Aaaaallooooraaaaa...questo capitolo mi era piaciuto fino ad un certo punto....ma poi???? Non puoi lasciarci col fiato sospeso, sei peggio di Marlowe!!! Aahahhahahahahahahha :D
Secondo me la scena della spiaggia la dovevi curare di più...non puoi farla scappare così e poi semplicemente.........
“Si, in effetti sono stanca. Meglio che vada a letto.” Inizio a camminare verso casa ma mi fermo al suono della suo voce.
NO!!!! Ti prego....falli parlare, falli chiarire, spiegare....dirsi qualcosa...non devono necessariamente spiegarsi tutto o dirsi quello che provano....i telefilm al 50% sono fatti di giri di parole....
allora immagina che la tua scena sia scritta più o meno così...
----------------------------------------------------------------------
“Sai, da quando siamo qui ho notato una cosa di te . . . Arrossisci molto spesso!”
“Non è affatto vero!” inizia ha ridere e credo di capire il perché.
“Come no? Lo stai facendo anche ora! Mi piace molto questa cosa di te” come poteva pretendere che non arrossissi se lui continuava a dire certe cose?
I suoi occhi sono fissi nei miei, così azzurri che mi fanno perdere il contatto con la realtà.
Restammo così per un po’.
A un certo punto sento qualcosa che mi tocca la guancia.
La sua mano sfiora il mio viso, un tocco leggero quasi impercettibile, che se non fosse stato per la diversità di temperatura non avrei sentito.
Ha la pelle fredda mentre il mio viso sembra voglia andare in fiamme.
Senza accorgermene i miei occhi erano scivolati sul suo viso fino a fermarsi sulle labbra, quelle labbra che in quei giorni mi avevano distratta e confusa anche troppe volte. Faceva decisamente caldo, troppo caldo.
In pochi secondi scattai in piedi liberandomi dal suo incantesimo.
“Ho bisogno d’aria.” senza aspettare una risposta mi dirigo verso il portico fino ad arrivare sulla spiaggia, a pochi passi dal mare.
Rimango a fissare le onde che si infrangono sul bagnasciuga, di fronte ho solo una enorme distesa d’acqua, illuminata dalla luce che si rifletteva dalla luna .
--------------------------------------------------------------
Passa un minuto che a me sembra un'eternità. Sento ancora nel mio cuore rimbombare assordante il suono che ha prodotto il suo tocco sulla mia pelle e un vuoto mi attanaglia lo stomaco all'improvviso. Chiudo gli occhi e respiro profondamente prendendomi le ginocchia tra le braccia e sentendo la sabbia scivolare leggera sotto di me.
Poi la sua voce interrompe i miei pensieri.
-------------------------------------------------------------------
“Sarai stanca, il viaggio è stato lungo, forse è meglio rimandare il film.”
Non sembra infastidito dal mio comportamento, anzi sorride.
------------------------
e questo mi traquillizza.
------------------------
Quando mi giro per cercarlo lo trovo al mio fianco.
Sul suo viso si formano molti giochi di luce dovuti al mare che si riflette su di noi.
Distolgo lo sguardo in fretta, controvoglia, prima di rimanere di nuovo intrappolata nel suo magnetismo.
-----------------------------------------------------------------------
guardo davanti a me e per un istante lo spettacolo che ho davanti mi cattura più di quello che ho al fianco. Mi viene da sorridere e non riesco a trattenermi. Penso "Dio quanto sei stupida Kate, hai davanti a te un uomo meraviglioso che sicuramente ti fa paura..cosa ci sarebbe di tanto sbagliato ad ammetterlo? a lasciarsi andare, a parlarne?".
Forse lui intuisce questo mio pensiero...si gira con un sorriso e mi domanda "Cosa c'è?"
"Sai Castle," gli dico io col mio solito tono sereno "c'è una scuola per diventare poliziotti...io l'ho frequentata e, senza falsa modestia, ero una delle migliori. Se avessi voluto fare l'attrice, la modella, lo chef, l'avvocato o qualsiasi altro lavoro...avrei fatto una scuola...e con un po' di impegno, me la sarei cavata. Vorrei che esistesse una scuola anche per imparare a stare nelle relazioni, ad essere se stessi, ad amare un altra persona....ma non esiste."
Leggermente intristita dall'aver ammesso la mia debolezza, abbassai la testa verso la sabbia con cui stavo giocherellando ai miei piedi.
Potevo chiaramente sentire che Rick, sì Rick, mi guardava serio, senza sminuire ciò che avevo appena detto. Questo suo atteggiamento di rispetto mi stava quasi commuovendo, mi sentivo fragile, ma allo stesso tempo sentivo aprirsi dentro di me una breccia attraverso la quale mi sembrava che potesse trapelare una luce folgorante, che a poco a poco mi avrebbe riempita tutta. Sapevo che dentro di lui c'era un immenso desiderio di avvicinarsi a me, lo potevo sentire chiaramente, ma ciò che stava accadendo, parlare, guardarci nel profondo l'un l'altra sotto il chiarore della luna, era per il mio cuore indurito un miracolo che nessuna parola o gesto avrebbe potuto significare e così restammo in silenzio e immobili, l'uno a fianco all'altra.
Dopo pochi attimi vidi il palmo della sua mano sotto il mio sguardo. Alzai la testa e lo vidi sorridermi dolce, porgendomi la sua mano.
Mi aiutò a sollevarmi dalla sabbia e la nostra piccola goffagine ci fece sorridere.
Mi sentivo libera e al sicuro eppure lui mi stava semplicemente toccando una mano. Solo una mano.
Arrivammo sulla riva dove le onde si infrangevano col loro scroscio lento ritmico e melodioso. Ci bagnammo i piedi e quella sensazione di freddo e bagnato mi fece desiderare di proteggermi in un suo abbraccio.
Sentivo l'aria del mare entrare nei miei polmoni e allargare il mio petto col suo odore forte. Davanti a noi solo il buio dell'oceano.
"Camminiamo un po'...ti va'?" mi chiese allontanandomi dall'acqua con il braccio.
Iniziammo a passeggiare sulla sabbia umida ma tiepida, che sembrava seta al tocco della nostra pelle. A poco a poco, la distanza tra i nostri corpi diminuiva.
Dopo un po' Castle iniziò a parlare con la voce lievemente rotta dall'emozione.
"Tu credi che io sia un buon padre Kate?"
Io mi fermai un attimo stupita. Nella mia mente, anche se non lo avevo mai ammesso, io trovavo che Castle fosse riuscito a fare un lavoro decisamente sopra la norma con sua figlia.
"Andiamo Castle, non vuoi sentire la mia risposta!" dissi ridendo leggermente.
Lui mi sorrise di rimando "Io credo di sì invece!"
"Ok, ascolta..." gli dissi fermandomi in piedi davanti a lui e poggiando le mani sulle sue braccia in modo protettivo. Ero seria. "Il fatto che a volte io mi diverta a prenderti in giro o a stare al tuo gioco per mantenere la mia autorità, non vuol dire che io non abbia un'alta opinione di te come uomo in generale e come padre. Io credo che tu sia una persona che dietro quel suo sorrisetto malizioso ha dovuto nascondere molta sofferenza e a volte anche difficoltà più grandi di quelle che avrebbe pensato di poter superare. Ma ce l'hai fatta. Avanti, sarai un uomo con un ego leggermente smisurato e un modo di fare strafottente e oltre le regole a volte insopportabile! Non ti posso neanche biasimare...non hai avuto un padre che ti rimproverava, qualcuno a cui disobbedire, perciò ti stai sfogando...lo capisco...ma Alexis...Dio Castle, quella ragazza è stupenda! Oltre ad essere intelligente, matura, sensibile è anche letteralmente innamorata di te...non so come tu abbia fatto, ma credimi: io credo che il modo in cui tu l'hai cresciuta sia più o meno un miracolo. Lei è..."
In quel momento mi accorsi che lui mi guardava con un aria un po' da "vincitore" come per dire "visto? te l'avevo detto" e rimasi confusa con le parole a metà...
Non capivo. Lui si accorse della mia interruzione e mi disse guardandomi con un sorriso "In che scuola pensi che io sia andato per imparare a fare il padre?"
Mi prese entrambe le mani e mi spinse verso il basso di nuovo sulla sabbia, ma stavolta in una posizione più comoda, più bella, più vicini, guardandoci l'uno negli occhi dell'altro.
"Alexis piangeva, si svegliava nel cuore della notte piangendo perchè aveva fame, perchè aveva avuto un brutto sogno, perchè le mancava la sua mamma, perchè aveva paura del buio e per chissà quali altre mille ragioni. La prendevo in braccio sulla mia spalla..." disse indicando e guardandosi come se sua figlia fosse ancora appoggiata lì " e la cullavo all'infinito fin quando non si calmava. Quando ho smesso aveva quasi nove anni...era così alta che non riuscivo quasi più a prenderla in braccio...poi si addormentava e la guardavo per ore...e sai come mi sentivo? Uno schifo! Per me stesso ero solo un ometto che scriveva storielle da quattro soldi per le quali guadagnava al mese più di venti operai o insegnanti messi insieme...un ometto solo, che a più di trent'anni combatteva ancora con sua madre e con ancora una sola ex moglie. Mi sentivo inutile, l'unica cosa che mi faceva andare avanti era l'idea che se mia figlia piangeva io dovevo fare qualsiasi cosa per calmare il suo pianto. Per lei sono stato padre, madre, fratello, nonno, amico, tutto...una specie di supereroe. Ma la paura mi assaliva, il dolore per le sue lacrimucce...ah era come se mi pugnalassero!" Nel dire quelle parole leggevo nel suo viso tutta la verità di quel padre, tutta la sua profonda sensibilità. "Ecco, vedi, ora mi trovo davanti ad una donna meravigliosa, con delle qualità che non oso definire...una persona capace di stupirmi ogni giorno in modo nuovo, di una bellezza sfavillante se me lo permetti...". Sorrise per smorzare la tensione ed io con lui, abbassando un po' gli occhi per il lieve imbarazzo che sempre i suoi complimenti mi suscitavano. "E vedere che quella stupenda creatura non riesce a lasciarsi andare a causa delle sue paure mi fa male, mi fa soffrire...Kate non vederti felice mi fa soffrire".
"Penso - che diamine! se io ho cresciuto una figlia, immagina lei cosa sarebbe capace di fare con un fidanzato, marito, figlio...con le sue doti immense che io alla sua età nemmeno sognavo di avere!- e i tuoi occhi Kate, mentre parli di Alexis, dicono tutto della tua passione...i tuoi occhi mentre parli di..."
"...te"
fu quasi un susssurro.
"I miei occhi mentre parlo di te Rick. Ci sono cose che stanno succedendo dentro di me che non accadevano da molto tempo. E lo desidero credimi, aprirmi di nuovo, amare. Ma ho paura. Ho bisogno di tempo."
"Sono qui"
disse solo questo Castle. Niente altro. Non erano necessarie altre parole. Lui non la toccò più di quanto non avesse già fatto. Le prese la mano, solo quella, nonostante entrambi fossero persi fisicamente l'uno nell'altro pur non toccandosi affatto.
Si alzarono e senza lasciarsi la mano tornarono sul portico di casa.
------------------------------------------------------------------
"In effetti sono stanca. Meglio che vada a letto.” Inizio a camminare verso casa ma mi fermo al suono della suo voce.
“A domani, Beckett.” Sentendo quelle parole ripenso a quando abbiamo parlato del modo di augurare una buona notte.
Sono quasi sicura che anche lui pensasse alla stessa cosa.
“Notte, Castle.” Lo saluto con un sorriso e vado verso la mia camera.
:D Mi sono permessa di inserirti questo mio piccolo intramezzo....per farti capire secondo me la fluidità che devi dare ai tuoi racconti...
Mi fai sapere che ne pensi?
Forza Kate96!!!! |