Meravigliosa: una storia di agonia, disperazione e lotta mortale di un essere rinnegato dal proprio popolo, dal mondo e da se stesso. è troppo tragico per non essere poetico, è troppo triste per non commuovere, è troppo disperato per non emozionare: semplicemente meraviglioso. Una storia davvero ricca e intensa in cui le digressioni si armonizzano perfettamente con riflessioni ed azioni, il tutto unito ad uno spettacolare contesto e uno scenario accuratamente dettagliato (o dovrei dire dettagliatamente curato?), dall'apparenza, all'atmosfera tetra e terribile, dove la vita e la morte scorrono nell'indifferenza generale. Ed infine, l'apoteosi dell'orrore, del marciume e della corruzione morale, tomba di ogni ritegno e virtù: la spietata arena. Il gladiatore che viene chiamato al massacro percorre la spirale ( la luce in fondo al tunnel non è segno di speranza ma del terribile fato) di orrore che culmina nel duello mortale contro l'essere mostruoso nel quale, riconosce a tratti, degli elementi che possiede anche lui: in fondo sono due anime simili, rifiuti del mondo costretti a una vita di tremendi dolori e costantemente sull'orlo dell'abisso, un'esistenza dove un qualsiasi raggio di speranza parrebbe un valido appiglio ed un semplice gesto di conforto da parte di un compagno sembrerebbe una grazia divina. Ma, nonostante questo essere compagni di sventura, si scontrano senza esitazione, perché l'unica cosa che importa è la propria sopravvivenza, non la vita dell'altro: la situazione è talmente crudele da annientare ogni traccia di umana pietà e coinvolgimento accendendo invece un istinto di sopravvivenza quasi animale che, incitato dalla propria sete e dal proprio rancore e dalle incitazioni del pubblico insensibile, sfocia in un'oscura brama di sangue e morte. La negazione di tutto ciò che di buono c'è in vita.
è scritto magnificamente: un racconto originale, equilibrato e profondo, contestualizzato alla perfezione, completo in ogni sua parte, in ogni suo punto. Semplicemente grandioso: personalmente, ho sudato freddo assieme al Diavolo Nero in quell'arena infame, sentendomi come se fosse la mia stessa vita ad essere in pericolo, in mano a crudeli aguzzini. Non credo che neanche che a Roma, nel Colosseo, fossero così crudeli. Ed anche se il racconto è particolarmente introspettivo, non perde un certo carattere cinematografico, che deve la sua completezza nelle descrizioni essenziali ed evocative che puntellano di tanto in tanto il testo. Ma possiede una complicatezza che il nastro di una pellicola non potrà mai eguagliare nella sua bidimensionale banalità e, anche se alcune immagini sono agghiaccianti, è il cambiamento che quel mondo ha operato nell'elfo, un tempo una nobile e fiera creatura, ed ora solo una vile bestia da combattimento che un film non potrà mai riprodurre, indipendentemente dagli espedienti di ripresa. E non solo ha corrotto il suo presente ed il suo futuro, ha perfino distrutto il suo passato, i suoi ricordi più umani, lasciando solo una scia di odio e rancore. Un grandissimo personaggio. Efficacissima la figura del padrone sulla quale, anche se fisicamente non viene attaccato dal protagonista, si sente, è palpabile l'odio che su di lui viene riversato e, quella sua esitazione prima di entrare nell'arena, non fa altro che alzare il livello di tensione: un espediente davvero azzeccato. Meravigliosamente descritto era anche il pubblico, raccontato come una massa omogenea nel suo assordante frastuono ma divisa in fazioni a seconda del contendente prediletto: davvero agghiacciante il fatto che questa natura animalesca che anche gli spettatori posseggono sia dovuta ad una così macabra soddisfazione e ad una orribile sete di soldi, sete che, pur di estinguersi, accetta pure di sorbire del sangue. Il guadagno su una lotta per la sopravvivenza portata agli estremi, quasi fuori natura.
Ma temo di non conoscere abbastanza parole per esprimere tutto il mio entusiasmo e i miei sentimenti riguardo a questa storia. Potrei stare qui per ore a commentare ed il prossimo mattino mi vedrebbe ancora avanti allo schermo a profondermi nei più sentiti elogi che il mio cuore regala più che volentieri. Ma rischierei di diventare ripetitiva (dato che tutti gli aggettivi sarebbero positivi). Concludo allora col dire che ho adorato il modo in cui hai scritto: sia a livello grammaticale, sia a livello sintattico sia per quanto concerne il lessico, era tutto meraviglioso. Ho tremato di ammirazione e delizia ad ogni singola parola. I miei più sentiti complimenti per questa storia meravigliosa e per la tua fervidissima immaginazione ed inventiva: mi resteranno sempre nel cuore.
Sinceramente,
Pendragon of the Elves |