Questo capitolo è intenso e potente.
Io beh sono fatta così, è come se mi facessi inglobare dalla tristezza di questi vissuti...che sembrano quasi reali. O meglio, lo sono, perchè sono convinta che questo, e di peggio, possa accadere in questo mondo. I ragazzi del monastero sono una realtà...ecco, una cosa che mi ha sempre stupito di Beyblade è il fatto che, sebbene sia un anime/manga tendenzialmente per bambini e ragazzi, dentro si trovino accenni a situazioni tremende e, forse, sottovalutate nel modo di trattarle. Il più eclatante è la saga in Russia...non so, io a volte mi sono sentita proprio inacidita per i riferimenti non portati avanti (come è "normale" che sia, visto il target) o portati avanti male. Anche se questo ha permesso ai fan di sviluppare idee e sentimenti in proposito, per poi eventualmente buttarli giù come gli autori delle fanfiction. Per questo apprezzo tanto i tuoi lavori, ecco.
Ops, scusa, mi sono dilungata oltremodo...
Ivan. Ivan ha sempre avuto una parte marginale, eppure io mi ci sono sempre sentita affezionata. So che è una cavolata, ma mio fratello quando era piccola mi ha regalato un beyblade, che era proprio Wolborg, quello di Ivan. Quindi boh, un po' gli voglio bene. E quello che dice mi ha messo i brividi. Lui, condannato per il suo non essere “abbastanza”.
Sergej mi ha commosso (anche se è difficile dire quale di questi ragazzi non l'ha fatto...), sia per il nome che da solo si è dato, sia per il suo bisogno dichiarato di affetto. Lui che potrebbe benissimo sembrare il capogruppo: grosso, immenso, eppure...lui mi ha fatto pensare a quanto il dolore da loro provato li abbia resi capaci di cogliere la piccolezza umana. Questa consapevolezza che nessuno dovrebbe mai acquisire completamente, e che invece li ha accompagnati nella vita, crescendoli come una madre crudele, terrificante, assassina.
Boris mi è sembrato il più particolare. Per la sua apparenza un po' sarcastica, “sorridente”. Lui che pensa alle fanciulle. Ma il suo arrendersi alla deposizione è il segno più concreto della tristezza di fondo, del sangue marcio che il mondo ha reso tale. Perchè c'è chi deve soffrire in questo modo, portarsi sulle spalle il peso di tanto male? Perchè loro cinque (come tutti gli altri ragazzi e bambini del monastero) devono essere un capro espiatorio del genere umano? È frustrante.
Kei parla come un mercenario, un mercenario in pensione. Ti giuro, è la prima cosa che ho pensato. Affari, contratti, accordi. E in mezzo violenza, sangue, dolore, disperazione. Venduto, comprato, sfruttato. E ora troppo stanco perfino per incazzarsi sul serio. “io avevo intenzione di sniffarla via con un’abbondante dose di cocaina..!” mi ha ricordato il film My own private Idaho (l'hai mai visto?), dove in una stanza in una stanza uno dei due protagonisti sta dicendo “We are timeless” e fuori l'altro ragazzo si sniffa un po' di coca.
Yuri. Yuri, se possibile, sembra quello che più si nutre di cinismo, tra tutti. Il suo ridere, ridere vuoto e senza vita, è l'unico atto che gli resta da compiere. Io come posso biasimarlo? È compassione la mia, se penso di capirlo? Ridere per non piangere... a parte il modo in cui ce lo si dice tutti i giorni, con innocenza e superficialità, io penso abbia dietro la sua dose di verità. Una persona che ha visto e vissuto il peggio, e lo porta eternamente inciso sul corpo, come cicatrice, come ricordo, come qualsiasi cosa, diventa parte di quell'orrore di cui il mondo è teatro ogni giorno, e di cui – come fa(i) giustamente notare – i mass media si cibano per campare. Io odio i telegiornali, per esempio, odio come vengono date le notizie, mi incazzo proprio. Io. Figurati lui.
Però a volte c'è qualcuno che si risolleva da tutto questo schifo, qualcuno ci riesce. A me piacerebbe che quel qualcuno raccontasse ai “compagni” il suo segreto, perchè tutti gli Ivan, i Segreij, i Boris, i Kei, gli Yuri di questo mondo potessero vivere il resto dei propri giorni, non trascinarsi nell'apatia.
Come sempre, i miei complimenti assoluti.
Mi dai sempre tanto, davvero |