Recensioni per
Terzo Atto
di AncientDust

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
27/03/24, ore 20:29

"Forse sarebbe stato strano, ma anche familiare; magari soddisfacente. E, di sicuro, sarebbe stato un disastro. Quel tipo di stronzata che rovina ogni cosa e da cui non si torna indietro. Che azzera il punteggio di una vita intera, lasciandosi dietro solo il rimpianto di aver ignorato il buonsenso.

Perché lei e Nirmala si conoscevano da tanto; da troppo. Perché erano state vicine di casa, compagne di scuola, poi amiche, sorelle, coinquiline, e persino colleghe, in quel lavoro fatto di compromessi. Perché erano state ogni cosa, eppure non erano mai state niente di più. E forse era così che doveva rimanere, in un equilibrio sottile che non andava disturbato."

che dolore immenso questo passaggio, ampliandolo ad altri personaggi. Bellissimo, perfetto, tagliente come una lama.

Perfetto il finale di capitolo. Che bello questo passaggio della foto di mano in mano.

E vabbè, personalmente mi prendi per la gola con la Bentley che torna a casa da sola ;)

Mi è piaciuta molto questa digressione su questo personaggio, fondamentale per comprenderla al meglio.
(Recensione modificata il 27/03/2024 - 08:44 pm)

Nuovo recensore
17/03/24, ore 19:03

Io non sono una persona che ama le attese – non quando sono imposte dai ritmi altrui, almeno, perché se sono io a dettare i tempi: ah, quanto cambiano le cose allora!
Tuttavia alle volte aspettare vale proprio la pena: lasciami dire che tu rientri a pieno titolo nell’insieme di ciò che è giusto attendere. Avrai i tuoi tempi (biblici quanto vuoi) ma se quello che alla fine restituisci è questo, Cristo, prenditi tutti i mesi che ti servono (scherzo, non prendermi alla lettera…)!
C’è un ritmo in questo capitolo che mi ha fatta impazzire; anzi, “ritmo” al singolare non funziona in quanto si tratta di “andamenti ritmici”. Si parte con un movimento sostenuto per inquadrare chi sia Ed e chi è la persona a cui sta confessando un amore ubriaco (io ho adorato questa prima scena; letteralmente adorato per la ragione che, in realtà, abbraccia il capitolo nella sua interezza e che esporrò alla fine); poi il tempo si arresta e si dilata nella scena del bagno; una nuova sferzata sveglia e scuote il lettore non appena esce assieme a Beth dall’edificio e il sospetto di un’ulteriore presenza, oltre a quelle dichiarate, si affaccia; e, infine, ecco che torna disteso, senza smanie, quando ci ritroviamo ad accompagnare Crowley, sano e salvo, a Mayfair assieme alla nostra cara ragazza. Dosi tutto sempre con estrema sapienza: attese e rivelazioni, dissemini enigmi e, nell’esatto momento in cui necessitano risoluzione, dai le risposte. Mai troppo presto, mai troppo tardi: solo nel momento squisitamente perfetto (a livello narrativo, s’intende, lasciando lo “spettatore” – e uso questo termine perché chi legge le tue scene VEDE i personaggi e i loro ambienti – avvinghiato fino all’ultima parola senza che sopraggiunga noia o frustrazione).
Cosa mi fa impazzire, cosa ho adorato? Il ritratto della normalità, della quotidianità di una vita apparentemente misera (e di una professione che i più vorrebbero penosa, ma poi, se è una scelta ed è regolamentata, perché mai…?). Il ritratto di una Beth alle prese con un’esistenza (fino ad ora) anonima, e il momento nel bagno assieme all’amica e alle colleghe (il mio preferito per la sua autenticità e dichiarata normalità) elevato ad arte. Mi ha ricordato, per la sua “superfluità” (tra mille virgolette sarcastiche), la celeberrima scena del risveglio della servetta Maria in “Umberto D.” (grande film neorealista, che non so se hai mai visto, diretto dall’immenso Vittorio De Sica) su cui molto la critica cinematografica ha scritto a suo tempo e continua a scrivere tutt’oggi: l’affresco di un momento banale, comune, “inutile”. E vero. Vero come è la tua scrittura; veri come sono i tuoi personaggi; vere come sono le situazioni in cui li cali; veri come sono i loro sentimenti, i loro dubbi, le loro forze e le loro fragilità. E, perdonami davvero, per un’amante della Verità sopra ogni atra cosa, per una che si batterà sempre ogni giorno un po’ di più per dar diritto di cittadinanza all’onestà di un vivere comune, alla poeticità del (almeno in apparenza) non-poetico, che condanna gli strilloni, gli imbonitori, le metafore inutili, i pietismi e quant’altro, trovare la mia intera filosofia esistenziale nella tua scrittura è un regalo per cui non posso che dirti grazie. Umilmente, chinando il capo, in un sussurro – ché a urlare c’è tanta gente e noi parliamo piano, per chi sa e vuole ascoltare.
Sei brava. Brava in modo raro.
“Perché erano state ogni cosa, eppure non erano mai state niente di più”: su questa frase ci potrei scrivere un romanzo intero… Immensa.

Recensore Master
12/03/24, ore 19:41

Mi è piaciuto *tantissimo* questo capitolo. Davvero molto, molto bello.
Hai una capacità rara secondo me, ed è quella di riuscire a dare vita a personaggi credibilissimi, veri, assolutamente realistici. Così come Eleonora nel capitolo precedente, qui Beth ha fatto davvero breccia nel mio cuore. È buona, profonda, piena di compassione. Sembra una persona che per quanto si trovi a fare un lavoro che sospetto non le piaccia, comunque sembra non aver perso del tutto la fiducia negli esseri umani. Ho amato il suo battibecco con Nim. E allo stesso tempo ho visto attraverso i suoi occhi il desiderio di essere amata, quello che abbiamo un po' tutti, ricacciato dentro da qualche parte perché visto come qualcosa di lontano e impossibile forse. Quelle che hai descritto sono dinamiche molto presenti in un'amicizia così di vecchia data e così stretta, che nasconde forse qualcosa di più ogni tanto. O forse no. Comunque, anche se in poco tempo, anche Nim ha il suo carattere ben delineato. Non è per niente facile far amare degli OC in una storia con Crowley e Aziraphale, almeno per me, considerando che loro sono sacri.
Molto, molto bello il dialogo con Crowley ubriaco di Laudano. Mi è piaciuto molto il riferimento, tra le altre cose. Crowley è davvero uno straccio, ed è terribilmente tenero che Beth si preoccupi per lui. Così come è tenero Crowley a lasciare che lei si prenda cura, anche se per un tempo breve, di lui. Anche Crowley ha bisogno di essere amato e compreso, e se non c'è Aziraphale, almeno che qualcuno gli carezzi la fronte ogni tanto. Volevo inoltre menzionare il riferimento di Crowley alla madre, alla voce arrochita, alla sua espressione distante. La Caduta non è certo un ricordo sbiadito per lui, anche se non ne parla.
Ha tanto dentro Crowley. È per questo che lo amo così tanto. E il tuo Crowley mi convince moltissimo. Anche se un po' diverso dal mio ha comunque un fascino su di me.

Brava brava brava. Davvero.
Grazie di questa storia.

Gladia