Non potevo non ricambiare, ma - diamine - una storia così l'avrei recensita a prescindere da tutto, se solo l'avessi letta prima!
Intanto ti devo fare i complimenti per l'ottimo stile, anche molto difficile da gestire, con queste frasi lunghe di cui però non si perde mai il filo del discorso - anzi!
Ho amato le tue descrizioni, sia dell'ospedale, sia dei pensieri di Bucky, sia di Steve e dei suoi occhi sempre pieni di affetto (e certezza).
Qua l'introspezione di Bucky fa da padrona assoluta della storia e, diciamocelo, non è facile nemmeno gestire un personaggio così complesso come lui - eppure tu ci sei riuscita egregiamente! Qui vediamo proprio il Bucky in via di guarigione, ancora spezzato da farmaci che non aiutano e dal quel senso di perdita d'identità che lo caratterizza (nel nostro secolo).
E poi c'è il suo senso di colpa: il vero protagonista dei suoi pensieri. Bellissimo quanto sia preponderante, com'è bellissimo il fatto che lui lo faccia risalire a molto, molto prima, a quei pensieri pericolosi su Steve e sull'amore per lui. È straziante (e perfettamente calzante) il modo in cui lo descrivi, in modo così segreto e unilaterale, così come è meravigliosa la nota finale, quel forse che è la scintilla di speranza per tutto - la promessa di un futuro migliore.
Insomma, davvero complimenti per questa OS meravigliosa <3
Alla prossima!
Tsuki |
