite di questi tre personaggi, fino a creare un rapporto dove lei è parte integrante.
È per questo che non riesco a capire la scelta, sul finale, di andarsene. Vero che lo spirito, nato con lo scopo di aiutare Tareen nelle spedizioni, può aver raggiunto il suo obiettivo. Vero anche che magari non ha voluto parlarci per non essere tentata a restare, ma mi sembrava che Yumé fosse in pace con sé stessa. Insomma, che non avesse bisogno di andare “oltre”, come sospetto abbia fatto. Anche perché allenarsi a interagire con il mondo materiale mi sembra all’opposto di voler lasciare/abbandonare Tareen.
Forse nei capitoli successivi ci sarebbe stata una spiegazione, ma la storia che devo prendere in considerazione è questa.
I personaggi rimangono comunque sufficientemente descritti, più i due casi sopracitati, Samana e Namya, che reputo una spanna sopra agli altri in quanto a complessità e mistero. Nel complesso, hai compiuto un notevole balzo in avanti rispetto alla Dama.
Evoluzione del contesto:
Direi che gli elementi ci sono tutti e vorrei spendere qualche parola per come il contesto è stato sviluppato. Lo sviluppo è molto efficace. Mi piace l’arricchimento che hai portato alla trama, con antiche rovine di una capitale infestata da Demoni e spettri, con misteri, con nebbie velenose. Il semplice collegare e descrivere le Onirjn insieme alle sacerdotesse della Luce, Vento, Acqua e Terra.
Ogni elemento è stato affrontato e sviluppato in un modo che ho trovato intrigante (nella storia che avevo iniziato a scrivere per il contest di Mistery-Koopa, ad esempio, non avevo pensato alla capacità di incenerire delle Onirjn). Hai dato sfogo alla fantasia partendo dalle basi che avevo disposto e la riprova sta nel fatto che tutto funziona. Dalla ferocia delle Onirjn in battaglia, che nasce dal desiderio bruciante di voler morire, e dall’ordine impiantato a fuoco nella loro anima di non poterlo fare di spontanea volontà. Il bisogno degli Imperatori di rischiare che la verità sulle Onirjn venga a galla perché tre secoli prima un loro antenato aveva causato un cataclisma, e il potere delle sacerdotesse, che vediamo quanto sia vitale per l’impero, da allora si sta spegnendo col passare delle generazioni; nonché la disponibilità a investire così tante risorse e vite per le smanie degli studiosi.
Il mondo che hai creato è alla disperata ricerca della verità… solo per farla tacere nel modo più comodo. Non è più solo il segreto delle Onirjn ma tutto ciò che ruota attorno ad esse, a renderle nello stesso momento protagoniste e antagoniste, figure chiave per il prosieguo della trama.
Anche la stessa storia dell’Imperatore folle può avere più di una interpretazione: è folle perché magari ha cercato di sovvertire lo status quo e liberare le Onirjn, o lo era davvero? Il primo Imperatore e Santo… lo era davvero? O era solo il primo dei porci che ha dato vita a generazioni di pura lussuria e depravazione?
Il contesto di questa storia lo trovo ben presente e sviluppato. Perciò il voto è massimo.
Gradimento personale:
Nonostante le solide basi e buoni personaggi, onestamente ho passato qualche giorno a capire quale voto dare a questa storia. La mia impressione è che per mostrare molto si sia mostrato troppo poco. Probabilmente ciò è dovuto al limite di parole, e non mi riferisco al fatto che la storia è stata tagliata fino al capitolo sette. Ci sono situazioni, come l’esplorazione del tempio e le battaglie con spettri e demoni, che per gusto assolutamente personale avrei preferito che avessero avuto più spazio.
Sopravvivenza: Sopravvissuto
Dato che Namya è si viva alla fine del racconto, ma libera dal controllo mentale dell’Imperatore, rimane una sola alternativa:
3 Attirare l’attenzione di Samana, senza tuttavia avere con lei troppi contatti diretti che possano insospettire le Onirjn, sarà sufficiente a farle mangiare la foglia e attuare tutte le contromisure necessarie a gestire un’eventuale crisi politica. In caso contrario, anziché appoggiarti, ti denuncerà all’Imperatore senza alcuna esitazione.
Di contatti tra Tareen e Samana ce ne sono stati molti, ma rimane il dubbio sulle vere intenzioni della consigliera.
C’è un evento che ho analizzato. Il nuovo Rettore ha fatto molti complimenti alla consigliera e questo comportamento non può che far intendere che ce l’abbia messo lei. Forse il precedente Augusto potrebbe essere stato ucciso dagli Attlan, forse da Samana. Quel che è certo è che mirava al posto di Samana e, in un modo o nell’altro, è morto; e un uomo di fiducia, o comunque simpatizzante della suddetta, è stato messo in carica. La consigliera ha dunque un’influenza pressoché totale sulla Reticenza e sappiamo che con le giuste parole può far decretare all’Imperatore la morte di un uomo. Sappiamo che lei ha i suoi metodi e che il sovrano si fida di lei.
Ovviamente sarà messa sotto osservazione, ma una donna che conosce a menadito la Reticenza ha i suoi modi di svicolare da occhi indiscreti. E l’unico, vero, momento in cui lei e Tareen sono stati visti insieme è il funerale del Rettore.
Rimanendo il dubbio sulle vere intenzioni di Samana, ma teorizzato che tra lei e Tareen ci sono stati pochi incontri, quindi che le Onirjn non abbiano avuto modo di sospettare di nulla, mi atterrò alla lettera al resto.
Segue ipotesi di finale:
La capacità strategica e la fiducia che l’Imperatore ha della sua consigliera, in aggiunta al fascino esotico che lei rappresenta come donna che lui non può controllare, non totalmente, consentono a Samana di mettere in pratica il suo piano. Grazie anche alla volontà delle Onirjn ancora sottomesse, che combattono offrendo il fianco e la vita ai rivoluzionari, Samana riesce a effettuare il colpo di stato e sobillare l’equilibrio dell’Impero.
Con le Onirjn ora libere e i clan in aperta competizione per rovesciare quel che resta della famiglia reale, e dei propri rivali, le conoscenze di Tareen appaiono quanto mai essenziali per ripristinare il potere delle Sacerdotesse e liberare il continente dalla piaga della nebbia.
Ma dopo che la pace sarà giunta, cosa accadrà? Dopo generazioni di prigionia, che sapore avrà la libertà per le Onirjn? Saranno finalmente libere di essere delle sacerdotesse del fuoco o cominceranno a razziare come, si diceva, facessero un tempo?
E Samana, dopo che Tareen non le sarà più utile, cosa ne farà? |