Recensioni per
Passato e Ricordi
di Secret Whispers

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
26/06/14, ore 22:05
Cap. 1:

Malinconica, parecchio. È una fiction dal concept piuttosto semplice - e condivisibile - che però funziona, pur non brillando per l’originalità dell’argomento trattato. Il prompt è rispettato in pieno e interpretato attraverso uno spaccato realistico, poco trasognato; si mette a fuoco lo stralcio trascorso di una relazione con age gap e delle sue conseguenze – dei pallidi riflessi che essa esercita nel presente.
L’ago della bilancia pende a favore della figura di Ian, il quale risulta il personaggio più complesso nei suoi limiti e nelle reazioni agli accadimenti; l’imperfezione che lo permea affascina e fa in modo che il lettore lo senta vicino al proprio quotidiano. 
Si è portati a percepire con la stessa amarezza lo smacco che si insinua sotto la sua pelle, l’irrazionalità degli scatti di rabbia e i percorsi sbagliati intrapresi, il disordine creativo nella sua essenza caotica. I fallimenti cui fa fronte – nonostante tutto con un sorriso di sfida ben calcato sul volto, una maschera abituata alla ‘sconfitta’ a modo proprio – lo ritraggono in maniera verosimile, rendendogli un’autenticità che Norman fatica a trovare nella narrazione. Quest’ultimo appare quasi unidimensionale; soffre principalmente del difetto di essere più in ombra, memento e macchia dello ieri, schiacciato dallo stesso egocentrismo che doveva farlo risaltare quale ‘diva’ fra le righe, con quei giochi impudenti e le parole acuminate a fendere l’aria. Le sue decisioni appaiono pretesto narrativo e non fulcro di una personalità dinamica; il ‘carattere’ emerge a stento, non con la stessa immediatezza che è propria dei muscoli nervosi di Ian. Questo fattore contribuisce, però, a evidenziare il logorio e la frustrazione accumulati in un simile legame; la necessità di toccarsi (e congiungersi per colmare le distanze o compensarle) denuda le anomalie disfunzionali della coppia e le incertezze interne al vincolo, in grado di porre i personaggi sul piede di guerra.
Grammaticalmente ci sono alcune ingenuità e dei refusi da sistemare; stilisticamente la foga, con cui l’autrice si abbatte sul vissuto dei personaggi, dà un taglio più partecipe, come se il suo occhio tenesse le redini dell’insieme e fosse padrone della messa in scena. I periodi si alternano per lunghezza, sino a giungere allo sforzo di presentarsi lapidari – eccessi che non raggiungono l’effetto desiderato nelle loro cesure poco significative.
Considerata la natura frammentaria dei ricordi e la cura dei salti temporali, c’è una scorrevolezza invidiabile, che permette di seguire le fila degli eventi senza difficoltà. 
Il tocco della polaroid sarebbe stato più incisivo probabilmente se posto direttamente come chiusura, benché si comprenda la necessità di nominare quantomeno l’altro partner della role, Kaito. La risoluzione corrente pecca, dunque, nello scioglimento, nel finale del quadro d’insieme, più esercizio di maniera che reale conclusione.