Ho atteso alcune settimane prima di scrivere questa recensione, un po' per gli impegni della vita reale (sic!), un po' perché questa storia merita una recensione ponderata, per cui se l'avessi pubblicata subito dopo averla letta avrei lasciato un commento di pancia, e questo meraviglioso racconto non lo meritava affatto.
Allora, inziamo con il primo elemento che salta all'occhio: la prima persona in combo con l'indicativo presente. Noi non ossierviamo attraverso il punto di vista di Alastor, noi SIAMO Alastor, vediamo la sua realtà, siamo arroganti, ci piace mangiare la carne in putrefazione e ci piace esprimere affetto paterno in maniera tutt'altro che convenzionale, e la cosa bella è che è abbiamo ragione, non troviamo niente di sbagliato in quello che NOI facciamo. Abbiamo la benedizione di Dio e il nostro S O R R I S O a farci da scudo contro lam banalità del mondo, niente può andare storto.
Il secondo elemento riguarda i riferimenti culturali e storici disseminati per tutto il raconto. Ragazzə miə, meriti un plauso per la ricerca e la passione che vi hai posto, fanfiction dal contesto così curato si contano sulle punte delle dita e non nascondo di aver immaginato un film o un corto prequel targato Amazon con la sceneggiatura di questo racconto. Davvero, è tutto perfetto: dalle frasi razziste ai riferimenti ai giochi olimipici alle brevi frasi di scherno della madre (quanto vorrei saperne di più su chi ha dato i natali ad Alastor!) che celano il nostro debole per la genitrice e che in qualche modo ha contribuito a costruire la nostra futura identità infernale. Io con queste cose mi ci chiudo di brutto e mentre leggevo stavo con Wikipedia aperto per ricercare tutti i riferimenti a me sconosciuti.
Terzo elemento collegato al primo: lo stile. Prima avevo fatto menzione dell'indicativo presente. Non tutti sono capaci di usarlo in maniera appropriata e spesso viene adoperato per pigrizia e/o scarsa conoscenza degli altri tempi verbali, ma qui è assolutamente congeniale al racconto. In questo caso diventa immedesimazione, diventa il compagno che ci cala nei panni (e nel fango) di Alastor e che ci rende l'orrore dolciastro della palude un balsamo salvifico per le nostre buone azioni. Perché in fondo, se abbiamo il nostro S O R R I S O con noi non possiamo commettere niente di sbagliato, giusto?
Quarto elemento: la devianza sessuale rappresentata dalla carne di cervo piena di vermi. Caspita, questo headcanon dovrebbe essere meglio sviluppato dal resto degli autori perché l'asessualità di Alastor sta tutta qui: nell'indirizzare le proprie pulsioni verso ciò che è marcio, putrido, in decomposizione, l'opposto di come vorrebbe apparire (in realtà fallendo, ma cosa vogliamo che gliene importi alla fine) l'Alastor demone, un gentiluomo dall'anima e dalle abitudini laide che fa amicizia con i personaggi più discutibili dell'inferno. Non è mica un caso che come bff abbia una cannibale.
Quinto elemento: la morte e la rinascita. Il cervo da abbattere è diventato lui stesso e da buon arrogante ha fatto una fine miserrima *risate registrate*. Ciò lo ha reso più umile? Ovviamente no, e va bene così. Non diciamo a voce troppo alta che in fondo è un miserabile in mezzo a tanti miserabili, sia mai ci sguinzagli contro i tentacoli; e poi ammettiamolo, adesso è bellissimo, con quei dentacci gialli e quelle corna è pronto a far cadere ai suoi piedi tutte le donne degli inferi e non solo. Si sa, i rossi hanno una marcia in più.
Spero di leggere ancora altre tue storie in questa sezione perché questo gioiellino è veramente tanta, ma tanta roba.
A presto,
Green Star. (Recensione modificata il 25/02/2024 - 09:36 pm) |