Recensioni per
Nevrè
di aurora giacomini

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
07/08/23, ore 00:25
Cap. 11:

Ciao <3

Ebbene, eccoci qui. Immagino che si debba sempre arrivare alla fine, in un modo o nell’altro. Sono stato interrotto un mucchio di volte, durante la lettura di quest’ultimo capitolo… forse qualcosa non voleva farmi arrivare in fondo troppo in fretta.
Conosciamo una, di queste cose. Via di I.N.R. di prepotenza!
C’è un certo signore di una certa età, di cui non riferirò il nome qui, che ha avuto la brillante idea di ammucchiare un mucchio di candele alla citronella – di quelle del tipo tea light, per intenderci – dentro un portaincenso di terracotta o qualcosa di simile insomma, per poi coprire il tutto con un altro portaincenso. “Tengono lontane le zanzare, perché lo zampirone da solo non basta”, sostiene. Ha acceso tutto, l’ha messo in giardino ed è venuto tranquillo tranquillo a cena. Oltretutto è già da qualche giorno che lo fa, infatti anche l’altra sentivo odore di bruciato e ho spento tutto in camera mia credendo che qualche presa elettrica stesse partendo. Risultato? Le fiamme hanno sciolto la plastica dei portacandele e l’hanno incendiata, hanno spaccato la terracotta e, se il sottoscritto fosse uscito soltanto qualche minuto dopo per portare fuori la spazzatura, si sarebbe trovato un bell’incendio in giardino. Ho preso l’annaffiatoio per spegnere tutto, e il ritorno di fiamma mi ha mancato per un pelo, se no adesso a scriverti sarebbe il celeberrimo Orso Tizzone Infernale. Me la sono cavata con una nuvola di fumo all’odore di plastica e un’urlataccia al signore di cui sopra. Perché okay, io sono un orsetto docile con il miele sulle zampette, e subisco, e non dico mai niente, e me ne sto buono, e tutto, ma se poi me le fanno girare… eh! xD
Morale della favola? Quando si ha una certa età, sopra i settant’anni, bisogna starsene quieti in poltrona e non prendere iniziative.
Altra morale: adesso i fiammiferi sono nascosti e se il signore deve accendere lo zampirone, chiama me.
Bambini e signori di una certa età: non si gioca col fuoco!
Okay, la smetto.

L’ho amata, questa storia. L’ho amata davvero tanto.

Ma prima…
Potevo forse cominciare una recensione senza una ulteriore I.N.R.? Suvvia…
Ieri mi hai parlato di aver sognato Ruby, giusto? Bene, allora io mi sono messo a riflettere che, a me, non è ancora capitato di sognare la mia macchinina. Almeno, non in un sogno di cui mi sia rimasta traccia. Detto fatto. Questa notte, facendo le nanne, è arrivata. Nulla di strepitoso, se non per il fatto che nel sogno ci fossi pure tu.
Eravamo lì, con bagagliaio aperto (immancabile il baule!) a fare robe. Per fare robe intendo che stavamo trafficando con qualcosa che dovevamo mettere/togliere dal baule, e di cui non ho memoria, eh! Ecco, questo è stato il sogno.
Oddio, dirai, sai che sogno emozionante?! Eh vabbe’, ma c’eri tu, dovevo raccontartelo, nonostante tutto .D
Pensa, se mi fossi bruciato, sarebbe stato il mio ultimo sogno. Non sono fatalista. Giusto un tantino.

Ora divento una personcina a modo e seria.

Vorrei davvero farti tanti complimenti. Hai costruito una storia meravigliosa e lo hai fatto con una capacità davvero unica di portarci più volte a credere qualcosa per poi farci comprendere solo a cose fatte che, la verità, era tutt’altra. C’è stato l’incredibile gioco del “è un fantasma, non è un fantasma, sì, no, forse, mah!”, ma non c’è stato solo quello.
Per tutta la durata del capitolo ci hai quasi fatto scordare che, il motore di tutta la vicenda, è la scomparsa di Lucrezia. Tendevamo a dimenticarcene e poi, quando uno meno se lo aspettava, puff, ecco che tornava di prepotenza.
E adesso scopriamo che, anche quella scomparsa, è stata tutta una farsa.

E gli indizi hai continuato a spargerli anche in questo capitolo.
C’è il ritorno a casa, dove ci sono tutti tranne lei; c’è Patrizia, che anche se è sempre Patrizia e non è mamma, è diventata la madre adottiva; c’è persino il genitore di Benjamin, il padre biologico, che ci ricorda che aver mischiato un po’ di sangue e qualche cellula non significa per forza essere genitore. I genitori sono ben altra cosa.

Quando si tratta di una mia storia, cerco di non dare giudizi sui personaggi. Ma questa non l’ho scritta io, quindi penso di poter parlare.
E quello che ho da dire è lo stesso che ho detto poco sopra: non basta il sangue, per fare un genitore. Quello che, però, ferisce davvero, è che Andrea abbia sofferto tanto a causa di una donna che non la voleva. Perché attendere tanto, dico io? Perché fingere in quella maniera? Perché, dopo aver partorito, Lucrezia non ha semplicemente detto “non fa per me” e ha mollato tutto? Sarebbe stato giusto? No, probabilmente no, però sarebbe stato mille volte meglio di ciò che poi ha fatto. Avrebbe potuto fare come il padre di Ben, semplicemente riconoscere di non essere adatta, e lasciare subito Andrea con una vera madre, con una donna che le avrebbe dato tutto il suo amore, come ha sempre fatto Patrizia.

Sono tanto felice di vedere che, nonostante questo, Andrea si riuscita a superare tutto e a trovare la felicità. Ma, in fondo, sembra sempre che il destino voglia metterci la mano. O il caso, chi può dirlo. Forse propendo più per il secondo, ma qualche volta è bello credere al primo. Se non avesse mancato l’appuntamento con Nevrè, se Lucrezia non fosse sparita un’altra volta chissà dove, se quel giorno non le fosse venuta voglia di un cappuccino… è tutto un cammino, in un certo senso. Un cammino che ci porta chissà dove e chissà quando, ma al termine del quale c’è la felicità.

Quando Andrea dice che Svenna la ribalta… per poco non mi ribaltavo io, perché questa frase non mi è nuova xD
Ma, comunque, ha perfettamente ragione e mi sento in completa sintonia con lei; anche se è apparsa così brevemente, Svenna mi è andata subito a genio, fosse solo per i suoi gusti musicali :D ma vogliamo dimenticarci del resto? Il suo modo di fare è assurdo, ed è vero, perché hai centrato alla perfezione il modo in cui gli americani ci vedono. E qui apro una parentesi; siamo un po’ noi, che li assecondiamo. Ho visto un film americano, di recente (immagino tu sappia quale :P) e, nelle scene ambientate italiane, c’erano appunto degli attori italiani: ebbene, tutti a sbracciarsi, a gesticolare, a parlare a un livello di voce assurdo. Gli americani ci vogliono così e noi questo gli diamo, sempre xD

Mi è piaciuto tanto anche il fatto che Andrea, per ricominciare, abbia deciso di andare in America.
Anche se, lo confesso, se mi capitasse l’occasione di trasferirmi ad abitare oltre oceano, preferirei l’altro lato del confine, rispetto a dove si trovano lei e Svenna. Adoro quella parte degli Stati Uniti che si chiama New England, quasi al confine con il Canada. Ma c’è troppa Europa, in Canada. Se devo lasciarmi qualcosa alle spalle, mi piace farlo in modo totale.
Invece, una cosa su cui sono completamente in sintonia con Andrea, è la sua considerazione del matrimonio. L’ho sempre detto e sempre lo dirò, il matrimonio non è altro che una firma, un contratto tra due parti. L’amore non ha bisogno di catene o di regole. La fiducia non si basa su questo.

Mi ha commosso, quel messaggio in bottiglia. Ed è inevitabile chiedersi che cosa sarebbe successo, se Andrea lo avesse trovato prima, o se fosse andata all’appuntamento. Probabilmente, quella con Nevrè sarebbe stata una grande amicizia, che non avrebbe portato a qualcosa di romantico – ma anche qui, chissà – però, certo, sarebbe stato tutto diverso. Basta un tic, sempre, un piccolo mutamento, e cambia tutto. È come la farfalla, lo dice anche Svenna.
E questo ci fa davvero capire come tutto sia un movimento continuo, che sfugge a ogni tentativo di ordine. Siamo in un labirinto, tutti noi. Un labirinto con migliaia e migliaia di possibilità di scelta; e il fatto è che è un labirinto dove, se prendi una strada piuttosto che un’altra, poi non puoi tornare indietro per correggerti. Vai avanti, sempre, imboccando nuove strade che chissà dove ti condurranno, e magari i varchi sono tanto vicini tra loro che, magari, neppure ti rendi conto di essere andato da un lato invece che dall’altro.
È la vita. E, con questa storia, l’hai rappresentata alla perfezione. Nevrè, in fondo, per come la vedo io, rappresenta tutte quelle strade che percorriamo – o non percorriamo – senza nemmeno accorgercene. E per ogni cosa che perdiamo, ne troviamo tante altre.

Te lo dico ancora: amo questa storia. La amo dalla prima all’ultima frase.
Hai fatto qualcosa di meraviglioso e hai dimostrato di possedere una bravura sconfinata, che ti permette di esplorare mille orizzonti fatti di storie e di situazioni con mille sfaccettature differenti. Mi sono affezionato ai personaggi, a tutti… sì, persino alla Lucrezia: e arrivare a quello che poi è stato ha reso ancora più dolorosa la faccenda. Mi mancheranno tutti, persino lui: il Buon Cittadino. Ah, immancabile, ogni paese ha il suo, e non ho potuto fare a meno di immaginarmelo tutto trafelato correre in casa a fare la telefonata – figurarsi se il Buon Cittadino ha un telefono cellulare – per riferire della scostumata straniera che gli ha rivolto il dito medio.

Complimenti, davvero. Te ne meriti tanti. Questa recensione non rende affatto giustizia alla tua bellissima storia.

Sei la mia preferita <3
Ti voglio bene <3