Che bello tornare a rileggere le tue rime zampettanti! Riesci sempre a non farti schiavizzare nel cercarle!
Mi ricorda un po' "quanto sei bella Roma… capoccia der mondo infame".
Ci feci il servizio militare, quand'era obbligatorio, e non la scordo: le cene con le facce lucide, i castelli con la porchetta e il vinello e le infiorate, il mare con le donne dai seni strabordanti, il cielo d'un blu quasi africano.
Ci ho ritrovato tutto in questa bella poesia. Ci avrei aggiunto i ruderi, importanti vestigia di imperi tramontati e ricettacolo di gatti randagi.
Con l'augurio che tu possa continuare sempre a far teatro, per gettare schegge di luce su di te e su chi ti segue, un abbraccio. |