Recensioni per
Iris Wilsonii
di Nina Ninetta

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
21/10/23, ore 17:56

Seconda Classificata [Parimerito] - "Iris Wilsonii" di Nina Ninetta


Grammatica 8,5/10
Il racconto è molto bello, nulla da dire sulla scorrevolezza, la coerenza e la coesione del testo. Ho ravvisato, però, diversi problemi, soprattutto con la punteggiatura e la paragrafazione, che mi hanno costretto a togliere un punto dalla valutazione finale. In particolare, l’uso del maiuscolo: per rendere il fatto che una persona sta gridando è sufficiente mettere un punto esclamativo o specificarlo con un verbo, non è necessario mettere tutta la frase in maiuscolo. Un altro problema è il corsivo: va bene se vuoi enfatizzare un concetto o utilizzare una parola in una lingua diversa, ma per riportare una parola detta da altri è meglio usare le virgolette. Il nome della specie dei fiori, invece, andava in corsivo proprio perché è in latino. La problematica più importante, tuttavia, è nella paragrafazione e nell’uso di divisori testuali: ci sono dei punti, specie nelle fasi più concitate del racconto, in cui ho fatto fatica a capire in che momento fossero contestualizzati gli eventi narrati, se fosse passato o presente. Ad ogni modo, ho trovato che questo aumentasse il senso di straniamento della protagonista e, nel complesso, non avendo trovato errori gravi, la valutazione resta molto alta.
Sintomi: 5/5+1
Nel corso del racconto, ho ravvisato i seguenti sintomi: incubi, evitamento, insensibilità e senso di colpa. Hai dunque raggiunto il punteggio massimo con un punto di bonus per aver aggiunto un sintomo in più, oltre a quanto richiesto. Tutti questi elementi sono resi in modo molto verosimile e con l’espediente di un’ambientazione clinica, peraltro resa molto bene, che li rende molto credibili.
Gradimento personale 3/3
Ho apprezzato davvero molto il fatto che non ti sia fermata al racconto della patologia in sé ma che sia voluta andare oltre, raccontando di una vera e propria piaga della società statunitense. Le sparatorie nelle scuole sono una tragedia di per sé, ma sottintendono problematiche molto radicate nella società americana. Hai reso molto bene non solo la patologia della protagonista, ma anche il disagio psicosociale dell’aggressore, in modo peraltro molto credibile anch’esso. Mi è piaciuta molto questa decisione di trattare una tematica tanto complessa, oltre che di grande attualità, che mi ha suscitato molte riflessioni interessanti, per cui ti ringrazio. Altrettanto interessante è il modo in cui hai scelto di trattare il senso di colpa e la sindrome del sopravvissuto. Maia non ha colpa di nulla, ma il solo fatto di aver pensato certe cose basta a tormentarla. Proprio in questi giorni, studiando per un esame, sto leggendo un saggio sul trauma e l’autore raccontava una storia simile: un uomo che si è spogliato per impedire agli altri naufraghi di aggrapparsi ai suoi vestiti nel tentativo disperato di salvarsi a propria volta. Sopravvissuto, anch’egli è tormentato dal senso di colpa per un qualcosa che non è, di fatto, colpa sua. Ho pensato subito al tuo racconto. Mi è piaciuto davvero molto come hai reso tutte queste sfaccettature, complimenti!

Totale = 16,5/18 +1 = 17,5/18

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Recensore Master
21/10/23, ore 14:59

IV
QUARTO POSTO, CON UN TOTALE DI 48,95/53
Iris Wilsonii, di Nina Ninetta

Grammatica e Stile: 8,95/10 (media tra 8,40/10 di g. e 9,5/10 di s.)
La grammatica è molto curata, ho trovato solo un errore (che essendo relativo a un verbo purtroppo ti ha penalizzata un po’) e poche imprecisioni.
“Minnesota, lo stato” – “Stato” -0,20
“tutto ciò che una giovane ragazza potrebbe desiderare” – “potesse”: grammaticalmente non è un errore, ma dal punto di vista di significato e costruzione della frase trovo il congiuntivo più appropriato, in quanto parli delle speranze passate di Maia. È solo una segnalazione che non comporta sottrazioni di punteggio.
“aggredito simile a un animale” – “aggredito, simile a un animale” o “aggredito similmente/come un animale” -0,20
“Pensavo mi avesse scombussolato” – “avrebbe scombussolato” -1,00
“lasciata un’oretta fa” – “un’oretta prima” -0,20
Non ci sono altri errori. Il punteggio è 8,40/10.
Come ben sai, mi piace molto il tuo modo di scrivere: dritto al punto e sempre coerente con gli argomenti trattati. Anche in questo racconto ho ritrovato entrambi gli elementi, sia nei passaggi più introspettivi, sia nei dialoghi.
In particolare, mi hanno colpito gli scambi tra Maia e la psicologa. Li ho trovati molto realistici, spontanei, e soprattutto in continua evoluzione col procedere delle sedute: la psicoterapeuta è a tratti più dura, diretta, mentre in altri momenti si mostra accondiscendente, proprio quando ciò è necessario per spingere Maia ad aprirsi. Ho trovato veramente ben gestito questo equilibrio tra professionalità del personaggio, caratterizzazione e scelte stilistiche (in particolar modo nella punteggiatura, che va ad accorciare, allungare e modulare il tono delle frasi adattandolo perfettamente al momento).
In altri passaggi, invece, le scelte di punteggiatura mi hanno convinto un po’ meno: ci sono stati due o tre punti in cui mi è sembrato che la narrazione procedesse “a singhiozzo” a causa ti punti fermi molto ravvicinati. Come scelta stilistica a volte può funzionare per dare ritmo al racconto, ma in questo caso trovo che tu sia andata a separare concetti strettamente legati l’uno all’altro, rendendo il tutto meno fluido.
Ti lascio paio di esempi: ““girasoli e pochi altri. Quindi non avrebbe saputo dire il nome” l’assenza di questo punto fermo avrebbe reso molto più efficace lo stacco successivo.
“lasciarla vivere. Non voleva morire, era troppo giovane e la vita per lei era appena cominciata. Successivamente, i suoi alunni…” stesso discorso.
Penso che, se attentamente gestiti, virgole e due punti avrebbero fatto risaltare meglio il contenuto delle frasi, anche a livello emotivo.
In ogni caso si tratta di una piccolezza, che davvero non ha influito sulla lettura della storia nella sua interezza.
L’utilizzo del lessico è stato perfetto, mi è piaciuto davvero tanto il ricorso a un registro ampio, che si espande a mano a mano che la protagonista torna a sbloccare le proprie emozioni, sia dal lato della rabbia, sia da quello del rimorso verso l’azione compiuta. C’è solo un termine impreciso, ma essendo una questione più di contenuto che di forma ho pensato di segnalarla nel parametro della trama.
Infine, ho trovato l’impaginazione lineare e gradevole, anche il raro uso del maiuscolo, sebbene insolito, non ha disturbato (soprattutto mi è piaciuto quell’IO in conclusione).
Che dire, a parte la piccola segnalazione precedente la storia è scritta ottimamente!

Trama e Originalità: 9,5/10
Inizio questo parametro con un piccolo appunto lessicale. Hai indicato la Carter come “dottoressa”, titolo che effettivamente diversi psicologi usano sulle targhe ecc. pur non essendo medici. Non ci avrei fatto caso se non fosse stato per il fatto che la terapeuta indossa anche il camice bianco, cosa che per uno psicologo è molto inusuale (non lo è invece per gli psichiatri, che sono medici). Giusto un piccolo appunto, per evitare eventuali confusioni (magari è stata una tua scelta volontaria per dare un’immagine più asettica del personaggio, non saprei).
Parlando strettamente della trama, mi è piaciuta molto la struttura della storia, caratterizzata dalla scelta di far procedere il racconto di pari passo con quanto emerge dalle sessioni di psicoterapia. Sì, ci sono dei flashback, ma sono sempre associati ai pensieri che emergono durante le sedute, dando così un senso di coerenza e completezza. Devo dire che avevo capito fin dall’inizio il motivo per cui Maia avesse sviluppato il disturbo post traumatico da stress, visto il contesto americano e la sua professione (e, nota a margine: una delle mie idee per quel contest riguardava proprio lo stesso tema XD), ma passando alla seconda metà della storia… beh, mi ha decisamente spiazzato! I segnali per cogliere in anticipo il vero comportamento di Maia c’erano fin dall’inizio, sia nelle sue parole, sia nel primo flashback relativo al giorno dell’entrata in classe del ragazzo, ma sei stata bravissima a mascherarli per poi colpire il lettore con un effetto shock verso il finale. Per quanto riguarda l’originalità, non posso che farti i miei complimenti!
Passando al finale vero e proprio, l’ho trovato sì generalmente positivo, grazie alla piccola ripresa di vitalità della protagonista dopo la piccola rivelazione alla psicologa, ma al tempo stesso amaro. C’è un po’ la consapevolezza che Maia non supererà mai davvero quello che è successo, anche per la paura di mettersi a nudo di fronte alla terapeuta, di cui teme il giudizio (cosa sbagliata in partenza quando si intraprende un percorso di psicoterapia, ma è una sensazione molto condivisibile): preferisce far finta di niente, convincendosi che la sua verità parziale sia stata sufficiente per liberarsi dal peso che la affliggeva. Riprenderò il discorso nel parametro relativo alla caratterizzazione. Ma limitandomi alla trama, ho trovato la scelta del finale così incerto, quasi aperto, molto in equilibrio con la narrazione precedente, che prosegue quasi a singhiozzo a mano a mano che Maia lascia fuoriuscire pensieri e ricordi, un po’ dicendoli alla Carter, un po’ soltanto a se stessa (e mi è piaciuto molto che questo confine non fosse netto, ma spesso sfumato).
In conclusione, ho trovato questo parametro davvero ben sviluppato in ogni sua componente, hai fatto proprio un ottimo lavoro.

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10
Così come i dialoghi e la trama, anche la caratterizzazione dei personaggi è andata avanti di pari passo col proseguire delle sedute di terapia, soprattutto per quanto riguarda Maia.
Inizio però il commento parlando di Anna Carter, che nella tua storia ha rivestito un ruolo molto particolare, quasi da npc dei videogiochi mi verrebbe da dire (“personaggio non giocante”): non ha un ruolo veramente attivo, soprattutto dal punto di vista di Maia, eppure sono i suoi discorsi e soprattutto i suoi cambi di atteggiamento a far progredire davvero il racconto! Mi è piaciuta moltissimo.
Anche Maia è costruita tecnicamente bene. Il suo flusso introspettivo (flashback a parte) praticamente coincide con la trama, e non ha buchi o imprecisioni se non quelli proprio relativi alla storia e alle conseguenze del trauma subito. A livello proprio personale, però, non sono riuscito a capirla fino in fondo: sì, ho compreso le sue azioni e la sua voglia di lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto il senso di colpa, ma ho fatto un po’ fatica a sentirmi in connessione con lei in modo più approfondito, soprattutto per alcuni dettagli. Ci sono infatti alcuni punti in cui sembra amare il proprio lavoro, altri invece in cui pare proprio disprezzarlo (a prescindere dell’assalto), e un pochino la cosa mi ha lasciato spiazzato: mi riferisco per esempio alla descrizione del fiore o dell’illustrazione sul libro di testo, o ad altri passaggi simili che forse volevano essere più ironici ma che non ci sono riusciti fino in fondo. Si tratta comunque di un paio di passaggi secondari, che non vanno a influire sulla resa complessiva del personaggio (il cui arco va poi a concludersi con logica e coerenza con quanto detto lungo l’intera storia), ma che un po’ fanno storcere il naso al lettore.
Passando infine ai personaggi secondari, ho trovato perfetta la resa della mamma di Maia, mentre mi sarebbe piaciuto leggere un po’ di più su Alex, approfondendolo un po’ di più (così sembra un po’ ridotto al modello standard di “fidanzato perfetto”, senza niente che lo sappia contraddistinguere). Capisco però la scelta di lasciarlo sullo sfondo durante la narrazione, un po’ come ha fatto Maia scegliendo di ignorarlo il più possibile e lasciarlo nel passato.
Trovo quindi che, nonostante sia necessaria ancora qualche limatura, tu abbia fatto anche in questo parametro un ottimo lavoro! Soprattutto per quanto riguarda la psicologa, ripeto che il lavoro di caratterizzazione della sua attività lavorativa mi ha molto colpito.

Bonus: 10/10
Genere – Drammatico: Ho trovato il genere scelto in linea con il contenuto: ne hai rispettato il profondo livello di introspezione e i tormenti che affliggono la protagonista, dando al lettore la possibilità di identificarsi con lei. Non hai calcato troppo la mano sull’aspetto “pesante” della narrazione, nonostante i temi trattati non l’ho trovata una lettura impegnativa. Forse è dipeso anche dal livello di dettaglio con cui hai descritto la situazione, non saprei. In ogni caso, il prompt è stato rispettato. 2,5/2,5
Emozione – Apatia: Fin da subito l’apatia è l’emozione prevalente in Maia, come segnato anche negli appunti della Carter, e l’intera storia è il percorso con cui riesce parzialmente ad uscirne. Molto bene! 2,5/2,5
Oggetto – Bouquet: Devi farti i miei complimenti, perché sei stata davvero originale nell’utilizzo dell’oggetto! I fiori, inoltre, scatenano in Maia una reazione fondamentale ai fini della creazione del rapporto con la psicologa, risultando anche importanti a livello di trama. 2,5/2,5
Luogo – Cantina/Soffitta: Il volersi tirare fuori dalla realtà è uno dei più frequenti sintomi del ptsd, e le scene ambientate in cantina, quando Maia finge di uscire di casa, sono riuscite a rappresentarlo molto bene. 2,5/2,5

Titolo: 2,5/3
Il titolo che hai scelto mi è piaciuto, anche se non mi ha convinto fino in fondo.
L’idea di usare il nome completo della pianta è stata molto originale, e si accoppia bene all’utilizzo che hai fatto dei fiori gialli nella narrazione: prima come trigger element delle memorie relative all’assalto in classe, e poi come simbolo del miglioramento di Maia, grazie anche alla terapia d’urto attuata dalla psicoterapeuta. Tuttavia, a primo impatto questo titolo non mi ha detto niente di particolare: sì, mi ha incuriosito l’idea di sapere cosa significasse questo fiore nel racconto, ma non mi ha dato indicazioni sul tono che avrebbe avuto la storia. In ogni caso il punteggio resta alto poiché è sicuramente coerente col racconto, e ciò a fine lettura permette di apprezzarlo maggiormente.

Gradimento Personale: 9/10
Tirando le somme, il racconto mi è piaciuto molto, al netto dei piccoli dettagli che ti ho segnalato in precedenza. Ho trovato la storia molto coinvolgente, mi ha proprio tenuto attaccato allo schermo fino alla fine nonostante la bassa intensità: non c’è azione, solo pensieri che si sviluppano lentamente tra un flashback e l’altro, eppure ho seguito il tutto davvero con velocità. Maia come personaggio è costruita benissimo, ma come ti ho segnalato in precedenza mi è stato difficile empatizzare con lei pur capendone le ragioni (cosa sicuramente voluta, per come è scritta la storia), e forse questo mi ha un pochino limitato come coinvolgimento emotivo… diciamo che ero preso come lettore, ma non a livello personale.
A parte questo unico appunto, la storia mi è piaciuta molto, nella scelta del tema e nella realizzazione, e mi sarebbe piaciuto se fosse stata anche più lunga, per spingermi più a fondo nelle riflessioni di Maia e nel suo passato: non perché incompleta, ma anzi proprio per la voglia di immergermi ancora di più.
Davvero complimenti Nina, le tue storie non deludono mai!

Recensore Veterano
13/10/23, ore 01:50

Ciao Nina! Come promesso ho finalmente trovato il tempo per leggere la tua oneshot. Il tema é molto delicato, ma pur ammettendo nelle premesse di non essere un'esperta nel campo della psicologia e terapia, credo tu abbia ripreso bene il tema del trauma post traumatico e l'apatia che in questo caso ne consegue. A costo di allungare di un bel po' la storia (cercando di rimanere nei limiti del contest) avrei forse messo qualche momento di "crisi" in piú lungo il percorso di guarigione. Se mi immagino una terapia simile e il tema della vergogna, forse mi sarei aspettata qualche battuta d'arresto in piú prima di vedere un barlume di luce, ma sono stata contenta di constatare che in fondo l'aiuto della terapeuta ha iniziato a dare i suoi frutti :) La mia non voleva essere una banale critica, solo un punto di vista che mi é venuto in mente concludendo la tua storia. Interessante anche vedere come a volte associamo cose banali, come un colore, ad un evento o situazione molto piú grande e come questo possa influenzare la sua vita se non prendiamo azioni concrete.
Detto questo, é un buon lavoro, con dei risvolti realistici e interessanti che tenta con successo di farti immedesimare con la protagonista.
In bocca al lupo per il contest :D

A presto,
Vale

Recensore Veterano
14/09/23, ore 17:38

Ciao, dopo aver letto la tua recensione non potevo non passare a leggere la tua storia. Devo dire che mi è piaciuta molto l'aggiunta di questo pesante fardello che la accompagna per tutto il racconto, questo segreto che la logora perché prova tremendi sensi di colpa, aggravati dalle persone che ignare le dicono che è coraggiosa quando lei non si sente tale. Molto interessante il particolare del colore giallo, che le è rimasto impresso come una ferita di quella giornata, mi è piaciuto molto.
La storia è scritta molto bene e ti faccio i miei più sinceri complimenti e in bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
07/09/23, ore 14:22

Ciao carissima, finalmente ci ritroviamo!
Credo che il vero trauma per Maia, quello che le ha causato il PTSD, sia stato non tanto lo squilibrato che le puntava contro la pistola (che comunque, intendiamoci, non è cosa da poco), piuttosto il fatto di scoprire parti di sè che non conosceva e che le risultano indegne e cattive. Tutti la considerano un'eroina, che ha difeso i bambini, e lei deve venire a patti con l'aver detto al killer "ammazza loro ma lascia andare me."
Non poco, obiettivamente.
Non è che si possa biasimare, come reagiamo nelle situazioni estreme lo sappiamo solo quando ci arriviamo, e di fronte all'istinto di sopravvivenza sono poche le argomentazioni che tengono, però capisco che nel nostro contesto culturale una cosa del genere sia sufficiente a generare un profondo disagio psicologico.
Maia lo affronta come può, anche grazie all'aiuto di una psicologa molto attenta e professionale, ma la sensazione è che quel nocciolo duro alla fine non sia risolto del tutto. Ho la sensazione che ci sia stato l'"Effetto Chernobyl", una buona colata di cemento e tutto è seppellito.
La frase finale di Maia, avrei voluto scappare via, è troppo asettica rispetto al reale svolgersi dei fatti. Sia chiaro, non è una critica a te. Penso anzi che tu abbia reso molto bene una modalità di fuga tipica di questo tipo di disturbi: offrire una parte per nascondere il grosso.
Quindi molto brava, hai scritto una bella storia, piacevole e interessante.
In bocca al lupo per il contest!

Recensore Junior
24/08/23, ore 20:16

Ciao! 
Ho trovato finalmente qualche minuto libero per leggere la tua storia per il contest e passo a recensirla.
Da dove cominciare?
Non è certamente semplice approcciarsi a una storia del genere. Prima di tutto ti faccio i complimenti per come hai gestito il prompt dell'apatia: si sente tutta ed è tangibile il disagio provato dalla protagonista. Non è assolutamente scontato secondo me, dato che ci approcciamo alla scrittura per descrivere e far provare un'emozione, ma in questo caso serviva descrivere l'assenza di quest'ultima e quando questo accade credo che bisogna essere molto bravi nell'immedesimarsi e non far trasparire il sentimento di chi scrive.
Apprezzo anche il tema che hai trattato e come lo hai fatto, secondo me assolutamente non banale.
Lungi da me dal fare considerazioni fuori tema, ma è molto semplice scagliarsi contro chi compie un determinato gesto, senza considerare la responsabilità e il peso sociale che certe nostre azioni possono innescare.
Leggendo la tua shot mi è venuto in mente un caso molto famoso, ovviamente mi riferisco alla Coloumbine. In quel caso sono sicura che si sarebbe potuto evitare quel massacro e per questo apprezzo il tentativo di sensibilizzare noi collettività.

Per quanto riguarda il dilemma che hai posto nei confronti della protagonista, quello è stato un vero pugno nello stomaco e penso che continuerò a pensarci per molto tempo. E' un dilemma morale non da poco ed è riuscito a farmi riflettere dandomi un bel mal di pancia, penso che questo fosse nelle tue intenzioni, per cui complimenti.

La forma è diretta e dritta al punto, apatica e la narrazione è serrata e fredda come una macchina ed evoca fortemente la sensazione di passività, indolenza e il moto d'inerzia che spinge la protagonista a continuare a vivere.
Il messaggio finale è molto agrodolce, se da un lato la speranza di poter lenire la propria sofferenza con la terapia da un po' di tregua e respiro, dall'altra la consapevolezza di quel gesto sarà sempre ciò che marchierà a vita la coscienza della protagonista, che imparerà a convivere con quel memento.

Ti faccio nuovamente i miei complimenti e ti auguro il meglio in entrambi i contest!
A presto,
Child of the Moon

Recensore Veterano
15/08/23, ore 18:38

Ciao Ninetta!

Appena ho visto sul forum che avevi pubblicato la storia, sono venuto a leggerla, e devo dire che mi è piaciuto il modo in cui hai trattato l'argomento. Maia mi ha coinvolto sin da subito, perché l'ho trovata un bellissimo persaggio, ricco di sfumature, e perché ero curioso di scoprire quale evento l'avesse sconvolta.
Ho trovato buoni anche il ritmo narritove e lo stile di scrittura.
La psicologa ha di certo adottato una terapia d'urto e sarei curioso anch'io di sapere se ha agito in modo deotologico, però ha sviscerato per bene i problemi della paziente.

C'è però un dubbio che mi porterò dietro a lungo pensando a Maia: la sua supplica indecente è perdonabile oppure no? Voglio dire, il sollievo perché il ragazzo stava prendendo di mira i bambini lo avrei ritenuto giustificabile, ma lei mi sembra aver fatto ben di peggio. Tant'è che se a uno degli studenti tornassero in mente le sue parole... beh, anche nel dubbio che questo possa accadere, trasferirsi in una nuova scuola la riterrei una scelta ragionevole.
Certo è che in simili situazioni la vigliaccheria può venir fuori brutalmente. Boh, giudicandola nel complesso e non essendo coinvolto direttamente nei fatti, io la perdonerei. Ma se fossi stato io a fare quella proposta, riuscirei a perdonarmi? No, piuttosto seppellirei il ricordo e mi vergognerei di me stesso ogni volta che mi sovviene alla mente. Uhm, si, questa storia mi ha coinvolto davvero molto...


Complimenti e in bocca al lupo per i tuoi contest!