Allora, da dove comincio?
intanto dal fatto che è molto intensa, molto evidentemente sentita e per questo ho un po' di timore a fare una recensione.
Ma noi vecchi ritratti polverosi siamo qui apposta, spero vorrai accogliere le mie critiche per il commento costruttivo che sono.
E' tutto quanto molto intenso, come dicevo, ma appunto per questo credo che dovresti provare a rivederla, magari tra qualche giorno, e a rendere il linguaggio leggermente più semplice, togliendo qualche avverbio, qualche aggettivo.
Sono una fervente sostenitrice del "less is more" quando si tratta di scrivere.
Certo, a volte abbondare è necessario, ma io credo che tolga forza alle tue descrizioni, invece di aggiungerla.
Prendo ad esempio la prima frase della storia: "La lenta e straziante melodia funebre gravava nell’aria come una disperata, commovente invocazione, il più segreto e sublime pianto, l’estremo saluto prima dell’addio."
Vedi quanti aggettivi? Lenta, straziante, funebre, disperata, commovente, segreto, sublime.
E' troppo. Bombardi il lettore con un overload di sensazioni, troppo da assimilare tutto insieme, finisce che lo sguardo scorre avanti e non si gusta affatto le sensazioni che avresti voluto trasmettere.
Il mio consiglio è quindi quello di asciugare questa storia, di renderla più semplice, meno ricca di parole altisonanti.
Credo che la sensazione di tristezza, di abbandono, di inevitabilità ne risulterebbe ancora più forte.
Detto questo, assolto il mio compito da vera maestrina rompiscatole, ti dico che mi è piaciuta moltissimo e che non mi sarei aspettata mai che fosse Daphne. |