Ciao Amalia!
Ho trovato questa storia veramente bella, delicata, realistica.
Il protagonista è da subito ben caratterizzato e mi piace come, invece, l’altro personaggio diventi più delineato solo con lo svilupparsi della vicenda, come se lo stessimo imparando a conoscere insieme al protagonista che lo incontra di nuovo dopo tanti anni.
Ho apprezzato anche ciò che resta sospeso nell’aria, non detto, sul rapporto tra i due, a cui non viene data una definizione precisa, come se questa non fosse possibile. In particolare, penso che questa frase renda benissimo l’essenza di ciò che c’è tra loro:
“Vuoi stare con me?” mi domandò. Ed era chiaro che il dubbio che una domanda così pulita potesse avere più di un senso non lo aveva neanche sfiorato.
Io di sensi ne cercavo sempre più d’uno in tutte le cose, ma dissi di sì a tutti, perché non avevo niente da perdere.
Mi colpisce anche l’impatto che ha l’ambientazione sul protagonista e sul suo rapporto con l’altro. Mi sembra tu abbia dato una bellissima interpretazione a un periodo non facile come quello della Resistenza, senza cadere in banalità, pietismi o anacronismi. Sono anche felice che tu abbia dato, con le tue parole, voce a una storia vera.
Certe frasi colpiscono per la loro durezza e per il loro realismo e non si può non empatizzare con questi ragazzi forzati dalla guerra a diventare uomini troppo in fretta e presi da tante di quelle emozioni che diventa difficile dargli un nome preciso:
- Così come c’era bisogno di un metro di pelo sullo stomaco e una coscienza scucita, visto che in tanti salivano lassù con la bocca sporca di latte, e bisognava buttarli nella mischia, quando volentieri li avremmo rimandati dalle loro madri con un calcio in culo. Fra noi due, che tutto eravamo meno che mocciosi, c’era un tipo di sodalizio triste, cementato dall'amarezza di capire al primo sguardo chi sarebbe crepato senza senso.
- La prima camionetta era finita giù dal ponte, perché quello che guidava si era beccato un colpo di mitra in mezzo agli occhi, da un cecchino fottutamente bravo, appostato sugli alberi. Non aveva commesso errori, non era stato né stupido, né imprudente, era solo crepato. In guerra succede. Si era trovato nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.
Al posto mio.
- Così ingiusta è la vita. Pum: un colpo secco nel buio. Lui crepava e io ero felice.
Come sempre, amo la cura che metti nelle scelte lessicali, nei ritmi e in ciò che scegli di inserire nella storia: arriva tutto al momento giusto e ogni parola è funzionale e trascina dentro alla storia con naturalezza.
Grazie mille per aver scritto questa storia e per averla condivisa con noi, sono felice di essere passata! Ti auguro un bel weekend! 💖
_Claudia |