Recensioni per
Legame - Le pietre blu
di Onigiri
Voglio le note e piè di pagina!!!! |
Allora, ci ho messo un bel po' per leggere tutti gli interminabili (e meravigliosi!) capitoli, ma alla fine ce l'ho fatta a recensire! |
Questo brusco cambiamento di scena non è affatto sgradito! Benché contassi sul fatto di poter capire che fine avesse fatto Massimiliana, non posso non ammettere di aver *adorato* questo capitolo! Fin dall'inizio è stato pieno di emozioni, ho quasi provato la stessa rabbia di Dhovir nel dover leggere quante idiozie e quanta mancanza di tatto ha dimostrato la gente nei suoi confronti. Ha appena perso la donna che amava per un figlio non voluto e, sebbene i più non sapessero di quest'ultimo particolare, non possono certo pensare che lui sia così incredibilmente felice per la nascita del suo bambino, motivo della morte della moglie. (O forse sono io che ho dei problemi coi bambini, il che non è escluso...) |
Mannaggia a me e a tutti gli esami di questo mondo! Mi son persa il capitolo quattro! >.< Va beh, allora oggi doppio commento! :p |
Non posso non iniziare questo commento ringraziandoti dal profondo del mio essere per quanto detto sul mio commento nelle note d’autore, passando al testo in sé, forse bisognerebbe analizzarlo nell’economia generale della storia, ma per quello credo ci sia tempo, in questo momento certo sembra una digressione che non sembra particolarmente in contatto con le avventure della piccola Mila in un contesto che sembrerebbe da confini della realtà (o dell’irrealtà), ma non ho dubbi che alla fine il nesso sarà svelato. Procedendo all’analisi del capitolo in questione, l’ho trovato niente affatto male, ho trovato molto adeguato all’atmosfera che si voleva creare questo stile asciutto, distaccato, direi quasi asettico nel descrivere le emozioni del protagonista, a quel che ho capito, l’ambientazione sembra quella di un paese lontano, sia nello spazio che nel tempo (di quelli dove solitamente vengono ambientate le saghe fantasy del tipo sword and sorcery), se non addirittura di una qualche dimensione parallela (gli esseri descritti non sembrano appartenere alla specie umana, o meglio, sembrano uomini, ma hanno delle caratteristiche fisiche almeno in parte diverse,dato che si parla della presenza di ali, quindi potrebbe trattarsi di individui appartenenti ad altra linea evolutiva), a mio avviso, la descrizione dei sentimenti di Dhovir m’è parsa molto accurata, mi pare di vedere in lui un senso di rabbia profonda, succeduta ad un breve attimo di felicità (come lo sposare la donna che amava, nonostante il ceto fosse piuttosto diverso e quest’ultima poteva scegliersi un altro compagno portatore di uno stile di vita migliore di quello che poteva garantire il protagonista), la descrizione di una convivenza basata sull’essenziale, ma che a quanto pare ai due non sembrava pesare particolarmente, l’arrivo di questo “terzo incomodo” (non sempre l’arrivo di una nuova vita è salutato positivamente, e non credo che un sentimento del genere alligni solo in questo particolare paese) che perdipiù è costato la vita alla madre non deve aver fatto gioire particolarmente il buon Dhovir, il quale, già provato da questa immane disgrazia, deve osservare lo svolgersi di celebrazioni degne di un evento di tipo messianico, decisamente troppo per un individuo la cui psiche non deve essere nelle migliori condizioni (e non credo l’aiuti il vedere l’immagine della sua consorte conservata a futura memoria, dato che lui ne avrebbe preferito l’incinerazione), immagino che con quello che sta vivendo il suo animo le scene di giubilo lo urtino fin nella più intima e riposta fibra del suo essere, e non può che sentirsi estraniato rispetto ad esse (in questi casi si suol dire che chi per la patria muor vissuto è assai, e la povera Lhana pur spirando ha compiuto l’atto di mettere al mondo quello che i maggiorenti del paese ritengono essere il veltro che salverà il paese, ma questo al neo- vedovo sembra insignificante, forse se fosse toccato ad un altro avrebbe avuto idee diverse, ma la sventura rende gli uomini e più in generale gli esseri senzienti poco disponibili alle ragioni altrui). Mi sembra inoltre ben descritto il contrasto tra i sentimenti del protagonista del racconto ed il discorso del Grande Patriarca che narra al popolo le disgrazie del passato e lascia prospettare un radioso avvenire grazie al neonato dotato di poteri praticamente divini (a dire il vero le traversie subite non sembrano proprio bazzecole, dato che hanno dovuto subire l’assalto di esseri feroci, spietati e praticamente invincibili, contro cui nemmeno le deità invocate sanno opporvisi, anzi ad un certo punto sembrano proprio disinteressarsene, rifugiandosi dietro vaghe promesse di aiuto nel futuro). Forse l’unico pensiero razionale che la mente sconvolta del povero riesce a formulare è appunto l’omicidio del Grande Patriarca, anche se questo probabilmente equivarrebbe a condannarsi al linciaggio da parte di una folla probabilmente esasperata e pronta a seguire chi dice di avere al soluzione. |
Premetto che la storia di Tartini e della genesi di quella sua particolare opera ha sempre affascinato anche me, devo dire che per quel che ne posso pensare io mi sembra davvero un ottimo inserimento nella dimensione particolare in cui si muovono i personaggi di questa storia, ho trovato poi davvero piacevole il passaggio delle parole dello zio alla realtà peculiare tipica della giovane età della protagonista, che rapporta quanto detto dal parente alle sue esperienze di letture personali e scolastiche, ed anche il leggiadro ignorare la verdure presente nel piatto, nonostante le raccomandazioni materne), come del resto non posso non menzionare il fatto che la piccola Mila associ prontamente al termine “Francia” versi scritti in quella lingua, mentre i due adulti parlano di quello che hanno visto (o piuttosto non visto) nel corso delle loro esperienze transalpine (mi sembra inoltre che hai saputo ben indicare nell’imbarazzo di Daniela la diversità dello status sociale che dovevano avere i due fratelli in vita, dato che Amos può permettersi una grande villa con presenza di servitù, cose evidentemente del tutto sconosciute al padre di Mila ed al suo nucleo familiare), non mi ha sorpreso invece il senso di liberazione che ha provato la protagonista alla fine del desco e del suo corredo di discussione che molto probabilmente la interessavano molto poco, o almeno non quanto il suo amato puzzle, ed ancora di più deve aver provato a provare un senso di sollievo una volta nella camera da letto, credo che la madre abbia visto sostanzialmente giusto nel vedere una certa qual poca affezione da parte della figlia nei confronti del parente. |
Eccomi eccomi eccomi! In estremo ritardo (soprattutto perché avevo cominciato a leggere il capitolo quasi due settimane fa, ma ho potuto finirlo solo stasera -.-), ma ci sono! |
Ti ringrazio infinitamente per aver trovato interessanti i miei commenti, quanto al vedere il capitolo come una parte introduttiva, non mi dispiace affatto, forse è meglio preparare una buona scenografia prima che il dramma vero e proprio cominci, quanto a questo capitolo, mi felicito con te per la scelta del quadro (dalla descrizione sembrerebbe Il bacio di Hayez, uno dei miei preferiti per quel che riguarda l’ottocento italiano) e per i ricordi che la sua vista smuove nell’animo della bambina (specie alla luce dell’elaborazione del lutto che ha dovuto affrontare nel periodo precedente il trasferimento nella villa dello zio). Più in generale, devo dire che mi piace molto l’atmosfera data al capitolo, mi pare che tu abbia reso molto bene l’immaginifica capacità di Mila di associare i vari particolari della sua giovane esistenza a storie che ha letto o che le hanno raccontato (come il biancore della stanza in cui vive con la madre che le ricorda il castello della regina delle nevi, o il ricordo del racconto riguardante il mostro del letto fatto da un compagno di scuola evidentemente felice, con quella particolare forma di sadismo innocente tipica di quella fascia d’età, di spaventare gli altri, oppure il pensare alla sua compagna d’asilo come alla Riccioli d’oro della favola), mi è piaciuto molto il modo in cui hai presentato Kala Nag, peluche comprato dal padre per far sentire meno alla figlia il timore dell’ignoto (forse il momento di quel regalo è uno dei ricordi più forti che la protagonista ha del defunto genitore). |
Ciao, volevo farti i complimenti, una bella storia e molto ben scritta, mi piace il tuo stile. Credo che in certi punti sia un po' difficile seguirti, capire quale è il soggetto del periodo e mi riferisco in particolare al II° cap., all'incontro con Sofia: a volte mi perdevo, non capivo se il soggetto era Mila o Sofia. A parte questo però la storia mi è piaciuta molto e ...beh, sono curiosissima di sapere come continua ^^ |
Allora, stavolta non ti ammorberò con questioni riguardanti me perché NON sono interessanti, MENTRE ciò che scrivi è MOLTO PIU' che interessante! u.u Oh. |
Sono io che ti ringrazio per aver letto il commento e sono ben lieto se la lettura di quel misero testo può averti donato un momento felice, come ha dato a me la lettura del prologo. |
O.O |
Amio modesto avviso, il prologo mi sembra ben scritto, mi sembra molto interessante l'idea di narrare la storia attaverso gli occhi di una bambina, Massimiliana "Mila", ovvero di un essere la cui fase d'età è costituita da momenti di realtà che si sostituiscono alla fantasia (come invece avviene nell'età adulta), non ho trovato afffatto male la sua passione per i libri (nonché la lettura scelta, mitologia shintoista), l'idea che essa veda la villa di questo zio Amos come una sorta di castello (luogo deputato all'esercizio del potere, quindi da guardare con rispetto,ma anche con timore, inoltre è solitamente anche il luogo deputato alal custodia di segreti, sovente innominabili e/o abominevoli). |