Neme-chan, non hai idea di quanto ho adorato questa storia.
L'ho letta tante volte ma non ho avuto il coraggio di recensire. Sai che sono un'amante della cultura e della storia romana, benché non sia un'esperta. E questa storia mi ha sconvolto.
Per i Romani della Res Publica è difficile parlare di rex o di regnum, visto ciò che è accaduto nel 509 a.C., e credo che la frase –Non potevi chiedere a Roma di sottostare al governo di un Re- l'abbia ben reso.
Le citazioni latine sono la exitus mundi, tanto per stare in tema però io scrivo castronate, LOL! Ti giuro, diamine, le ultime parole di Cesare mi hanno fatto sobbalzare il cuore -per la serie: qualche tuffo nemmeno lui se lo risparmia.
Non so come altro dirlo. E' un capolavoro, lasciatelo dire. Di motivi per adorare questo pugno di parole ne ho troppi e si mescolano. Non riesco a ripescarne uno decente dalla mia testa per creare una frase di senso compiuto.
E anche se fino a una mezz'ora fa, tipo, stavo traducendo una versione, maledicendo l'autore, i suoi antenati e discendenti, non posso fare a meno di pensare che, tutto sommato, il latino mi piace, perché senza di esso non potrei gustare appieno Catullo o Cesare -ehm, Cicero è un caso a parte, dettagli xD e credo che siano storie come questa quelle come mi fanno tornare la voglia di leggere. Ha un'armonia mistica -lo Stige, dei, mi hai distrutto con quelle parole-, questa storia, una melodia tetra e funesta, che porta alla fine d'un era e l'inizio dell'Impero.
E questo Cesare, moriturus (tu mi hai tolto cinque anni di vita, con moriturus te salutat! E con Ave Imperium!) lo sa.
Per ora, so che mi hai fatto davvero venire i brividi.
Grazie, Neme-chan! Grazie di tutto. :D
E visto che fa brutto, ago gratias tibi, ecco.
Un bacio,
Jo |