SECONDO CLASSIFICATO
Nina Ninetta – ANKNOWLEDGE ME
Grammatica e stile:
Al livello di stile, la storia è come sempre gradevole e non si registrano dei momenti che spezzino il ritmo della narrazione rendendola noiosa. Non ho notato errori grammaticali degni di nota e le descrizioni sono senza dubbio un punto di forza che ha cementato questa valutazione. Soprattutto nella parte iniziale, quando conosciamo Eric e scopriamo il suo appartamento. Anche le nozioni sugli stili di pugilato, e quelle che ci lasci su Ben come pugile, con le sue caratteristiche fisiche e tecniche, hanno aiutato ad aumentare il livello d’immersione che si respira, dal carattere, le azioni di ogni interprete, alla qualità della vita che cambia dagli ambienti più ricchi a quelli rimasti più ai margini della società che conta. Anche il linguaggio di chi parla, in base al suo livello culturale/sociale, è un tocco in più che ho gradito.
Veramente un buon lavoro.
Caratterizzazione dei personaggi:
L’aspetto che si distingue in questa storia è stata la gestione dei personaggi. Se consideriamo Ben, una persona dal carattere semplice, forse l’unico vero personaggio senza macchia e complessità. È forzato da chi lo circonda a comportarsi in un certo modo, mentre gli altri sono straordinariamente integrati nell’ambiente crudo, fatto di sciacalli, che è questa storia.
Maria è probabile che ami Ben, ma pur facendosi degli scrupoli non frena il suo istinto materno. Sa che Ben non è uomo che possa garantirle un futuro e tace i suoi sentimenti, e la sua felicità, pur di andare incontro a un male che giudica necessario, anche tenendo conto delle sue esperienze di vita. Non ha sogni di libertà, ma si è adeguata alle regole di un gioco ahimè amaro. Anche al costo di calpestare il cuore di chi, troppo onesto per questo mondo sporco, non poteva che caderne vittima.
Eric è della stessa pasta. Ma lui, in questo caso, lo fa a causa del tradimento del suo protetto, che l’ha lasciato sul lastrico. Ha una sola chance di rimettere la sua vita sui giusti binari e sa che nessuno può aiutarlo, se non sé stesso. E Ben ovviamente, ma solo se riuscirà a coltivarlo come si deve. In un modo o nell’altro.
E allora cerca di convincere Maria, perché è la benzina che accende la forza di volontà di Ben, e mente a Ben sulla gravidanza fin quando quel segreto, che non aveva cuore di rivelare, non diventa il solo fattore decisivo per convincere/manipolare il suo protetto. La fame, ma soprattutto la disperazione, l’ha reso disposto a tutto, arrivando anche a tradire il suo carattere in fondo positivo ma logorato dal sopruso. E dalla vergogna per un passato a cui non vuole tornare: perché, dopotutto, Eric è stato tradito ma a sua volta l’aveva già fatto; quelle origini italiane che lui ha sempre visto come una debolezza.
Sopravvive solo chi è disposto a ferire, a schiacciare, a scegliere il migliore offerente. Alla fine, anche Ben impara la lezione: tutto gira intorno ai soldi.
Anche la felicità.
Evoluzione del contesto:
Da questo punto di vista si registra purtroppo un errore che dev’essere tenuto in considerazione. Il finale voleva che tutti gli eventi - mano insanguinata, lettera e incontro truccato - prendessero piede nello stesso incontro di pugilato. Che doveva essere anche quello che chiudeva la storia. Potevano essercene degli altri nel corso della storia, ma antecedenti a quello finale; difatti un evento X è legato al fatto che pugile avesse combattuto o meno, preservando la mano da un’infezione che avrebbe potuto costargli la carriera. È un peccato, perché gli elementi del contesto erano tutti presenti e sviluppati quanto bastava per raggiungere un 8/10.
Questa pecca, direttamente legata al finale, costerà qualche punto.
Gradimento personale:
Come ho detto, ho apprezzato particolarmente il modo in cui i personaggi si sono mossi all’interno dell’intreccio. Nessuno spicca per una caratterizzazione originale, anche perché nessuno può farlo: chi si adegua alle regole del gioco, dopotutto, lo fa sacrificando del tutto o in gran parte le proprie particolarità; Eric e le sue origini italiane ne sono l’esempio perfetto. Quello che mi ha attratto è stato invece il grigio che si respira in ogni personaggio. Questa non è una storia romantica, e non parlo di romanzo rosa, anzi è molto cruda. I personaggi prendono decisioni forti e impopolari, tradiscono, mentono, pensano al proprio tornaconto piuttosto che quello altrui. Diventano interpreti, non eroi che ti prendono per mano, creando quell’atmosfera di realismo che personalmente speravo di vedere in questo pacchetto.
Emblematico il fatto che Ben, che a conti fatti è l’unico vero eroe della storia, si arrenda. Alle regole, alla corruzione del Dio denaro, per inseguire un amore che a conti fatti non sarà mai solido come dovrebbe essere. Non stiamo leggendo di un Rocky che affronta la vita incassando e rispondendo ai colpi. Qui si è respirato proprio l’esatto contrario: se Ben avesse continuato dando tutto sé stesso, nessuno l’avrebbe celebrato come eroe, nemmeno il suo agente.
Sarebbe stato solo lo stupido che per inutile orgoglio aveva rinunciato a tutto quello che desiderava.
Sopravvivenza: Sopravvissuto
L’evento X preso in considerazione:
4 Se gli hai detto della lettera e perderete, indipendentemente che abbiate simulato o perso, l’agenzia vi abbandonerà ma voi riuscirete in qualche modo ad andare avanti. Finché lui non si ammalerà e morirà, lasciandoti solo.
Questo è il finale che più si avvicinava alla conclusione. In verità anche il terzo poteva andare bene, ma effettivamente la sconfitta di Ben e il modo con cui ha ottenuto tutto potrebbero davvero averlo spento fino ad accettare il sopraggiungere di una morte prematura.
Segue ipotesi di finale:
Nonostante l’agio ottenuto e Maria di nuovo al suo fianco, Ben non perdonerà mai Eric. Aver assaggiato per quelle poche ma intense settimane il brivido della ribalta, il calore di un sogno, dopo aver passato ventidue anni di meschine parole di disprezzo, invidia, o piatta saggezza, ha lasciato sulle sue labbra un amaro che l’amore e la quotidianità non possono liberare. Persino la nuova vita, i doveri di padre, quel magnifico luogo di paradiso fuori dalla città, da sogno di tramuterà ben presto in catene. Aveva riconquistato Maria, ma il brivido dell’euforia ben presto si è macchiato nella consapevolezza della sporcizia e la polvere che giace sotto quel teatrino di apparente felicità. Per riaverla aveva dovuto vendere l’anima al diavolo, diventare un cojone come Alejandro: uno scarto di uomo che ha comprato ciò che ha. Una falsa stabilità, il dubbio onnipresente che, per qualsiasi motivo, per un litigio più intenso, o per un capriccio, lei possa fuggire di nuovo. Non vuole dare ragione a Eric, odia ciò che ha fatto. Ma persino una volontà ferrea come la sua, un amore nonostante tutto vero come il suo, può essere erosa del rimpianto e vecchie ruggini che non sono mai state lavate del tutto.
All’improvviso alcol diventa il miglior amico e il peggior nemico…
Al funerale di Ben, Eric è distrutto. Ha ottenuto tutto ciò che aveva perso: rispetto, soldi, la vita che aveva sempre desiderato ottenere. Non aveva mai capito quanto alto era stato il prezzo della sua felicità. Vedere Ben, per caso mesi prima, trascinarsi ubriaco sul ciglio della strada. Sentire il suo alito puzzolente mentre lo caricava in taxi. La storia si era ripetuta e non se n’era nemmeno accorto. Adesso era lui il carnefice. Adesso era lui che aveva ridotto quel povero, magro ragazzo, nella parodia di sé stesso.
Avrebbe potuto essere qualcuno, avrebbero potuto essere qualcuno.
Perché i soldi, per quanto appetibili, non danno la felicità. E all’improvviso capisci cos’è che davvero ti aveva spinto a sopravvivere finora: sognare, e avere un amico con cui instaurare quella complicità che dura una vita. Una vera, sincera.
Quel giorno Eric non aveva perso solo un amico, al prezzo di qualche moneta sonante: aveva perso la grinta. E all’improvviso, anche l’attico più lussuoso della città diventava lurido e solitario come quella vecchia casa diroccata.
E allora, di ritorno dal funerale, quella notte fissa in silenzio la parete spoglia di fronte al divano.
Immaginandola riempita dei trofei e le foto che avrebbero potuto essere. Ma che non ci saranno mai… |