Ho trovato questa storia davvero diversa da ogni altra fan fiction che ho letto, tanto che non sono poi così certa che vada definita una fan fiction. Mi pare piuttosto che Moony abbia, in qualche maniera, inventato un nuovo genere: un’originale che in modo armonico confluisce in una hp, sorprendendo il lettore.
Sorprendendolo su vari piani, per la verità. Ricordo di nuovo l’originale equilibrio tra HP e originale, che produce direttamente un altrettanto piacevole alternanza tra tematiche collettive e tematiche individuali. La stragrande maggioranza delle ff in circolazione sono ff sentimentali. Il respiro di Moony è molto più ampio e molto più complesso: storia, temi sociali, temi personali, realtà, sogno…molti ingredienti miscelati con equilibrio. A mio parere nessuno prevale sugli altri: una scelta tanto ammirabile quanto coraggiosa. E’ molto più facile accattivarsi il lettore con una lunga scena classicamente romantica che con una tirata sui diritti dei centauri o l’etica educativa di un personaggio ignoto al lettore di HP! Ma Moony riesce benissimo in tutto ciò! E questo nonostante l’ampissimo periodo di tempo coperto dalla trama, che non deve essere stato di facile gestione. Nonostante il ritornare di certi schemi da un capitolo all’altro, essi appaiono più come una complice strizzata d’occhio al lettore, che come un escamotage per tenere in piedi una storia lunga, articolata nel tempo, nei modi e nei personaggi. Di certo in questa ff non mancano fantasia, creatività, capacità di tessere un mondo in larga parte nuovo.
I personaggi non HP mi hanno enormemente incuriosita: come Moony già sa vorrei sapere tutto della storia d’amore tra Altea e John…senza nulla togliere alla storia dei diritti dei centauri, naturalmente! E sono certa che quella storia, come tutte le altre, sia già nella sua testa, poiché questo si percepisce alla lettura: l’impianto è solido, ricco di dettagli, privo di contraddizioni. In pieno stile JKR il lettore può percepire che il mondo che sta leggendo sulla carta non si esaurisce tra le righe, ma continua coerente e completo nella testa dell’autrice. Questa è una dote abbastanza eccezionale in una ff, che per sua natura è costruita sul mondo pensato da un altro autore.
Ma la storia di Moony non delude neanche quando entra nella fase più propriamente HP. Innanzitutto mi complimento con lei per l’attenta lettrice della Saga che è: penso che l’abbia letta esattamente coma JKR avrebbe voluto che la leggessimo tutti. Dico questo perché Moony ha colto alcuni temi che possono sembrare secondari nella saga, e li ha portati alla ribalta: il tema del diverso, della minoranza, l’esplorazione delle case diverse da Serpeverde e Grifondoro, la storia dei Fondatori, la storia di alcuni personaggi decisamente minori nella saga. E tuttavia se ben meditiamo sulla saga, questi temi che spesso sembrano appena accennati rispetto alla grande vicenda centrale, sono di fatto quelli che, mattone dopo mattone, costruiscono la grandezza, la completezza e la morale finale della storia di JKR.
Una lode particolare a Moony per il suo Alphard, un personaggio con uno spessore interamente suo e molto ben esplorato: non la facile replica di un Sirius, ma un carattere del tutto originale eppure in piena sintonia con la Saga. Avrebbe potuto essere un personaggio di JKR, è assolutamente credibile, perfetto per una ff di HP, pur essendo, di fatto, un personaggio originale.
Adorabili, completamente adorabili, i mille luoghi della storia in cui Moony fa eziologia della saga originale: il medaglione di Serpeverde, ovviamente, ma anche l’acquario di Remus, l’ordine di Merlino, i prodromi dell’amicizia futura tra Sirius e Remus, Felpato e mille altri potrei dirne. Tra le pieghe di una storia pressoché originale il lettore scorge, felice, il richiamo a temi più noti, inseriti in modo assolutamente naturale, credibile, solido, in contesti che talora nulla hanno di Hogwartsiano.
Questa ff certo non eccede in sentimentalismo, ma lasciatemi dire che quando l’autrice si concede alla commozione, sa farlo. La scena dei giovani Malandrini te la trovi lì, come una gemma nella roccia, e all’improvviso ti scioglie il cuore. Altrettanto fa il nostro Teddy Remus Lupin, in modi che neanche mi metto ad elencare.
E, gemma tra le gemme di questa storia, naturalmente, ovviamente, Remus. Remus e la sua natura più intima, Remus e i suoi tormenti più inconfessati, Remus che emerge con quella pacata potenza che è tipica del personaggio originale in ogni parola di questa ff che lo riguardi.
Remus e la sua Dora: il loro sentimento, la loro diversità, la loro intensità. Che trionfano nella scena della richiesta di nozze, nell’originalità, nell’ironia, nella delizia di ogni particolare, nella sensualità nascosta, ma non così nascosta, dietro il sorriso.
E ancora il piccolo ma incisivo affresco sul rapporto Harry-Teddy. Poche parole per rievocare in noi tutto un mondo, per rinnovare la grande storia che amiamo, darle una continuazione, evocare l’emozione dentro di noi.
E per non perdere niente, niente dell’allure alla JKR anche l’invenzione finale, davvero degna de “Gli animali Fantastici:dove trovarli”: il Tortotronco. Well done, Moony!
Insomma che posso dire: voglio andare a vivere nella capanna dello zio Al!
Quasi ogni particolare di questa ff meriterebbe qualche riga di commento…mi soffermerò solo su alcune cose, a titolo esemplificativo.
Ho trovato azzeccatissimo Godric spada in mano. Intanto rievoca immediatamente al lettore della saga il giovane James che brandisce una spada immaginaria sul treno per Hogwarts, creando uno di quei momenti in cui ti senti molto a casa. Credo che Moony abbia tratto la sua ispirazione proprio da James. Ma l’ha tratta in modo non convenzionale, o non superficiale, come sempre: la spada è per il Godric di Moony il segno della sua curiosità, del rispetto, della volontà di integrazione coi Babbani.
Merita poi una speciale menzione la scena oltre il Velo: intanto il trasferimento dall’al di qua all’al di là non sarebbe riuscito così disinvoltamente a chiunque. Ho poi apprezzato, ancora una volta, la solidità di questo luogo della trama. Questo al di là non è solo un’evocazione vaga, ma ha sue regole, ruoli, dinamiche sue proprie. E vagonate di ironia, ancora una volta. Ammettiamolo, più che un oltretomba sembra un festino tra malandrini in senso lato. Che è in fondo anche quello che ci ha lasciato intuire JKR rievocando i Malandrini tutti assieme nella scena della Pietra della Resurrezione, o persino Albus a King’s Cross.
Menzione specialissima per la scena in cui Dora annuncia la lieta novella ai genitori. La dinamica è favolosa: queste due donne tornado che volteggiano per la stanza devastandola mentre i due uomini assistono rassegnati cercando di riparare i danni. Chiunque di noi sa di cosa stiamo parlando. Insomma..il vero scontro di potere è tra le due Signore, molto femminista Moony, mi piace. Mentre i due uomini parlano di calcio. Ovvio. Eppure c’è un insegnamento da cogliere, a parte la straordinaria ironia della cosa: le due donne parlando con fervore dei massimi sistemi non raggiungono alcun punto di incontro, anzi. I due uomini parlando di calcio trovano un accordo. Non che Remus riesca ad apparire neanche in questo caso come un uomo qualsiasi che parla di calcio…sia mai. Ma è anche un uomo che parla di calcio. Nessuno è perfetto del resto.
E già che si parla di Remus…ho trovato perfetta la sua casa..crudele nel suo essere ormai spoglia, ma Remus è un uomo della verità, che non si nasconde, mai. Ma dignitosissima proprio nella sua verità. Mi fermerò qui, prima che l’autrice si stufi della mia recensione! |